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Le malattie mentali, molestie e violenze durante il lavoro: le più diffuse e i problemi relativi spiegati dall'Inail

di Marcello Tansini pubblicato il
Problemi relativi spiegati dall'Inail

Nel contesto lavorativo aumentano malattie mentali, molestie e violenze, con impatti rilevanti sulla salute. Dati INAIL, rischi, difficoltà di riconoscimento, conseguenze e strategie di prevenzione.

L'analisi condotta dagli enti preposti - in particolare l'Inail - mostra quanto le condizioni e le relazioni professionali possano incidere sul benessere individuale dei lavoratori.

Fenomeni come lo stress lavoro-correlato, mobbing e prevaricazioni sono divenuti sempre più frequenti e, spesso, sono alla base di una serie di malattie mentali in aumento sul lavoro. Le conseguenze non riguardano soltanto la sfera psicologica, ma impattano anche su produttività, clima aziendale e tutele offerte. Accrescere la consapevolezza su queste problematiche e comprendere i dati che descrivono il fenomeno è il primo passo per migliorare la qualità della vita nei contesti professionali e individuare strategie efficaci di prevenzione e sostegno.

Dati INAIL sulle malattie mentali lavoro-correlate: l'impatto sulla salute dei lavoratori

Secondo le rilevazioni dell'Inail, il numero delle malattie mentali che trovano origine nel contesto lavorativo sta registrando un trend in costante crescita nell'ultimo quinquennio (2019-2023). Nel periodo analizzato sono state segnalate oltre 2.000 patologie psichiche riconducibili a condizioni lavorative, secondo i codici ICD10 (F00-F99). L'impatto sulla salute dei lavoratori è profondo, coinvolgendo disturbi dell'adattamento, reazioni a gravi stress e forme di disturbo post-traumatico. Tuttavia, la percentuale di casi riconosciuti come professionali resta molto bassa: solo il 7,3% delle denunce ha effettivamente ricevuto riconoscimento da parte dell'ente assicurativo. Un dato che testimonia quanto sia complessa la diagnosi e l'attribuzione di un nesso causale diretto con l'attività lavorativa.

La sorveglianza sanitaria MalProf, sempre a cura di Inail, riporta 782 segnalazioni di malattie psichiche lavoro-correlate, con nesso positivo confermato in 424 casi (54%). La distribuzione per settore mette in luce una maggiore incidenza in sanità e assistenza sociale (11,8% dei casi), commercio al dettaglio (9,8%) e pubblica amministrazione (6,3%). Le professioni più esposte risultano medici, infermieri, portantini nel sanitario; commessi e cassieri nel commercio; impiegati amministrativi nella pubblica amministrazione.

Oltre agli effetti immediati sulla qualità della vita lavorativa, queste patologie sono spesso associate a un elevato rischio di assenteismo, difficoltà relazionali e, talvolta, all'abbandono della posizione lavorativa. Le statistiche pongono l'accento sulla necessità di azioni mirate per il supporto psicologico e la formazione di datori di lavoro e personale sanitario nella gestione dei sintomi e nella prevenzione.

Disturbi psichici più diffusi e fattori di rischio nei luoghi di lavoro

L'osservazione epidemiologica dei dati Inail mette in evidenza alcune patologie particolarmente frequenti tra i lavoratori:

  • Disturbi dell'adattamento (60,4% dei casi rilevati): caratterizzati da reazioni emotive e comportamentali intense a eventi stressanti o cambiamenti, con impatto sulle prestazioni e sulla sfera sociale.
  • Disturbo acuto da stress: insorge nelle ore o giorni successivi a eventi traumatici, manifestando ansia grave, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione e sintomatologia dissociativa.
  • Disturbo post-traumatico da stress (8,7%): emerge dopo eventi altamente minacciosi e produce ricordi intrusivi, incubi, evitamento e attivazione neurovegetativa persistente.
Fra i principali fattori di rischio nei contesti lavorativi si annoverano:
  • Relazioni interpersonali conflittuali e dinamiche di gruppo tossiche (>40% dei casi secondo il sistema Marel).
  • Ruolo organizzativo ambiguo oppure con scarsa autonomia decisionale.
  • Carichi di lavoro eccessivi, ritmi elevati e turni usuranti.
  • Esposizione a episodi di mobbing, bossing o altre forme di vessazione psicologica.
L'impatto di questi elementi è tale da condizionare in modo evidente le performance lavorative e la salute dei singoli. Anche fattori individuali - quali fragilità pregresse o difficoltà familiari - possono allettare la comparsa di disturbi psichici, ma è il clima aziendale e la qualità delle relazioni a costituire la matrice più ricorrente nei casi correlati all'attività professionale.

