Marchionne ha risposto che Trump è il miglior negoziatore che si è visto da molto tempo e gli va concessa la possibilità di proseguire nella sua azione governativa. Fca potrebbe evitare i dazi
Probabilmente si tratta del sogno proibito di ogni manager. Avere gli elogi da parte del Presidente di una potenza economica come gli Stati Uniti d’America rappresenta il prestigioso approdo di una carriera che è stata fulminante e davvero inarrestabile. È quello che è successo quando Trump ha deciso di incontrare i manager delle diverse case automobilistiche. E l’endorsement nei confronti dell’uomo con il maglione, capace di risollevare in un sol colpo le sorti di Fiat e Chrysler è stato di quelli che mettono quasi in imbarazzo. Il Presidente Trump, infatti, ha espressamente dichiarato che tra tutti, il suo preferito è proprio Marchionne.
Le lodi sperticate di Trump sono arrivate nel momento in cui il Presidente degli Stati Uniti d’America ha incontrato i manager delle principali case automobilistiche mondiali per discutere degli effetti della modifica del libero accordo tra Usa e Canada e delle misure antinquinamento. In quella occasione dalla bocca di Trump sono uscite queste precise parole: “Bravo Sergio, sei tu che hai riportato la produzione di Fca dal Messico al Michigan? Sei il mio uomo preferito in questa stanza”. E da buon italiano Marchionne non si è lasciato pregare e ha risposto con altrettanta solerzia ringraziando, ovviamente, Trump per le belle parole ed omaggiandolo con la stessa moneta.
Il manager italiano infatti, stando alle ricostruzioni dell’incontro, avrebbe detto che il Presidente degli Stati Uniti d’America è il miglior negoziatore che si è visto da molto tempo e gli va concessa la possibilità di proseguire nella sua azione governativa. Senza perdere altro tempo, poi il top manager ha aggiunto la sua approvazione per il provvedimento preso dall’amministrazione Trump, che rinvia praticamente al 2026 l’entrata in vigore delle norme più restrittive riguardo l’inquinamento.
Evidentemente i buoni rapporti che esistono tra governo statunitense e management della Fca potrebbero consentire a Marchionne di strappare anche un altro risultato di prestigio. Evitare i pesanti dazi che l’America si appresta ad imporre alle case automobilistiche europee.
Il marchio Fca è uno dei più importanti al mondo per quanto riguarda la vendita di autovetture. Per questo, inevitabilmente, finisce spesso sotto la lente di ingrandimento per qualche notizia. Questo avviene anche perché la nascita del gruppo ha sancito la fine, almeno nella forma in cui era stata sempre conosciuta, della sua gloriosa storia. Ecco perché quando l’amministratore delegato di Fca Sergio Marchionne, rilascia delle dichiarazioni, queste non possono passare inosservate.
Anche quando, come in questa circostanza, arrivano per smentire qualsiasi possibilità che il marchio Fiat potesse essere ceduto. Fiat non si vende è stato insomma lo slogan utilizzato da Marchionne che ha anche specificato di non aver mai parlato con i coreani. Che, per bocca dei più alti dirigenti di importanti gruppi automobilistici, avrebbero provato a tessere una tela per riuscire a contattare direttamente il celebre manager italiano. Principale indiziato il gruppo Hyundai.
Ipotesi bocciata in maniera netta da Marchionne. L’amministratore delegato di Fca ha detto chiaramente, a proposito di queste indiscrezioni, che il marchio Fiat non si vende, anzi diventerà un marchio capace di garantire un tasso di specializzazione sempre più alto. La strada maestra attraverso la quale assicurare un futuro importante alla casa automobilistica di Torino. Scongiurando quindi ogni epilogo simile a quello della Lancia, come qualcuno pur si era azzardato a dire.
Vero è che Marchionne non ha escluso che questo interesse sia del tutto fittizio. Anzi ha avuto modo di dichiarare che i coreani sono interessati a tutto, come da loro cultura e tradizione. Ma che lui, a proposito di un eventuale volontà di cedere il marchio Fita, non ha mai parlato direttamente con i coreani. E dunque per il marchio Fiat non esiste nessun rischio cessione. In questa circostanza il manager in maglione, ha anche assicurato che anzi per il gruppo torinese è previsto un futuro roseo, ricco di prospettive. Confermando allo stesso tempo, una sorta di ridimensionamento dello storico marchio del Lingotto che, in sostanza, produrrà la 500 in Europa.
Mentre la storica partnership con Magnetti Marelli si interromperà con lo scorporo previsto entro la fine di quest’anno. Stesso destino potrebbe . riguardare anche Comau, ma se dovesse avverarsi questa previsione, non sarà certo nel 2018 che potrà diventare operativa. Poi una puntatina sulla Ferrari. Anche qui Marchionne è chiaro sulle sue intenzioni di rimanere al vertice del Cavallino Rampante anche dopo la sua uscita di sena da Fca.
C'è molto fermento intorno sull'Investor Day di Balocco, quando Fiat Chrysler Automobiles metterà le carte sul tavolo e svelerà quali sono le sue intenzioni da qui ai prossimi cinque anni. Sono allora attesa le novità dei brand sotto il suo ombrello ovvero i modelli possibili che verranno annunciati il primo giugno. L'aspetto curioso in tutta questa vicenda è anche un altro ovvero la parallela attenzione per le auto che non saranno presentate. Come dire, c'è talmente tanta carne sul fuoco e le indiscrezioni sono così numerose da dare il via a un processo di scrematura. E così, provando a raccogliere le anticipazioni che circolano a un mese e mezzo di distanza dal giorno fatidico, sembra che sia destinata a rimanere alla porta l'Alfa Romeo Giulia Sportwagon ovvero la variante allungata della popolare berlina. Ma si tratta appunto di una ipotesi in cerca di conferme.
Alla base di questa decisione, che potrebbe disorientare considerando che Sergio Marchionne aveva fatto da apripista a questa possibilità, c'è il timore dei ristretti confini di mercato. Alla Alfa Romeo Giulia Sportwagon potrebbero essere interessati solo gli automobilisti europei e di conseguenza la strada seguita è quella della prudenza. Diverso è invece il caso dell'Alfa Romeo Giulia Coupé, rispetto a cui l'hype è invece piuttosto alto. E se non sarebbe da mettere in conto la nuova generazione di Fiat Punto, lo stesso dovrebbe dirsi per Fiat 500 XL..
La nuova Fiat Punto 2019 non dovrebbe essere prodotta a Pomigliano, come si credeva e in molti speravano, ma nello stabilemento di Kragujevac in Serbia dove già si produce la Fiat 500L. Ma la fabbrica italiana dovrebbe avere, romai quasi sicuramente, la produzione della cosidetta Mini Jeep, un mini Suv che è l'unico modello di cui si l'ufficialtà in quanto è stato anticipato dal responsabile di Jeep, Mike Manley, nello scorso salone di Detroit.
E la fabbrica migliore per costruirlo, quella più adatta, sia come conoscenze del personale che come infrastruttura tecnica è quella di Pomigliano dove c'è la Fiat Panda 4x4 la cui meccanica dovrebbe essere molto vicina.
Vi potrebbero essere, secondo indiscrezioni, due nuovi Suv, non uno solo e quest'ultimo potrebbe andare anch'esso in Serbia. Oppure il secondo Suv non sarebbe altro che la versione minore dell'Alfa Romeo STelvio, ma a questo punto andrebbe probabilmente ad essere realizzata a Mirafiori. Infine, la produzione dalla Panda, dovrebbe essere spostata a Tichy in Polonia, come aveva già fatto intendere Marchionne, quando aveva spiegato che le auto di gamma elevata, le più complesse da assemblare, sarebbe state fatte in Italia
Il passaggio è destinato a passare alla storia anche se i due marchi sono adesso sotto lo stesso ombrello di Fiat Chrysler Automobiles. Fino a pochi anni fa nessuno avrebbe mai immaginato che Alfa Romeo e Maserati potessero essere riuniti in un solo brand. Stando a quanto trapela, sarebbe proprio questa l'intenzione di Sergio Marchionne.
E che qualcosa stia bollendo in pentola sarebbe dimostrata dalla sostituzione di Reid Bigland in favore di Tim Kuniskis nel ruolo di ceo di Alfa Romeo e Maserati. Spetterebbe proprio a lui mettere a punto le strategie di unione dei due marchi e portare a compimento questo percorso.
Dovrebbero essere accorpati i comparti di comunicazione, logistica, acquisti e risorse umane di Alfa Romeo e Maserati. E tra la scelta di Modena e Milano come sede del quartier generale, la decisione sarebbe caduta sulla città emiliana. Il primo giugno Sergio Marchionne annuncerà il nuovo piano industriale a Balocco e quella potrebbe essere l'occasione giusta per avere conferme (o smentite).
Quello che è certo, è un dato, un elemento che è preossocchè sicuro ovvero che la Fiat Punto non sarà più prodotta. A questo punto al suo posto che cosa ci sarà negli stabilimemti di Melfi?
C'è un comunicato, nel quale Fca ha spiegato che a Melfi verranno prodotti tre auto. Quindi, oltre la Jeep Renegade e la Fiat 500X ce ne sarà un altro. E non sarà una nuova Fiat 500 Punto, come Marchionne ha confermato, perchè l'idea è quella di salire come livello e segmento di mercato auto
A questo punto, vedendo anche le caratteristiche dello stesso stabilimento si potrebbe pensare, che saranno prodotti solo crossover, dunque, un nuovo SUv Alfa Romeo ci potrebbe stare. E secono sempre indiscreioni sarebbe un auto che sarebbe prodotta al posto dell'Alfa Romeo Mito e sarebbe un veicolo compatto sportivo
Vi potrebbero essere, secondo indiscrezioni, due nuovi Suv, non uno solo e quest'ultimo potrebbe andare anch'esso in Serbia. Oppure il secondo Suv non sarebbe altro che la versione minore dell'Alfa Romeo STelvio, ma a questo punto andrebbe probabilmente ad essere realizzata a Mirafiori. Infine, la produzione dalla Panda, dovrebbe essere spostata a Tichy in Polonia, come aveva già fatto intendere Marchionne, quando aveva spiegato che le auto di gamma elevata, le più complesse da assemblare, sarebbe state fatte in Italia
Sono anche tanti altri i segnali che lasciano capire come il prossimo Investor Day possa realmente caratterizzarsi come storico. Perché piaccia o meno, ma lo stesso Sergio Marchionne potrebbe annunciare che i motori diesel diventeranno presto un ricordo e che da questa scelta non si tornerà più indietro. Si tratta di una decisione aziendale che andrebbe perfettamente in linea con quelle degli altri produttori. Alla base ci sono ragioni ambientali, condivise a livello internazionale.
Significa in buona sostanza che varierà l'opzione di scelta per i brand Alfa Romeo, Fiat, Jeep e Maserati, sempre molto richiesti dagli stessi utenti italiani. E anche in questo caso, il palcoscenico individuato per la conferma di questa strategia dovrebbe essere appunto l'Investor Day del primo giugno in occasione dell'illustrazione del piano industriale Fca a soci e azionisti.
