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Aziende in crisi in Italia, oltre 2mila coinvolte. Quali sono e prospettive per dipendenti

di Chiara Compagnucci pubblicato il
I settori più colpiti dalla crisi

Per i dipendenti coinvolti in queste crisi, il rischio è quello di ritrovarsi in una situazione di instabilità prolungata.

Secondo gli ultimi dati, oltre 2.000 imprese hanno avviato procedure di composizione negoziata della crisi, un aumento del 60% rispetto all'anno precedente. Questo scenario mette a rischio la tenuta dell'economia nazionale e impatta su migliaia di lavoratori che rischiano di perdere il proprio impiego o di essere coinvolti in lunghi periodi di cassa integrazione.

La crisi tocca vari settori, dall'automotive alla siderurgia, dal retail all'energia, con un effetto a catena che si ripercuote anche sulle filiere produttive e sull'indotto. Di fronte a questa emergenza, il governo ha attivato tavoli di confronto con aziende e sindacati, cercando soluzioni per limitare i licenziamenti e favorire la riconversione industriale. Facciamo il punto:

  • I settori più colpiti, automotive e siderurgia in prima linea
  • Le aziende coinvolte, marchi storici sull'orlo della chiusura
  • Prospettive per i dipendenti, tra cassa integrazione e rischio disoccupazione

I settori più colpiti, automotive e siderurgia in prima linea

Tra i settori più colpiti dalla crisi figura l'automotive, con circa 70.000 lavoratori in difficoltà. La transizione verso la mobilità elettrica ha ridotto la domanda di veicoli tradizionali, mettendo sotto pressione diverse aziende della componentistica. Molte realtà stanno lottando per riconvertire la produzione, ma il processo è lento e complesso, con il rischio di chiusure definitive e delocalizzazioni.

Anche il settore siderurgico sta attraversando una fase di forte instabilità. La crisi dell'acciaio e l'aumento dei costi energetici hanno portato al fermo produttivo di numerosi impianti, con oltre 25.000 dipendenti coinvolti in procedure di riorganizzazione. La situazione di Acciaierie d'Italia, ex Ilva, è uno degli esempi più emblematici: le difficoltà nella gestione dell'impianto di Taranto e i continui contrasti tra governo e proprietà hanno portato a una situazione di stallo che mette a rischio migliaia di posti di lavoro.

Anche il comparto energia e il settore petrolchimico stanno registrando numeri preoccupanti. Alcune raffinerie hanno ridotto la produzione a causa della transizione ecologica e della concorrenza internazionale e costretto molte aziende a ridimensionare l'organico. Le difficoltà nel reperire materie prime e le oscillazioni del mercato globale stanno aggravando il quadro.

Le aziende coinvolte, marchi storici sull'orlo della chiusura

Tra le aziende in crisi spiccano nomi storici del panorama industriale e commerciale italiano. Kasanova, tra le catene di casalinghi in Italia, ha avviato un processo di ristrutturazione per evitare il fallimento, con numerosi punti vendita a rischio chiusura. Coin, marchio simbolo del retail italiano, sta affrontando problemi finanziari che potrebbero portare a una riduzione della presenza sul territorio nazionale.

Nel settore ceramico, Panaria ha dovuto avviare procedure di contenimento dei costi per far fronte alla diminuzione della domanda internazionale, mentre CLN Group, fornitore dell'industria automobilistica, è alle prese con una crisi che minaccia centinaia di posti di lavoro.

Prospettive per i dipendenti, tra cassa integrazione e rischio disoccupazione

L'aumento del numero di aziende in difficoltà ha avuto un impatto diretto sui lavoratori. Nel 2024, l'uso degli ammortizzatori sociali è cresciuto del 20%, e le previsioni per il 2025 non sono più rassicuranti. Molte imprese stanno facendo ricorso alla cassa integrazione straordinaria, che garantisce una copertura parziale dello stipendio, ma senza certezze sul futuro.

Per i dipendenti coinvolti in queste crisi, il rischio è quello di ritrovarsi in una situazione di instabilità prolungata, con salari ridotti e prospettive occupazionali incerte. Alcune aziende hanno annunciato piani di riqualificazione professionale per favorire il reinserimento nel mercato del lavoro attraverso corsi di formazione e programmi di ricollocamento. La riuscita di questi percorsi dipenderà dalla disponibilità di fondi pubblici e dalla capacità del sistema produttivo di assorbire i lavoratori in nuovi settori.

Di fronte a questa emergenza, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha attivato 32 tavoli di crisi, coinvolgendo circa 58.000 lavoratori a rischio. per trovare soluzioni che consentano di evitare licenziamenti, favorendo accordi con i sindacati e piani di rilancio delle aziende in difficoltà.

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