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Stipendi reali sempre più bassi e il costo per le aziende per ogni lavoratore in media aumenta nonostante annunci

di Marcello Tansini pubblicato il
Costo per le aziende

Gli stipendi reali diminuiscono mentre il costo medio per le aziende cresce, complicando il panorama per lavoratori e imprese in Italia. Salari, costo del lavoro, occupazione e scenari futuri.

Mentre fra il 2024 e il 2025 i dati mostrano una crescita consistente del costo medio del lavoro per le aziende, si rileva come questo aumento non trovi un diretto riscontro in una pari crescita degli stipendi reali dei lavoratori.

L'analisi recente dei report Istat e delle valutazioni dell'Ufficio parlamentare di bilancio evidenzia una situazione complessa: il prodotto interno lordo appare stagnante, le differenze fra settori produttivi e dimensioni d'impresa risultano marcate e il potere d'acquisto dei lavoratori sembra in sofferenza rispetto alle tendenze inflazionistiche ed alle politiche di rinnovo contrattuale spesso troppo lente rispetto alle esigenze del mercato.

Il costo del lavoro in Italia: andamento e differenze tra le imprese

L'aumento del costo del lavoro in Italia si attesta attorno al 5,5% su base annua secondo il rapporto Istat "Conti economici delle imprese e dei gruppi d'impresa" pubblicato nell'ottobre 2025, ma presenta forti disomogeneità. La media cela infatti differenze significative determinate da dimensione aziendale, settore, e struttura organizzativa. Le grandi e medie imprese pagano un incremento più marcato: rispettivamente +7,2% e +6,6%. Le piccole aziende (20-49 addetti) registrano un aumento del 5,2%, quelle con 10-19 addetti del 4,6%, mentre tra le microimprese (meno di 10 addetti) il rialzo resta molto più contenuto (+1,2%):

  • Grandi imprese: incremento maggiore, ma anche maggiore produttività. Il personale in questi contesti costa di più e assume mansioni altamente qualificate (manageriali e di R&S). Queste realtà, pur rappresentando solo il 4,2% numerico delle aziende, generano circa il 58% del valore aggiunto complessivo.
  • Medie e piccole imprese: subiscono incrementi più moderati del costo del lavoro e spesso compensano tali pressioni grazie a una maggiore efficienza operativa e all'adeguamento tecnologico nei processi produttivi.
  • Imprese in gruppo: si distinguono per una produttività superiore alla media (quasi 90.000 euro di valore aggiunto per addetto contro i circa 40.400 euro delle indipendenti), ma affrontano anche un aumento più significativo del costo del lavoro.
Il quadro generale è condizionato da una divaricazione tra andamento del valore aggiunto - cresciuto, per esempio, del 7,3% - e il fatturato complessivo in leggera contrazione (-2,2%). Si assiste contemporaneamente a una riduzione dei costi per beni e servizi e a una pressione continua sul margine operativo causata dal maggiore peso dei costi salariali. Tuttavia, molte aziende reagiscono investendo in capitale umano e innovazione, mantenendo una buona quota di redditività almeno nel breve termine:

Dimensione Azienda

Aumento Costo Lavoro (%)

Grandi imprese

+7,2

Medie imprese

+6,6

Piccole imprese (20-49 addetti)

+5,2

Piccole imprese (10-19 addetti)

+4,6

Microimprese

+1,2

L'impatto dell'aumento dei costi sulle retribuzioni e sul potere d'acquisto reale

La crescita del costo del lavoro non si traduce necessariamente in salari più elevati per i dipendenti. I dati ufficiali Istat segnalano che, nel breve termine, i salari orari contrattuali dei lavoratori dipendenti sono aumentati mediamente del 3,1%, superando lievemente l'incremento dell'inflazione (1,3%). Tuttavia, osservando il decennio 2014-2024, emerge come il potere d'acquisto sia in realtà diminuito: durante questo periodo, i prezzi sono saliti del 20% mentre le retribuzioni si sono fermate a un +14,6%.

