L'anno 2025 si apre in un contesto finanziario segnato da volatilità e incertezza. Le continue oscillazioni dei mercati globali, unite a previsioni sulle politiche monetarie e al clima geopolitico mutevole, spingono un numero crescente di investitori a valutare prodotti che offrano soluzioni di protezione.
In questa cornice, i certificati a capitale protetto guadagnano attenzione come strumenti atti a coniugare la partecipazione ai mercati finanziari con una tutela parziale o totale dell'investimento. Tuttavia, la dicitura "protetto" non sempre implica un'identica struttura di garanzie o performance: il 2025 vede un'offerta sempre più articolata, in cui a pesare sono differenze marcate in termini di caratteristiche, complessità e remunerazione.
Gli strumenti in oggetto appartengono alla famiglia dei certificati di investimento, emessi da primarie istituzioni finanziarie. Tramite l'acquisto di questi strumenti, è possibile beneficiare delle variazioni di valore di uno o più "sottostanti" - che possono essere indici, azioni, panieri tematici o obbligazionari - senza acquisirli direttamente.
L'elemento distintivo è il meccanismo di protezione del capitale a scadenza: l'emittente garantisce, entro certi limiti, la restituzione di una percentuale predeterminata (dal 95% al 100% e oltre nei casi più favorevoli) dell'importo inizialmente investito, proteggendo così l'investitore dalle perdite più gravi sulla durata del prodotto. I punti da conoscere sono:
Struttura di base: ogni certificato prevede uno strike price (prezzo iniziale del sottostante), una data di scadenza e una formula che regola il calcolo del rimborso finale. Questo può includere anche la partecipazione all'eventuale performance positiva (con o senza effetto leva), meccanismi di cap (limitatore dei guadagni) o floor (limitatore delle perdite).
Protezione non universale: il rimborso minimo a scadenza è condizionato al profilo creditizio dell'emittente. In caso di default della banca, la garanzia non sarebbe attivabile, come chiarito dai documenti informativi e normativi pubblicati dagli emittenti.
Variazioni durante la vita dello strumento: il prezzo di mercato del certificato può essere inferiore al valore nominale prima della scadenza, esponendo chi vende anticipatamente a potenziali perdite.
La fiscalità rappresenta un aspetto di interesse: il trattamento fiscale è regolato dall'art. 44 e ss. del TUIR, con possibilità di compensare le minusvalenze sugli altri strumenti con le eventuali plusvalenze dei certificates.
L'offerta del 2025 mostra una notevole articolazione. I certificati a capitale protetto non sono omogenei: variano per grado di tutela, modalità di partecipazione al rialzo e alla ripresa dei sottostanti, durata dell'investimento e presenza di cedole o premi periodici. I 5 punti fermi sono:
Protezione totale (100%): prevedono la restituzione integrale del capitale investito a scadenza, a prescindere dall'andamento del sottostante (salvo fallimento dell'emittente).
Protezione parziale (95%, 103%, 107%): alcuni prodotti propongono una % superiore o leggermente inferiore al 100%, spesso abbinata a leverage sulla performance o a strutture di cap.
Leva finanziaria: la partecipazione alla crescita dei sottostanti può essere amplificata (es. 1,2x; 1,5x; 2,9x), aumentando il rimborso in caso di rialzo.
Durata: da meno di un anno (10 mesi) a cinque anni e oltre (fino a 2032), con flessibilità nel disegno delle scadenze.
Cedole: in molti casi sono assenti; alcune emissioni recenti prevedono cedole periodiche fisse o condizionate all'andamento dei sottostanti.
Un dato centrale relativo al funzionamento de certificati di investimento è la presenza di strutture "Call" o "Autocall": consentono il rimborso anticipato del capitale al raggiungimento di determinate soglie di performance, elemento da valutare in funzione delle proprie strategie di portafoglio.
I documenti normativi e i documenti Consob sottolineano l'importanza della lettura del KID, che riporta le caratteristiche e i rischi specifici di ciascuna emissione.
