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Cosa sta succedendo ad Azimut? Ci sono rischi per clienti, dipendenti ed investitori?

di Marcello Tansini pubblicato il
azimut situazione

Azimut si trova al centro dell'attenzione nel 2025 tra ispezioni di Bankitalia, criticitŕ nella governance, il caso Tnb e ripercussioni su Borsa e stakeholder. I potenziali rischi per clienti, dipendenti e investitori, le strategie di rilancio e le prospettive future del gruppo.

Il 2025 segna un passaggio decisivo per Azimut, uno dei principali gruppi di gestione del risparmio in Italia, impegnato sia nella diversificazione internazionale sia nell’innovazione dei servizi finanziari. Questa realtà si trova ora al centro dell’attenzione mediatica e finanziaria dopo la recente ispezione di Banca d’Italia, che ha messo in evidenza carenze significative nella struttura di governo e nei processi interni. 
Negli ultimi mesi, Azimut ha continuato a distinguersi per performance di raccolta molto solide e per un’ulteriore espansione all’estero, specie negli Stati Uniti e nell’ambito fintech, con acquisizioni mirate e progetti innovativi. Tuttavia, la parola chiave ricorrente ora è "governance": l’attenzione degli operatori e degli stakeholder verte sulle capacità del gruppo di rispondere alle osservazioni della vigilanza.
Le incertezze sollevate riguardano da vicino clienti, investitori e la rete dei consulenti: l’integrità della gestione e la trasparenza delle comunicazioni sono oggi argomenti oggetto di scrutini incrociati. Il tema "Azimut, cosa sta succedendo" rimbalza tra le cronache finanziarie e i forum degli investitori. L’indagine di Bankitalia rappresenta, in questo scenario, un vero stress test su affidabilità, reputazione e prospettive della società.

Le ispezioni di Bankitalia: carenze nella governance e impatti immediati

Banca d’Italia ha condotto tra marzo e giugno un’ispezione approfondita su Azimut Capital Management SGR, centro nevralgico per la gestione del risparmio del gruppo. I risultati hanno riscontrato "rilevanti carenze di governance e organizzative", in particolare nei sistemi di controllo interno, nella supervisione e nei flussi informativi. Le criticità non riguardano tanto la solidità patrimoniale o la gestione dei prodotti finanziari – ritenute adeguate – quanto piuttosto l’adeguatezza delle strutture di controllo, chiamate a reggere la complessità di un gruppo in espansione.
Come conseguenza immediata, la vigilanza ha imposto lo stop a qualsiasi operazione straordinaria – come fusioni, acquisizioni o scissioni – fino alla effettiva correzione delle anomalie identificate. Il gruppo dovrà presentare entro novembre un piano dettagliato di riorganizzazione con nuove procedure, rafforzamento delle funzioni chiave e ridefinizione delle deleghe manageriali. Questo blocco temporaneo impatta sia la crescita per linee esterne sia il progetto strategico di una banca digitale interna.
Per gli stakeholder, l’intervento della vigilanza è interpretato come segnale di controllo stringente, volto a garantire la tutela degli investitori e la trasparenza del sistema. La questione della governance, oggi, influenza la reputazione del marchio e la fiducia nel modello gestionale.

Il caso Tnb (The Next Bank): tra strategia, innovazione e stop dell’autorità

Tra i progetti più rilevanti in corso, The Next Bank (Tnb) rappresenta il tassello centrale nella strategia di sviluppo. L’idea prevede la creazione di una banca digitale dedicata alla consulenza patrimoniale, con il coinvolgimento di oltre mille consulenti e circa 25 miliardi di euro in asset. L’accordo con il fondo FSI prevede il progressivo ingresso del partner fino all’80% del capitale, per una valorizzazione di circa 1,2 miliardi di euro tramite cash e meccanismi di earn-out.
L’obiettivo di Tnb è offrire una piattaforma fintech che combini consulenza esperta e soluzioni digitali, mirando a rivoluzionare il segmento private banking in chiave europea. Tuttavia, la realizzazione pratica dipende ora dalla capacità di Azimut di rispondere alle richieste della vigilanza: il via libera definitivo non è scontato e sarà subordinato all’esito delle verifiche su controllo interno e governance.
Il progetto rimane in stand-by. Uno scenario alternativo, evocato dal management, contempla la richiesta di licenze bancarie anche in altri paesi, qualora l’iter italiano si complicasse. Una simile opzione riflette da un lato la determinazione del gruppo, dall’altro la crescente attenzione ai temi regolatori per i modelli fintech innovativi.

Reazione della Borsa e dei principali stakeholder

La notizia dei rilievi di Banca d’Italia ha avuto un impatto immediato sulle quotazioni a Piazza Affari, con il titolo che nella seduta successiva ha registrato un forte ribasso, fino a -15% intraday, segno di una netta perdita di fiducia da parte degli investitori. Il fenomeno del "panic selling" ha colpito in particolare coloro che avevano puntato sulle aspettative di crescita collegate al progetto Tnb e alle recenti performance del gruppo.
Il sentiment degli azionisti, alla luce delle vendite massicce, si è rapidamente deteriorato, riflettendo timori non solo per il rischio operativo ma soprattutto per l’incertezza sulla traiettoria futura della società.
Sui mercati, tuttavia, il titolo mantiene una base di consenso tra gli analisti, grazie a risultati finanziari solidi e a una presenza internazionale crescente. Alcuni fondi, come UBS, hanno aumentato la propria quota (attualmente intorno al 3%), a testimonianza dell’interesse strategico per il gruppo.
Tra gli stakeholder, oltre agli investitori, sono coinvolti in maniera diretta i consulenti finanziari e i clienti finali, che guardano con attenzione agli sviluppi e alle comunicazioni ufficiali, in attesa di segnali rassicuranti da parte del management e delle autorità.

