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Come funziona la partita iva sportiva ordinaria nel 2025. Regole, tasse, franchigia e spese scaricabili

Quali sono le categorie di persone e associazioni che devono avere una Partita Iva sportiva, quali sono le regole da rispettare, le tasse che si pagano e le spese che si possono scaricare

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
 Come funziona la partita iva sportiva o

Il panorama normativo e fiscale dello sport in Italia è stato profondamente aggiornato negli ultimi anni, con riflessi rilevanti sulle modalità di apertura e gestione della partita IVA sportiva ordinaria.

Nel 2025 chi opera professionalmente nello sport deve rispettare obblighi stringenti in termini di fiscalità e contribuire a processi di riforma, in linea con le direttive europee e le nuove esigenze del settore. 

Definizione di partita IVA sportiva ordinaria: chi deve aprirla e quando è obbligatoria

L’istituto della partita IVA sportiva ordinaria nel 2025 è riservato ai lavoratori autonomi nel settore sportivo.

Sono tenuti all'apertura coloro che, svolgendo attività remunerate (ad esempio atleti, allenatori, direttori tecnici, collaboratori amministrativi/contabili, preparatori atletici), hanno percepito compensi annuali superiori a 15.000 euro.

Questo limite rappresenta la soglia oltre la quale l’attività è considerata professionalmente rilevante e impone la scelta di un codice ATECO specifico (85.51.00- Corsi sportivi e ricreativi). 

L’apertura della partita IVA è obbligatoria non appena si supera tale franchigia, mentre al di sotto è sufficiente una gestione da lavoratore occasionale o tramite altre forme contrattuali previste per il volontariato.

Regime fiscale 2025: tassazione e modalità di calcolo delle imposte sulla partita IVA sportiva

Il regime fiscale previsto per la partita IVA sportiva ordinaria riconosce specifiche agevolazioni e progressività nelle imposte secondo la dimensione del reddito:

  • I primi 5.000 euro annui sono esenti sia da IRPEF che da contributi INPS.
  • Per la quota compresa tra 5.000 e 15.000 euro, sussiste esenzione da IRPEF ma viene richiesto il pagamento dei contributi previdenziali.
  • Oltre i 15.000 euro, le somme percepite sono tassate sia con IRPEF sia con la piena contribuzione INPS.

Per chi adotta il regime forfettario, l’imposizione è ulteriormente ridotta (imposta sostitutiva al 5% per i primi cinque anni, poi al 15%), applicata sul 78% dei redditi eccedenti la franchigia, secondo quanto stabilito per questa tipologia di attività. 

Franchigie fiscali e soglie di esenzione per lavoratori sportivi con partita IVA

Tra le peculiarità della partita Iva sportiva spiccano alcune franchigie e soglie di esenzione che incidono notevolmente sulla base imponibile:

  • 5.000 euro annuali di franchigia su cui non si applicano imposte dirette e contributi previdenziali
  • 15.000 euro come limite massimo annuo entro cui non è richiesto il versamento dell’IRPEF. Solo i guadagni eccedenti questa somma sono fiscalmente rilevanti

Questi criteri valgono per i lavoratori sportivi sia in regime ordinario che forfettario. La franchigia tutela tutti i compensi percepiti con riferimento all’attività sportiva, mentre sulla parte eccedente si applicano le aliquote previste.

Va ricordato che per le prestazioni assimilate al lavoro autonomo, dal 2023 anche i compensi di natura amministrativa e gestionale beneficiano di tali soglie.

Contributi previdenziali e adempimenti INPS per partita IVA sportiva

Dal punto di vista previdenziale, la gestione dei contributi è disciplinata dalla Gestione Separata INPS. Le aliquote contributive sono distinte in base all’eventuale iscrizione ad altre casse:

  • 26,23% per chi non ha altre forme di previdenza obbligatoria
  • 24% per chi è già iscritto ad altre casse previdenziali

Fino al 2027, in via agevolata, la base imponibile per il calcolo dei contributi è ridotta del 50% sopra la soglia di 5.000 euro.

Questi importi vanno dichiarati nel Quadro RR del Modello Redditi e pagati direttamente dal lavoratore autonomo con scadenze annuali imposte dall’INPS. 

Spese deducibili e scaricabili per i titolari di partita IVA sportiva ordinaria

Con particolare riferimento alle spese deducibili. Il lavoratore sportivo può scalare, nel quadro dei costi inerenti all’attività, le seguenti categorie di spese:

  • Materiale tecnico sportivo (abbigliamento, attrezzatura e dispositivi specifici)
  • Spese di formazione e aggiornamento professionale (corsi, seminari, libri)
  • Affitti e utenze di locali utilizzati per l'attività
  • Spese di viaggio e trasporto inerenti a trasferte, gare o allenamenti fuori sede
  • Costi amministrativi (consulenze fiscali, assicurazioni professionali, canoni per software gestionali)

Nel regime ordinario, tali spese devono essere documentate e collegate all’attività sportiva per poter essere interamente dedotte.

In caso di regime forfettario, invece, si applica semplicemente il coefficiente di redditività sulla totalità dei compensi, senza distinzione analitica tra le voci di uscita.

Riepilogo degli adempimenti e consigli operativi per la gestione della partita IVA sportiva nel 2025

Adempimento Dettagli
Apertura partita IVA Obbligatoria al superamento dei 15.000 € di compensi per attività sportiva
Regime fiscale Ordinario o forfettario, con imposta ridotta e franchigie cumulative
Contributi previdenziali Versamento a Gestione Separata INPS, aliquote differenziate
Fatturazione elettronica Obbligatoria per tutte le prestazioni, anche esenti IVA
Contabilità IVA Registrazione anche per servizi esenti, salvo dispensa
Spese deducibili Materiale sportivo, trasporti, aggiornamenti, locali, costi amministrativi
Franchigie 5.000 € annui esenti anche da contributi; 15.000 € esenti IRPEF

 

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