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Auto, le migliori e peggiori marche nei primi 6 mesi del 2025. E l'andamento registrato

di Chiara Compagnucci pubblicato il
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Il 2025 vede il mercato auto tra crisi, cambiamento e sfide globali. Analisi delle immatricolazioni, crescita di elettriche e ibride, strategie dei produttori, impatti della concorrenza e trend dei migliori e peggiori modelli.

La transizione in corso nell’industria automobilistica tra gennaio e giugno 2025 evidenzia una fase di instabilità, in cui il settore mostra segnali alterni tra persistenti difficoltà e spinte verso l’innovazione. In questo contesto, il comparto appare pressato da molteplici fattori: le ripercussioni delle recenti politiche commerciali, un contesto normativo stringente a livello europeo, l’avanzata cinese e le sfide della decarbonizzazione si intrecciano con la riorganizzazione delle strategie produttive globali. Le principali tendenze che emergono dai primi sei mesi del 2025 confermano che vincono le imprese più agili e capaci d’innovare, mentre quelle restie al cambiamento soffrono di perdita di quote di mercato. Il risultato è una netta polarizzazione tra chi riesce ad adattarsi alle nuove regole e chi fatica a mantenere la propria redditività. 

Le immatricolazioni in calo e la lenta ripresa del settore automobilistico europeo

I dati evidenziano che, nei primi sei mesi del 2025, le immatricolazioni sono in leggera flessione rispetto all’anno precedente, con un calo vicino al 2% nell’Unione Europea. Tale riduzione, apparentemente contenuta, assume maggiore rilievo considerando che il livello dei volumi pre-pandemia non è ancora stato recuperato: rispetto al periodo analogo del 2019, si segna un gap che supera il 18%, secondo ACEA (l’associazione europea dei costruttori). Tale quadro riflette, inoltre, una situazione di saturazione degli impianti produttivi: molti stabilimenti europei funzionano con un tasso d’utilizzo inferiore al 70%, ben al di sotto della soglia di redditività ottimale.

  • Il terzo mercato europeo, l’Italia, mostra emissioni medie delle auto vendute in crescita (121,3 g/km CO2 nel quadrimestre), allontanandosi dagli obiettivi di riduzione fissati dalle normative UE.
  • L’impatto delle sanzioni per le emissioni e le nuove regole spostano la domanda verso veicoli a basso impatto ambientale, mentre i produttori appaiono in difficoltà a proporre modelli economicamente accessibili.
L’industria europea, inoltre, sconta la pressione di regolamenti sempre più severi su sicurezza e emissioni, che penalizzano in particolare i segmenti A e B (utilitarie e citycar), storicamente pilastri dei mercati di Francia, Italia e Spagna. L’aumento dei costi indotto dalla normativa rende questi modelli meno competitivi, erodendo volumi e marginalità. A questo si aggiunge una lentezza nella reazione istituzionale, con politiche industriali che faticano a stare al passo rispetto alle strategie aggressive delle economie concorrenti, come Cina e Stati Uniti.

L’ascesa delle auto elettriche e ibride: dati, limiti e prospettive nei primi mesi del 2025

I mesi iniziali del 2025 confermano una crescita sostenuta delle auto elettriche (+24% su base annua nel primo trimestre), ma la quota di mercato resta inferiore alle aspettative regolamentari: le auto elettriche rappresentano circa il 15% delle immatricolazioni, contro il target UE prossimo al 22%. Questa discrepanza ha condotto la Commissione a modificare la tempistica degli obiettivi di decarbonizzazione, spalmando le scadenze dal 2025 al 2027 per consentire una maggiore gradualità negli adeguamenti produttivi.

