Nel contesto lavorativo aumentano malattie mentali, molestie e violenze, con impatti rilevanti sulla salute. Dati INAIL, rischi, difficoltà di riconoscimento, conseguenze e strategie di prevenzione.
L'analisi condotta dagli enti preposti - in particolare l'Inail - mostra quanto le condizioni e le relazioni professionali possano incidere sul benessere individuale dei lavoratori.
Fenomeni come lo stress lavoro-correlato, mobbing e prevaricazioni sono divenuti sempre più frequenti e, spesso, sono alla base di una serie di malattie mentali in aumento sul lavoro. Le conseguenze non riguardano soltanto la sfera psicologica, ma impattano anche su produttività, clima aziendale e tutele offerte. Accrescere la consapevolezza su queste problematiche e comprendere i dati che descrivono il fenomeno è il primo passo per migliorare la qualità della vita nei contesti professionali e individuare strategie efficaci di prevenzione e sostegno.
Secondo le rilevazioni dell'Inail, il numero delle malattie mentali che trovano origine nel contesto lavorativo sta registrando un trend in costante crescita nell'ultimo quinquennio (2019-2023). Nel periodo analizzato sono state segnalate oltre 2.000 patologie psichiche riconducibili a condizioni lavorative, secondo i codici ICD10 (F00-F99). L'impatto sulla salute dei lavoratori è profondo, coinvolgendo disturbi dell'adattamento, reazioni a gravi stress e forme di disturbo post-traumatico. Tuttavia, la percentuale di casi riconosciuti come professionali resta molto bassa: solo il 7,3% delle denunce ha effettivamente ricevuto riconoscimento da parte dell'ente assicurativo. Un dato che testimonia quanto sia complessa la diagnosi e l'attribuzione di un nesso causale diretto con l'attività lavorativa.
La sorveglianza sanitaria MalProf, sempre a cura di Inail, riporta 782 segnalazioni di malattie psichiche lavoro-correlate, con nesso positivo confermato in 424 casi (54%). La distribuzione per settore mette in luce una maggiore incidenza in sanità e assistenza sociale (11,8% dei casi), commercio al dettaglio (9,8%) e pubblica amministrazione (6,3%). Le professioni più esposte risultano medici, infermieri, portantini nel sanitario; commessi e cassieri nel commercio; impiegati amministrativi nella pubblica amministrazione.
Oltre agli effetti immediati sulla qualità della vita lavorativa, queste patologie sono spesso associate a un elevato rischio di assenteismo, difficoltà relazionali e, talvolta, all'abbandono della posizione lavorativa. Le statistiche pongono l'accento sulla necessità di azioni mirate per il supporto psicologico e la formazione di datori di lavoro e personale sanitario nella gestione dei sintomi e nella prevenzione.
L'osservazione epidemiologica dei dati Inail mette in evidenza alcune patologie particolarmente frequenti tra i lavoratori:
L'incidenza di molestie e violenze sui luoghi di lavoro merita una riflessione specifica, soprattutto alla luce dei dati più recenti. Nel 2023 l'Inail ha riconosciuto 6.813 episodi di aggressione e minaccia legati all'ambiente lavorativo, con una crescita marcata (+8,6% rispetto all'anno precedente). Il fenomeno colpisce in misura maggiore le donne, soprattutto in ambito sanitario, dove la percentuale femminile raggiunge il 70% degli episodi notificati:
Il sistema di riconoscimento delle malattie psichiche connesse all'attività lavorativa mostra rilevanti criticità. Le patologie di natura mentale rientrano tra le cosiddette malattie professionali non tabellate, per le quali il lavoratore è chiamato a dimostrare il legame causale tra disturbo e ambiente lavorativo.
A differenza delle patologie tabellate, che richiedono la sola prova dell'esposizione al rischio, in questo caso è necessario fornire evidenze documentali, quali certificazioni mediche, testimonianze e documentazione specifica sull'ambiente di lavoro.
I criteri diagnostici, definiti dai manuali delle malattie mentali, risultano spesso rigidi e poco adattabili alle differenze individuali di sintomatologia. Complicato dimostrare la prevalenza del fattore lavorativo rispetto a cause familiari o personali. Risulta bassa la percentuale di casi riconosciuti: nel quinquennio 2019-2023 solo il 7,3% delle segnalazioni ha avuto esito positivo.
Due casi pratici evidenziano le difficoltà riscontrate: il primo riguarda un impiegato sottoposto a pressioni lavorative intense, che sviluppa ansia e disturbi del sonno; il secondo coinvolge un infermiere testimone di un evento traumatico durante il servizio. In entrambi, la prova della preponderanza del fattore occupazionale sulla salute mentale rimane l'elemento discriminante per il riconoscimento della tutela.
Gli episodi di molestie e violenze nei luoghi di lavoro possono generare effetti profondi sia sull'equilibrio psichico sia sulla salute fisica delle persone coinvolte. I problemi più frequentemente riscontrati includono lo stress cronico, manifestazioni ansiose e depressive, disturbi del sonno e, nei casi più gravi, sintomatologia post-traumatica che limita la quotidianità lavorativa e personale.