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Quando l'avvocato deve risarcire un cliente per errori, sbagli o altri casi di inadempienza

Quali sono i casi in cui un professionista deve risarcire un cliente per eventuali sbagli e le prove che devono essere esibite

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
Quando l'avvocato deve risarcire un clie

Nell’ambito dei rapporti professionali tra cliente e difensore, la questione della responsabilità dell’avvocato rappresenta un pilastro del sistema giuridico italiano.

La fiducia affidata al professionista comporta, infatti, diritti e obblighi ben definiti: da un lato l’assistito si aspetta diligenza, competenza e un’informazione puntuale; dall’altro il legale è chiamato a tutelare al meglio gli interessi del cliente, rispettando norme deontologiche e profili di responsabilità imposti dalla legge. 

La responsabilità civile del difensore deriva dall'obbligo di diligenza qualificata per le professioni intellettuali. L’avvocato non è chiamato a garantire un risultato certo, ma a prestare la propria opera “con la diligenza del buon professionista”. Solo in situazioni di particolare difficoltà l’errore dà luogo a responsabilità, se sussiste dolo o colpa grave. 

Il difensore deve costantemente informare il cliente, sconsigliare l’azione giudiziaria in caso di scarse possibilità di successo e agire con trasparenza su costi e strategie. 

Quando l’errore dell’avvocato comporta un obbligo di risarcimento

La semplice sconfitta in giudizio o il mero errore non determinano, di per sé, un obbligo risarcitorio da parte di un avvocato.

È indispensabile che alla negligenza o omissione si aggiunga la prova che il cliente avrebbe potuto raggiungere un risultato più favorevole se l’attività fosse stata condotta correttamente (c.d. valutazione prognostica “più probabile che non”).

Ad esempio, un termine scaduto per proporre appello, se determinato dall’avvocato, diventa fonte di responsabilità solo qualora si dimostri che l’impugnazione, se tempestivamente presentata, avrebbe avuto buone probabilità di successo. 

Il danno risarcibile consiste, quindi, nella perdita di una utilità concreta, patrimoniale o morale, derivante dall’errore. Non può essere riconosciuto indennizzo per semplice delusione o per esiti sfavorevoli attribuibili ad altri fattori (ad esempio, assenza del diritto sostanziale alla base della causa). 

Per ottenere un risarcimento a causa di un errore dell'avvocato, l’assistito deve provare sia l’errore sia che questo sia stato determinante per il danno subito.

Il criterio predominante è dunque la stretta connessione tra condotta del difensore e risultato pregiudizievole, valutato caso per caso in base alle concrete probabilità di accoglimento dell’azione giudiziaria omessa o mal condotta.

Criteri di accertamento della responsabilità: imperizia, nesso causale e danno

L’analisi della responsabilità dell'avvocato segue tre verifiche essenziali nel procedimento di accertamento:

  • Imperizia, negligenza o imprudenza: la condotta deve essere carente rispetto agli standard professionali (es. omissione di atti, errata notifica, violazione di obblighi informativi).
  • Nesso causale: occorre dimostrare che, senza l’errore, il cliente avrebbe ottenuto un differente e più favorevole risultato. La prova richiesta segue un criterio probabilistico, fondato su una valutazione ex ante delle possibilità di successo.
  • Danno conseguente: il danno risarcibile non è automatico, ma deve costituire la perdita di una utilità patrimoniale o morale, che il cliente non avrebbe subito con un’assistenza corretta.

La complessità dell’accertamento richiede una rigorosa attività probatoria. Non è sufficiente la mera insoddisfazione rispetto all’esito della causa: il cliente deve allegare e dimostrare, attraverso documentazione giudiziaria e consulenze di settore, sia la condotta colposa del legale sia l’effetto negativo derivante.

Gli errori professionali più comuni e le casistiche frequenti

Le principali tipologie di errori che un avvocato può compiere nei confronti del cliente comprendono:

  • Omissione o ritardo nell’impugnazione di sentenze
  • Omissione di atti processuali essenziali (es. notifiche, riassunzione del procedimento)
  • Errore nella predisposizione di atti introduttivi
  • Mancato compimento di atti interruttivi della prescrizione
  • Violazione dell’obbligo informativo verso il cliente
  • Impostazione di strategie processuali avventate o non congrue con il caso trattato
  • Errori di legittimazione o nella scelta dei mezzi di prova disponibili.

Come ottenere il risarcimento dall’avvocato: procedura e oneri della prova

La richiesta di risarcimento prevede un iter articolato e tendenzialmente complesso. Gli step essenziali comprendono:

  • Fornire una ricostruzione documentata della vicenda, corredata di atti processuali, provvedimenti, e corrispondenza tra le parti;
  • Richiedere un parere professionale sulla probabilità di successo dell’azione risarcitoria e ghe valutazione della colpa del precedente difensore;
  • Notificare preventivamente (salvo urgenza) il collega coinvolto, ai sensi dell’art. 38 codice deontologico forense;
  • Provare con rigore sia l’errore imputabile che il nesso causale e il danno conseguente, rispettando i criteri indicati dalla Cassazione, con il supporto di documentazione e pareri tecnici;
  • Esperire, di norma, una fase extra-giudiziale attraverso negoziazione o tentativo di mediazione, salvo situazioni di urgenza o inutilità;
  • In difetto di accordo, agire in sede civile contro il professionista (e, se del caso, contro la compagnia assicurativa), affidando l’accertamento alla decisione giudiziale.

 

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