  • L’insufficiente domanda di vetture elettriche in grandi Paesi come l’Italia rallenta la sostituzione del parco circolante, ostacolando gli obiettivi di riduzione delle emissioni.
  • Le auto ibride, soprattutto non ricaricabili, segnano anch’esse una crescita a doppia cifra ma restano lontane dai numeri necessari per incidere realmente sul ricambio dei veicoli circolanti.
I limiti emergenti sono collegati a prezzi ancora elevati, carenza di infrastrutture di ricarica e incertezze legate agli incentivi pubblici. L’integrazione di modelli ibridi plug-in e la diffusione di nuove tecnologie di accumulo suggeriscono una traiettoria di crescita, ma la rapidità di adozione rimane condizionata da variabili economiche e regolamentari. Fondamentale sarà l’evoluzione dei comportamenti di acquisto, legati non solo alle politiche istituzionali ma anche all’effettiva disponibilità di prodotti competitivi per prezzo e prestazioni.

Strategie delle case automobilistiche tra dazi, crisi e competizione globale

Le scelte strategiche adottate dai produttori nel 2025 si basano su un accorato bilanciamento tra mantenimento dei margini operativi e necessità di internazionalizzazione. Nel periodo considerato, l’introduzione di dazi sulle auto di provenienza cinese in Europa e, successivamente, sui veicoli destinati al mercato statunitense, ha spinto molti gruppi ad accelerare la localizzazione produttiva nei principali mercati mondiali.

  • Marchi come Volkswagen, BMW e Mercedes traggono vantaggio da reti di stabilimenti in America e Asia, capaci di assorbire gli shock tariffari più facilmente rispetto a concorrenti privi di insediamenti locali.
  • I gruppi meno presenti nei mercati extra-europei, invece, affrontano oggi sfide ardue per sostenere competitività e flessibilità della supply chain.
La strategia di alcuni produttori si sta muovendo verso una differenziazione del mix di offerta, investendo sia su modelli premium, in grado di assorbire i maggiori costi imposti da dazi e regole, sia su vetture “popolari” compatte, oggi però penalizzate dalle normative sull’efficienza. La ridefinizione delle priorità di investimento e la ricerca di economie di scala sono diventate necessità urgenti per mantenere le performance finanziarie e il valore per gli azionisti in uno scenario di forte volatilità.

La risposta agli “auto-dazi” europei e statunitensi: vincitori e vinti tra i produttori

L’attuale scenario di protezionismo crescente, materiale sia in UE sia negli USA, incide profondamente sui destini dei diversi player del settore. I produttori dotati di impianti produttivi nei mercati target sono stati meno colpiti dalle nuove tariffe rispetto a coloro che affidano la produzione esclusivamente al Vecchio Continente. Nel 2024, la percentuale di autovetture vendute in Europa e prodotte localmente da BMW, Mercedes e Audi supera l’85%; un dato simile in Cina, dove la presenza industriale di questi marchi è ormai consolidata. Tuttavia, negli Stati Uniti la quota scende drasticamente per coloro che non hanno investito in maniera significativa in impianti oltre oceano.

  • Le case orientate al segmento lusso o caratterizzate da scarsa elasticità della domanda (esempio: Ferrari, Lamborghini) riescono ad assorbire più agevolmente l’impatto degli auto-dazi.
  • I marchi generalisti, penalizzati da regolamentazioni stringenti e barriere all’export, si trovano a rischio di erosione delle proprie quote sui mercati globali.
Questa polarizzazione si traduce in un rafforzamento dei leader più innovativi e capitalizzati, mentre i player storici ma meno reattivi rischiano una progressiva marginalizzazione.

Impatto della concorrenza cinese: quote di mercato, rischi e reazioni dei marchi europei e americani

Nel semestre in esame, l’incremento della presenza cinese è uno dei fattori principali di ridefinizione degli equilibri globali. Secondo i dati AlixPartners, nel 2025 i costruttori cinesi raggiungono il 5% del mercato europeo, con stime di raddoppio entro il 2030. Ad alimentare questa avanzata sono economie di scala, politica di prezzi aggressiva e capacità di innovazione tecnologica, soprattutto nei veicoli elettrici e componentistica.