Rischi reali per clienti, investitori e dipendenti di Azimut?

Le carenze evidenziate dagli ispettori non hanno portato, al momento, a segnalazioni di rischi su portafogli o prodotti finanziari collocati presso la clientela. Il punto critico riguarda l’assetto organizzativo e i meccanismi di controllo, non la solidità delle masse gestite. Tuttavia, i piccoli investitori si interrogano sulla sicurezza degli investimenti, specialmente in assenza di informazioni tempestive e trasparenti.
Rientrano tra le misure cautelari raccomandate agli investitori:

  • Verificare la completa trasparenza delle comunicazioni ricevute e dei documenti informativi
  • Controllare periodicamente rendimenti, costi e condizioni delle proprie posizioni
  • Richiedere il dettaglio delle azioni che la società intende adottare per sanare le criticità riscontrate
  • Evitare revisioni contrattuali o nuovi investimenti senza una valutazione indipendente
Alcuni risparmiatori, tramite associazioni come AECI, stanno segnalando difficoltà nell’accesso alle informazioni e ritardi nei rimborsi o nelle modifiche di portafoglio non chiaramente spiegate. Nei casi più gravi, è possibile avviare azioni di tutela con il supporto delle associazioni specializzate.
Per i dipendenti e i consulenti finanziari, le principali ricadute sono legate al blocco delle operazioni straordinarie e alla conseguente sospensione di opportunità di avanzamento professionale collegate al lancio di nuovi progetti, come Tnb. Sul medio periodo, però, il rafforzamento della governance potrebbe stabilizzare il contesto operativo e migliorare la reputazione nei confronti del mercato.

Il piano di rimedio, la nuova governance e i tempi per il rilancio

Nel quadro delle richieste della vigilanza, il gruppo è chiamato a ridefinire l’architettura di governance, con interventi su responsabilità operative e composizione degli organi direttivi. Azimut dovrà presentare entro fine novembre il piano di rimedio e un nuovo piano industriale per il triennio successivo. Tra le misure ipotizzate, spiccano:
 

  • Rafforzamento della funzione di supervisione
  • Chiarezza nelle responsabilità operative tramite l’introduzione di un direttore generale con deleghe specifiche
  • Revisione della presenza dei consiglieri nei vari organi sociali per prevenire conflitti di interesse
La timeline imposta da Bankitalia prevede la piena attuazione di tutte le misure entro aprile dell’anno seguente, come condizione per la ripresa delle operazioni straordinarie e, in prospettiva, per il via libera alla nuova banca digitale. Solo a valle delle verifiche formali da parte della vigilanza sarà possibile procedere con i progetti strategici bloccati.

Dividendi, buyback e prospettive future per gli azionisti

L’incertezza regolatoria ha indotto molti azionisti a interrogarsi sui possibili impatti su dividendi e programmi di buyback. Il management ha rassicurato il mercato precisando che, trattandosi di una holding non sottoposta a vigilanza bancaria prudenziale, Bankitalia non può disporre modifiche dirette sulle politiche di remunerazione. Il consiglio resterà quindi sovrano sulle decisioni relative a distribuzione degli utili e riacquisto di azioni proprie.
Il gruppo ha ribadito che il buyback, già annunciato fino a 500 milioni di euro in un periodo di 18-24 mesi, resta operativo. 
Secondo le raccomandazioni degli analisti, il titolo – pur in presenza di volatilità – si mantiene interessante, grazie a solidi fondamentali e a una strategia di creazione di valore che non appare mutata dalle recenti criticità.
La tabella seguente riassume le principali previsioni degli analisti per i prossimi trimestri:

Indicatore Previsione 2025
Utile netto stimato 416 milioni €
Target price medio 32,16 €
Buyback annunciato 500 milioni €

Scenario futuro: possibili sviluppi e strategie alternative di Azimut

Lo scenario futuro per Azimut resta aperto: la piena riuscita del piano di rimedio permetterebbe il rilancio della banca digitale e una ripresa delle operazioni straordinarie, rilanciando la crescita sul mercato domestico e internazionale. Qualora, invece, sorgessero ulteriori complicazioni regolatorie, la società potrebbe perseguire scenari alternativi tra cui:

  • Richiesta di licenze bancarie in altri paesi europei o in Svizzera, mercato dove è già presente
  • Riorientamento delle strategie di crescita con rafforzamento delle partnership e focus sull’espansione USA
  • Maggiore attenzione all’efficienza dei processi interni e alla validazione delle nuove tecnologie
Il prossimo snodo sarà l’esito della presentazione del piano correttivo entro novembre, che rappresenterà la vera cartina di tornasole sulla capacità del gruppo di riallinearsi alle aspettative di vigilanza e mercato. Da questa finestra temporale dipenderà anche la velocità con cui sarà possibile realizzare Tnb o migrare su soluzioni alternative.
La vicenda rappresenta inoltre un test per tutto il settore del risparmio gestito italiano sulle modalità di interazione tra operatori fintech e vigilanza, con implicazioni su innovazione e competitività.


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