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Se faccio ricorso per una cartella fiscale e perdo, cosa rischio? Quanto posso pagare di più e altre sanzioni

Quali sono le eventuali conseguenze per chi presenta ricorso contro una cartella esattoriale ma perde e cosa prevede la normativa in vigore

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
Se faccio ricorso per una cartella fisca

Affrontare un contenzioso per una cartella esattoriale è una scelta che comporta risvolti tecnici e pratici di rilievo. Occorre essere consapevoli delle conseguenze che possono sorgere laddove il giudice non accolga le ragioni esposte dal contribuente. Tra gli aspetti più significativi figurano il carico economico aggiuntivo connesso alle spese di lite, il possibile aggravio delle sanzioni e delle somme dovute, nonché le ripercussioni sulle future azioni esecutive da parte dell’agente della riscossione. 

Effetti della notifica della cartella fiscale: termini, prescrizione e azioni esecutive

La notifica di una cartella esattoriale segna l’avvio di tutele e rischi specifici. Innanzitutto, essa determina il decorso di un termine di 60 giorni entro cui il destinatario può proporre ricorso davanti al giudice tributario competente. Superato tale periodo senza impugnazione, la cartella esattoriale assume efficacia esecutiva, consentendo all’agente della riscossione di procedere con pignoramenti o altre misure cautelari, come il fermo amministrativo e l’ipoteca sugli immobili.

  • Interruzione della prescrizione: La notifica interrompe i termini di prescrizione relativi ai crediti tributari. I nuovi termini variano a seconda della natura del tributo: 10 anni per imposte statali, 5 anni per tributi locali, 3 anni per il bollo auto.
  • Possibili azioni esecutive: In assenza di pagamento o ricorso, si attivano le procedure di riscossione coattiva, come pignoramento di conti correnti o altri beni del debitore.
  • Intimazione di pagamento: Se trascorso oltre un anno dalla notifica della cartella, è necessaria una nuova intimazione prima dell’avvio dell’esecuzione forzata.
Crediti statali 10 anni prescrizione
Tributi locali 5 anni prescrizione
Bollo auto 3 anni prescrizione

Opzioni per il contribuente dopo la notifica: pagamento, rateizzazione, impugnazione e autotutela

Una volta ricevuta la cartella, il contribuente può intraprendere diverse strade, che sono:

  • Pagamento integrale: Estingue il debito senza ulteriori aggravi.
  • Rateizzazione: è prevista la richiesta di dilazione, generalmente da presentare entro i termini indicati. Il piano rateale sospende le azioni esecutive, purché siano onorate tutte le scadenze.
  • Impugnazione: Il ricorso deve essere proposto entro 60 giorni dalla notifica se sussistono motivi di legittimità o errori sostanziali o formali.
  • Istanza in autotutela: Per errori materiali evidenti (ad esempio doppio pagamento, errori di calcolo o prescrizione) è possibile chiedere l’annullamento della cartella direttamente all’ente creditore.

Ricorso contro la cartella: possibili esiti e rischi in caso di sconfitta

Il ricorso giurisdizionale permette di sottoporre il proprio caso al giudice per valutare la correttezza della cartella fiscale. Tuttavia, è necessario conoscere i potenziali rischi qualora il giudizio sia sfavorevole al contribuente. In presenza di rigetto:

  • Il debito iscritto a ruolo resta integralmente dovuto, con possibilità di applicazione di ulteriori interessi e sanzioni.
  • Applicazione del principio di soccombenza, con obbligo ordinario di rimborso delle spese legali in favore dell’amministrazione vittoriosa.
  • In alcuni casi, con ricorso parzialmente accolto o rigettato per motivi esclusi dall’attività imputabile al contribuente, il giudice può disporre la compensazione totale o parziale delle spese.

In caso di ricorso respinto, oltre all’adempimento iniziale, possono maturare:

  • Interessi legali e di mora dalla scadenza originaria
  • Sanzioni aggiuntive in caso di perpetuazione dell’inadempimento
  • Ulteriori spese legate all’attività difensiva della controparte

Precisiamo che si tratta di ulteriori somme legate alla cartella iniziale e non scaturite dal ricorso fiscale perso. Chi presenta un ricorso contro una cartella esattoriale ricevuta e lo perde, non può, infatti, subire un aggravamento della sua posizione.

Stando a quanto stabilito, infatti, dalla normativa vigente il giudice dell’impugnazione (per esempio, la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado in caso di appello contro una sentenza di primo grado) non può modificare la posizione della parte appellante, rendendola peggiore di quella prima dell’appello.

Anche la Corte di Cassazione, con la recente sentenza n.13325 del 20 maggio 2025, ha confermato tale posizione.

Secondo i giudici, se il contribuente fa ricorso contro una sentenza che gli è parzialmente sfavorevole e l’Agenzia delle Entrate o un altro ente impositore coinvolto non presenta un appello incidentale per contestare la parte della sentenza che le ha dato torto, il giudice di secondo grado non può modificare la sentenza peggiorando le sanzioni fiscali per il contribuente.   
  

Conseguenze del mancato pagamento dopo il ricorso e azioni esecutive dell’Agente della riscossione

Se, a seguito della decisione sfavorevole, il contribuente non provvede al pagamento del debito complessivo (capitale, interessi, sanzioni e, se dovute, spese legali), l’Agenzia delle Entrate Riscossione dispone di ampi poteri per il recupero coattivo:

  • Pignoramento del conto corrente o di altre somme presso terzi
  • Iscrizione di fermo amministrativo su veicoli
  • Ipoteca su immobili per debiti superiori a 20.000 euro
  • Blocco dei pagamenti pubblici in presenza di crediti verso la Pubblica Amministrazione

Ulteriori effetti:

  • Maturazione di interessi aggiuntivi dal titolo esecutivo
  • Perdita dei benefici di eventuale rateizzazione se si decade da un piano rateale
  • Preclusione alla compensazione dei crediti fiscali in caso di debiti erariali superiori a 1.500 euro
  • Irrogazione di sanzioni specifiche, ad esempio in caso di violazione del divieto di compensazione (pari al 50% dell’importo indebitamente compensato)