Nell’ambito dei rapporti professionali tra cliente e difensore, la questione della responsabilità dell’avvocato rappresenta un pilastro del sistema giuridico italiano.
La fiducia affidata al professionista comporta, infatti, diritti e obblighi ben definiti: da un lato l’assistito si aspetta diligenza, competenza e un’informazione puntuale; dall’altro il legale è chiamato a tutelare al meglio gli interessi del cliente, rispettando norme deontologiche e profili di responsabilità imposti dalla legge.
La responsabilità civile del difensore deriva dall'obbligo di diligenza qualificata per le professioni intellettuali. L’avvocato non è chiamato a garantire un risultato certo, ma a prestare la propria opera “con la diligenza del buon professionista”. Solo in situazioni di particolare difficoltà l’errore dà luogo a responsabilità, se sussiste dolo o colpa grave.
Il difensore deve costantemente informare il cliente, sconsigliare l’azione giudiziaria in caso di scarse possibilità di successo e agire con trasparenza su costi e strategie.
La semplice sconfitta in giudizio o il mero errore non determinano, di per sé, un obbligo risarcitorio da parte di un avvocato.
È indispensabile che alla negligenza o omissione si aggiunga la prova che il cliente avrebbe potuto raggiungere un risultato più favorevole se l’attività fosse stata condotta correttamente (c.d. valutazione prognostica “più probabile che non”).
Ad esempio, un termine scaduto per proporre appello, se determinato dall’avvocato, diventa fonte di responsabilità solo qualora si dimostri che l’impugnazione, se tempestivamente presentata, avrebbe avuto buone probabilità di successo.
Il danno risarcibile consiste, quindi, nella perdita di una utilità concreta, patrimoniale o morale, derivante dall’errore. Non può essere riconosciuto indennizzo per semplice delusione o per esiti sfavorevoli attribuibili ad altri fattori (ad esempio, assenza del diritto sostanziale alla base della causa).
Per ottenere un risarcimento a causa di un errore dell'avvocato, l’assistito deve provare sia l’errore sia che questo sia stato determinante per il danno subito.
Il criterio predominante è dunque la stretta connessione tra condotta del difensore e risultato pregiudizievole, valutato caso per caso in base alle concrete probabilità di accoglimento dell’azione giudiziaria omessa o mal condotta.
L’analisi della responsabilità dell'avvocato segue tre verifiche essenziali nel procedimento di accertamento:
La complessità dell’accertamento richiede una rigorosa attività probatoria. Non è sufficiente la mera insoddisfazione rispetto all’esito della causa: il cliente deve allegare e dimostrare, attraverso documentazione giudiziaria e consulenze di settore, sia la condotta colposa del legale sia l’effetto negativo derivante.
Le principali tipologie di errori che un avvocato può compiere nei confronti del cliente comprendono:
La richiesta di risarcimento prevede un iter articolato e tendenzialmente complesso. Gli step essenziali comprendono: