Il ridimensionamento degli investimenti Amazon in Italia, segnato dallo stop al progetto Prime Air, evidenzia rischi per occupazione, filiera tecnologica e innovazione, e solleva interrogativi sul futuro della logistica sia con droni che senza di Amazon nel nostro Paese.
L’annuncio della sospensione delle consegne automatizzate via drone da parte di Amazon in Italia segna un cambiamento significativo nella traiettoria dell’innovazione logistica nazionale. Mentre il gruppo di Seattle accelera su altri mercati europei e oltreoceano, lo scenario industriale italiano si interroga sulle ripercussioni per occupazione, filiera tecnologica e competitività del territorio. Il caso Prime Air mette così in discussione tanto il quadro d’investimento attuale quanto la sostenibilità di futuri progetti avanzati, come lo U-space abruzzese, già fiore all’occhiello della regolamentazione europea sui droni commerciali.
La decisione di interrompere il programma sperimentale per la consegna di pacchi tramite droni nella zona di San Salvo rappresenta un passaggio delicato per il settore della logistica tecnologica nazionale. Il colosso statunitense, dopo mesi di test, ha comunicato ad ENAC la sospensione dei servizi Prime Air sul territorio italiano e la rinuncia alla certificazione LUC, elemento chiave previsto dai regolamenti dell’Agenzia Europea per la Sicurezza Aerea (EASA) per garantire operazioni autonome e sicure di veicoli unmanned.
Dietro questa scelta si celano molteplici motivazioni, non riconducibili a criticità con le autorità regolatorie locali. Da fonti dirette, Amazon sottolinea la rinnovata policy sugli investimenti, influenzata da vicende finanziarie recenti e accordi milionari con enti fiscali, che hanno inciso sulla revisione delle priorità a livello globale. Non si tratta di una bocciatura del quadro normativo nazionale: il dialogo positivo con ENAC e i risultati operativi avrebbero potuto condurre al debutto commerciale nelle prossime fasi, se non fosse intervenuta questa mutata strategia internazionale del gruppo statunitense.
Tecnologicamente, la piattaforma Prime Air italiana aveva raggiunto performance convincenti in test reali, grazie a sofisticati sistemi di navigazione autonomi, gestione delle emergenze (Safe Contingent Landing) e integrazione con i flussi di traffico aereo. Tuttavia, rimanevano alcune criticità:
A livello settoriale, questa sospensione rappresenta anche un campanello d’allarme circa la capacità del sistema Paese di catalizzare investimenti multidimensionali nella logistica del futuro, integrando ecosistemi di imprese, tessuto accademico e autorità di settore.
La rinuncia alle consegne via drone da parte di Amazon getta ombre sul futuro della filiera tecnologico-produttiva e dell’indotto occupazionale legato agli sviluppi della logistica digitale. L’Italia negli ultimi quindici anni ha visto il gigante americano investire oltre 25 miliardi di euro, con la creazione di oltre 19.000 posti diretti e il coinvolgimento di più di 60 hub tra centri logistici e magazzini.
Il programma Prime Air, pur ancora in fase sperimentale, aveva sollecitato l’attenzione di start-up, fornitori di servizi digitali, IT e costruttori di componentistica, permettendo a molte realtà di testare siano le proprie competenze sia la propria capacità di innovazione in un contesto d’avanguardia. Il ritiro della domanda di certificazione e la chiusura del polo sperimentale rischiano di interrompere queste sinergie, con le seguenti potenziali ripercussioni:
I territori, come l’area di San Salvo, che avevano investito in infrastrutture e formazione mirata per accogliere la filiera Prime Air, si trovano ora di fronte a una nuova fase di incertezza rispetto alle prospettive di indotto e valorizzazione del capitale umano locale.
Infine, la decisione di Amazon costituisce un segnale indiretto per le istituzioni, chiamate a potenziare le proprie strategie di attrazione e consolidamento di realtà ad alta innovazione, garantendo stabilità regolatoria e risposte puntuali alle esigenze delle aziende globali che investono in Italia.
Nonostante la sospensione di Prime Air, il quadro infrastrutturale italiano vanta il primato del primo “U-space” pienamente operativo in Europa, attivato dal 1° gennaio 2026 a San Salvo. Lo U-space è una porzione di spazio aereo gestita digitalmente, dove voli con equipaggio e senza equipaggio convivono coordinatamente grazie a tecnologie evolute di tracciamento, gestione del traffico e sicurezza.
