Quando si parla di prestiti tra privati, si fa riferimento a transazioni finanziarie che coinvolgono esclusivamente singoli individui, senza l'intervento di istituti bancari. Questa possibilità, sebbene spesso legata a rapporti di fiducia come quelli tra amici o familiari, può configurare complessità legali e fiscali.
Un prestito tra privati rappresenta un accordo in cui un individuo, il prestatore, fornisce una determinata somma di denaro a un altro individuo, il prestatario, con l'impegno di restituire l'importo entro un periodo concordato, con o senza interessi. Questa forma di prestito, regolata dal Codice Civile negli articoli relativi al contratto di mutuo, non coinvolge istituti bancari o finanziari, rendendo il processo più informale ma con implicazioni specifiche.
Per essere legale, il prestito tra privati deve rispettare precise condizioni. Innanzitutto, deve essere un'operazione occasionale e non continuativa. Qualsiasi tentativo di svolgere prestiti in maniera organizzata o sistematica senza autorizzazioni costituisce reato di abusiva attività finanziaria, regolato dall'articolo 132 del Testo Unico Bancario (TUB). Inoltre, è necessario che l'accettazione del tasso di interesse, se previsto, rimanga sempre nei limiti del tasso soglia stabilito dalla Banca d'Italia, in modo da non configurare usura.
È altamente raccomandato formalizzare l'accordo tramite un contratto scritto. La scrittura privata consente di chiarire i termini, come il capitale prestato, il tasso di interesse applicato, se presente, e le modalità di restituzione. Un contratto con data certa è importante anche per motivi fiscali, poiché l'Agenzia delle Entrate potrebbe considerare i versamenti non documentati come pagamenti per prestazioni professionali, esponendo il prestatore a verifiche fiscali.
Infine, è fondamentale che i trasferimenti di denaro rispettino i criteri di tracciabilità. Pertanto, il prestito dovrebbe avvenire mediante strumenti come bonifico bancario o mezzi elettronici autorizzati, per facilitare eventuali controlli e tutelare entrambe le parti coinvolte.
Il contratto scritto rappresenta un elemento cardine nel prestito tra privati, poiché garantisce trasparenza e tutela per entrambe le parti. Attraverso un documento formale, è possibile definire in modo chiaro i termini dell'accordo, evitando ambiguità e possibili controversie future.
Un contratto di prestito tra privati deve includere almeno:
La presenza di una data certa, ottenibile attraverso la registrazione del contratto presso l’Agenzia delle Entrate o l’autenticazione da un notaio, offre una protezione aggiuntiva. Questo aspetto aiuta a prevenire contestazioni da parte del Fisco, che potrebbe interpretare il trasferimento come un pagamento lavorativo o commerciale non dichiarato, imponendo tassazioni non dovute.
In assenza di un contratto scritto, il prestatore potrebbe avere difficoltà a dimostrare l'esistenza del prestito, rendendo complessa ogni eventuale azione legale per recuperare il denaro.
Quando un prestito tra privati prevede l'applicazione di interessi, tali somme sono considerate redditi di capitale e sono soggette a tassazione, secondo la normativa italiana. Il prestatore è tenuto a dichiarare gli interessi percepiti nella propria dichiarazione dei redditi, classificandoli come "redditi diversi". Questo importo rientra nella base imponibile dell’IRPEF e viene tassato secondo le aliquote progressive stabilite dalla legge.
Il prestatario, invece, non ha generalmente obblighi di dichiarazione sugli interessi corrisposti, ma deve documentarli chiaramente, soprattutto in caso di verifica fiscale. La tracciabilità delle operazioni finanziarie è fondamentale. È quindi opportuno effettuare tutti i passaggi monetari, inclusi pagamenti di interessi, tramite sistemi tracciabili come bonifici bancari, con una causale che specifichi chiaramente la natura del prestito.
Un altro aspetto delicato è che l'Agenzia delle Entrate può presumere che un prestito sia a titolo oneroso, quindi con interessi nascosti. In assenza di un contratto scritto con data certa che specifichi l’assenza di interessi (prestito infruttifero, generalmente usato in famiglia), il Fisco potrebbe richiedere l’imposta sugli interessi presunti, con relative sanzioni. Risulta quindi indispensabile una documentazione dettagliata per evitare sanzioni o accertamenti.
Per evitare di incorrere nel reato di attività finanziaria abusiva, è necessario che i prestiti tra privati rispettino determinate regole e non assumano caratteristiche di continuità o professionalità. La normativa italiana, in particolare l’articolo 132 del Testo Unico Bancario (TUB), vieta infatti la concessione sistematica e abituale di prestiti senza le autorizzazioni prescritte.
Questa fattispecie si configura quando una persona, anche senza obiettivi di lucro, offre regolarmente prestiti a terzi. La ripetitività delle operazioni, anche se non realizzate mediante una struttura formalizzata, potrebbe far scattare verifiche da parte delle autorità finanziarie, con possibili sanzioni penali.
Per restare nella legalità:
Infine, se si hanno dubbi sulla legittimità delle operazioni, è sempre consigliabile consultare un legale o un esperto del settore per evitare il rischio di violare la normativa vigente.