Nel sistema giuridico italiano, il tema dell’obbligo dei genitori nei confronti di figli adulti assume particolare rilevanza quando questi ultimi si trovino in condizioni di difficoltà, come avviene dopo una separazione coniugale e in presenza di problemi occupazionali e residenziali. Se da un lato il principio di autonomia personale impone al figlio maggiorenne di costruire un proprio percorso, dall’altro il sistema normativo interviene a tutela di situazioni di non autosufficienza effettiva, attribuendo ai parenti più prossimi specifici doveri nei confronti di chi versa in stato di bisogno e non può provvedere autonomamente ai propri bisogni elementari.
L’articolo 337 septies del Codice Civile sancisce che il genitore è tenuto a versare un assegno periodico anche ai figli maggiorenni che non siano economicamente indipendenti. Tuttavia, questa disposizione non si traduce in un obbligo illimitato nel tempo. La giurisprudenza italiana, in particolare con sentenze della Corte di Cassazione, ha precisato che il mantenimento spetta solo se il figlio dimostra di aver concretamente cercato un’occupazione adeguata alle proprie capacità e alla situazione del mercato del lavoro. L’interruzione dell’obbligo avviene quando il figlio, dopo aver completato il percorso di studi, non si attiva con diligenza per raggiungere un’indipendenza economica o mantiene comportamenti di inerzia ingiustificata.
I figli che hanno formato un proprio nucleo familiare o sono divorziati non recuperano automaticamente il diritto al mantenimento; la normativa prevede strumenti di tutela differenti, esaminati nei paragrafi successivi.
Nel caso di un adulto disoccupato, separato o divorziato, la differenza tra mantenimento e alimenti è sostanziale. Il primo mira a garantire un tenore di vita equiparabile a quello goduto in famiglia, ma viene meno se il figlio ha cessato di far parte del nucleo familiare, specialmente in caso di matrimonio o divorzio. A questo punto, la protezione si sposta sull’istituto degli alimenti, previsto dall’articolo 433 del Codice Civile.
Quindi, la perdita del diritto al mantenimento non preclude del tutto la possibilità di ricevere un supporto, purché siano soddisfatte stringenti condizioni di bisogno. La tutela non è automatica: spetta al richiedente dimostrare l’assenza di fonti di sostentamento e la necessità di assistenza economica.
Perché i parenti siano tenuti alla corresponsione degli alimenti il beneficiario deve dimostrare uno stato di indigenza reale. La legge fissa precisi criteri:
La quantificazione dell’assegno alimentare non segue i principi che regolano il mantenimento, poiché mira esclusivamente a evitare uno stato di assoluta indigenza, adeguandosi alle reali risorse dell’obbligato e alle effettive necessità del beneficiario.
Nel contenzioso riguardante l’obbligo dei genitori nei confronti del figlio divorziato, il giudice ha un compito centrale. L’analisi delle condizioni oggettive del richiedente e delle possibilità dell’obbligato viene svolta caso per caso, valutando:
Tipologia di obbligo | Requisiti | Durata |
Mantenimento | Dipendenza economica, percorso formativo in corso, sforzi per trovare lavoro | Fino a raggiunta indipendenza |
Alimenti | Stato di bisogno assoluto, assenza di altri soggetti obbligati | Finché persiste la necessità e la possibilità dell’obbligato |
In definitiva, la normativa e la prassi giudiziale pongono limiti rigorosi alla possibilità di ottenere sostegno dai genitori dopo la fine del matrimonio e in assenza di autonomia, distinguendo chiaramente tra mantenimento e alimenti nel rispetto dei principi di responsabilità familiare.