Il fallimento della Banca Popolare di Vicenza ha lasciato numerosi creditori senza rimborso. Analizziamo liquidazione, crediti, figure coinvolte, criteri di esclusione e il ruolo di Intesa Sanpaolo e dello Stato, tra azioni legali e prospettive future.
Il dissesto che ha colpito la Banca Popolare di Vicenza nel giugno 2017 ha rappresentato uno dei momenti più delicati e complessi della storia bancaria italiana recente. Migliaia di risparmiatori, investitori e soggetti economici sono stati coinvolti in una crisi che ha scosso profondamente il tessuto produttivo e sociale del territorio. Il percorso di liquidazione amministrativa coatta ha subito portato in primo piano la questione del rimborso dei creditori, stimolando un acceso dibattito tra aspettative e realtà normative.
Oggi, a quasi otto anni dall’inizio della procedura, il quadro che emerge per i soggetti che avevano presentato richiesta di riconoscimento dei crediti appare segnato da incertezza e delusione. Nonostante l’impegno profuso dai commissari liquidatori nella gestione delle istanze, le prospettive per la maggior parte dei creditori risultano purtroppo molto limitate.
L’apertura della liquidazione coatta amministrativa ha attivato un articolato processo di ricezione, valutazione e classificazione degli importi reclamati dagli aventi diritto. Le istanze di insinuazione al passivo depositate, a livello aggregato per entrambe le banche venete interessate dalla crisi, si sono attestate oltre le 41 mila unità, per un controvalore complessivo di circa 5,6 miliardi di euro.
Analizzando nel dettaglio la situazione della Popolare di Vicenza, sono emerse più di 28 mila richieste per circa 3 miliardi, suddivisi principalmente tra crediti chirografari e privilegiati. Tuttavia, l’esame istruttorio ha comportato l’esclusione di molte pratiche ritenute duplicate, incoerenti o non conformi ai criteri richiesti dalla normativa. Il numero effettivo di creditori riconosciuti si è quindi ridotto a circa 18.770 soggetti, con l’ammissione effettiva di poco più della metà delle istanze.
Nel dettaglio si rileva che:
| Categoria | Numero istanze | Importo (mln €) |
| Richieste totali | 28.000+ | 3.000 |
| Ammesse al passivo | ≈ 15.000 | 2.000 |
| Obbligazionisti subordinati | 12.000+ | 587 |
| Altri creditori | 845 | 370 |
All’interno della complessa procedura avviata per la Banca Popolare di Vicenza, la platea dei creditori è risultata estremamente variegata e rappresentativa di una vasta tipologia di soggetti. Le principali categorie emerse sono le seguenti:
L’analisi dettagliata delle richieste mostra tuttavia un denominatore comune: la maggior parte dei soggetti, soprattutto i piccoli risparmiatori, difficilmente vedrà soddisfatta la propria posizione.
L’attività istruttoria svolta dai commissari liquidatori ha portato a una sostanziale selezione delle domande, tanto sul piano quantitativo quanto qualitativo. I principali motivi di esclusione e il sistema delle priorità si articolano in questo modo:
La crisi aveva richiesto l’intervento diretto delle istituzioni pubbliche e di Intesa Sanpaolo sotto due principali profili: salvataggio immediato degli sportelli e copertura degli squilibri. Intesa Sanpaolo ha erogato significativi prestiti garantiti dallo Stato per assicurare la continuità operativa nel post-liquidazione, pari a circa 3,2 miliardi per BpVi e 3,1 miliardi per Veneto Banca.
Contemporaneamente, lo Stato italiano ha sostenuto l’onere di ristrutturazione e capitale, riversando cifre nell’ordine di altri 2,4 miliardi e 2,3 miliardi destinati a garantire la stabilità delle procedure e la tutela sistemica del settore creditizio.
Per i soggetti esclusi dalla lista dei beneficiari o per chi ritiene ingiustificato il diniego, la normativa offre la possibilità di presentare opposizione entro 15 giorni dalla comunicazione ufficiale della decisione. Si tratta di una procedura giuridica ordinaria, con tempi e modalità dettati dalla disciplina fallimentare e sottoposta a esame da parte delle sezioni competenti dei tribunali civili.
Parallelamente, rimane aperto il fronte delle azioni legali già avviate in passato. I commissari liquidatori stanno proseguendo le azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori e revisori dell’istituto per tutelare le ragioni della massa creditoria residua. Risultano in corso sia giudizi istruttori, sia iniziative atte a preservare l’integrità patrimoniale dei convenuti. Ancora, si segnalano ricorsi pendenti in Cassazione in merito alla dichiarazione di insolvenza della società, che potrebbero ridefinire alcuni profili chiave della vicenda.
Nonostante l’intenso lavoro svolto e la presenza di procedure giudiziarie di vario genere, al momento le prospettive concrete di un ristoro per i creditori, specie tra piccoli risparmiatori e investitori retail, rimangono estremamente ridotte.