L’allarme della Consob sulle criptovalute mette in luce i rischi di truffe, instabilità e speculazione, tra paragoni con la crisi del 2008, necessità di regolamentazione e nuove sfide tecnologiche per investitori e mercato.
L’intensificarsi delle discussioni intorno ai rischi associati agli asset digitali viene confermato dalle recenti prese di posizione della Consob. La vigilanza finanziaria italiana mette in evidenza come il fenomeno crypto, trainato da bitcoin e altre monete virtuali, rappresenti una «faglia tellurica» sotto l’apparente stabilità dei mercati finanziari tradizionali.
Il presidente Paolo Savona sottolinea che i pericoli non sono solamente ipotetici: la rapidità di diffusione delle criptovalute, unita all'assenza di una regolamentazione consolidata e alla promessa ingannevole di profitti facili, accresce le vulnerabilità sistemiche. Si impone, quindi, una riflessione approfondita sulle implicazioni di questo sviluppo, considerando sia l’esperienza storica sia l’attuale scenario globale.
Un elemento essenziale di questo dibattito è l’attrattiva esercitata dalla promessa di guadagni rapidi e importanti, spesso paragonata alla fiaba del «Campo dei Miracoli». L’illusione collettiva della facile ricchezza, alimentata dalla visibilità delle crypto negli ultimi anni, ha portato molti investitori, anche privati e meno esperti, a esporsi a rischi elevatissimi. La volatilità dei prezzi, combinata alla mancanza di informazioni chiare e trasparenti sui sottostanti e sulle dinamiche reali di mercato, espone queste persone a perdite rapide e difficilmente recuperabili. La natura speculativa dei token digitali si riflette nell’andamento spesso imprevedibile delle quotazioni e nell’assenza di strumenti di protezione comparabili a quelli istituzionali dei mercati regolamentati.
Oggi, secondo Savona, la diffusione di asset digitali privi di garanzie reali e spesso poco comprensibili per l’investitore medio rischia di replicare meccanismi analoghi: la mancanza di controllo centralizzato, la proliferazione incontrollata di prodotti finanziari collegati alle criptovalute e la scarsa trasparenza delle piattaforme rappresentano un parallelismo di inquietante attualità.
Causa della crisi 2008 |
Possibile rischio crypto |
Derivati tossici e subprime |
Token digitali opachi e scarsa garanzia |
Mancanza trasparenza |
Informazioni insufficienti agli utenti |
Contagio sistemico |
Estensione delle perdite al sistema bancario |
L’attuale ecosistema delle cripto-attività manifesta vulnerabilità intrinseche che possono riflettersi sulla stabilità dell’intero sistema bancario se l'integrazione con i mercati tradizionali prosegue senza nuovi strumenti di sorveglianza. Le principali criticità sono:
L’unicità del panorama crypto impone il rafforzamento degli strumenti di regolamentazione internazionale. Nonostante i primi passi compiuti con il Regolamento MiCAR a livello europeo e con le linee guida dell'Esma, persistono divergenze profonde tra i diversi Paesi. L’assenza di regole uniformi:
Le recenti raccomandazioni congiunte di Banca d’Italia e Consob rappresentano un segnale di severità istituzionale nei confronti dell’opacità del settore in cui sono presenti anche i ben noti Bitcoin. In particolare:
Pur nel contesto di rischio evidenziato, vanno valutate le potenzialità positive generate dall’avanzamento tecnologico. L’utilizzo della blockchain e la proposta di euro digitale a contabilità decentralizzata, avanzata anche dal presidente Consob, aprono scenari di maggiore efficienza, trasparenza e inclusività. Tuttavia, tali innovazioni devono rispondere a criteri pubblici di controllo e sicurezza. Solo sistemi garantiti da enti sovranazionali, e non da interessi privati, potranno fungere da strumento per rafforzare la sovranità monetaria europea e offrire alternative affidabili alle valute digitali esistenti.