Le cause sono molteplici e strutturali:

  • Ritardi nei rinnovi dei contratti collettivi nazionali: le trattative tra parti sociali spesso prolungano nel tempo l'adeguamento dei salari rispetto all'inflazione.
  • Aumento dei contributi sociali: una delle principali voci di spesa aggiuntiva sostenuta dalle aziende riguarda l'incremento dei contributi, che raggiunge il +6,3% su base annua in alcuni comparti secondo i dati Istat.
  • Pressione fiscale: molte imprese lamentano una crescita del carico fiscale complessivo, che si somma a quella dei salari, lasciando pochi margini per ulteriori aumenti retributivi.
La diretta conseguenza di questo scenario è un diffuso senso di insoddisfazione tra i lavoratori, soprattutto tra i giovani e i più qualificati. Si assiste infatti sia a una maggiore mobilità lavorativa («job jumping») tesa a incrementare lo stipendio, sia a una crescita della fuga di talenti verso paesi che garantiscono stipendi netti più alti e sistemi più efficienti di adeguamento automatico degli stipendi all'inflazione.

Prendendo ad esempio le recenti dinamiche:

  • Nel triennio 2022-2024 l'inflazione cumulata è stata di circa il 15,4%.
  • La crescita dei salari medi non ha tenuto il passo, lasciando invariate o ridotte le possibilità di acquisto per molti nuclei familiari.
Nei commenti degli esperti emerge il timore che un aumento programmato delle retribuzioni senza un'adeguata crescita della produttività possa innescare nuove spinte inflazionistiche, alimentando una pericolosa spirale tra salari, prezzi e costi aziendali. Per migliorare il potere d'acquisto reale appare necessario non solo agire sui salari, ma intervenire in modo strutturale su produttività, efficienza e pressione fiscale.

Evoluzione dell'occupazione, tassi di disoccupazione e inattività

Nel corso del 2024 e dei primi mesi del 2025, l'input di lavoro (misurato in ore lavorate) continua a segnare un trend positivo, seppure rallentato rispetto agli anni precedenti. L'occupazione in Italia raggiunge soglie mai toccate in passato, con un tasso che si avvicina e talvolta supera il 62% nella fascia di età 15-64 anni. Tuttavia, dietro questa apparente stabilità, si celano segnali di cambiamento nel tessuto occupazionale e nelle dinamiche dell'inattività:

  • Aumento degli occupati: a partire dal primo trimestre 2025 il numero degli occupati tocca i 24,2 milioni (+0,6% su base trimestrale e +1,8% su base annua).
  • La crescita è trascinata dai contratti a tempo indeterminato (+4% annuo) e dal lavoro autonomo (+0,3%).
  • Si registra invece una continua riduzione dei contratti a termine (-6,7% su base annua) e del lavoro part time (-5,5%).
I tassi principali mostrano le seguenti dinamiche:

Indicatore

Primo trimestre 2025

Variazione annua (%)

Tasso di occupazione (15-64 anni)

62,7%

+0,9

Tasso di disoccupazione

6,1%

-0,9

Tasso di inattività

33,1%

-0,3

Mentre il tasso di disoccupazione rimane stabile nel breve periodo, l'inattività registra un lento ma progressivo calo, con 12,2 milioni di persone considerate inattive nel 2025, in diminuzione di 95.000 unità su base annua grazie soprattutto al calo degli scoraggiati e dei pensionati anticipati. Si segnala tuttavia un incremento degli inattivi per motivi familiari e di studio.

Le dinamiche occupazionali variano notevolmente a seconda della fascia d'età e del titolo di studio: la crescita è particolarmente marcata nella fascia 50-64 anni e tra i laureati, mentre tra i giovani (15-34 anni) si osserva una lieve flessione del tasso di occupazione. Dal lato geografico, il Mezzogiorno mostra i miglioramenti più robusti, trainando anche la diminuzione della disoccupazione e dell'inattività.

Le prospettive future tra produttività, salari, e sostenibilità per imprese e lavoratori

Guardando agli sviluppi futuri, la questione della sostenibilità del costo del lavoro e del reale incremento degli stipendi si integra con il tema della competitività e della tenuta sociale del sistema economico nazionale. L'indicazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio, secondo cui il prodotto interno lordo italiano è rimasto sostanzialmente stabile per diversi mesi, evidenzia un contesto di rallentamento generale nel ciclo economico. Questo impone una riflessione sia sulle politiche di incentivo all'occupazione sia sugli strumenti per migliorare la produttività interna.

