Vegagest, Poste pericoloso pasticcio per la clientela e rischi altri istituti per tanti risparmiatori

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Vegagest, Poste pericoloso pasticcio per

Aduc ricorda che tra i motivi per cui Carife era finita in dissesto ci sono anche finanziamenti discutibili concessi alla controllata Vegagest.

Non era mai successo prima in Italia ed è una situazione, comunque, grave che non dovrabbe mai accadere ed è succesos tra l'altro a Poste e ad una parte della sua clientela. Ma i rischi sono numerosi per diversi milioni di rispamiatori italiani e non solo di Poste con le nuove norme come mostrano le storie che ndiamo a raccontare.
 

Innanzitutto le parti in causa: da una parte c'è Vegagest, società di gestione del FIA italiano immobiliare, istituito in forma chiusa e denominato Europa Immobiliare 1. Dall'altra c'è Poste italiane, presso cui il Fondo è stato collocato. Nel mezzo c'è l'Aduc, associazione dei consumatori, che riferisce di un episodio paradossale: la sospensione del pagamento da parte della società di gestione nello stesso giorno in cui era previsto. Secondo il sodalizio, dietro questo improvviso dietro fronte c'è qualcosa di molto grave e non convince il richiamo a "circostanze non note e non prevedibili" di Vegagest che, si ricorda apparteneva alla Cassa di Risparmio di Ferrara, adesso in liquidazione coatta.

Vegagest, la storia

L'Associazione per i diritti degli utenti e consumatori ricorda che tra i motivi per cui Carife era finita in dissesto ci sono anche finanziamenti discutibili concessi alla controllata Vegagest. Vale la pena ricordare che il procedimento penale si era concluso con l'assoluzione per alcuni reati e la prescrizione di altri. Il passato è passato e della nuova situazione è ancora da scrivere il finale. Ma secondo Aduc, Poste dovrà rifare i conti, "e molto in peggio". A rimetterci potrebbero essere proprio i clienti finali.

Altro problema finanziario che potrebbe interessare milioni di italiani 

Il problema di fondo è la scarsa trasparenza nei confronti dei clienti. Il mancato rispetto del puntuale obbligo di informazione di prodotti finanziari ad alto rischio è infatti costato caro a Poste Italiane. E si tratta di un aspetto che, come ha sottolineato il giudice nella sua sentenza di accoglimento delle istanze formulate da due anziani coniugi con tanto di restituzione dei 100.000 investiti, ha una valore maggiore se la clientela non è qualificata. Ovvero non è in possesso di tutte le conoscenza e della preparazione di base per comprendere adeguatamente il grado di rischio a cui va incontro. In circostanze come queste la responsabilità di Poste (ma anche di banche e intermediari italiani) è evidentemente maggiore.

La sentenza del Tribunale di Ragusa è allora importante perché crea un importante precedente giurisprudenziale sui versanti della vendita e della commercializzazione di strumenti finanziari a rischio a soggetti ignari e privi di minime competenze in materia; sulla sottoscrizione di moduli e prospetti informativi in bianco; sulla promessa di ottimi rendimenti a fini previdenziali. Secondo il giudice, Poste Italiane non si è comportata con diligenza nel caso dell'investimento di 100.000 euro di due anziani coniugi di Modica nel fondo immobiliare chiuso Europa Immobiliare 1 avvenuto nel lontano 2004. I due hanno sottoscritto il modulo prestampato di autorizzazione all'investimento rischioso, ma evidentemente non basta a dimostrate la dovuta diligenza di Poste rispetto agli obblighi informativi dei risparmiatori.

E se l'obbligo di puntuale informazione ai clienti è universale, ha ancora più valore nel caso di una coppia - come questa di anziani siciliani - uno dei due ha solo la licenza elementare. Ecco allora che il magistrato non ha alcun dubbio e nella sua sentenza di condanna dell'importante player spiega come non possa essere dato dall'intermediario mediante una generica frase prestampata, ma comunicato mediante una condotta intesa a rappresentare in modo puntuale e compiuto le caratteristiche dell'operazione, con peculiare riguardo ai rischi.

Da qui l'imposizione della restituzione di 100.000 euro, oltre agli interessi, a distanza di circa 14 anni dall'impegno dei risparmi perché gli ordini di acquisto delle quote sono risultati nulli. Secondo lo Sportello dei Diritti, che si è occupato della vicenda, sono da mettere in conto casi simili anche per i vari Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara, Mps.