Molestie e violenze sul lavoro: analisi del fenomeno e settori maggiormente coinvolti

L'incidenza di molestie e violenze sui luoghi di lavoro merita una riflessione specifica, soprattutto alla luce dei dati più recenti. Nel 2023 l'Inail ha riconosciuto 6.813 episodi di aggressione e minaccia legati all'ambiente lavorativo, con una crescita marcata (+8,6% rispetto all'anno precedente). Il fenomeno colpisce in misura maggiore le donne, soprattutto in ambito sanitario, dove la percentuale femminile raggiunge il 70% degli episodi notificati:

  • Le forme più diffuse di violenza sono quelle verbali (56%), seguite da mobbing (53%) e abuso di potere (37%).
  • La maggioranza degli episodi deriva da soggetti esterni all'azienda - ad esempio, pazienti o clienti - ma non mancano conflitti tra colleghi e superiori.
  • Tra le professioni più colpite spiccano infermieri, operatori sociosanitari, addetti ai trasporti e ai servizi pubblici, vigili urbani e insegnanti.
Questa vasta diffusione richiede l'adozione di strumenti di prevenzione e tutela calibrati, oltre a una maggiore sensibilità sulla valutazione dei rischi specifici anche in ottica di genere. Gli ambiti più esposti necessitano di una costante attività di formazione, monitoraggio e supporto alle vittime.

Criticità nel riconoscimento Inail delle patologie psichiche professionali

Il sistema di riconoscimento delle malattie psichiche connesse all'attività lavorativa mostra rilevanti criticità. Le patologie di natura mentale rientrano tra le cosiddette malattie professionali non tabellate, per le quali il lavoratore è chiamato a dimostrare il legame causale tra disturbo e ambiente lavorativo.
A differenza delle patologie tabellate, che richiedono la sola prova dell'esposizione al rischio, in questo caso è necessario fornire evidenze documentali, quali certificazioni mediche, testimonianze e documentazione specifica sull'ambiente di lavoro.

I criteri diagnostici, definiti dai manuali delle malattie mentali, risultano spesso rigidi e poco adattabili alle differenze individuali di sintomatologia. Complicato dimostrare la prevalenza del fattore lavorativo rispetto a cause familiari o personali. Risulta bassa la percentuale di casi riconosciuti: nel quinquennio 2019-2023 solo il 7,3% delle segnalazioni ha avuto esito positivo.

Due casi pratici evidenziano le difficoltà riscontrate: il primo riguarda un impiegato sottoposto a pressioni lavorative intense, che sviluppa ansia e disturbi del sonno; il secondo coinvolge un infermiere testimone di un evento traumatico durante il servizio. In entrambi, la prova della preponderanza del fattore occupazionale sulla salute mentale rimane l'elemento discriminante per il riconoscimento della tutela.

Le conseguenze di molestie e violenze sulla salute mentale e fisica

Gli episodi di molestie e violenze nei luoghi di lavoro possono generare effetti profondi sia sull'equilibrio psichico sia sulla salute fisica delle persone coinvolte. I problemi più frequentemente riscontrati includono lo stress cronico, manifestazioni ansiose e depressive, disturbi del sonno e, nei casi più gravi, sintomatologia post-traumatica che limita la quotidianità lavorativa e personale.

  • Oltre un terzo delle donne coinvolte subisce sindromi da burnout a seguito di violenze sul lavoro.
  • Conseguenze fisiche immediate, come contusioni (56% dei casi), lussazioni e fratture, sono documentate dai dati Inail. Nei casi più estremi sono stati registrati anche decessi.
  • L'incidenza sulla salute mentale è maggiore nei soggetti che già presentano fragilità psichiche o che vivono dinamiche di isolamento organizzativo.
Un aspetto rilevante riguarda il rischio di abbandono anticipato del lavoro e la conseguente perdita di competenze per le aziende. La presenza di un clima ostile o la mancata presa in carico dei segnali di disagio possono portare a costi sociali ed economici rilevanti, oltre a compromettere la reputazione delle organizzazioni interessate.
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