Le principali direttrici di sviluppo nei prossimi anni sono:

  • Innovazione tecnologica e investimenti in formazione: solo attraverso un'accelerazione degli investimenti in capitale umano e digitale le imprese potranno sostenere un aumento della produttività sufficiente a compensare il maggiore costo del lavoro.
  • Efficientamento della spesa pubblica e revisione della pressione fiscale: la sostenibilità passa anche da una riduzione del carico fiscale materiale sulle imprese, con la finalità di liberare risorse per aumenti salariali e investimenti a lungo termine.
  • Modernizzazione del sistema di contrattazione collettiva: velocizzare i rinnovi dei contratti e ancorare gli adeguamenti all'inflazione reale avrebbe effetti positivi sia sulla certezza per i lavoratori sia sulla programmazione delle imprese.
Da più parti arriva l'appello affinché il confronto tra imprese e lavoratori non sia antagonistico, ma si orienti a una visione di sistema che tenga insieme le esigenze di produttività con quelle di sostenibilità sociale. Le sfide poste dall'aumento del costo del lavoro in Italia non possono essere fronteggiate con provvedimenti emergenziali, ma richiedono una strategia integrata che valorizzi tanto il capitale umano quanto la capacità di innovazione e l'efficienza aziendale.

Riscaldamento casa: i nuovi condizionatori possono sostituire i caloriferi?

Condizionatori e caloriferi

Riscaldamento casa: i nuovi condizionatori

La casa del futuro si riscalda con tecnologie innovative: i condizionatori a pompa di calore sfidano i caloriferi tradizionali per efficienza, comfort, costi e incentivi. Soluzioni più adatte nel 2025.

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I sistemi di riscaldamento tradizionali, come i caloriferi alimentati da caldaie a gas, sono stati il punto di riferimento per decenni, ma oggi vengono affiancati, e in molti casi messi in discussione, da soluzioni più innovative come le pompe di calore e i moderni condizionatori reversibili. L'obiettivo di ridurre i consumi energetici e le emissioni inquinanti, insieme alle rinnovate politiche di incentivazione statale, spinge i proprietari di abitazioni, progettisti e installatori a valutare attentamente alternative ai sistemi convenzionali.

L'avvento delle pompe di calore aria-aria e aria-acqua, capaci di integrare riscaldamento e raffrescamento, offre la possibilità di adottare soluzioni all electric, disaccoppiate dal gas, particolarmente adatte a nuovi edifici ben isolati e a ristrutturazioni profonde. L'interesse verso queste tecnologie è amplificato dalla presenza di incentivi fiscali e bonus, che rendono più accessibile la sostituzione di vecchi impianti. L'ampia varietà di soluzioni impiantistiche disponibili impone una valutazione attenta, che tenga conto della tipologia dell'edificio, della zona climatica, delle abitudini di comfort e dei costi di gestione, in un'ottica di massimo equilibrio tra comfort, consumo ed eco-sostenibilità.

Come funziona il riscaldamento con i moderni condizionatori a pompa di calore

I condizionatori di nuova generazione che operano come pompe di calore presentano una tecnologia avanzata in grado di riscaldare gli ambienti sfruttando l'energia termica presente nell'aria esterna. Questa tipologia di apparecchi, denominata aria-aria, preleva il calore dall'esterno tramite l'unità esterna e lo trasferisce all'unità interna (split), che a sua volta riscalda l'aria nella stanza. Il ciclo si basa sui principi della termodinamica e utilizza un fluido refrigerante che, grazie a compressori inverter e valvole di espansione, può invertire il suo ciclo e agire sia da riscaldatore sia da climatizzatore estivo.

I vantaggi di questi sistemi includono l'alta efficienza, grazie a un coefficiente di prestazione (COP) che spesso supera 3 anche in condizioni invernali miti, e la capacità di fornire rapidamente calore solo dove serve. La regolazione della temperatura ambiente è molto precisa e il consumo energetico si riduce notevolmente rispetto ai sistemi tradizionali, specie se abbinata a fonti rinnovabili come il fotovoltaico. I moderni condizionatori possono essere programmati e gestiti anche da remoto, con funzioni di controllo smart, e sono inoltre caratterizzati da livelli di silenziosità molto contenuti.

Le limitazioni riguardano principalmente la diminuzione delle prestazioni con temperature esterne particolarmente basse, situazione in cui il rendimento può calare significativamente. Tuttavia, la ricerca e lo sviluppo hanno permesso alla nuova generazione di pompe di calore di mantenere buone performance anche con valori inferiori a 0°C, risultando una soluzione competitiva per il comfort domestico sia nelle mezze stagioni che durante l'inverno nelle zone climatiche temperate.

Caloriferi tradizionali vs. condizionatori/pompe di calore: differenze, efficienza, comfort

L'analisi comparativa tra caloriferi e le moderne pompe di calore/condizionatori reversibili mette in luce differenze rilevanti in termini di funzionamento, efficienza e comfort percepito:

  • Sistema di emissione: I caloriferi diffondono il calore per irraggiamento e convezione, garantendo una distribuzione omogenea del calore e un benessere termico naturale, senza muovere aria. Le pompe di calore aria-aria (split) riscaldano tramite un flusso d'aria forzato, con una distribuzione diretta e localizzata, più rapida ma meno uniforme.
  • Basso consumo energetico: Le pompe di calore vantano efficienze superiori rispetto a caldaie tradizionali, specie se lavorano a basse temperature e in case ben isolate. Nei sistemi a radiatori, la temperatura di mandata è più elevata e l'efficienza globale ne risente.
  • Risposta dinamica: Le unità split rispondono rapidamente ai cambi di temperatura e sono programmabili stanza per stanza, mentre gli impianti a caloriferi (specialmente quelli vecchi) sono più lenti a raggiungere il comfort desiderato.
  • Impatto sulla qualità dell'aria e salute: I condizionatori producono movimenti d'aria che possono seccare l'ambiente e sollevare polveri, a differenza del calore radiante dei termosifoni. Nei casi di allergie o asma questa differenza può essere d'impatto.
  • Rendimenti stagionali: I moderni sistemi in pompa di calore hanno un'efficienza (SCOP) superiore a 4, ma in condizioni di freddo intenso e case scarsamente isolate possono perdere rendimento. I radiatori possono mantenere maggior affidabilità in condizioni climatiche estreme.
Scegliere tra queste soluzioni richiede di bilanciare efficienza, comfort e esigenze di utilizzo, valutando attentamente il contesto abitativo e l'isolamento termico dell'edificio:

Parametro

Caloriferi a Caldaia

Pompe di Calore Split

Efficienza energetica

Media/Alta (se a condensazione)

Alta (COP 3-5)

Flessibilità d'uso

Bassa

Alta (modulabile, zona per zona)

Risposta dinamica

Lenta

Rapida

Comfort percepito

Molto elevato

Medio/alto, aria in movimento

Necessità produzione acqua calda

Si

No (necessita impianto dedicato)

Quando i condizionatori possono realmente sostituire i caloriferi?

L'effettiva sostituzione totale dei radiatori da parte delle pompe di calore aria-aria è possibile solo in condizioni specifiche. Risulta più agevole negli edifici di nuova costruzione o in immobili profondamente ristrutturati dotati di elevato livello di isolamento termico (classe energetica A o B), dove il fabbisogno di calore è basso e la temperatura di riferimento può essere facilmente raggiunta senza grandi carichi di potenza. In queste situazioni, la tecnologia split può essere dimensionata in modo da riscaldare ogni ambiente, con un'unità per ciascuna stanza.

Nei casi di abitazioni più datate, poco isolate e con dispersioni termiche significative, l'utilizzo dei soli split rischia di non assicurare un comfort stabile nei periodi più freddi, in particolare in aree con inverni rigidi. Le moderne pompe di calore, anche quelle ad alta efficienza, riducono le prestazioni quando la temperatura esterna scende abbondantemente sotto lo zero, aumentando i tempi di riscaldamento e il consumo elettrico. In queste condizioni, una sostituzione totale è consigliabile solo se viene contestualmente migliorato l'isolamento dell'edificio, oppure abbinando la pompa di calore a sistemi ibridi con generatore di supporto (ad esempio caldaia a condensazione o stufa).

