Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Tatuaggi vietati sul posto di lavoro? Il vero problema sono i rischi per la salute secondo nuovo studio Istituto medico Bellinzona

di Marianna Quatraro pubblicato il
Istituto di biomedicina di Bellinzona

Tra pregiudizi lavorativi e nuove ricerche scientifiche, i tatuaggi sollevano interrogativi su salute e sicurezza. Dall'impatto degli inchiostri sulle difese immunitarie ai rischi dermatologici.

L'attenzione sociale verso i tatuaggi si è spesso concentrata su temi come il pregiudizio sui luoghi di lavoro, ad esempio tra le forze dell'ordine o tra hostess e steward degli aerei, se non in alcuni impieghi pubblici, trascurando aspetti meno visibili ma molto più rilevanti per il benessere individuale. Recentemente, la direzione del dibattito si è spostata dalle consuete questioni di decoro professionale alle possibili implicazioni sanitarie degli inchiostri e delle loro interazioni con il corpo umano.

Si tratta di cambiamenti di prospettiva resi possibili dalle più recenti ricerche scientifiche e dall'impegno di enti di altissimo livello nella medicina biomedica. Oggi, il tema salute assume un nuovo rilievo rispetto all'estetica e all'integrazione sociale, evidenziando la necessità di informarsi accuratamente sui possibili rischi dermatologici e immunitari legati a questa pratica sempre più diffusa.

Cosa rivela la nuova ricerca dell'Istituto di biomedicina di Bellinzona

Un'importante indagine condotta dall'Istituto di ricerca in biomedicina di Bellinzona, pubblicata dopo sette anni di lavoro, ha analizzato in profondità il destino degli inchiostri utilizzati nei tatuaggi. Il team coordinato dal professor Santiago Gonzales, in collaborazione con partner internazionali, ha voluto comprendere se e come i pigmenti chimici si distribuiscano nel corpo umano e quali effetti generino sul sistema immunitario.

La ricerca ha rivelato che l'inchiostro del tatuaggio non rimane confinato nella pelle: una volta iniettato sotto l'epidermide, parte delle particelle viene trasportata dal sistema linfatico e si accumula nei linfonodi. Questi ultimi sono strutture chiave della difesa immunitaria e il loro coinvolgimento solleva interrogativi in merito alla sicurezza a lungo termine della pratica.

Gli studiosi hanno osservato un processo di infiammazione persistente innescato dalla presenza di questi pigmenti, con una fase acuta della durata di circa due giorni seguita da una cronicizzazione che può perdurare per anni. Una delle osservazioni più significative è che i macrofagi, cellule spazzine dell'immunità, fagocitano l'inchiostro ma non sono in grado di eliminarlo, determinando un ciclo continuo di risposta infiammatoria.

Nonostante l'ampio lavoro svolto, non sono ancora state identificate risposte definitive riguardo alle possibili conseguenze cliniche di lungo termine. Il gruppo di ricerca sottolinea la necessità di ulteriori studi per chiarire se questo fenomeno comporti effettivi rischi di compromissione della salute umana. Tuttavia, già l'accumulo cronico di pigmenti nei linfonodi impone una riflessione seria rispetto alle prassi attuali nel settore.

Dove vanno a finire gli inchiostri dei tatuaggi e le reazioni immunitarie

Le indagini scientifiche hanno permesso di svelare i percorsi degli inchiostri dopo l'applicazione cutanea. Una volta depositate nel derma, le particelle di pigmento sono troppo voluminose per essere facilmente espulse: ciò rende i disegni permanenti sulla pelle. Tuttavia, una parte dei pigmenti, soprattutto quelli associati ai colori più diffusi come il rosso e il nero, riesce a raggiungere i linfonodi tramite la circolazione linfatica.

All'interno dei linfonodi, i macrofagi cercano di inglobare queste particelle, svolgendo una funzione di pulizia; tuttavia, i pigmenti risultano spesso non degradabili. Il ciclo che si genera vede ripetuti tentativi falliti delle cellule immunitarie, con conseguente permanenza dei residui di inchiostro e cronicizzazione dell'infiammazione locale:

  • Accumulo nei linfonodi: Un deposito prolungato che, secondo recenti dati, può durare anni.
  • Reazione continua: I macrofagi acuiscono un'infiammazione inizialmente acuta e successivamente persistente.
  • Impatto sistemico: Una risposta immunitaria alterata, soprattutto nei segmenti di popolazione con maggiore esposizione agli inchiostri rossi e neri.
Questa persistente attivazione immunitaria, in certi casi, potrebbe compromettere la capacità del corpo di reagire a infezioni e alterare la sorveglianza immunitaria nei confronti di alcune patologie. Il fenomeno, benché osservato nella sperimentazione su cavie animali, è stato confermato anche dalla pratica clinica nella progressiva scomparsa dei pigmenti dalla pelle e nel loro ritrovamento a livello linfonodale.

Influenza dei tatuaggi sulla risposta immunitaria e sui vaccini

Uno degli aspetti più innovativi emersi dalle analisi pubblicate riguarda l'impatto della presenza stabile degli inchiostri nei linfonodi sulla funzione immunitaria. Gli effetti rilevati nei modelli animali dimostrano una correlazione tra la presenza dei pigmenti e una minor produzione di anticorpi in seguito a vaccinazioni:

  • Nei topi tatuati, la risposta anticorpale dopo la vaccinazione è risultata inferiore rispetto a quella delle cavie senza inchiostro.
  • I ricercatori attribuiscono questa riduzione all'alterazione del ciclo dei macrofagi, che, impegnati a inglobare pigmenti, risultano meno efficienti nella normale risposta immunitaria.
Va sottolineato come gli esperti invitino alla massima prudenza nell'interpretazione dei dati: al momento non sono state dimostrate riduzioni della protezione immunitaria nelle persone tatuate. Tuttavia, la presenza sistemica di pigmenti chimici solleva interrogativi sugli effetti a lungo termine ancora da esplorare.

Rischi certi e potenziali associati ai tatuaggi: reazioni allergiche, dermatologiche e infiammazione cronica

I possibili effetti sfavorevoli dei tatuaggi sulla salute non si limitano all'ambito immunitario. Da un punto di vista clinico, sono ben documentati una serie di rischi dermatologici immediati e a lungo termine:

  • Reazioni allergiche ai pigmenti: in particolare verso i metalli contenuti nei colori (come nichel, cromo e cobalto), possono manifestarsi con prurito intenso, gonfiore e rash cutanei persistenti.
  • Dermatiti da contatto: insorgenza di processi infiammatori localizzati legati alla sensibilità verso i componenti chimici degli inchiostri.
  • Infezioni batteriche e virali: possibili durante e subito dopo la realizzazione del tatuaggio, soprattutto se non vengono osservate rigorose norme di igiene.
  • Difficoltà diagnostiche: la presenza di pigmenti può complicare la valutazione di nei e lesioni pigmentate, ostacolando la diagnosi precoce di alcune patologie cutanee, come il melanoma.
  • Infiammazione cronica locale o linfonodale: confermata dagli studi più recenti, può comportare una persistente alterazione della fisiologia immunitaria locale.
Categorie particolarmente a rischio sono:
  • Individui con storia di allergia ai metalli o sensibilità chimica importante.
  • Persone affette da dermatiti atopiche o con pelli particolarmente reattive.
  • Coloro che presentano numerosi nei nella sede da tatuare: il pigmento può mascherare modificazioni sospette.
L'informazione aggiornata resta oggi il principale strumento di prevenzione. Specialisti come il professor Stefano Calvieri sottolineano inoltre che all'ampliarsi della superficie tatuata corrisponde una maggiore quantità di inchiostro da gestire sia in fase di mantenimento che, eventualmente, durante la rimozione.

La rimozione dei tatuaggi con laser: pericoli e raccomandazioni degli esperti

Se l'applicazione dell'inchiostro comporta alcune criticità, la fase di rimozione presenta rischi ancora maggiori. Il trattamento più comune - la rimozione laser - frammenta i pigmenti in micro-particelle, che, in virtù delle loro minime dimensioni, entrano nella circolazione sistemica con maggiore facilità. Secondo le osservazioni cliniche:

  • Durante la rimozione, i macrofagi devono gestire quantità molto più elevate di frammenti di pigmento rispetto alla situazione iniziale.
  • Questo può aumentare il rischio che i pigmenti raggiungano i linfonodi e si depositino in ulteriore misura.
  • I colori complessi richiedono laser diversi e più trattamenti, aumentando così la frammentazione e il rischio potenziale.
Gli esperti raccomandano la massima cautela sia nella scelta del professionista sia nella richiesta esplicita della composizione dell'inchiostro utilizzato. Solo una conoscenza dettagliata dei pigmenti e delle procedure può ridurre la probabilità di sviluppare complicanze a distanza di tempo.