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I controlli su assegni bancari trasferibili o non trasferibili e in quali casi vengono fatti da Agenzia delle Entrate

Anche gli assegni bancari sono soggetti ad accertamenti fiscali dall'Agenzia delle Entrate. Ecco quando avvengon, per quali motivi e in quali modalitŕ avvengono

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
e aggiornato con informazioni attualizzate il
I controlli su assegni bancari trasferib

Gli assegni bancari, sia trasferibili che non trasferibili, devono avere una fonte lecita e devono essere adeguatamente documentati. L'Agenzia delle Entrate effettua verifiche fiscali sui movimenti bancari, inclusi gli assegni, per prevenire e contrastare l'evasione fiscale. Il beneficiario di un assegno deve essere in grado di dimostrare la regolarità fiscale delle somme ricevute.

La normativa attuale concede all'Amministrazione finanziaria poteri sempre più ampi per il monitoraggio dei conti correnti al fine di combattere efficacemente il mancato pagamento delle imposte sui redditi. Gli assegni, in quanto strumenti di pagamento tracciabili, rientrano pienamente nell'ambito di questi controlli.

Differenza tra assegni trasferibili e non trasferibili

Prima di analizzare i controlli fiscali, è importante comprendere le differenze tra le tipologie di assegni:

  • Assegno trasferibile: può essere girato dal beneficiario a un altro soggetto, che diventa il nuovo titolare del diritto di incasso;
  • Assegno non trasferibile: può essere incassato esclusivamente dal beneficiario indicato o versato sul suo conto. L'istituto di credito può pagare solo a un'altra banca o a un proprio cliente.

Secondo la normativa vigente, tutti gli assegni di importo pari o superiore a 1.000 euro devono obbligatoriamente riportare la clausola di non trasferibilità e indicare il nome o la ragione sociale del beneficiario. Questa disposizione è stata introdotta per garantire la tracciabilità dei pagamenti e contrastare il riciclaggio di denaro.

Modalità di controllo dell'Agenzia delle Entrate sugli assegni

L'Agenzia delle Entrate può accedere alle informazioni relative agli assegni bancari e postali attraverso diversi canali. I controlli riguardano sia gli assegni trasferibili che quelli non trasferibili e seguono lo stesso iter previsto per altre operazioni bancarie come bonifici e versamenti di contante.

Le verifiche possono essere effettuate mediante:

  • Accessi diretti presso istituti di credito;
  • Richieste di informazioni alle banche;
  • Analisi delle movimentazioni bancarie del contribuente;
  • Controlli incrociati con altre banche dati fiscali.

L'Amministrazione finanziaria ha facoltà di monitorare tutte le operazioni che transitano sui conti correnti, inclusi gli assegni ricevuti o emessi, per verificare la congruenza con i redditi dichiarati.

Presunzioni fiscali e onere della prova

Un aspetto fondamentale dei controlli fiscali sugli assegni riguarda le presunzioni relative e l'onere della prova. Secondo la normativa tributaria, qualsiasi somma che transita sul conto corrente del contribuente è considerata presuntivamente un reddito, a meno che il titolare non dimostri il contrario.

L'accertamento dell'Agenzia delle Entrate scatta nel caso in cui:

  • Il beneficiario dell'assegno non è in grado di dimostrare che sulle somme accreditate ha già pagato le imposte dovute;
  • Non riesce a provare che tali importi non costituiscono reddito imponibile;
  • Non può documentare l'origine lecita del denaro ricevuto tramite assegno.

Se il contribuente non riesce a fornire giustificazioni adeguate (il cosiddetto onere della prova), l'Agenzia delle Entrate può considerare quegli importi come redditi non dichiarati e applicare le relative sanzioni tributarie.

Basi normative per i controlli fiscali

I poteri di controllo dell'Agenzia delle Entrate sono stabiliti dalle disposizioni comuni in materia di accertamento delle imposte sui redditi. In particolare, l'articolo 32 del Decreto del Presidente della Repubblica numero 600 del 1973 stabilisce che gli uffici fiscali possono:

  • Procedere all'esecuzione di accessi, ispezioni e verifiche;
  • Invitare i contribuenti a comparire personalmente o tramite rappresentanti per fornire dati e notizie rilevanti ai fini dell'accertamento;
  • Richiedere informazioni relative ai rapporti finanziari e alle operazioni bancarie.

I dati e gli elementi acquisiti relativi ai rapporti bancari possono essere posti a base delle rettifiche e degli accertamento e controlli conti correnti Agenzia delle Entrate se il contribuente non dimostra di averne tenuto conto nella determinazione del reddito imponibile o che non hanno rilevanza fiscale.

Presunzioni sui prelevamenti e versamenti

La normativa stabilisce che i prelevamenti o gli importi riscossi nell'ambito dei rapporti bancari, per importi superiori a 1.000 euro al giorno e 5.000 euro al mese, possono essere considerati come ricavi non dichiarati se:

  • Il contribuente non indica il soggetto beneficiario;
  • Le operazioni non risultano dalle scritture contabili (per i soggetti obbligati alla tenuta della contabilità).

