Gli assegni bancari, sia trasferibili che non trasferibili, devono avere una fonte lecita e devono essere adeguatamente documentati. L'Agenzia delle Entrate effettua verifiche fiscali sui movimenti bancari, inclusi gli assegni, per prevenire e contrastare l'evasione fiscale. Il beneficiario di un assegno deve essere in grado di dimostrare la regolarità fiscale delle somme ricevute.
La normativa attuale concede all'Amministrazione finanziaria poteri sempre più ampi per il monitoraggio dei conti correnti al fine di combattere efficacemente il mancato pagamento delle imposte sui redditi. Gli assegni, in quanto strumenti di pagamento tracciabili, rientrano pienamente nell'ambito di questi controlli.
Prima di analizzare i controlli fiscali, è importante comprendere le differenze tra le tipologie di assegni:
Secondo la normativa vigente, tutti gli assegni di importo pari o superiore a 1.000 euro devono obbligatoriamente riportare la clausola di non trasferibilità e indicare il nome o la ragione sociale del beneficiario. Questa disposizione è stata introdotta per garantire la tracciabilità dei pagamenti e contrastare il riciclaggio di denaro.
L'Agenzia delle Entrate può accedere alle informazioni relative agli assegni bancari e postali attraverso diversi canali. I controlli riguardano sia gli assegni trasferibili che quelli non trasferibili e seguono lo stesso iter previsto per altre operazioni bancarie come bonifici e versamenti di contante.
Le verifiche possono essere effettuate mediante:
L'Amministrazione finanziaria ha facoltà di monitorare tutte le operazioni che transitano sui conti correnti, inclusi gli assegni ricevuti o emessi, per verificare la congruenza con i redditi dichiarati.
Un aspetto fondamentale dei controlli fiscali sugli assegni riguarda le presunzioni relative e l'onere della prova. Secondo la normativa tributaria, qualsiasi somma che transita sul conto corrente del contribuente è considerata presuntivamente un reddito, a meno che il titolare non dimostri il contrario.
L'accertamento dell'Agenzia delle Entrate scatta nel caso in cui:
Se il contribuente non riesce a fornire giustificazioni adeguate (il cosiddetto onere della prova), l'Agenzia delle Entrate può considerare quegli importi come redditi non dichiarati e applicare le relative sanzioni tributarie.
I poteri di controllo dell'Agenzia delle Entrate sono stabiliti dalle disposizioni comuni in materia di accertamento delle imposte sui redditi. In particolare, l'articolo 32 del Decreto del Presidente della Repubblica numero 600 del 1973 stabilisce che gli uffici fiscali possono:
I dati e gli elementi acquisiti relativi ai rapporti bancari possono essere posti a base delle rettifiche e degli accertamento e controlli conti correnti Agenzia delle Entrate se il contribuente non dimostra di averne tenuto conto nella determinazione del reddito imponibile o che non hanno rilevanza fiscale.
La normativa stabilisce che i prelevamenti o gli importi riscossi nell'ambito dei rapporti bancari, per importi superiori a 1.000 euro al giorno e 5.000 euro al mese, possono essere considerati come ricavi non dichiarati se:
È importante sottolineare che la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 228/2014, ha limitato l'applicazione di questa presunzione sui prelevamenti ai soli titolari di reddito d'impresa, escludendo i professionisti.
Durante un controllo fiscale sugli assegni e sulle movimentazioni bancarie, il contribuente gode di alcune tutele. In particolare:
È fondamentale notare che le scritture cronologiche in uso non possono essere trattenute dall'Agenzia delle Entrate, per non compromettere la continuità dell'attività del contribuente.
I controlli dell'Agenzia delle Entrate sugli assegni possono scattare in diverse situazioni. Ecco alcuni esempi concreti:
Quando un contribuente versa sul proprio conto corrente un assegno di importo significativo, soprattutto se non compatibile con il suo profilo reddituale, l'Agenzia delle Entrate potrebbe richiedere chiarimenti sulla provenienza di tali somme. In questo caso, il contribuente dovrà dimostrare l'origine lecita del denaro, ad esempio attraverso documentazione che attesti:
Se un contribuente riceve e incassa regolarmente assegni senza dichiarare redditi corrispondenti, questo potrebbe segnalare lo svolgimento di un'attività non dichiarata al fisco. In tal caso, l'onere della prova ricade sul contribuente, che dovrà dimostrare che tali incassi:
Per i titolari di partita IVA, l'emissione di assegni verso beneficiari non chiaramente identificati o per operazioni non documentate nelle scritture contabili può generare presunzioni di costi indeducibili o di evasione. In questi casi, sarà necessario fornire adeguata documentazione che giustifichi tali pagamenti.
Per prevenire contestazioni da parte dell'Agenzia delle Entrate in caso di controlli sugli assegni, è consigliabile:
In caso di accertamento fiscale che rilevi irregolarità relative agli assegni, l'Agenzia delle Entrate può applicare diverse sanzioni:
È importante ricordare che il sistema sanzionatorio prevede il cosiddetto ravvedimento operoso, che consente di ridurre le sanzioni in caso di regolarizzazione spontanea della propria posizione fiscale prima dell'avvio di controlli formali.