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Pensioni, per 10 anni si potrebbe rimanere senza o averne una troppo bassa per vivere. E' un nuovo reale allarme

di Marianna Quatraro pubblicato il
Pensioni 10 anni rimanere senza averne u

E' di nuovo allarme pensioni in Italia: gli importi non basteranno per vivere bene e per gli over 50 il futuro non si prospetta per nulla rose. Cosa evidenziano i dati della recente analisi di Fidelity

L’attuale scenario previdenziale italiano solleva serie preoccupazioni sulla futura sicurezza economica. Secondo il report The Longevity Revolution: Preparing for a New Reality di Fidelity International, si sta delineando un rischio concreto per milioni di cittadini: vivere fino a un decennio senza risparmi adeguati a mantenere il proprio tenore di vita dopo il ritiro dal lavoro.

Oltre la metà degli individui sopra i cinquanta anni potrebbe vedere i propri risparmi esaurirsi ben prima della fine della propria esistenza. Questo quadro emerge in un periodo segnato da una crescente longevità, una minore adesione ai sistemi di previdenza integrativa e pressioni sempre più forti sulla sostenibilità finanziaria dei sistemi pubblici. 

Il divario previdenziale: le cause strutturali di dieci anni senza risparmi

L’analisi delle dinamiche che alimentano il gap previdenziale italiano rivela molteplici radici strutturali. Prima fra tutte, il sistema pensionistico a ripartizione: le pensioni vengono pagate con i contributi dei lavoratori attivi, i cui numeri però sono in calo, per cui non ne risulteranno buone pensioni in generale. 

Come sottolineato da Fidelity, "chi si avvicina alla pensione prevede di vivere circa 21 anni dopo l’addio al lavoro", ma spesso prepara risparmi per una durata inferiore, mediamente 15-20 anni. 
Le ragioni di questo divario possono essere così sintetizzate:

  • Crescente aspettativa di vita: Si vive più a lungo, ma senza una pianificazione finanziaria aggiornata, i risparmi rischiano di non bastare.
  • Ridotta adesione alla previdenza complementare: Meno del 40% degli italiani è iscritto a forme integrative e molti di questi non versano contributi sufficienti.
  • Diminuzione delle nascite e calo progressivo della forza lavoro, con effetto domino sulla raccolta contributiva.
  • Insufficiente consapevolezza finanziaria: metà degli italiani fatica a distinguere strumenti di investimento basilari come azioni e bond, secondo diversi studi (Directa Sim-YouGov).
Il quadro dei risparmi accumulati è spesso allarmante. In Italia, il reddito medio annuo lordo tra i partecipanti alle recenti indagini è pari a circa 32.000 euro, mentre la somma destinata mediamente alla pensione non supera i 7.600 euro. La stima della ricerca Fidelity mostra che il 57% degli italiani over 50 rischia di attraversare gli ultimi dieci anni della propria vita con risorse molto inferiori al necessario.
Questa situazione impone una riflessione sulle scelte individuali, dalla tipologia di investimento alla tempestività dell’accumulo, a strumenti differenti per le nuove generazioni.

Demografia, longevità e squilibri generazionali: la sostenibilità delle pensioni italiane

L’equilibrio del sistema pensionistico pubblico italiano è profondamente influenzato dalle dinamiche demografiche e dai radicali cambiamenti nella composizione della popolazione.

Secondo l’analisi del Senato e dell’Istat, tra il 2024 e il 2080 la popolazione italiana passerà da 58,9 milioni a 45,8 milioni, mentre la fascia di età lavorativa (15-64 anni) diminuirà del 35%. Contestualmente, gli over 65 aumenteranno del 13% e gli ultracentenari cresceranno in misura mai vista.

Questi dati generano uno squilibrio marcato tra lavoratori attivi e pensionati. Nel 2040, 100 occupati dovranno sostenere 57 pensionati, contro i 38 di oggi, fino a raggiungere quota 67 nel 2080. Ciò implica che, senza riforme e interventi sostanziali, il peso dei contributi sui lavoratori potrebbe arrivare al 67% delle retribuzioni entro sei decenni.