E c'è il via libera al bilancio

Come previsto alla vigilia, il Consiglio di amministrazione di Poste presieduto da Maria Bianca Farina ha approvato la relazione finanziaria annuale per il 2017. Si tratta di quella che contiene sia il bilancio d'esercizio e sia il bilancio consolidato del Gruppo per il 2017. Il risultato? Confermati i risultati preliminari consolidati già annunciati il 19 febbraio. Di più: il cda ha proposto il pagamento di un dividendo di 0,42 euro per azione, a valere sull'utile netto della capogruppo. La data prevista di stacco della cedola è il 18 giugno, quella di registrazione il 19 giugno e il pagamento è fissato solamente per il 20 giugno.

Dal punto di vista procedurale, il bilancio d'esercizio di Poste Italiane al 31 dicembre 2017 e la proposta di dividendo devono adesso essere sottoposti all'approvazione dell'assemblea ordinaria degli azionisti in calendario il 29 maggio. La convocazione, come rende noto formalmente il gruppo deve essere pubblicata nei tempi previsti dalla normativa vigente. Per l'esercizio 2017 Poste Italiane distribuirà allora un dividendo agli azionisti pubblici pari a circa 160 milioni di euro per il Tesoro (che ha in portafoglio il 29,6%) e 192 milioni di euro per Cassa depositi e prestiti (primo socio con il 35%). Il pay-out complessivo è all'80% dei 689 milioni di euro di utile netto, registrando così un aumento rispetto ai 622 milioni di euro dei 12 mesi precedenti.

Per eventuali rischieste di risarcimento, è utile ricordare che..

Il risarcimento danni contro le poste dunque fa parte dei diritti delle persone che risultano danneggiate dalla mancata consegna della corrispondenza. In ogni caso si possono intraprendere due strade, a seconda dell’entità del danno subito, per far valere i propri diritti. Una è quella del semplice reclamo che consente di tutelarsi in caso in caso di ritardi o mancata consegna della corrispondenza. Operazione che può essere effettuata anche online compilando l’apposito modello che si può trovare sul sito di Poste Italiane. L’altra, invece, è quella del giudice e deve essere intrapresa per ottenere il risarcimento quando il danno subito è di una entità importante.

Per quanto riguarda il reclamo bisogna proporlo rispettando delle scadenze molto precise: per la posta prioritaria spedita in Italia esso può essere presentato sei giorni lavorativi dopo la data di spedizione. Che scendono a tre se si tratta di raccomandata. Non si possono superare i tre mesi. Più lunghi invece i tempi per i reclami su spedizioni in Europa. Poste italiane, una volta ricevuto il reclamo, avrà 45 giorni di tempo per rispondere.

Ma per perdite di denaro, ad esempio

Se il reclamo non è più possibile, l’unica strada allora resta quella di rivolgersi a un giudice per ottenere il risarcimento danni contro poste italiane. Il giudice al quale ricorrere sarà quello del foro di competenza del cliente, ovvero il giudice di pace o il tribunale del luogo in cui ha la residenza o il domicilio la persona che ha subito il danno. E il problema principale per quelli che decidono di arrivare al giudice è quello di dimostrare di aver subìto un danno dal ritardo o dalla mancata consegna della posta. Un danno che deve essere di tipo economico.

Quindi la perdita di soldi oppure un eventuale mancato guadagno. In queste ipotesi bisognerà, infatti, dare prova di aver subìto un danno ulteriore rispetto a quello derivante dal semplice disservizio, per il quale, abbiamo detto, sono previsti soltanto il rimborso spese ed eventualmente un indennizzo. La responsabilità delle poste potrebbe esclusa anche solo se l’indirizzo del destinatario è stato riportato in maniera errata. Quindi bisogna fare attenzione anche a questi aspetti nel momento in cui si decide di intraprendere questo percorso. Se la mancata consegna della posta provoca una mancata assunzione a lavoro la possibilità di essere risarcita è più elevata (alcuni giudici l’hanno valutata anche diverse migliaia di euro) rispetto a quello che accade quando si tratta di una mancata partecipazione a un concorso. Questi perché è difficile dimostrare che si sarebbe superato al cento per cento quel concorso. Quindi il danno è più difficile da dimostrare.