La presunzione bancaria rappresenta uno degli strumenti più efficaci a disposizione dell'amministrazione finanziaria per combattere l'evasione fiscale.
Se sono un libero professionista o un'azienda e faccio prelievi e versamenti, come viene considerata dall'Agenzia delle entrate la mia azione? La gestione dei conti correnti per professionisti e aziende è infatti un aspetto della compliance fiscale in Italia, specialmente alla luce delle recenti interpretazioni giurisprudenziali che rafforzano la cosiddetta presunzione bancaria. Questo principio prevede che i versamenti e i prelievi sui conti correnti di imprenditori e lavoratori autonomi siano considerati reddito imponibile fino a prova contraria.
Le nuove sentenze della Corte di Cassazione e le posizioni espresse dall'Agenzia delle entrate confermano e chiariscono queste disposizioni, con implicazioni per la gestione finanziaria delle imprese. Ecco le novità:
Questa normativa è stata introdotta per contrastare l'evasione fiscale e offre all'amministrazione finanziaria uno strumento efficace per ricostruire il reddito effettivo di un contribuente. La presunzione legale è stata confermata più volte dalla Corte Costituzionale, che ha rigettato le questioni di legittimità sollevate, affermando che la norma è conforme ai principi di ragionevolezza e capacità contributiva previsti dalla Costituzione.
Per i professionisti e le aziende, queste normative impongono una gestione attenta dei conti correnti. Ogni versamento e prelievo deve essere supportato da documentazione adeguata, come fatture, scontrini o altre scritture contabili, per poter dimostrare che queste operazioni non sono collegate a ricavi non dichiarati. La mancanza di una giustificazione adeguata può portare a una tassazione aggiuntiva e a sanzioni severe da parte dell'Agenzia delle entrate.
Questa situazione rende necessario un monitoraggio costante e una gestione trasparente delle operazioni bancarie. In caso di accertamento fiscale, il contribuente deve essere in grado di dimostrare, con prove concrete, che i versamenti e i prelievi non sono legati ad attività imponibili. Questo onere probatorio è particolarmente gravoso, poiché la giurisprudenza richiede prove rigorose e non semplici dichiarazioni o presunzioni.
Due recenti ordinanze della Corte di cassazione, la 21220 e la 21214, hanno ribadito l'importanza della presunzione bancaria, sottolineando che i versamenti effettuati sui conti correnti devono essere considerati reddito imponibile, a meno che il contribuente non riesca a fornire prove contrarie. Le sentenze confermano che questa presunzione si applica sia ai redditi d'impresa sia a quelli derivanti da lavoro autonomo, ampliando così il perimetro di controllo fiscale.
Le sentenze hanno anche chiarito che la cancellazione del termine compensi dalla normativa originale, avvenuta in seguito a una sentenza della Corte Costituzionale nel 2014, non implica la non applicabilità della presunzione bancaria ai prelievi. Al contrario, anche i prelievi devono essere giustificati dal contribuente, altrimenti vengono considerati come ricavi occulti.
Il conto corrente, oltre a essere uno strumento fondamentale per la gestione delle finanze aziendali, diventa anche un elemento chiave nelle indagini fiscali. L'Agenzia delle entrate può utilizzare i movimenti bancari per ricostruire il reddito di un contribuente e verificare la corrispondenza tra i dati dichiarati e quelli effettivi. I prelievi e i versamenti ingiustificati possono diventare la base per un accertamento induttivo, nel quale l'amministrazione finanziaria presume l'esistenza di redditi non dichiarati.