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Cosa significa che una Banca centrale taglia i tassi? Che effetti ci sono? Spiegazione con esempi concreti

Chi ha soldi investiti in obbligazioni a tasso fisso oppure chi detiene conti deposito vede ridursi i rendimenti.

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
Cosa significa che una Banca centrale ta

Cosa vuol dire, in termini pratici e quotidiani che la Banca centrale ha tagliato i tassi? In sostanza, la Banca centrale di un Paese o di una zona economica, come la Banca Centrale Europea per l'Eurozona o la Federal Reserve negli Stati Uniti, gestisce il tasso di interesse di riferimento ossia il costo al quale le banche possono ottenere denaro in prestito. Quando questi tassi vengono ridotti, il denaro diventa più economico perché le banche commerciali possono finanziarsi a condizioni più favorevoli. Questo costo inferiore si trasmette, almeno in teoria, all'economia reale, cioè a famiglie e imprese, attraverso prestiti e mutui più convenienti.

La decisione di tagliare i tassi non è mai presa alla leggera. La Banca centrale osserva diversi indicatori: l'inflazione, la crescita del PIL, il tasso di disoccupazione, la fiducia delle imprese e dei consumatori, e sulla base di questi valuta se l'economia ha bisogno di una spinta o, al contrario, di essere frenata. Un taglio dei tassi, dunque, è un messaggio chiaro: l'istituto centrale vuole stimolare i consumi, gli investimenti e rilanciare l'attività economica. Lo fa rendendo più facile prendere denaro in prestito e disincentivando l'accumulo di risparmi inattivi. Capiamo meglio:

  • Gli effetti su mutui, prestiti, consumi e investimenti dal taglio dei tassi

  • Effetti sui mercati, sull'inflazione e sulle valute

Gli effetti su mutui, prestiti, consumi e investimenti dal taglio dei tassi

Una delle prime conseguenze del taglio dei tassi è la riduzione del costo del credito. I mutui a tasso variabile, ad esempio, diventano più leggeri, con rate mensili che si abbassano anche di diverse decine di euro. Una famiglia che paga 700 euro al mese per un mutuo può ritrovarsi a versarne 650. Questo meccanismo libera reddito disponibile, che può essere speso in altri beni e servizi. Allo stesso modo, le aziende possono accedere più facilmente a prestiti per finanziare nuovi investimenti, acquistare macchinari, ampliare la produzione o assumere personale.

Non è un caso che spesso si parli del taglio dei tassi come di una misura espansiva. In termini tecnici, si tratta di una leva di politica monetaria accomodante, che punta ad aumentare la domanda aggregata. Più il denaro circola, più crescono le opportunità per l'economia di rimettersi in moto.

Ma non tutti i risparmiatori festeggiano quando i tassi scendono. Chi ha soldi investiti in obbligazioni a tasso fisso oppure chi detiene conti deposito vede ridursi i rendimenti. Il taglio dei tassi penalizza chi vive di rendita da capitale, soprattutto in fasi di inflazione alta, perché il potere d'acquisto dei risparmi tende a erodersi. Anche i fondi pensione e le assicurazioni, che investono in titoli di Stato, subiscono pressioni sui loro bilanci quando i tassi di mercato si abbassano drasticamente.

Effetti sui mercati, sull'inflazione e sulle valute

Il taglio dei tassi ha poi ripercussioni dirette sui mercati finanziari. Le borse reagiscono positivamente perché il credito più facile sostiene i profitti delle imprese. Azioni di settori ciclici, come edilizia, auto e beni di consumo, tendono a salire in risposta a una riduzione del costo del denaro. Gli investitori sono spesso spinti ad abbandonare asset a basso rendimento, come le obbligazioni, per cercare maggiori ritorni nel mercato azionario.

I tassi più bassi rendono una valuta meno attraente per gli investitori internazionali. Se la Bce taglia i tassi, ad esempio, l'euro tende a svalutarsi rispetto al dollaro, perché gli investitori preferiscono spostare i capitali verso Paesi dove i rendimenti sono più alti. Questa svalutazione della moneta può aiutare le esportazioni europee rendendole più competitive; dall'altro può aumentare il prezzo delle importazioni, contribuendo a una risalita dell'inflazione. È un equilibrio delicato, che la Banca centrale deve monitorare con estrema attenzione.

L'obiettivo della Bce è mantenere l'inflazione stabile e vicina al 2%. Se i prezzi crescono troppo lentamente, o addirittura calano (deflazione), l'istituto interviene tagliando i tassi per stimolare la domanda. Se invece l'inflazione corre troppo, come accaduto nel biennio 2022-2023, la Bce si muove nella direzione opposta, alzando i tassi per raffreddare l'economia.

Un esempio recente è arrivato nel giugno 2025, quando la Bce ha ridotto il tasso sui depositi al 2,50%. Il mercato ha reagito con entusiasmo, le borse sono salite e il cambio euro-dollaro è sceso. Allo stesso tempo, molte famiglie italiane hanno visto ridursi la rata del mutuo.

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