Il progetto San Salvo nasce dalla collaborazione tra ENAC, D-Flight, ENAV e 35 enti locali, che hanno permesso di strutturare un ambiente di test e operatività unico a livello continentale. In questo spazio trovano espressione:
Le parole degli esperti di ENAC sottolineano il nodo: senza un consistente flusso di missioni commerciali, la tenuta finanziaria dello U-space potrebbe essere messa alla prova, richiedendo un ripensamento sul modello di business e sulle eventuali integrazioni con altri operatori pubblici e privati interessati alla sperimentazione di servizi avanzati di mobilità aerea.
Il raffronto internazionale rivela significative differenze di contesto e velocità di adozione delle tecnologie per la consegna tramite droni. Mentre negli Stati Uniti e nel Regno Unito la commercializzazione delle rotte Prime Air è già realtà in aree suburbane selezionate, grazie a quadri normativi più flessibili e un ecosistema industriale consolidato, la situazione italiana si presenta in fase emergente.
Tabella: Confronto tra Italia, USA e UK – consegne via drone
| Paese | Status operativo | Ostacoli principali |
| Italia | Programmi sospesi | Volume insufficiente, infrastrutture frammentate |
| USA | Pieno servizio in alcune aree | Regolamentazione locale, questioni privacy |
| UK | Piloti commerciali attivi | Clima, velocità iter autorizzativi |
La capacità dei mercati esteri di attrarre e trattenere capitali innovativi è legata a un ambiente favorevole alla sperimentazione, con un quadro normativo in grado di fornire da subito deroghe e supporto mirato per progetti pilota di dimensioni consistenti.
Per l’Italia, la sfida resta duplice: da un lato consolidare il proprio primato infrastrutturale, dall’altro attrarre nuovi player che abbiano la forza finanziaria e progettuale di trasformare le innovazioni regolatorie in opportunità di mercato reale.
Lo scenario che si apre dopo lo stop del programma di consegne automatizzate in Italia induce il settore a riflettere su strategie e investimenti per la mobilità aerea di prossima generazione. Da una parte, l’esperienza maturata durante i test di Prime Air costituisce un prezioso patrimonio di competenze per aziende, enti regolatori e università italiane, soprattutto nell’ambito della gestione intelligente dello spazio aereo, della sicurezza dei voli autonomi e dell’integrazione tra trasporto terrestre e aereo.
Allo stesso tempo, la messa a sistema delle infrastrutture U-space potrà rappresentare una leva per attirare nuove collaborazioni, soprattutto nei segmenti di:
Guardando al futuro, la competitività italiana in questo ambito dipenderà da una rinnovata collaborazione tra stakeholder pubblici e privati, capaci di valorizzare le eccellenze e di attrarre investimenti, pur in assenza – almeno per ora – dei volumi generati da giganti globali della distribuzione. La compatibilità tra innovazione tecnologica e sostenibilità economica resterà il perno di ogni strategia di rilancio.
L’uscita di scena di uno dei principali player dell’e-commerce globale dal contesto delle consegne automatizzate in Italia solleva interrogativi e opportunità per il sistema nazionale. L’episodio evidenzia la necessità di accelerare sulle riforme infrastrutturali e sulle policy di supporto all’innovazione, garantendo una maggiore attrattività tanto per le multinazionali quanto per il tessuto imprenditoriale locale.
Tuttavia, resta l’orgoglio di avere avviato lo U-space a San Salvo, una testimonianza del livello di maturità normativa e tecnologica raggiunto dal Paese. Il prossimo passo sarà adattare questi progressi all’evoluzione del mercato e alle aspettative della società civile, puntando su sostenibilità economica, inclusione delle filiere locali e nuove sinergie tra pubblico e privato.
Il percorso di integrazione tra tecnologie di frontiera e bisogni reali della logistica continua a rappresentare un laboratorio di sperimentazione che, pur con le sue criticità, avrà un impatto decisivo sulla capacità dell’Italia di giocare un ruolo di primo piano in Europa nell’ambito della mobilità e della distribuzione intelligente.