In presenza di sistemi multisplit di nuova generazione, installati correttamente e ben dimensionati, diventa però possibile riscaldare anche case di media metratura in zone climatiche temperate, coprendo il fabbisogno energetico della maggior parte delle abitazioni italiane. Resta il limite relativo alla produzione di acqua calda sanitaria, per cui serve un impianto dedicato.

Progettazione, scelta e abbinamenti impiantistici: radiatori, fan coil o split?

La selezione del sistema terminale - radiatori, fan coil o split - influisce in modo determinante sulle prestazioni dell'impianto di riscaldamento, nonché sul comfort e sulla gestione dei consumi. La valutazione deve essere effettuata insieme a un tecnico abilitato, in relazione alle specifiche esigenze dell'edificio e alle aspettative del nucleo familiare:

  • Radiatori (termosifoni): Ideali per chi desidera un calore radiante omogeneo, compatibilità immediata con caldaie a condensazione e, se ben dimensionati, anche con pompe di calore aria-acqua. Soluzione robusta e sanitaria, indicata soprattutto in abitazioni dove è prioritario il benessere termico naturale.
  • Fan coil: Flessibili e adatti sia per riscaldamento che raffrescamento, abbinati a pompe di calore aria-acqua. Garantiscono una climatizzazione dinamica, efficace nei locali di grandi dimensioni e negli ambienti adibiti a ufficio, ma muovono molta aria e possono seccare l'ambiente.
  • Split (pompa di calore aria-aria): Permettono una climatizzazione locale efficiente. Le unità split sono spesso la soluzione più conveniente per riscaldare ambienti puntuali, riducendo il costo impiantistico e semplificando la gestione stanza per stanza. Meno adatti nelle case molto grandi o in quelle con isolamento carente.
L'integrazione di sistemi misti (ad esempio, radiatori o riscaldamento a pavimento per la stagione invernale e split per il raffrescamento) costituisce oggi uno scenario molto diffuso e consente di implementare tecnologie innovative senza rinunciare al comfort classico del calore radiante.

Costi, incentivi e bonus fiscali per la sostituzione degli impianti di riscaldamento

L'investimento in una nuova soluzione di riscaldamento comporta un esborso variabile in base alla tecnologia scelta, al dimensionamento, agli interventi edili necessari e alla potenza dell'impianto:

  • Pompe di calore aria-aria (split): I costi partono da circa 1.000-1.500 euro a unità installata (monosplit), cifra che cresce sensibilmente in caso di più unità e potenze elevate. I modelli ad alte prestazioni con inverter smart e funzioni di controllo avanzato possono arrivare a cifre più significative.
  • Sistemi aria-acqua (con radiatori o fan coil): L'investimento varia da 5.000 a oltre 12.000 euro, specie se si interviene anche sull'impianto di distribuzione e sui terminali.
I bonus fiscali previsti per il 2025 sono una leva importante per incentivare la sostituzione di vecchi impianti:
  • Ecobonus: Dà diritto a una detrazione del 50% per l'installazione di pompe di calore in sostituzione integrale degli impianti tradizionali nella prima casa, con aliquote inferiori per altri immobili. La detrazione viene ripartita in dieci anni.
  • Bonus ristrutturazioni: Applicabile anche senza sostituzione integrale dell'impianto, offre una detrazione del 50% per la prima casa e del 36% per gli altri immobili, su una spesa massima di 96.000 euro.
  • Conto Termico: Alternativamente alle detrazioni, consente un rimborso diretto fino al 65% della spesa per la sostituzione con pompa di calore, variabile secondo prestazioni della macchina e zona climatica.
A queste si aggiungono, in casi specifici, i bonus mobili (per l'acquisto di nuovi arredi ed elettrodomestici) e l'IVA agevolata. Ogni soluzione impiantistica va correlata al quadro normativo vigente e alle possibilità di accesso agli incentivi su base annua. Le detrazioni sono attivabili solo per pagamenti tracciati con "bonifico parlante" e previa trasmissione della pratica agli enti preposti (ENEA e/o GSE).