L'arbitrato rituale rappresenta un procedimento di risoluzione delle controversie alternative al ricorso al Tribunale con avvio di una causa civile, affidando la decisione di una lite ad un arbitro, appunto, e con vantaggi in termini di tempi, decisamente più brevi di quelli della giustizia ordinaria, e costi, inferiori rispetto a quelli richiesti per una causa civile.
L’arbitrato è un nuovo strumento giuridico cui si fa ricorso per la risoluzione alternativa al Tribunale di qualsiasi tipologia di controversia, da dalle più complesse e importanti a quelle più semplici e che rispetto ad una causa in tribunale prevede tempi decisamente più rapidi e costi decisamente più bassi, elementi che rendono il ricorso all’arbitrato decisamente più vantaggioso rispetto alla decisione di avviare una causa civile in Tribunale.
Vediamo in questo pezzo come funziona l'arbitrato rituale.
L’arbitrato è un procedimento di risoluzione delle controversie alternativo, come sopra accennato, al ricorso ad un procedimento giudiziario per risolvere liti in materia civile che implica il ricorso ad soggetto terzo rispetto alla controversia, arbitro, o a più soggetti terzi, collegio arbitrale formato da tre arbitri, che hanno il compito di giudicare la controversia e pronunciarsi sull’esito (lodo arbitrale) della controversia.
L’arbitrato rituale si sceglie quando le parti decidono di affidare agli arbitri anzicchè alla giustizia ordinaria la risoluzione di una lite. Stando a quanto previsto dall’attuale disciplina 2022, per ricorrere all'arbitrato rituale bisogna farne espressa volontà con la cosiddetta convenzione di arbitrato, o patto compromissorio, da stipulare in forma scritta, altrimenti il ricorso all’arbitrato è da considerarsi nullo.
Quando si fa ricorso all’arbitrato rituale è bene sapere che gli arbitri devono essere, per legge, in numero dispari e se le parti indicano un numero pari, il presidente del Tribunale nomina una ulteriore persona. Gli arbitri devono accettare l’incarico per iscritto. L’arbitro che si sceglie è colui che ha il compito di decidere l’esito della controversia.
Precisiamo che non è un giudice ma un soggetto privato, esperto in materie giuridiche relative alla controversia ma che non deve essere necessariamente in possesso di titoli e qualifiche professionali particolari e specifiche, e di cui le parti stesse si fidano.
Quando ci si affida all’arbitrato rituale, dunque, le parti presentano e spiegano il motivo del contendere e si cerca una soluzione di comune accordo. Se non si riesce a raggiungere un accordo, l’arbitro ha 240 giorni dall’accettazione della nomina per decidere della lite.
In presenza di più di un arbitro, la decisione viene presa a maggioranza e con la partecipazione di tutti gli arbitri e deve essere riportata in forma scritta avendo gli stessi effetti di una sentenza del giudice.
Tempi più rapidi e risparmi di spese: il ricorso all’arbitrato rituale comporta diversi vantaggi che sono soprattutto relativi a tempi e costi della causa. Se, infatti, quando si avvia una causa civile in Tribunale si sa, come si svuol dire, quando inizia ma non quando finisce considerando i lunghi tempi della giustizia italiana e che per la conclusione di una causa bisogna attendere diversi anni prima di avere una decisione definitiva del Giudice, i tempi di chiusura di una controversia quando si ricorre all’arbitrato rituale sono fissati dalla legge e si aggirano tra i 60 e i 120 giorni. Stesso discorso vale per le spese.
Se per le spese di una causa in tribunale si possono arrivare importi elevati, ricorrendo all’arbitrato rituale i costi si riducono notevolmente, essendo decisamente di molto inferiori rispetto a quelli richiesti per un giudizio ordinario.