In questo contesto tutto proiettato al futuro, che le organizzazioni sindacali hanno eletto i 27 rappresentanti dei lavoratori per la fabbrica Fca di Termoli. Entrano nel Consiglio di fabbrica Michele Pizzi, Flaviano Alfieri, Marco Travaglini, Riccardo Mascolo, Pasquale Carriero, Bruno Cianciosi, Giancarlo Ferrazzano, Marco Laviano, Franco Mugnano, Massimo Rossetti, Giuseppe Vasile, Francesco Guida, Maurizio Ciarla, Lindo Suriani, Peppino Sacchi, Leo Amato, Michele Barile, Nico Catalano, Nunzio Amicone, Giovanni Mercogliano, Antonio Pascucci, Carmen Fraraccio, Domenico Guida, Clemente Mastrogiacomo, Antonio De Carlo, Adolfo Zampino e Romolo Manuele. A conti fatti, hanno ottenuto voti due sigle delle quattro concorrenti ovvero Uilm con il 47% e 128 suffragi e Aqcf con il 41% e 112 voti complessivi.
Mentre Sergio Marchionne chiuse l’operazione di fusione tra Fiat e Chrysler, c’era qualcuno che storceva il naso. Ma a distanza di qualche anno la straordinaria capacità visionaria del manager italiano è stata premiata dai risultati visto che quell’operazione ha permesso all’azienda automobilistica italiana di riprendere vigore ed evitare la scomparsa. Un destino che sarebbe stato ineluttabile analizzando l’evoluzione di un mercato che vede competere gruppi sempre più grandi. Il successo di Fca è conclamato dal piano industriale in preparazione e che mostrerà al mercato un’azienda dinamica e in piena forma che proverà a conquistare altre fette di mercato grazie ai suoi modelli che hanno fatto dell’innovazione la priorità assoluta. La Jeep, in questo processo sarà in prima fila.
Sembra passato un secolo dai tempi in cui la Fiat rischiava grosso. Un’azienda che appariva ormai decotta, incapace di mutare pelle e di adattarsi alle novità di un mercato che concedeva sempre meno ai piccoli gruppi industriali nazionali, residuato di quel capitalismo novecentesco inghiottito da una globalizzazione spietata che poi è quella che governa ancora l’economia globale. L’intuizione e la capacità manageriale di Sergio Marchionne impedì che quel destino si compisse ed oggi, grazie alla fusione con Chrysler Fca è una delle aziende più solide nel panorama internazionale.
Più solida e anche più dinamica come dimostrano le novità contenute nel piano industriale in preparazione. A partire, per esempio dal nuovo modello della Jeep Cherokee, sempre in prima fila nella stagione del riscatto o regionali come l’inedita interpretazione del robusto pick-up Ram 1500. Modelli destinati ad ampliare il raggio d’azione del più internazionale dei brand di Fca, che si affaccia nel 2018 puntando a vendere oltre due milioni di vetture.
Marchionne parlando a Detroit in occasione di uno dei saloni per l’auto più importanti del mondo ha sottolineato che il successo di Jeep, sempre in prima fila nella strategia di rilancio dell’azienda italiana diventata una multinazionale, è uno dei principali fautori dell’indipendenza di Fca da legami con altri gruppi automobilistici e che l’azzeramento del debito è a portata di mano ma, soprattutto, ha aggiunto il capitolo riguardante Ferrari che, nel 2020 darà alla luce il suo primo Suv.
Tuttavia saltano sempre alla memoria le parole del presidente Marchionne rilasciate a Bloomberg, nel passaggio in cui ammetteva di essere ben oltre il considerare se produrre un Suv. Come dire, quello che vedrà la luce sarà una vettura realmente speciale, in grado di distinguersi dalla concorrenza, ma sempre andando nel solco della tradizione e della riconoscibilità. Una Ferrari appunto. E definirla solo Suv potrà apparire terribilmente riduttivo.
E qui entrano in gioco incertezze, speculazioni e desideri. Si tratterà di un Suv o di un crossover con prestazioni sicuramente elevate e finiture di lusso e perfette su strada? C'è già chi ha coniato un nuovo termine per inquadrare il nuovo veicolo made in Maranello: Fuv ovvero Ferrari utility vehicle con motore 8 cilindri a V da oltre 4 litri e 600 cv di potenza per differenziarlo dal Suv cioè Sport Utiliy Vehicle.