La questione relativa all'ernia al disco e al suo riconoscimento come malattia professionale è un tema di notevole rilevanza giuridica che coinvolge aspetti medici, assicurativi e legali.
Oggi i lavoratori che soffrono di questa patologia possono ottenere importanti tutele quando viene dimostrato il nesso causale tra l'attività lavorativa svolta e l'insorgenza della patologia discale.
Approfondiamo quando e come questa condizione può essere riconosciuta secondo le normative vigenti e le più recenti interpretazioni giurisprudenziali del 2025.
L'ernia del disco è una patologia che colpisce la colonna vertebrale, in particolare la zona lombare o cervicale. Si verifica quando il nucleo polposo, la parte centrale e gelatinosa del disco intervertebrale, fuoriesce dalla sua sede naturale attraverso l'anello fibroso che lo contiene, comprimendo le strutture nervose circostanti come il midollo spinale o le radici nervose.
I sintomi principali dell'ernia discale includono dolore acuto alla schiena (lombalgia), che può irradiarsi lungo la gamba fino al ginocchio (lombosciatalgia) o al piede (lombo-cruralgia). Frequentemente si associano a questi sintomi anche intorpidimento, formicolii (parestesie) e perdita di forza negli arti.
La condizione può essere particolarmente invalidante, soprattutto quando la compressione nervosa è significativa. Nel caso di espulsione dell'ernia, quando una parte della massa gelatinosa del disco si distacca completamente andando a toccare il nervo sciatico, il dolore può diventare estremamente acuto e l'arto può risultare completamente addormentato.
L'ernia discale può avere diverse cause, ma quando si parla di origine professionale, esistono specifiche attività lavorative che possono contribuire in modo determinante alla sua insorgenza o al suo aggravamento. Tra i principali fattori di rischio professionale troviamo:
Queste attività lavorative possono determinare un sovraccarico biomeccanico del rachide lombare che, protratto nel tempo, può provocare danni ai dischi intervertebrali, favorendo l'insorgenza dell'ernia.
L'INAIL riconosce l'ernia del disco lombare come malattia professionale in specifiche circostanze, dettagliate nelle tabelle delle malattie professionali per l'industria e l'agricoltura. In particolare, l'ernia discale è indicata alla voce n. 77 della tabella delle malattie professionali riconosciute.
Per l'industria, l'ernia del disco lombare è riconosciuta per lavorazioni svolte in modo non occasionale con:
Per l'agricoltura, è riconosciuta per lavorazioni svolte in modo non occasionale con:
È importante sottolineare che il periodo massimo di indennizzabilità dalla cessazione della lavorazione è di un anno, il che significa che la domanda di riconoscimento deve essere presentata entro un anno dal termine dell'attività lavorativa rischiosa.
Nel corso degli ultimi anni, l'ernia discale lombare ha ottenuto maggiori tutele grazie all'evoluzione normativa. In particolare, un importante cambiamento è avvenuto quando questa patologia è stata trasferita dalla Lista II (malattie la cui origine professionale è giudicata "di limitata probabilità") alla Lista I (malattie la cui origine professionale è giudicata "di elevata probabilità") per quanto riguarda le lavorazioni che comportano vibrazioni trasmesse al corpo intero, come la guida di automezzi pesanti e la conduzione di mezzi meccanici.
Questo passaggio ha comportato un fondamentale vantaggio per i lavoratori: l'inversione dell'onere della prova. Mentre prima era il lavoratore a dover dimostrare che la malattia era stata causata dall'attività lavorativa, ora è l'INAIL che deve provare il contrario, garantendo una maggiore tutela per l'assicurato.
Tra le categorie professionali che più beneficiano di questa tutela rafforzata vi sono i conducenti di veicoli addetti al trasporto pubblico, di veicoli industriali e dei mezzi meccanici in generale. Nel 2025, queste categorie godono di una presunzione legale d'origine della patologia più significativa rispetto al passato.
La giurisprudenza ha giocato un ruolo fondamentale nell'interpretazione e nell'applicazione delle norme relative al riconoscimento dell'ernia discale come malattia professionale. Numerose sentenze hanno contribuito a chiarire e talvolta estendere le tutele per i lavoratori affetti da questa patologia.
La Corte di Cassazione ha stabilito importanti principi in materia. Ad esempio, ha affermato che il carico e scarico dei camion non può avvenire con transpallet manuali poiché mettono a rischio la colonna vertebrale del lavoratore, creando così un importante precedente per il riconoscimento della patologia.
Interessante è anche una sentenza del TAR del Lazio, che ha stabilito che la giovane età di un lavoratore statale non è sufficiente a dimostrare che le attività lavorative siano state decisive per l'insorgenza e il decorso dell'ernia del disco, riconoscendo quindi il diritto all'indennizzo da parte dell'INAIL.
