Non tutti i falsi sono uguali e la distinzione tra dupe legale e contraffazione illecita è importante per capire se un acquisto rientri nei limiti della legge.
Vestirsi con abbigliamento imitato o ispirato a marchi famosi è un linguaggio culturale. Dalla moda di strada alle bacheche social, sempre più giovani e adulti scelgono capi dupe come forma di espressione personale e critica ai consumi di lusso. Il termine dupe, abbreviazione della parola inglese duplicate, non si riferisce a un prodotto contraffatto, ma a un capo ispirato nel design, nei materiali e nei dettagli a un oggetto iconico, venduto però a una frazione del prezzo originale.
TikTok, Instagram e YouTube sono diventati la cassa di risonanza di questa tendenza: influencer e creator pubblicano video in cui mettono a confronto originali e copie con toni ironici, spiegando dove trovare il miglior dupe del momento, che sia una giacca, una borsa o un paio di sneakers. La qualità è migliorata e molte repliche riescono a convincere anche i più scettici. In passato chi comprava falsi cercava di nasconderlo. Oggi ostentare una buona imitazione è una forma di intelligenza consumistica, quasi un badge di onore da esibire con fierezza. Approfondiamo meglio:
Diversa è la situazione per i prodotti dupe che non usano il marchio originale né riproducono fedelmente l'etichettatura, pur ispirandosi in modo evidente a un capo o accessorio famoso. In questo caso il prodotto si colloca in una zona grigia legale: l'imitazione del design è tollerata se non viola un brevetto registrato e non trae in inganno il cliente finale. Alcuni piccoli brand o retailer online, come Quince negli Stati Uniti, hanno costruito il loro successo proprio su questa formula con capi simili a quelli delle griffe, ma con materiali alternativi e trasparenza sulle differenze. In Italia, però, il quadro normativo è più rigido, e i controlli doganali sui prodotti in arrivo da marketplace internazionali come Temu, Shein o AliExpress diventati più frequenti, soprattutto se si sospetta la presenza di loghi falsificati.
Uno degli aspetti più sorprendenti della moda falsa del 2025 è che anche i consumatori più benestanti partecipano a questa nuova filosofia dello shopping. La crisi economica globale, l'inflazione e il rincaro dei beni di lusso hanno reso difficile, perfino per i ricchi, giustificare spese da migliaia di euro per capi d'abbigliamento o accessori. Il prezzo delle borse Chanel, solo per citare un caso emblematico, è aumentato del 70% in pochi anni. Allo stesso tempo, sono emersi nuovi canoni estetici in cui l'autenticità coincide con la consapevolezza, e non necessariamente con la firma cucita all'interno dell'indumento.
Secondo i dati raccolti dal settore, tra il 2023 e il 2024 il mercato globale dei beni di lusso ha perso circa 50 milioni di consumatori. Alcuni marchi stanno cercando di reagire con campagne provocatorie. Olaplex, per esempio, ha sponsorizzato falsi link per promuovere un dupe del proprio prodotto, che reindirizzavano però al sito ufficiale. Lululemon ha addirittura regalato capi originali in cambio di imitazioni, sfidando i consumatori a sentire la differenza.
Questa strategia serve a ribadire che il valore autentico del lusso risiede nei materiali, nella manifattura e nella sostenibilità, elementi difficilmente replicabili da una produzione industriale anonima e a basso costo.