E' di nuovo allarme pensioni in Italia: gli importi non basteranno per vivere bene e per gli over 50 il futuro non si prospetta per nulla rose. Cosa evidenziano i dati della recente analisi di Fidelity
L’attuale scenario previdenziale italiano solleva serie preoccupazioni sulla futura sicurezza economica. Secondo il report The Longevity Revolution: Preparing for a New Reality di Fidelity International, si sta delineando un rischio concreto per milioni di cittadini: vivere fino a un decennio senza risparmi adeguati a mantenere il proprio tenore di vita dopo il ritiro dal lavoro.
Oltre la metà degli individui sopra i cinquanta anni potrebbe vedere i propri risparmi esaurirsi ben prima della fine della propria esistenza. Questo quadro emerge in un periodo segnato da una crescente longevità, una minore adesione ai sistemi di previdenza integrativa e pressioni sempre più forti sulla sostenibilità finanziaria dei sistemi pubblici.
L’analisi delle dinamiche che alimentano il gap previdenziale italiano rivela molteplici radici strutturali. Prima fra tutte, il sistema pensionistico a ripartizione: le pensioni vengono pagate con i contributi dei lavoratori attivi, i cui numeri però sono in calo, per cui non ne risulteranno buone pensioni in generale.
Come sottolineato da Fidelity, "chi si avvicina alla pensione prevede di vivere circa 21 anni dopo l’addio al lavoro", ma spesso prepara risparmi per una durata inferiore, mediamente 15-20 anni.
Le ragioni di questo divario possono essere così sintetizzate:
L’equilibrio del sistema pensionistico pubblico italiano è profondamente influenzato dalle dinamiche demografiche e dai radicali cambiamenti nella composizione della popolazione.
Secondo l’analisi del Senato e dell’Istat, tra il 2024 e il 2080 la popolazione italiana passerà da 58,9 milioni a 45,8 milioni, mentre la fascia di età lavorativa (15-64 anni) diminuirà del 35%. Contestualmente, gli over 65 aumenteranno del 13% e gli ultracentenari cresceranno in misura mai vista.
Questi dati generano uno squilibrio marcato tra lavoratori attivi e pensionati. Nel 2040, 100 occupati dovranno sostenere 57 pensionati, contro i 38 di oggi, fino a raggiungere quota 67 nel 2080. Ciò implica che, senza riforme e interventi sostanziali, il peso dei contributi sui lavoratori potrebbe arrivare al 67% delle retribuzioni entro sei decenni.
Le proiezioni di esperti e centri di ricerca previdenziale forniscono una rappresentazione concreta delle sfide che attendono lavoratori e pensionati. Secondo le simulazioni Smileconomy e Fidelity, due lavoratori su cinque sopra i 50 anni a livello globale (e oltre la metà in Italia), hanno un divario tra quanto prevedono dureranno i risparmi pensionistici e la loro effettiva aspettativa di vita di almeno dieci anni.
I dati emersi mostrano che:
La ricerca, condotta in 13 paesi su oltre 11.800 persone, mette nero su bianco un problema spesso sottovalutato: viviamo più a lungo, ma non risparmiamo abbastanza, il che prospetta una situazione non certa rosea.
La propensione all’accumulare presto i risparmi, anche piccole somme, cresce esponenzialmente grazie all’interesse composto. Al contrario, chi rimanda dovrà esporsi a rischi maggiori o aumentare significativamente i propri contributi per ottenere lo stesso risultato.
La sfida maggiore per chi si avvicina alla pensione resta quindi valutare correttamente:
Solo il 25% degli under 56 contribuisce regolarmente a un fondo pensione, a fronte di un versamento medio annuo di poco più di 1.200 euro.
Le ragioni della scarsa partecipazione sono molteplici:
Questo approccio si dimostra tanto più efficace quanto più si inizia giovani, grazie alla capitalizzazione composta e alla possibilità di diversificare la propria esposizione.
In risposta alle preoccupazioni legate alla sostenibilità del sistema pensionistico, Fratelli d’Italia ha inserito nella Manovra 2026 un emendamento volto a introdurre un nuovo strumento di sostegno: il bonus di 50 euro all’anno per i neonati, da investire in specifici fondi pensione.
I dettagli della proposta: