L'Inail riconosce l'ernia del disco lombare nell'industria per lavorazioni svolte in modo non occasionale con macchine che espongono a vibrazioni trasmesse al corpo intero ovvero macchine movimentazione materiali vari, trattori, gru portuali, carrelli sollevatori (muletti), imbarcazioni per pesca professionale costiera e d'altura; lavorazioni di movimentazione manuale dei carichi svolte in modo non occasionale in assenza di ausili efficaci. Nell'agricoltura per lavorazioni svolte in modo non occasionale con macchine che espongono a vibrazioni trasmesse al corpo intero ovvero trattori, mietitrebbia, vendemmiatrice semovente, lavorazioni di movimentazione manuale dei carichi svolte in modo non occasionale in assenza di ausili efficaci.
Aumentano i casi di riconoscimento della malattia professionale per via dell'ernia del disco. Anzi, ancora più in generale, sono proprio le patologie professionali da sovraccarico biomeccanico a carico del rachide e degli arti superiori, tra cui rientra anche l'ernia del disco, a fare registrare una incidenza sempre maggiore.
Ce ne accorgiamo in tre modi. Innanzitutto dai dati diffusi dall'Inail, l'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, che si occupa della gestione e del risarcimento dei casi di malattia professionale. In seconda battuta dagli interventi del legislatore sulle patologie professionali da sovraccarico biomeccanico anziché su quelle storicamente più denunciate dai lavoratori, come l'ipoacusia, l'asbestosi e la silicosi.
E poi, altro punto di osservazione di primo piano, dalle numerose sentenze in materia dei tribunali del lavoro, chiamati a dirimere i contrasti tra dipendente infortunato e datore del lavoro. Punto di partenza è naturalmente rappresentato dalle malattie professionali tabellate per l'industria e per l'agricoltura, provocate anche dalle operazioni di movimentazione manuale dei carichi. Vediamo quindi
C'è anche l'ernia del disco tra le malattie professionali riconosciute dall'Inail e dunque soggetta di indennizzi. Sebbene abbia generalmente un carattere multifattoriale, proprio il lavoro che si aggiunge ai fattori di natura individuale e ambientale si rivela decisivo.
Ricordando che non spetta al lavoratore l'onere della prova del riconoscimento del nesso tra malattia e mansioni svolte, nel caso dell'ernia del disco le attività legate alla movimentazione manuale dei carichi, all'esposizione a vibrazioni, le azioni di spinta o di traino di un carico, l'assunzione di posture anomale, soprattutto se eseguite di frequenza sono la causa scatenante. L'Inail riconosce
In tutti questi casi il periodo massimo di indennizzabilità dalla cessazione della lavorazione riconosciuto dall'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro è di un anno.
Sul riconoscimento dell'ernia del disco come malattia professionale si sono espressi a più riprese anche i tribunali. Ricordiamo ad esempio la sentenza della Corte dei conti, secondo cui l'insorgenza di questa patologia può determinare una minorazione irreversibile dell'attività tale da considerarlo inabile al lavoro, indipendentemente dalla percentuale riconosciuta.
Ha rappresentato un importante precedente la decisione della Corte di Cassazione, secondo cui il carico e scarico dei camion non può avvenire con i transpallet manuali poiché mettono a rischio la colonna vertebrale del lavoratore.
Particolarmente interessante è quindi una sentenza del Tar del Lazio per cui la giovane età di un lavoratore statale non è sufficiente a dimostrare che le attività siano state decisive per l'insorgenza e il decorso dell'ernia del disco.
Di conseguenza anche in questa situazione scatterebbe il diritto all'indirizzo da parte dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.
Si moltiplicano le sentenze su ernia al disco e malattia professionale dei tribunali del lavoro, chiamati a dirimere i contrasti tra dipendente infortunato e datore del lavoro.