Diversi nuovi report e studi hanno evidenziato ancora una volto il problema dei pestici negli alimenti e prodotti alimentare di normale consumo. E in Italia, spicca la ricerca di Lega Ambiente con dati certamente preoccupanti
L'allarme alimenti con pesticidi è stato nuovamente sollevato grazie a diversi studi e rapporti recenti, tra cui quelli di Legambiente, Pesticide Action Network e altre associazioni europee impegnate nella tutela ambientale. Essi indicano che una significativa percentuale degli alimenti che arrivano sulle nostre tavole contiene residui di fitofarmaci. In particolare, si evidenzia la diffusione di sostanze chimiche come il glifosato e gli imidacloprid, con effetti potenzialmente dannosi sulla salute e sull'ambiente. La frutta si conferma tra le categorie più colpite, suscitando timori soprattutto per l'effetto cocktail derivante dalla combinazione di diversi pesticidi.
In Italia, il quadro delineato dal report di Legambiente "Stop pesticidi nel piatto" evidenzia una situazione complessa riguardo alla presenza di pesticidi negli alimenti. Su oltre 5.233 campioni di alimenti analizzati, provenienti da diverse regioni italiane, il 41,3% è risultato contenere residui di fitofarmaci. Di questi campioni, il 26,3% ha mostrato la presenza di più residui, sottolineando il problema dell'effetto multiresiduo che rappresenta un rischio significativo per la salute umana.
La frutta è il settore maggiormente colpito, con il 74,1% dei campioni che contiene residui di più pesticidi. Questo dato è particolarmente preoccupante considerando che molti fitofarmaci identificati, come l'imidacloprid, potrebbero avere effetti nocivi sugli ecosistemi e sulla biodiversità, oltre che sulla salute dell'uomo. I residui irregolari sono stati riscontrati anche nei campioni di verdura (34,4%) e nei prodotti trasformati come i cereali integrali e il vino.
All'interno dello studio, sono stati posti in evidenza casi particolari come quello dei pesticidi non autorizzati, tra cui l’imidacloprid e altri neonicotinoidi, che nonostante siano vietati, sono stati individuati nei test. Un problema persistente che il report ha messo in luce è il traffico illegale di pesticidi, che viene monitorato attraverso operazioni come "Silver Axe", indicando che una quota considerevole dei fitofarmaci usati è di origine illegale.
In questo contesto, Legambiente ha sollecitato l'adozione di misure stringenti, come l'applicazione della strategia europea From Farm to Fork e un nuovo Piano di Azione Nazionale per l'uso sostenibile dei fitofarmaci, per limitare significativamente l'impatto di queste sostanze chimiche.
All'interno del panorama alimentare europeo, diversi studi hanno evidenziato quali sono i prodotti maggiormente contaminati e i pesticidi più diffusi. La frutta emerge come il gruppo alimentare più colpito, con elevati livelli di residui di fitofarmaci. Agrumi come arance e limoni, insieme ai peperoni e alle pesche, risultano particolarmente contaminati da più sostanze chimiche. Anche i prodotti esotici, come banane e kiwi, non sono esenti da questi rischi.
Tra i pesticidi più comunemente riscontrati troviamo l'imidacloprid, un pesticida appartenente al gruppo dei neonicotinoidi, noto per il suo impatto negativo sulle popolazioni di api e altri insetti impollinatori. Nonostante la sua pericolosità, l'imidacloprid è stato individuato in vari campioni di agrumi e altre colture, sollevando preoccupazioni sulla sostenibilità delle pratiche agricole che ne fanno uso.
Il glifosato è un altro erbicida ampiamente utilizzato che continua ad essere trovato nei residui alimentari. Sebbene il suo uso sia stato prorogato per altri dieci anni all'interno dell'UE, rimane controverso a causa dei suoi potenziali effetti sulla biodiversità e sui sistemi ecologici. Presenti anche sostanze come il fludioxonil e il boscalid, ampiamente utilizzati come fungicidi, che spiccano tra le sostanze più rilevate attraverso le analisi di routine.
Il report di Legambiente ha inoltre evidenziato il rischio associato alla presenza di cocktail di fitofarmaci nei prodotti alimentari. Tale fenomeno, noto come effetto cocktail, si riferisce alla capacità dei diversi pesticidi di interagire tra loro, potenziando l'impatto negativo sulla salute umana. Questo è particolarmente rilevante nel contesto dei multiresidui, dove un singolo campione può contenere fino a 18 diverse tracce di sostanze chimiche, come riscontrato in alcuni peperoncini analizzati.
L'effetto cocktail rappresenta una delle principali preoccupazioni nel contesto dell'esposizione a pesticidi. Quando più fitofarmaci sono presenti simultaneamente in un alimento, il rischio per la salute umana non si riduce alla somma dei singoli effetti dei pesticidi, ma può aumentare esponenzialmente, generando reazioni chimiche tali da amplificare la loro tossicità. Questo fenomeno è particolarmente preoccupante nei contesti agricoli in cui si riscontra una forte presenza di multiresidui.
Le interazioni chimiche tra diversi pesticidi possono portare a effetti sinergici, aumentando i danni rispetto a quanto causato dai singoli componenti presi separatamente. Tra i potenziali rischi per la salute umana, vi sono effetti sulla funzionalità endocrina, il rischio di insorgenza di patologie croniche e la possibile compromissione del sistema immunitario. Queste preoccupazioni sono state sollevate anche a livello europeo, spingendo per un controllo più rigoroso dei residui chimici nei prodotti alimentari.
L'ambiente non è immune dalle conseguenze dell'effetto cocktail. I residui di pesticidi possono contaminare il suolo e le acque, entrando nella catena alimentare e compromettendo la salute degli ecosistemi. Specie sensibili, come le api e altri insetti impollinatori, sono particolarmente vulnerabili agli effetti combinati dei pesticidi, il che può portare a un declino delle popolazioni con gravi ripercussioni sulla biodiversità globale.
Per contrastare l'impatto negativo dei pesticidi sull'ambiente e sulla salute umana, l'agricoltura biologica si presenta come una soluzione efficace e sostenibile. Questo approccio agricolo evita l'uso di prodotti chimici sintetici, promuovendo tecniche come la rotazione delle colture e l'uso di fertilizzanti naturali per migliorare la fertilità del suolo e controllare i parassiti. L'agricoltura biologica contribuisce a ridurre l'esposizione ai pesticidi, proteggendo la biodiversità e migliorando la qualità dei prodotti alimentari.
Il marchio del biologico italiano, ad esempio, garantisce che i prodotti siano coltivati seguendo rigidi standard di sostenibilità e sicurezza. Questo non solo tutela i consumatori, ma premia anche i produttori che investono in pratiche agricole ecologiche, riducendo il rischio di multiresiduo nei prodotti finiti.
Legambiente, forte del suo impegno nella tutela ambientale, ha avanzato diverse proposte per limitare l'uso di pesticidi e promuovere pratiche agricole più sostenibili. Tra le richieste principali al governo e alle istituzioni europee, vi è l'approvazione di un Piano di Azione Nazionale sull'uso sostenibile dei fitofarmaci, volto a ridurre l'utilizzo di chimica sintetica nelle colture.