Per gli acquirenti italiani, l'introduzione di questi dazi potrebbe tradursi in un aumento dei prezzi per i prodotti acquistati su piattaforme come Temu.
Dal mese di febbraio 2025, i consumatori italiani che effettuano acquisti su piattaforme di e-commerce come Temu, AliExpress e Shein non assisteranno con molte probabilità a un aumento dei prezzi. Questa variazione è legata a nuove misure adottate dall'Unione europea per riequilibrare la concorrenza nel mercato interno, ma la decisione finale non è stata ancora raggiunto e almeno per questo mese rimarrà tutto fermo.
L’obiettivo dell’iniziativa sarebbe quello di contrastare la crescente diffusione di prodotti venduti su piattaforme che, approfittando delle attuali normative, riescono ad aggirare dazi e controlli doganali.
Secondo quanto riportato dal Financial Times, citando fonti vicine alle discussioni, Bruxelles starebbe studiando l’introduzione di una nuova tassa sui ricavi delle piattaforme di commercio elettronico, insieme a una tariffa amministrativa per articolo, che potrebbe ridurre la competitività dei prodotti importati e riequilibrare il mercato. Questa misura potrebbe rendere meno conveniente l’acquisto di beni da piattaforme extraeuropee e favorendo le imprese locali. Capiamo meglio cosa sta succedendo:
Per gli acquirenti italiani, l'introduzione di questi dazi si traduce in un aumento dei prezzi per i prodotti acquistati su piattaforme come Temu. Ad esempio, un articolo precedentemente esente da dazi potrebbe ora essere soggetto a un'imposta aggiuntiva.
L'Unione europea sta allora intensificando i controlli sulle importazioni provenienti dai colossi dell'e-commerce asiatico, come Temu e Shein, per contenere il flusso massiccio di prodotti che inondano il mercato europeo senza adeguati controlli doganali. Il commissario europeo per il commercio, Maros Sefcovic, ha lanciato l’allarme:nel 2025 si prevede l'ingresso nell'UE di circa 4 miliardi di pacchi di valore inferiore a 150 euro, un volume quasi triplicato rispetto al 2022.
Questo afflusso di merce sfugge in gran parte ai controlli doganali, poiché al di sotto della soglia prevista per l’applicazione dei dazi. La conseguenza diretta è un aumento dell’importazione di prodotti potenzialmente non conformi agli standard di sicurezza, tra cui giocattoli contenenti materiali tossici e dispositivi elettronici privi di certificazioni adeguate.
Le istituzioni europee vedono con preoccupazione l’impatto di questa situazione sul tessuto economico locale. Le aziende europee si trovano a dover competere con prodotti di importazione caratterizzati da costi inferiori, resi possibili grazie a normative meno stringenti nei paesi di origine e a spese postali sovvenzionate dallo stato cinese. Mentre le imprese europee devono sostenere costi elevati per adeguarsi agli standard di sicurezza e qualità imposti dalla legislazione comunitaria, i venditori asiatici riescono a operare con margini di prezzo molto più bassi, creando una condizione di concorrenza sleale.
L’introduzione di misure più restrittive solleva un'altra questione: l’aumento del carico di lavoro per le autorità doganali europee. Con un volume di importazioni in continua crescita, il sistema attuale è già sotto pressione. Per comprendere la portata del fenomeno, basti pensare che due dei principali hub europei, l’aeroporto di Schiphol ad Amsterdam e il porto di Rotterdam, gestiscono insieme 3,5 milioni di pacchi al giorno, pari a circa 40 spedizioni ogni secondo.