È importante sottolineare che la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 228/2014, ha limitato l'applicazione di questa presunzione sui prelevamenti ai soli titolari di reddito d'impresa, escludendo i professionisti.

Procedura di controllo e diritti del contribuente

Durante un controllo fiscale sugli assegni e sulle movimentazioni bancarie, il contribuente gode di alcune tutele. In particolare:

  • Le richieste dell'Agenzia delle Entrate e le risposte del contribuente devono risultare da un verbale sottoscritto anche dal contribuente o dal suo rappresentante;
  • In caso di mancata sottoscrizione, deve essere indicato il motivo;
  • Il contribuente ha diritto a ricevere copia del verbale;
  • L'Amministrazione finanziaria può richiedere l'esibizione o la trasmissione di atti e documenti rilevanti per l'accertamento;
  • Per i soggetti obbligati alla tenuta di scritture contabili, può essere richiesta l'esibizione di bilanci, rendiconti, libri o registri previsti dalle disposizioni tributarie;
  • L'ufficio può estrarre copia della documentazione o trattenerla per un periodo non superiore a 60 giorni dalla ricezione, rilasciando apposita ricevuta.

È fondamentale notare che le scritture cronologiche in uso non possono essere trattenute dall'Agenzia delle Entrate, per non compromettere la continuità dell'attività del contribuente.

Casi pratici di controlli sugli assegni

I controlli dell'Agenzia delle Entrate sugli assegni possono scattare in diverse situazioni. Ecco alcuni esempi concreti:

Versamento di assegni di elevato importo

Quando un contribuente versa sul proprio conto corrente un assegno di importo significativo, soprattutto se non compatibile con il suo profilo reddituale, l'Agenzia delle Entrate potrebbe richiedere chiarimenti sulla provenienza di tali somme. In questo caso, il contribuente dovrà dimostrare l'origine lecita del denaro, ad esempio attraverso documentazione che attesti:

  • La vendita di beni personali;
  • Donazioni ricevute da familiari;
  • Rimborsi o restituzioni di prestiti;
  • Eredità o altri trasferimenti patrimoniali.

Incasso frequente di assegni

Se un contribuente riceve e incassa regolarmente assegni senza dichiarare redditi corrispondenti, questo potrebbe segnalare lo svolgimento di un'attività non dichiarata al fisco. In tal caso, l'onere della prova ricade sul contribuente, che dovrà dimostrare che tali incassi:

  • Non costituiscono compensi per prestazioni lavorative;
  • Sono già stati sottoposti a tassazione;
  • Rappresentano movimenti di capitale non tassabili.

Emissione di assegni a soggetti non identificabili

Per i titolari di partita IVA, l'emissione di assegni verso beneficiari non chiaramente identificati o per operazioni non documentate nelle scritture contabili può generare presunzioni di costi indeducibili o di evasione. In questi casi, sarà necessario fornire adeguata documentazione che giustifichi tali pagamenti.

Consigli pratici per evitare problemi con il fisco

Per prevenire contestazioni da parte dell'Agenzia delle Entrate in caso di controlli sugli assegni, è consigliabile:

  • Conservare la documentazione: tenere traccia di tutti i movimenti di denaro, inclusi gli assegni ricevuti o emessi, conservando la relativa documentazione giustificativa;
  • Rispettare la normativa antiriciclaggio: ricordare che per importi pari o superiori a 1.000 euro gli assegni devono riportare la clausola di non trasferibilità;
  • Annotare la causale: indicare sempre chiaramente la causale bonifico o dell'assegno, specificando a quale operazione si riferisce;
  • Mantenere la coerenza: assicurarsi che i movimenti bancari siano coerenti con la situazione reddituale dichiarata;
  • Documentare i prestiti: in caso di prestiti tra privati effettuati tramite assegno, è consigliabile redigere una scrittura privata che documenti l'operazione.

Sanzioni applicabili in caso di irregolarità

In caso di accertamento fiscale che rilevi irregolarità relative agli assegni, l'Agenzia delle Entrate può applicare diverse sanzioni:

  • Sanzioni tributarie: in caso di omessa dichiarazione di redditi, le sanzioni variano dal 120% al 240% dell'imposta evasa;
  • Sanzioni per infrazioni antiriciclaggio: l'emissione di assegni trasferibili per importi pari o superiori a 1.000 euro è punita con sanzioni amministrative;
  • Conseguenze penali: nei casi più gravi, se l'evasione supera determinate soglie, possono configurarsi reati tributari come la dichiarazione infedele o l'omessa dichiarazione.

È importante ricordare che il sistema sanzionatorio prevede il cosiddetto ravvedimento operoso, che consente di ridurre le sanzioni in caso di regolarizzazione spontanea della propria posizione fiscale prima dell'avvio di controlli formali.

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