  • In Cina, la sovraccapacità produttiva e la crescente pressione sui margini stanno inducendo una guerra dei prezzi, con pesanti rischi di insolvenza per i player più piccoli.
  • In Europa, l’ingresso di marchi cinesi mette a dura prova la redditività degli stabilimenti locali e costringe i produttori storici a ripensare i processi industriali sotto il profilo dell’efficienza e dei costi.
Le reazioni dei principali marchi occidentali includono richieste di interventi regolatori, investimenti per la localizzazione produttiva e sinergie sulle piattaforme tecnologiche. Tuttavia, la rapidità di adattamento delle aziende asiatiche, supportate da una strategia industriale nazionale, evidenzia i limiti di una risposta meramente difensiva.

Le migliori e peggiori marche e modelli nei primi sei mesi del 2025: analisi dei trend

L’andamento del mercato auto nel primo semestre 2025 mostra una polarizzazione netta tra brand in espansione e marchi in difficoltà. Tra i principali vincenti emergono alcuni produttori che hanno saputo intercettare la domanda emergente nei segmenti a basso impatto ambientale e nelle nuove tecnologie:

  • Bene General Motors, che registra una crescita superiore alle concorrenti nei veicoli elettrici a zero emissioni, rafforzando la presenza in Nord America nonostante la competizione cinese.
  • Resilienti i marchi cinesi come BYD, Leapmotor e Xpeng, protagonisti di incrementi a doppia cifra sia nei veicoli elettrici sia negli ibridi plug-in, grazie a una politica di prezzi favorevoli e all’innovazione continua sull’autonomia e la ricarica.
D’altro canto, si osserva una contrazione marcata per numerose case automobilistiche tradizionali europee ed americane, in particolare nel segmento delle auto a combustione interna o diesel. I dati evidenziano:
  • Stellantis, penalizzata dal calo delle immatricolazioni del 20% in alcune aree strategiche, anche a causa di un mix prodotto non in linea con le tendenze regolamentari e di mercato.
  • Marchi tedeschi come Volkswagen mostrano una forte contrazione dei profitti e delle vendite sul mercato cinese, laddove la competitività sui modelli elettrici rimane insufficiente rispetto ai concorrenti asiatici.
  • I produttori di citycar e vetture del segmento A e B registrano un calo delle vendite, colpiti dall’aumento dei costi di conformità alle regole UE.
Top performer Segmenti vincenti
BYD, GM, Leapmotor, Xpeng VE elettrico, ibridi plug-in
Ferrari, Porsche (di nicchia) Lusso, tecnologia avanzata
Hyundai-Kia SUV, crossover, ibrido
Sotto pressione Causa principale
Volkswagen, Stellantis, Renault Perdita di competitività nei BEV e mercati asiatici
Marchi citycar UE Costi normativi e calo domanda
Alcuni produttori cinesi minori Pressione sui margini, rischio insolvibilità
Mentre le auto di nuova generazione e i marchi in grado di investire in innovazione si rafforzano, i modelli legati alla motorizzazione tradizionale attraversano una fase di declino, evidenziando la necessità per tutti di ridefinire il proprio posizionamento strategico nel prossimo futuro.

Sfide future: politiche industriali, riduzione dei costi e innovazione per il settore auto

L’orizzonte del settore automobilistico appare segnato da sfide rilevanti che richiedono una nuova visione industriale e una maggiore integrazione tra innovazione tecnica, sostenibilità e competitività. Tra gli elementi chiave che emergeranno nei prossimi mesi:

  • Necessità di affiancare all’elettrificazione una strategia basata su riduzione del costo dell’energia, armonizzazione fiscale e sviluppo di un’infrastruttura europea di ricarica efficace.
  • L’assicurazione di regole stabili e chiare da parte delle istituzioni europee, per consentire piani d’investimento di lungo periodo ai costruttori e alle filiere dell’indotto.
  • Cooperazione pubblico-privata sulle nuove tecnologie, con incentivi mirati ad accelerare la transizione verso modelli produttivi circolari e sostenibili.
Appare sempre più necessario un approccio di sistema ispirato agli esempi asiatici, con interventi strutturali e meno basati su sussidi contingenti. Solo puntando su produzione snella, digitalizzazione, innovazione di prodotto e servizi e una decisa apertura internazionale l’industria dell’auto potrà mantenere una posizione di rilievo nello scenario globale e rispondere alle esigenze di una mobilità sostenibile e accessibile.


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