Gli scenari: simulazioni e calcoli per il futuro della previdenza

Le proiezioni di esperti e centri di ricerca previdenziale forniscono una rappresentazione concreta delle sfide che attendono lavoratori e pensionati. Secondo le simulazioni Smileconomy e Fidelity, due lavoratori su cinque sopra i 50 anni a livello globale (e oltre la metà in Italia), hanno un divario tra quanto prevedono dureranno i risparmi pensionistici e la loro effettiva aspettativa di vita di almeno dieci anni.
I dati emersi mostrano che:

  • Le persone che investono in una linea bilanciata e ritirano i risparmi a 18 anni raccolgono circa 12.207 euro reali.
  • Un percorso di lungo periodo, con investimenti in una linea azionaria fino ai 67 anni, può restituire fino a 217.070 euro.
Secondo il report, il 42% degli over 50 nel mondo non ha risparmi adeguati per coprire almeno gli ultimi dieci anni della propria aspettativa di vita. In Italia la situazione è ancora più critica: il 57% degli over 50 è scoperto di almeno un decennio.

La ricerca, condotta in 13 paesi su oltre 11.800 persone, mette nero su bianco un problema spesso sottovalutato: viviamo più a lungo, ma non risparmiamo abbastanza, il che prospetta una situazione non certa rosea. 

La propensione all’accumulare presto i risparmi, anche piccole somme, cresce esponenzialmente grazie all’interesse composto. Al contrario, chi rimanda dovrà esporsi a rischi maggiori o aumentare significativamente i propri contributi per ottenere lo stesso risultato.
La sfida maggiore per chi si avvicina alla pensione resta quindi valutare correttamente:

  • La reale durata della propria vita post-lavorativa.
  • L’effetto di costi, tasse e inflazione sulla capacità di mantenere l’indipendenza economica.

Il ruolo della previdenza integrativa: perché partire il prima possibile

L’adesione tempestiva a strumenti di previdenza complementare rappresenta una delle strategie più efficaci per mitigare i rischi di una vecchiaia poco tutelata dal solo sistema pubblico.
Secondo i dati raccolti su base nazionale, meno della metà degli italiani sceglie una forma di risparmio pensionistico aggiuntiva, e chi aderisce spesso versa importi troppo esigui per garantirsi una copertura adeguata.

Solo il 25% degli under 56 contribuisce regolarmente a un fondo pensione, a fronte di un versamento medio annuo di poco più di 1.200 euro.
Le ragioni della scarsa partecipazione sono molteplici:

  • Sensazione di lontananza dall’età del ritiro.
  • Poca fiducia nell’efficacia di questi strumenti.
  • Disinformazione sulle agevolazioni fiscali disponibili.
Le analisi delle simulazioni dimostrano, invece, che anche piccoli importi, se investiti con costanza e per lunghi periodi, sono in grado di generare rendite importanti. Ad esempio, un investimento regolare per quarant’anni può trasformarsi, anche in presenza di rischi controllati, in rendite di oltre 2.000 euro mensili.

Questo approccio si dimostra tanto più efficace quanto più si inizia giovani, grazie alla capitalizzazione composta e alla possibilità di diversificare la propria esposizione. 

Il bonus di 50 euro ai neonati: la proposta e l’impatto potenziale sulle future pensioni

In risposta alle preoccupazioni legate alla sostenibilità del sistema pensionistico, Fratelli d’Italia ha inserito nella Manovra 2026 un emendamento volto a introdurre un nuovo strumento di sostegno: il bonus di 50 euro all’anno per i neonati, da investire in specifici fondi pensione.
I dettagli della proposta:
 

  • Lo Stato versa 50 euro per ogni bambino nato, annualmente, in un fondo dedicato.
  • Genitori e nonni possono aumentare i versamenti, sulla base del modello tedesco che partirà dal 2026.
  • L’obiettivo è sfruttare la "leva del tempo" per generare un capitale che cresca fino al momento della pensione, beneficiando di tutti i vantaggi fiscali e finanziari dei piani di accumulo di lungo periodo.
Simulazioni realizzate da centri di analisi previdenziale dimostrano che, combinando il bonus statale con piccoli contributi periodici dei familiari, il valore raggiungibile può variare da circa 12.000 euro (ritiro a 18 anni su una linea bilanciata) fino a oltre 200.000 euro (mantenendo l’investimento fino ai 67 anni su una linea più rischiosa).
 


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