Tra pregiudizi lavorativi e nuove ricerche scientifiche, i tatuaggi sollevano interrogativi su salute e sicurezza. Dall'impatto degli inchiostri sulle difese immunitarie ai rischi dermatologici.
L'attenzione sociale verso i tatuaggi si è spesso concentrata su temi come il pregiudizio sui luoghi di lavoro, ad esempio tra le forze dell'ordine o tra hostess e steward degli aerei, se non in alcuni impieghi pubblici, trascurando aspetti meno visibili ma molto più rilevanti per il benessere individuale. Recentemente, la direzione del dibattito si è spostata dalle consuete questioni di decoro professionale alle possibili implicazioni sanitarie degli inchiostri e delle loro interazioni con il corpo umano.
Si tratta di cambiamenti di prospettiva resi possibili dalle più recenti ricerche scientifiche e dall'impegno di enti di altissimo livello nella medicina biomedica. Oggi, il tema salute assume un nuovo rilievo rispetto all'estetica e all'integrazione sociale, evidenziando la necessità di informarsi accuratamente sui possibili rischi dermatologici e immunitari legati a questa pratica sempre più diffusa.
Un'importante indagine condotta dall'Istituto di ricerca in biomedicina di Bellinzona, pubblicata dopo sette anni di lavoro, ha analizzato in profondità il destino degli inchiostri utilizzati nei tatuaggi. Il team coordinato dal professor Santiago Gonzales, in collaborazione con partner internazionali, ha voluto comprendere se e come i pigmenti chimici si distribuiscano nel corpo umano e quali effetti generino sul sistema immunitario.
La ricerca ha rivelato che l'inchiostro del tatuaggio non rimane confinato nella pelle: una volta iniettato sotto l'epidermide, parte delle particelle viene trasportata dal sistema linfatico e si accumula nei linfonodi. Questi ultimi sono strutture chiave della difesa immunitaria e il loro coinvolgimento solleva interrogativi in merito alla sicurezza a lungo termine della pratica.
Gli studiosi hanno osservato un processo di infiammazione persistente innescato dalla presenza di questi pigmenti, con una fase acuta della durata di circa due giorni seguita da una cronicizzazione che può perdurare per anni. Una delle osservazioni più significative è che i macrofagi, cellule spazzine dell'immunità, fagocitano l'inchiostro ma non sono in grado di eliminarlo, determinando un ciclo continuo di risposta infiammatoria.
Nonostante l'ampio lavoro svolto, non sono ancora state identificate risposte definitive riguardo alle possibili conseguenze cliniche di lungo termine. Il gruppo di ricerca sottolinea la necessità di ulteriori studi per chiarire se questo fenomeno comporti effettivi rischi di compromissione della salute umana. Tuttavia, già l'accumulo cronico di pigmenti nei linfonodi impone una riflessione seria rispetto alle prassi attuali nel settore.
Le indagini scientifiche hanno permesso di svelare i percorsi degli inchiostri dopo l'applicazione cutanea. Una volta depositate nel derma, le particelle di pigmento sono troppo voluminose per essere facilmente espulse: ciò rende i disegni permanenti sulla pelle. Tuttavia, una parte dei pigmenti, soprattutto quelli associati ai colori più diffusi come il rosso e il nero, riesce a raggiungere i linfonodi tramite la circolazione linfatica.
All'interno dei linfonodi, i macrofagi cercano di inglobare queste particelle, svolgendo una funzione di pulizia; tuttavia, i pigmenti risultano spesso non degradabili. Il ciclo che si genera vede ripetuti tentativi falliti delle cellule immunitarie, con conseguente permanenza dei residui di inchiostro e cronicizzazione dell'infiammazione locale:
Uno degli aspetti più innovativi emersi dalle analisi pubblicate riguarda l'impatto della presenza stabile degli inchiostri nei linfonodi sulla funzione immunitaria. Gli effetti rilevati nei modelli animali dimostrano una correlazione tra la presenza dei pigmenti e una minor produzione di anticorpi in seguito a vaccinazioni:
I possibili effetti sfavorevoli dei tatuaggi sulla salute non si limitano all'ambito immunitario. Da un punto di vista clinico, sono ben documentati una serie di rischi dermatologici immediati e a lungo termine:
Se l'applicazione dell'inchiostro comporta alcune criticità, la fase di rimozione presenta rischi ancora maggiori. Il trattamento più comune - la rimozione laser - frammenta i pigmenti in micro-particelle, che, in virtù delle loro minime dimensioni, entrano nella circolazione sistemica con maggiore facilità. Secondo le osservazioni cliniche: