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Badanti e signore delle pulizie (colf) in nero sempre più diffuse. I nuovi controlli e rischi per loro e chi li assume

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Badanti e signore delle pulizie (colf)

Per arginare il fenomeno del lavoro nero nel settore domestico, le autorità competenti hanno intensificato i controlli.

Sempre più accertamenti e controlli incrociati su badanti e signore delle pulizie (colf) in nero grazie alle banche dati dell'Agenzia delle entrate. Il lavoro nero nel settore domestico coinvolge colf, badanti e babysitter: secondo i dati più recenti, quasi il 47% dei lavoratori domestici opera in nero. Nonostante le misure introdotte negli ultimi anni per favorire la regolarizzazione, il costo contributivo e la scarsa conoscenza delle normative spingono molte famiglie e lavoratori verso il sommerso. Vogliamo capire:

  • Quali sanzioni per i datori di lavoro di badanti e colf
  • Quali sono i rischi per i lavoratori
  • Nuovi strumenti di controllo e misure di contrasto

Quali sanzioni per i datori di lavoro di badanti e colf

La primissima cosa da sapere è che assumere una colf o una badante in nero comporta conseguenze legali e sanzioni pesanti per i datori di lavoro. La mancata regolarizzazione del rapporto lavorativo viene infatti considerata una violazione della legge. L’assenza di comunicazione all’Inps espone il datore di lavoro a una multa che varia tra 200 e 500 euro per ogni lavoratore irregolare. Se non vengono versati i contributi previdenziali, la sanzione può raggiungere i 12.000 euro, con un’aggiunta di 150 euro per ogni giorno di lavoro effettivo.

Le sanzioni sono cumulative per cui il mancato rispetto delle norme può portare a cifre elevate. Oltre agli aspetti amministrativi, il datore di lavoro potrebbe affrontare cause legali in caso di contenziosi con il lavoratore.

Quali sono i rischi per i lavoratori

I lavoratori domestici, tra badanti, signore delle pulizie e colf, impiegati senza contratto si trovano in una posizione di vulnerabilità. La mancanza di tutele previdenziali e assicurative li espone a rischi in caso di infortunio sul lavoro. Senza un contratto regolare, non possono beneficiare della copertura Inail: eventuali spese mediche o periodi di inattività lavorativa restano a loro carico.

Un altro aspetto da considerare è l’assenza di contributi pensionistici. Chi lavora in nero non accumula alcuna forma di risparmio previdenziale. L’assenza di un contratto limita la possibilità di accedere a diritti come le ferie retribuite, il trattamento di fine rapporto e la malattia.

Nuovi strumenti di controllo e misure di contrasto

Negli ultimi anni, lo Stato ha intensificato i controlli per contrastare il fenomeno del lavoro nero nel settore domestico. Le autorità, come l’Inps e l’Ispettorato nazionale del lavoro, hanno adottato strumenti più avanzati per individuare le irregolarità. Mediante l’incrocio dei dati delle comunicazioni obbligatorie con quelli fiscali e contributivi, è diventato più semplice individuare rapporti di lavoro non dichiarati.

In parallelo sono state lanciate campagne di sensibilizzazione per informare sia i datori di lavoro che i lavoratori sui rischi del lavoro nero.

Il lavoro nero nel settore domestico ha un impatto economico non trascurabile per lo Stato. Secondo le stime, il mancato versamento dei contributi previdenziali e delle imposte legate al lavoro domestico in nero ammonta a diverse centinaia di milioni di euro all’anno.

Dopodiché la diffusione del lavoro irregolare contribuisce ad alimentare un clima di precarietà sociale. I lavoratori domestici.

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