La crescente sofisticazione dei prodotti ha comportato un aumento rilevante della complessità delle strutture sottostanti. Molti certificati oggi presentano formule di calcolo articolate e opzioni integrate, tra cui la leva finanziaria sulla partecipazione ai rialzi e la protezione asimmetrica del capitale. In pratica:
Leva e partecipazione amplificata: l'investitore, mediante fattori di partecipazione superiori al 100%, può beneficiare di una crescita più che proporzionale del sottostante. Tuttavia, questa leva non incrementa la protezione al ribasso, ma solo il potenziale upside.
Strutture opzionali: la presenza di cap (limite massimo ai guadagni), trigger per rimborso anticipato e meccanismi di memory autocall, aggiunge livelli di complessità che rendono il prodotto meno trasparente a chi non sia esperto del settore.
Rischio di valutazione errata: la mancata comprensione dei meccanismi interni può generare false aspettative e spingere verso scelte di investimento poco consapevoli. È quindi essenziale consultare sempre il KID e i prospetti, facendo riferimento – se necessario – a un intermediario abilitato o utilizzando i materiali educativi di enti quali ACEPI.
È importante ricordare che, anche in presenza di protezione, il fallimento dell'emittente o la liquidità ridotta sul mercato secondario rappresentano rischi non eliminabili. Lo strumento va inserito con attenzione nella propria asset allocation, ponderando la complessità rispetto agli obiettivi personali.
Negli ultimi anni la pressione sui rendimenti di questi strumenti è aumentata. La ricerca di sicurezza ha spinto i principali emittenti a ridurre la partecipazione ai rialzi e, parallelamente, i costi a carico dell'investitore sono diventati più visibili grazie all'obbligo di trasparenza imposto dalle autorità di vigilanza.
La comparazione con altre forme di investimento – obbligazioni, fondi, ETF – appare dunque opportuna, in fase di pianificazione, specie per chi ricerca rendimento periodico o ha orizzonti temporali di lungo corso. Gli investitori meno esperti rischiano di sottovalutare la complessità e la minore liquidità del mercato secondario.
I casi studio rilevano come prodotti simili, almeno in apparenza, nascondano notevoli differenze operative: la partecipazione alla crescita o la possibilità di ricevere cedole sono spesso legate a condizioni stringenti e a costi accessori variabili.
Emittente |
Sottostante |
Protezione |
Partecipazione- Leva |
Scadenza |
Altri dettagli |
Natixis |
Indici S&P 500, EuroStoxx50, Nikkei 225 |
95% |
1,2x (120%) |
2 anni |
No cap, effetto Quanto |
BNP Paribas |
Materie prime strategic |
103% |
1,5x |
3 anni |
Controllo volatilità 8% |
Goldman Sachs |
Global Equity Portfolio |
100% |
N/D |
5 anni |
Cedola annua cumulativa 5% |
Barclays |
S&P 500 short |
100% |
Fino 25% |
10 mesi |
Strategia ribassista |
Société Générale |
CMS 10 anni |
100% |
Premi 5% |
5 anni |
Rimborso anticipato condizionato |
A prescindere dalle caratteristiche tecniche, è essenziale valutare il proprio profilo di rischio, gli obiettivi temporali e la propensione alla liquidità. I certificati a capitale protetto risultano adatti a investitori orientati alla conservazione del patrimonio, desiderosi di partecipare al potenziale rialzo di specifici mercati o settori senza esporsi integralmente ai rischi tipici dell'investimento diretto:
Asset Allocation e Diversificazione: questi strumenti possono rappresentare una componente tattica in portafoglio, soprattutto in contesti di elevata incertezza o di necessità di proteggere i risultati conseguiti.
Funzione di sostituzione: utilizzabili come alternativa a bond o depositi vincolati, soprattutto per chi desidera maggiore flessibilità di struttura rispetto a un prodotto obbligazionario classico.
Strategie di ottimizzazione fiscale: le opportunità di compensazione delle minusvalenze possono essere rilevanti per chi ha già plus tra altri strumenti finanziari.
Va tenuto presente che, in assenza della necessità di smobilizzare anticipatamente, il beneficio della protezione a scadenza può essere pienamente realizzato.