Ogni certificato ha un proprio profilo di rendimento e di rischio, stabilito al momento dell'emissione.
I certificati di investimento sono strumenti derivati cartolarizzati, emessi da una banca o da un intermediario, che consentono di investire su uno o più sottostanti, senza però doverli acquistare. Il certificato replica, in maniera diretta o condizionata, l'andamento di un indice, di un titolo azionario, di una valuta, di una materia prima o persino di una combinazione di più asset.
A rendere questi prodotti interessanti è la loro flessibilità. Ci sono certificati che offrono protezione parziale o totale del capitale, altri che permettono di guadagnare anche in condizioni di mercato laterale o ribassista, e altri ancora che amplificano il rendimento attraverso meccanismi di leva finanziaria. Per questo motivo vogliamo comprenderne il funzionamento:
Quelli a capitale condizionatamente protetto offrono invece una tutela solo a determinate condizioni, legate al superamento di una soglia detta barriera. Se il prezzo del sottostante non scende oltre quel livello, il capitale viene restituito per intero; in caso contrario, si partecipa alla perdita, come se si fosse esposti all'asset. Questa formula è molto utilizzata perché permette agli emittenti di offrire premi periodici (cedole) anche quando i mercati sono volatili, incentivando l'ingresso degli investitori in fasi incerte.
Infine i certificati a leva sono l'opzione più speculativa. Essi consentono di moltiplicare i guadagni (e le perdite) rispetto all'andamento dell'attività sottostante. Alcuni hanno leva fissa, altri variabile, e sono strumenti più adatti al trading di breve periodo che all'investimento di medio-lungo termine. In ogni caso, è fondamentale comprendere che ogni certificato ha una propria scadenza e delle condizioni contrattuali che ne determinano il comportamento e la convenienza.
I certificati di investimento sono strumenti quotati su mercati regolamentati. Possono essere acquistati e venduti attraverso Borsa Italiana, in particolare sul segmento SeDeX o sul Cert-X. In alternativa possono essere sottoscritti in fase di emissione dall'intermediario che li propone tramite la propria banca, piattaforma online o consulente finanziario.
Ogni certificato ha un proprio codice Isin e un prezzo che può variare nel tempo in base a diversi fattori: andamento del sottostante, avvicinamento alla scadenza, condizioni di mercato, volatilità implicita. Il monitoraggio, quindi, deve essere costante, anche perché alcuni strumenti prevedono eventi trigger (come l'autocall o il rimborso anticipato) che possono attivarsi al raggiungimento di determinati livelli.
L'investitore può informarsi tramite il Kid (Key Information Document), documento obbligatorio che sintetizza il funzionamento, i costi e i rischi del certificato. La struttura di payoff può essere complessa e controintuitiva, soprattutto per chi si avvicina a questi prodotti per la prima volta.
La durata può variare da pochi mesi fino a oltre cinque anni. Alcuni strumenti sono pensati per scadenze brevi e rendimenti rapidi, altri per strategie più articolate.
Dal punto di vista fiscale, i certificati sono considerati redditi di natura finanziaria e rientrano nella categoria dei redditi diversi, soggetti a una tassazione pari al 26% in Italia. Questa aliquota si applica sia alle plusvalenze derivanti dalla vendita sia ai premi o cedole periodiche. È possibile compensare le minusvalenze ottenute su altri strumenti finanziari nei quattro anni successivi, un vantaggio che può essere sfruttato in ottica fiscale per ottimizzare la gestione complessiva del portafoglio.
I rendimenti, come si è visto, variano in funzione della struttura del certificato. Alcuni prodotti offrono premi fissi mensili o trimestrali, altri prevedono un rimborso condizionato alla performance del sottostante alla scadenza. In certi casi, il rendimento può essere molto elevato, soprattutto in presenza di barriere lontane o mercati laterali, ma va sempre ricordato che non esiste un rendimento garantito, se non nei certificati puramente protetti.