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Tassa di 2 euro per ogni pacco piccolo, non solo per Temu e Shein. Da quando in vigore e altri rincari previsti

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Cosa si intende per pacco piccolo

Il fulcro della proposta di Bruxelles riguarda i piccoli pacchi, categoria logistica e doganale protagonista indiscussa del commercio online.

Nel tentativo di regolamentare un fenomeno in espansione e di proteggere l'equilibrio concorrenziale del mercato europeo, la Commissione europea ha avanzato la proposta di una tassa fissa di 2 euro per ogni pacco di piccole dimensioni importato nell'Unione europea da Paesi extra UE. A essere colpiti saranno soprattutto colossi del commercio elettronico cinese come Temu, Shein, Aliexpress, ma anche realtà ibride come Amazon nel caso di utilizzo di sistemi di logistica che prevedano spedizioni dirette da magazzini fuori dall'Unione europea. Anche se non è ancora stata definita una data certa per l'introduzione di questa nuova imposizione, è certo che non entrerà in vigore prima del 2026. Vogliamo approfondire:

  • Cosa si intende per pacco piccolo e come funzionerà la tassa di 2 euro
  • Più equità, maggiori controlli e nuove entrate per l'Unione europea
  • Oltre a Shein e Temu chi sarà coinvolto dalla nuova tassa

Cosa si intende per pacco piccolo e come funzionerà la tassa di 2 euro

Il fulcro tecnico della proposta di Bruxelles riguarda i cosiddetti piccoli pacchi, una categoria logistica e doganale protagonista indiscussa del commercio online. In questa definizione rientrano gli invii postali o tramite corriere con valore dichiarato inferiore a 150 euro, soglia al di sotto della quale oggi non vengono applicati dazi doganali. Si tratta, in pratica, di milioni di spedizioni quotidiane.

Il nuovo schema prevedrebbe l'applicazione di una tassa forfettaria di 2 euro per ogni singola spedizione, indipendentemente dal contenuto e dal reale valore commerciale, purché sotto la soglia indicata. Saranno le piattaforme stesse e non i corrieri a versare l'importo all'amministrazione doganale europea, ma secondo gli osservatori è quasi scontato che i marketplace ribalteranno questo costo sui consumatori, incorporandolo nei prezzi o aggiungendolo come voce separata al momento del checkout.

Più equità, maggiori controlli e nuove entrate per l'Unione europea

Secondo le intenzioni espresse dal commissario europeo al Commercio Maroš Šefčovič, l'introduzione della tassa sui piccoli pacchi non ha un obiettivo punitivo, bensì correttivo. Negli ultimi anni, l'Unione europea ha assistito a un'escalation di importazioni low cost, alimentate da un modello di business che fa leva su spedizioni massive, individuali e dirette. L'esenzione da dazi per i pacchi sotto i 150 euro ha generato una distorsione competitiva e penalizzato i commercianti europei che operano nel rispetto delle regole fiscali e ambientali.

La tassa di 2 euro si propone quindi di riequilibrare la competizione, costringendo le piattaforme a internalizzare una parte dei costi indiretti che finora venivano esternalizzati sulle casse pubbliche e sulla logistica comunitaria. Una parte del gettito previsto sarà destinato a potenziare i sistemi di controllo doganale, ormai sotto pressione per l'altissimo numero di colli da verificare. Il resto andrà ad alimentare il bilancio comunitario, con l'obiettivo di rendere più sostenibile e trasparente il commercio digitale internazionale.

Oltre a Shein e Temu chi sarà coinvolto dalla nuova tassa

La logica della tassa si estende a tutte le piattaforme che spediscono singoli pacchi in Europa con valore contenuto, attraverso canali diretti. Oltre a Temu, Shein e Aliexpress, anche Amazon può trovarsi coinvolta nel caso in cui utilizzi centri di evasione ordini situati fuori dall'Unione europea.

Il meccanismo d'imposizione non distingue tra venditori occasionali e operatori di grande scala: ciò che conta è il tipo di spedizione, la sua provenienza geografica e la mancata applicazione di dazi alla dogana. È probabile che anche venditori minori attivi su eBay o Wish siano soggetti al prelievo se non aderiscono a regimi Iva europei. In questo modo, Bruxelles cerca di colpire un'intera strategia di penetrazione commerciale basata sulla minimizzazione dei costi doganali e sull'evasione selettiva degli obblighi fiscali.