In una significativa sentenza del 2024, la Cassazione Civile (Sezione Lavoro, n. 12704) ha ribadito l'importanza della corretta valutazione del nesso causale tra l'attività lavorativa e l'insorgenza dell'ernia discale. La Corte ha sottolineato che la consulenza tecnica d'ufficio rappresenta uno strumento essenziale per determinare l'origine professionale della patologia, ma deve essere adeguatamente motivata e tenere conto di tutti gli elementi pertinenti del caso.
Nonostante l'inversione dell'onere della prova per le malattie tabellate, è fondamentale che il lavoratore presenti una documentazione adeguata a sostegno della propria richiesta di riconoscimento. In particolare, è importante fornire:
Come evidenziato dalla sentenza della Corte d'Appello di Firenze e confermato dalla Cassazione (sentenza n. 29060/2025), la mancanza di allegazioni specifiche sull'impegno manuale richiesto dall'attività lavorativa può portare al rigetto della domanda, anche quando la patologia rientrerebbe tra quelle tabellate.
La Cassazione ha infatti chiarito che non è sufficiente l'anamnesi lavorativa raccolta dal medico INAIL basata unicamente sul racconto del lavoratore, ma sono necessarie prove concrete dell'esposizione al rischio.
Per ottenere il riconoscimento dell'ernia discale come malattia professionale, il lavoratore deve seguire una specifica procedura:
In caso di riconoscimento, il lavoratore ha diritto alle prestazioni previste dalla legge, tra cui l'indennizzo del danno biologico. Per l'ernia discale del tratto lombare con disturbi sensitivi persistenti, l'INAIL riconosce generalmente un'inabilità fino al 12%.
Quando l'ernia discale viene riconosciuta come malattia professionale, il lavoratore ha diritto a diverse prestazioni economiche, disciplinate principalmente dal D.lgs. 38/2000 che ha introdotto l'indennizzo per danno biologico.
L'entità dell'indennizzo dipende dalla percentuale di invalidità riconosciuta:
Oltre all'indennizzo per danno biologico, nel 2025 sono previste anche altre prestazioni economiche in caso di inabilità permanente o temporanea:
L'INAIL riconosce anche prestazioni non economiche, come la fornitura di protesi e ausili, i soggiorni termali e climatici, e il rimborso di alcuni farmaci.
È importante distinguere tra l'ernia discale come infortunio sul lavoro e come malattia professionale, in quanto le procedure di riconoscimento e i termini di denuncia sono differenti.
L'ernia discale come infortunio sul lavoro si verifica quando la lesione è causata da un evento traumatico specifico e ben individuabile, avvenuto durante lo svolgimento dell'attività lavorativa (causa violenta in occasione di lavoro). In questo caso, il datore di lavoro deve inviare all'INAIL la denuncia di infortunio entro 2 giorni.
La Cassazione ha chiarito che per configurare l'infortunio è sufficiente che la lesione si verifichi in un brevissimo arco di tempo a seguito dell'attività lavorativa, purché sia causata da un'azione che non esuli dalle condizioni abituali e tipiche delle mansioni alle quali il lavoratore è addetto.
L'ernia discale come malattia professionale, invece, si caratterizza per una causa lenta e diluita nel tempo, derivante dalla prolungata esposizione a fattori di rischio lavorativi. In questo caso, la denuncia all'INAIL deve essere effettuata entro 5 giorni dal ricevimento del certificato medico.
Oltre al riconoscimento come malattia professionale, l'ernia discale può comportare anche il riconoscimento di un'invalidità civile, che segue un percorso diverso, gestito dall'INPS anziché dall'INAIL.
L'ernia lombare non risulta specificamente tabellata tra le malattie che danno diritto a una determinata percentuale di invalidità civile. Tuttavia, se il paziente viene sottoposto a un intervento chirurgico di stabilizzazione del rachide lombare, è possibile ricondurre per analogia la patologia al codice 7010 (anchilosi di rachide lombare), con una percentuale di riconoscimento del 31-40%.
Per ottenere il riconoscimento dell'invalidità civile è necessario presentare domanda all'INPS, corredata da un certificato medico introduttivo. Successivamente, il paziente sarà sottoposto a visita da parte della commissione medica dell'ASL integrata da un medico INPS.
La prevenzione dell'ernia discale negli ambienti di lavoro rappresenta un aspetto fondamentale per ridurre l'incidenza di questa patologia tra i lavoratori. Le misure preventive devono essere adottate sia a livello organizzativo che individuale.
A livello organizzativo, è importante:
A livello individuale, i lavoratori dovrebbero:
Nel 2025, la normativa sulla sicurezza sul lavoro pone particolare attenzione alla prevenzione delle patologie da sovraccarico biomeccanico, incentivando le aziende ad adottare misure preventive efficaci attraverso sgravi fiscali e premi assicurativi.