La Legge di Bilancio 2026 rappresenta un punto di equilibrio tra riduzione della pressione fiscale e necessità di copertura delle spese pubbliche. Il valore complessivo della manovra raggiunge i 22 miliardi di euro, ma accanto a tagli fiscali quasi 8 miliardi su cittadini e imprese, sono previste nuove entrate per 10,5 miliardi di euro: un saldo positivo che garantisce sostenibilità finanziaria agli interventi programmati. Il disegno legislativo, approvato definitivamente dalla Camera dopo un percorso parlamentare sfidante, introduce una serie di misure che mirano a sostenere reddito, natalità, sanità e produttività, ma amplia anche la platea dei soggetti partecipi al carico fiscale, richiedendo uno sforzo considerevole soprattutto a determinati comparti economici. L’obiettivo esplicito è la stabilizzazione dei conti pubblici e il rispetto degli impegni europei, intervenendo con tagli e nuove imposte selettive per assicurare equilibrio tra esigenze sociali e quadro finanziario dello Stato.
Chi paga davvero: ripartizione dei nuovi aggravi fiscali da 10,5 miliardi
Il riequilibrio della manovra si fonda su una ripartizione mirata degli aumenti fiscali. L’entità delle nuove entrate, pari a 10,5 miliardi di euro, non grava in modo uniforme su tutti, bensì colpisce in proporzione più elevata settori specifici. Secondo le stime contenute nei documenti ufficiali e nelle relazioni del Ministero dell’Economia, la struttura degli aggravi si articola così:
- Banche e assicurazioni: coprono circa il 60% dei nuovi oneri, pari a oltre 6,3 miliardi in tre anni. Nel solo 2026, modifiche agli extra-profitti, il rinvio delle Dta, l’aumento dell’acconto sulle polizze e la crescita dell’Irap per il comparto producono effetti di rilievo.
- Finanza e investitori: con il raddoppio della Tobin Tax, la rimodulazione delle aliquote su plusvalenze e dividendi di holding, i nuovi Paperoni esteri e l’imposta sostitutiva sulle riserve aziendali. Il contributo stimato supera 1 miliardo di euro solo per la Tobin Tax.
- Cittadini: impatto tutt’altro che secondario: accise su carburanti e tabacchi, tassa sui pacchi extra-UE, incremento della cedolare sugli affitti brevi dal secondo immobile e revisione delle rivalutazioni di terreni e partecipazioni.
- Imprese: tra nuovo regime sulle plusvalenze, giro di vite sulle rateizzazioni fiscali e modifiche agli incentivi, si attende un contributo stimato superiore ai 900 milioni per il solo 2026.
La progressività e la selettività emergono come principi ispiratori, ma la manovra non cancella completamente la percezione di un
sacrificio diffuso necessario per sostenere i principali driver di spesa pubblica e finanziare riforme strutturali.
Il peso delle nuove tasse su banche e assicurazioni
Le banche e le compagnie assicurative risultano tra i principali destinatari degli aggravi previsti dalla manovra. Questi soggetti finanziari sono sottoposti a una serie di interventi che mirano a recuperare risorse senza compromettere, secondo la narrazione governativa, la stabilità del sistema:
- Modifica alla tassazione degli extra-profitti: si prevede un gettito aggiuntivo di circa 1,65 miliardi di euro per il 2026 grazie alla revisione della disciplina sugli utili straordinari nel comparto bancario.
- Rinvio delle DTA (Differite Fiscali Attive): per le banche, la proroga sulle deducibilità genera altri 1,5 miliardi di entrate. La misura, seppur tecnica, incide pesantemente sui bilanci degli istituti di credito.
- Incremento dell’Irap per banche e assicurazioni: dal 2026 aumenta di 2 punti percentuali, apportando quasi 1 miliardo di euro (962,2 milioni) in più per l’erario.
- Settore assicurativo: contribuisce tra acconto dell’85% sui premi e rincaro al 12,5% delle aliquote su specifiche polizze, con un impatto stimato vicino a 1,5 miliardi per il solo prossimo anno.
Per riassumere l’incidenza degli aggravi sul settore, si può proporre la seguente tabella:
| Misura Fiscale |
Gettito stimato 2026 (milioni €) |
| Extra-profitti banche |
1.650 |
| Rinvio DTA banche |
1.500 |
| Aumento Irap |
962 |
| Contributi settore assicurativo |
1.500 |
Le voci riportate sono il risultato della combinazione di interventi strutturali e misure una tantum, modellate su esigenze di gettito che rispondono ai vincoli di bilancio indicati dal MEF.
La stretta su finanza e investitori: Tobin Tax, plusvalenze e flat tax per gli esteri
Il comparto finanziario affronta una rimodulazione significativa della fiscalità, concepita per rafforzare la contribuzione dei grandi attori e armonizzare la disciplina italiana ai trend europei. Tra le novità più rilevanti:
- Tobin Tax raddoppiata: la tassa sulle transazioni finanziarie passa dallo 0,1% allo 0,2% per operazioni su mercati regolamentati e dallo 0,2% allo 0,4% per le altre, generando un gettito stimato a 337 milioni annui. L’intento dichiarato è limitare la speculazione di breve periodo, specialmente quella algoritmica.
- Restyling della tassazione plusvalenze: la fiscalità su crypto-attività dal 2026 salirà dal 26% al 33% (resta al 26% per stablecoin ancorati all’euro), con l’obiettivo di colpire le nuove forme di reddito generate dal trading digitale.
