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Su cosa investire in caso di pace e fine della guerra tra Russia-Ucraina. I diversi consigli degli esperti

di Marcello Tansini pubblicato il
Guerra Russa Ucraina

La possibile pace tra Russia e Ucraina puň ridefinire i mercati: esperti analizzano settori e strategie.

Dopo anni di tensioni e incertezze, l'eventualità di una pace tra Russia e Ucraina apre nuovi scenari nei mercati finanziari globali. Le trattative diplomatiche degli ultimi mesi, culminate nella presentazione di piani per la cessazione delle ostilità e la ricostruzione, hanno generato un clima d'attenzione senza precedenti tra investitori e operatori istituzionali. Dal punto di vista economico, la prospettiva di una stabilizzazione dell'area euroasiatica impatterebbe sia sulle strategie di investimento sia sul sentiment dei mercati europei, che sono stati tra i più influenzati dal conflitto. Gli investitori, sia retail che professionali, stanno ora valutando quali siano i settori più promettenti in questo nuovo scenario e quali, al contrario, potrebbero mostrare debolezze alla luce dell'evoluzione geopolitica.

Gli esperti sottolineano che la transizione da una situazione di guerra a una di pace non comporta solo la diminuzione del rischio geopolitico, ma anche l'apertura di opportunità per imprese e mercati colpiti da anni di sanzioni, restrizioni e instabilità. Proprio la selettività e l'analisi attenta delle dinamiche intersettoriali si confermano elementi essenziali per orientare le scelte di portafoglio, sia nell'immediato che nel medio periodo.

Impatto della pace sui mercati finanziari: cosa aspettarsi secondo gli esperti

Secondo Gabriel Debach, market analyst di eToro, una tregua stabile tra Kiev e Mosca produrrebbe una decisa riduzione del cosiddetto "premio geopolitico" incorporato nei prezzi degli asset europei. Analisi condivisa anche da Emmanuel Cau, managing director e responsabile della strategia azionaria europea di Barclays, che sostiene come la normalizzazione dei rapporti si tradurrebbe in una crescita della fiducia degli investitori verso le piazze europee, a partire da indici come FTSE MIB e DAX.

Un effetto immediato consisterebbe in una maggiore propensione al rischio, con il ribilanciamento dei portafogli verso settori più ciclici e l'abbandono degli asset rifugio. Gli esperti di Intesa Sanpaolo stimano che le aspettative di utili per le società europee già risultino solide (+13% atteso nel 2026 per il listino italiano). Con la progressiva riduzione dei costi energetici e produttivi, si prevede un miglioramento degli indici PMI e del clima per gli investimenti.

Nonostante ciò, Debach avverte come la pace rappresenti una condizione necessaria ma non sufficiente per garantire recuperi immediati e lineari sui mercati: la rapidità e la portata degli effetti dipenderanno dai dettagli dell'accordo e dalla capacità delle economie di adattarsi alla nuova fase. Il settore industriale europeo, l'automotive e le banche del continente (tra cui unicredit) risultano fra i principali candidati a beneficiare di questa svolta.

I settori e i titoli favoriti dalla ricostruzione e dalla ripresa economica

La fase post-bellica vedrebbe grandi flussi di capitale indirizzati verso specifici comparti legati alla ricostruzione e allo sviluppo infrastrutturale. Le simulazioni basate sull'indice Ukraine Ceasefire di Goldman Sachs identificano 50 società europee particolarmente sensibili alla risoluzione del conflitto. Tra queste, Unicredit (bancario), Prysmian (cavi) e Buzzi (cemento) rappresentano i nomi di maggiore peso italiani.

Come spiega Debach, le costruzioni e gli industriali sarebbero i primi settori a ripartire, rilanciati da un maxi piano di ricostruzione da oltre 500 miliardi di dollari. Aziende come ArcelorMittal, Heidelberg Materials, Basf, Siemens, ABB, Holcim e CRH, attive nel settore dei materiali e delle infrastrutture, si candidano a giocare un ruolo chiave nella nuova domanda che emergerà in Ucraina e nell'Est Europa.

I comparti indicati dagli esperti includono:

  • Costruzioni, cemento, materiali (Buzzi, CRH, Heidelberg, Holcim, Vicat)
  • Energia e utilities, in particolare società coinvolte nella transizione energetica (Enel, Prysmian, Siemens)
  • Beni di consumo durevoli e settore lusso, grazie al ritorno progressivo della domanda dai mercati dell'Est
  • Banche e assicurazioni, che beneficerebbero della riduzione del rischio paese e dell'espansione del credito
  • Technology, data center e intelligenza artificiale, con il supporto di fondi internazionali di sviluppo
Gabriel Debach sottolinea che il "food and beverage", la salute (big pharma, biotech, medtech) e le tlc, oltre ai colossi come Nestlé, Diageo e Siemens Healthineers, continueranno a ricevere attenzione strategica. Gli investitori dovranno valutare la solidità delle filiere e la capacità delle aziende di adattarsi a una domanda in rapida crescita.

