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È obbligatorio giustificare prelievo di contanti in banca quando richiesto o ci si può rifiutare

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Quando il sospetto supera la soglia

Anche se non esiste alcuna legge che imponga l'obbligo di motivare ogni prelievo, è altrettanto vero che il rifiuto di fornire chiarimenti può avere conseguenze.

È lecito che la banca domandi giustificazioni per i prelievi, soprattutto quando le somme richieste sono elevate o appaiono fuori dall'ordinario? Innanzitutto chiariamo che il denaro depositato sul conto corrente è e resta di proprietà del cliente, il quale ha pieno diritto a disporne come meglio crede. Ma l'istituto bancario, nel concedere il prelievo, non agisce come semplice esecutore, bensì come soggetto vigilato dallo Stato e soggetto a norme stringenti, in particolare quelle antiriciclaggio e contro il finanziamento del terrorismo. Non si tratta quindi di un'ingerenza arbitraria, ma di una conseguenza di obblighi normativi.

La richiesta di spiegazioni è parte integrante della verifica della clientela, un processo che non si esaurisce con l'apertura del conto ma si protrae per tutta la durata del rapporto tra cliente e istituto. Questa procedura obbliga le banche a mantenere un controllo costante sull'operatività dei propri correntisti. Di conseguenza, se una persona che effettua solo piccole operazioni al bancomat, chiede 10.000 euro in contanti, è naturale che l'istituto ponga domande, non per ostacolare il diritto al prelievo, ma per tutelarsi dal rischio di coinvolgimenti indiretti in operazioni illecite:

  • Quando il sospetto supera la soglia
  • Prelevare non è reato, ma la tracciabilità è tutto
  • Doveri della banca e diritto alla trasparenza

Quando il sospetto supera la soglia

Anche se non c'è alcuna legge che imponga l'obbligo di motivare ogni prelievo, è altrettanto vero che il rifiuto di fornire chiarimenti può avere conseguenze. La banca può decidere di inviare una Segnalazione di Operazione Sospetta all'Unità di informazione finanziaria qualora ritenga che l'operazione, per importo, modalità o frequenza, possa nascondere una finalità illecita. Non è necessario che ci sia una prova certa di reato: basta che emerga un sospetto ragionevole, secondo quanto stabilito anche dalla giurisprudenza della Cassazione.

Il quadro si aggrava se il cliente rifiuta di fornire informazioni coerenti. In questo caso la banca può rivalutare il rischio del cliente, aumentare il livello di monitoraggio delle sue operazioni e recedere dal contratto bancario. Avviene per proteggere la reputazione dell'istituto e garantire che i propri servizi non vengano utilizzati per finalità opache. Va ricordato che l'uso eccessivo o frazionato del contante può far scattare l'attenzione, anche se l'importo di ogni singola operazione è inferiore al limite di legge per i pagamenti in contanti.

Prelevare non è reato, ma la tracciabilità è tutto

Un equivoco molto diffuso riguarda la presunta illegalità di prelevare contanti oltre i 5.000 euro. In realtà, la normativa antiriciclaggio vieta i pagamenti in contanti tra soggetti diversi per importi pari o superiori a quella soglia, ma non si applica ai prelievi dal proprio conto corrente, poiché si tratta di una movimentazione interna tra il soggetto e il proprio denaro. Ma è proprio la mancanza di tracciabilità del contante a renderlo un veicolo privilegiato per operazioni illegali, ed è per questo motivo che le banche monitorano con attenzione i movimenti cash, anche se leciti.

La natura anomala di un prelievo dipende anche dalla frequenza, dalla destinazione dichiarata e dalla coerenza rispetto al profilo economico del correntista. Ad esempio, un prelievo da 2.000 euro in banconote da 500 richiesto da un pensionato con entrate limitate potrebbe generare più sospetti di un bonifico da 10.000 euro eseguito da un libero professionista. La banca non sta giudicando la persona, ma il rischio legato all'operazione, in base alle linee guida del risk-based approach stabilite dalla Banca d'Italia.

Doveri della banca e diritto alla trasparenza

La banca è tenuta ad agire secondo il principio della diligenza qualificata. Deve cioè gestire i rapporti con la clientela con prudenza, perizia e attenzione,. Di conseguenza, la richiesta di spiegazioni sui prelievi non è un abuso, ma un atto dovuto per garantire il rispetto della legge e tutelare l'intero sistema bancario.

Chi teme di essere spiato deve sapere che nessun dato viene trasmesso alle autorità, salvo in presenza di fondati sospetti di illeciti. Il controllo si esercita per verificare che l'utilizzo del denaro sia compatibile con il profilo del cliente e che non ci siano rischi di coinvolgimento in dinamiche opache. Il principio guida è quello della proporzionalità: più un'operazione è fuori dall'ordinario, più è naturale che venga esaminata.

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