- Flat tax per nuovi residenti: sale a 300.000 euro la tassa forfettaria per soggetti che trasferiscono la residenza fiscale in Italia, e a 50.000 euro per familiari. La misura mira all’attrazione di capitali, con stime di oltre 14 milioni di entrate aggiuntive annue.
Anche la
regolamentazione dei dividendi delle holding viene aggiornata conformemente alle ultime direttive europee, mantenendo la pressione fiscale all’1,2% sulle partecipazioni rilevanti. Complessivamente, l’intero comparto finanziario viene sollecitato a sostenere il riequilibrio degli schemi di welfare e dei servizi pubblici nazionali.
L’impatto sulle imprese: novità fiscali e incentivi
La sfera imprenditoriale è coinvolta sia sul fronte delle risorse aggiuntive richieste sia attraverso il rafforzamento di nuovi stimoli e incentivi. Lo scenario vede la coabitazione tra aggravi selettivi e la prosecuzione di misure agevolative già in essere:
- Nuovo giro di vite sulle plusvalenze: le imprese devono fare i conti con regole più stringenti per la rateizzazione di utili e con l’introduzione dell’imposta sostitutiva del 10% sull’affrancamento straordinario delle riserve, producendo oltre 911 milioni di gettito nel 2026.
- Proroga e rimodulazione degli incentivi Transizione 4.0: confermati iperammortamento e bonus fiscali per investimenti in tecnologia e digitalizzazione, seppur vincolati al "Made in Europe" e con dotazioni inferiori agli anni scorsi.
- Credito d’imposta per le aree ZES e industria 4.0: finanziamento di nuove risorse per 1,3 miliardi per favorire la crescita e la trasformazione digitale, con attenzione particolare a sostenibilità e filiera produttiva europea.
- Novità in ambito edilizio: prosegue la graduale riduzione dei bonus, con mantenimento del 50% per gli immobili principali e riduzione per altre tipologie di intervento.
L’approccio alla fiscalità d’impresa premia la capacità d’investire in innovazione, tecnologia e sostenibilità, ma introduce elementi restrittivi che mirano a stabilire una fiscalità più equa tra comparti.
Le nuove tasse che colpiscono i cittadini: accise, immobili, pacchi extra-UE e affitti brevi
Le famiglie e i singoli cittadini sperimenteranno direttamente alcune delle principali novità fiscali 2026, che incidono su consumi quotidiani, proprietà e piccoli investimenti. Gli interventi più significativi riguardano:
- Accise su carburanti e tabacchi: aumentano le imposte su benzina e gasolio (oltre 550 milioni di euro di gettito aggiuntivo previsto), così come su sigarette e prodotti da fumo (oltre 210 milioni supplementari). L’obiettivo è uniformare la fiscalità ambientale e incrementare le risorse per la spesa sociale.
- Tassa sui pacchi extra-UE: introdotto un contributo di 2 euro su ogni spedizione proveniente da Paesi terzi e di valore inferiore ai 150 euro. Lo scopo dichiarato consiste sia nella lotta alla concorrenza sleale del fast fashion sia nell’assicurare un extragettito superiore ai 110 milioni annui.
- Rivalutazione di terreni e partecipazioni: innalzata l’aliquota dal 18% al 21%, scelta che produce entrate per 240 milioni. Il provvedimento si applica a chi intende rivalutare il valore di beni immobili e quote societarie.
- Cedolare secca sugli affitti brevi: per il secondo immobile si passa dal 21% al 26%, mentre oltre i due immobili entra in vigore la presunzione di attività imprenditoriale con obbligo di passaggio alla tassazione Irpef ordinaria. Ne consegue un gettito extra di circa 38 milioni, oltre a una maggiore regolamentazione dell’offerta turistica immobiliare.
Questa serie di misure, pur considerate necessarie per raggiungere gli obiettivi di copertura della spesa pubblica, incide direttamente sulla spesa delle famiglie in termini sia di consumi sia di gestione patrimoniale.
Misure di alleggerimento e sostegno: taglio Irpef, bonus famiglia e detassazione lavoro
Accanto alle voci di maggiore prelievo, la Legge di Bilancio introduce una serie di interventi di sostegno per famiglie e lavoratori:
- Taglio dell’Irpef: riduzione di due punti sulla seconda aliquota (dal 35% al 33%) per i redditi tra 28.001 e 50.000 euro, con un risparmio annuale da 34 a 440 euro per ogni contribuente interessato. Il beneficio mira a sostenere il ceto medio e a rilanciare la domanda interna.
- Bonus famiglia: incremento a 60 euro mensili del bonus mamma lavoratrice con almeno due figli e Isee inferiore a 40.000 euro, ed estensione di congedi parentali e giorni di permesso per malattia dei figli.
- Detassazione lavoro: applicazione di una flat tax al 15% su straordinari, festivi e notturni per i lavoratori dipendenti fino a 40.000 euro di reddito (fino a 1.500 euro di sconto massimo annuale), unita alla riduzione dell’aliquota sui premi di risultato e agli incentivi per i rinnovi contrattuali dei salari più bassi.
- Proroga e rimodulazione dei bonus edilizi: confermate detrazioni per ristrutturazione, ecobonus e bonus mobili per le abitazioni principali, in un’ottica di continuità e di rafforzamento del sostegno al settore delle costruzioni.
L’insieme di queste misure rappresenta una risposta parziale ma evidente all’esigenza di protezione del reddito medio e delle famiglie, attenuando l’impatto dei nuovi aggravi in altri settori.