Energie, materie prime e valute: come cambiano le strategie di investimento

Un significativo aggiustamento è atteso per energia, materie prime e valute, settori che più hanno risentito del conflitto. Secondo Emmanuel Cau, il calo dei prezzi del gas in Europa darebbe sollievo a settori energivori come chimica, carta e metalli. L'atteso ritorno dei flussi energetici dalla Russia verso l'area UE non solo abbasserebbe la pressione sui prezzi, ma permetterebbe anche una diminuzione della volatilità delle materie prime, favorendo le imprese manifatturiere e la crescita dell'occupazione.

Implicazioni operative per investitori:

  • Il gas naturale europeo e l'energia sono destinati a correggere verso il basso, con impatti contrastanti sui titoli Oil&Gas: downside per i produttori come Eni e Tenaris, ma anche spazio per una normalizzazione dei prezzi.
  • Le valute cicliche, tra cui euro, corone scandinave e dollaro australiano, tenderebbero a rafforzarsi contro il dollaro USA, mentre il biglietto verde potrebbe perdere parte dello status di safe haven nelle fasi di stabilità geopolitica.
  • Tra le materie prime agricole, il grano e il mais registrerebbero ribassi grazie alla riattivazione delle rotte del Mar Nero, mentre i metalli industriali potrebbero invece beneficiare, sostenuti dalla domanda per la ricostruzione.
  • Bitcoin e oro risponderebbero in modo asimmetrico: la criptovaluta guadagnerebbe terreno in fase "risk-on", mentre il metallo prezioso subirebbe prese di profitto per il calo della domanda di beni difensivi.
A livello obbligazionario, segnala Mark Haefele di UBS, si prevede un rally dei BTP e delle obbligazioni sovrane dei paesi europei periferici, mentre i rendimenti dei Treasury USA dovrebbero salire per la minor ricerca di "porto sicuro".

Rischi, incertezze e settori da monitorare secondo gli analisti

Non tutte le conseguenze saranno favorevoli e gli analisti invitano alla prudenza nell'approccio ai settori più esposti. Secondo Luigi De Bellis (Equita), la rotazione degli investimenti dovrebbe favorire comparti ciclici e legati alla ricostruzione, ma settori come difesa, utilities e Oil&Gas potrebbero mostrare volatilità al ribasso subito dopo la definizione del patto di pace.

I rischi principali rilevati:

  • Azioni della Difesa (Leonardo, Rheinmetall, Saab) potrebbero assistere a un immediato "ritracciamento" dopo anni di intensa crescita. Tuttavia, le prospettive a medio termine per il settore rimangono sostenute dall'aumento dei budget militari e da accordi internazionali di sicurezza.
  • Il comparto Oil&Gas tratta ancora a sconto rispetto ai multipli storici: un ambiente di pace favorirebbe una definizione dei prezzi più equilibrata, determinando possibili correzioni ma anche opportunità per operatori efficienti.
  • Istabilità normativa nella gestione delle sanzioni e difficoltà di attuazione, soprattutto legate alle aperture progressive nei confronti della Russia.
  • Il settore finanziario potrebbe registrare una fase laterale/rallentamento, pur rimanendo centrale nei processi di credito per la ricostruzione.
Debach, Cau e Caldato (AcomeA) avvertono: sarà fondamentale un monitoraggio costante delle dinamiche regolamentari ed economiche, oltre a una selezione accurata dei titoli, ponendo attenzione agli operatori in grado di sfruttare la spinta della pace senza esporsi eccessivamente ai rischi di una ripresa incerta.

Le opportunità (e i rischi) di un ritorno degli investitori in Russia

La riapertura del mercato russo agli investitori internazionali appare sotto molti aspetti un'ipotesi altamente speculativa, nonostante i segnali di disgelo giunti dalle ultime proposte diplomatiche e normative. Kirill Dmitriev, dirigente del fondo sovrano russo, sostiene che il rientro degli operatori occidentali potrebbe tradursi in notevoli occasioni di acquisto di asset a prezzi stracciati. Tuttavia, numerosi analisti - tra cui studiosi di diritto internazionale e portfolio manager statunitensi - invitano a valutare attentamente le condizioni effettive dello Stato di diritto in Russia, le garanzie sulla tutela del capitale e i potenziali rischi di nuove ondate sanzionatorie.

Gli elementi chiave da valutare sono:

  • Continuità delle regole d'ingaggio sui capitali esteri e tutela delle quote azionarie
  • Mancanza di trasparenza nell'applicazione delle leggi e nella protezione giuridica degli investitori
  • Rischio reputazionale per le imprese che tornano nel paese, specie dopo i precedenti sequestri di beni e la parziale nazionalizzazione di asset occidentali
  • Possibilità di incentivi fiscali, assicurativi e garanzie esposte dai governi occidentali nel caso di distensione strutturale
Come ricorda uno studio aggiornato al 2025 del professor A. Wilson, molte multinazionali potrebbero scegliere la via del prudente attendismo, riservando eventuali operazioni a partnership indirette o iniziative limitate ai settori non strategici. Il ritorno in Russia si configura dunque oggi più come una opzione ad alto rischio che come una scommessa ineludibile.