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Cambi dollaro/euro, perché la valuta europea può indebolirsi per almeno 5 motivi in base analisi iBanFirst Italia

di Marcello Tansini pubblicato il
Analisi iBanFirst Italia

Il cambio euro/dollaro affronta una nuova fase di equilibrio, influenzata da fattori globali e dinamiche di mercato. L'analisi iBanFirst Italia evidenzia cinque motivi chiave.

L'apprezzamento dell'euro rispetto al dollaro ha portato gli analisti a riflettere su nuovi scenari di stabilità nei cambi tra le due principali valute mondiali. Intorno a quota 1,17-1,20, il mercato sembra aver identificato una fascia di equilibrio, sostenuta da un consenso condiviso da molti operatori internazionali. Questo clima di ottimismo si inserisce in un contesto dove, dopo anni di elevata volatilità e numerosi shock geopolitici, la ricerca di stabilità nelle oscillazioni monetarie è tornata centrale per policy maker, aziende export/import e investitori.

Secondo quanto indicato da Michele Sansone, country manager di iBanFirst Italia, è tuttavia necessario non trascurare la complessità del mercato dei cambi: quando la percezione di equilibrio diviene troppo unanime, possono nascondersi rischi sottovalutati. La storia insegna che il mercato tende spesso a sovrastimare la tenuta di tali equilibri, soprattutto in presenza di forze esogene come i flussi di capitale, le scelte delle banche centrali e il sentiment globale verso gli asset rifugio. È quindi importante mantenere una visione bilanciata, considerando scenari in cui il dollaro potrebbe riacquisire forza nei confronti dell'euro già nei prossimi mesi.

Cinque motivi per cui l'euro può indebolirsi rispetto al dollaro secondo iBanFirst Italia

L'analisi di iBanFirst Italia sintetizza in cinque punti principali le ragioni per cui la moneta unica rischia di perdere terreno rispetto al biglietto verde nel 2026. Questi elementi rappresentano fattori di rischio strutturali osservati dall'esperienza diretta sui mercati valutari:

  • Il peso determinante dei flussi di capitale rispetto ai dati macroeconomici.
  • Il cambiamento nella direzione degli investimenti internazionali.
  • L'attrattività crescente degli asset statunitensi.
  • Le implicazioni dei futuri tagli dei tassi da parte della Federal Reserve.
  • Il fatto che molte notizie negative sul dollaro siano già state incorporate nei prezzi attuali.

Il ruolo dei flussi di capitale nelle dinamiche valutarie

La comprensione dei flussi finanziari globali è centrale nell'analisi delle oscillazioni dei tassi di cambio. L'esperienza degli ultimi anni ha dimostrato che le variazioni nell'equilibrio tra domanda e offerta di capitali incidono più profondamente rispetto a dati tradizionalmente monitorati come export, PIL e differenziali di interesse.

Come osservato da diversi analisti, tra cui Michele Sansone, il mercato dei cambi tende a commettere errori di sottovalutazione quando trascura queste variabili. Nel 2025, il consensus stimava per esempio un modesto deprezzamento del dollaro, mentre la moneta statunitense ha subito un declino ben più marcato, guidato soprattutto dalle decisioni delle grandi istituzioni finanziarie di ridistribuire i propri capitali verso altre aree geografiche.

Questi movimenti, spesso influenzati da fattori psicologici e aspettative sui rendimenti futuri, si trasmettono rapidamente alle quotazioni, innescando trend talvolta opposti alle previsioni fondate su dati macro. In particolare, l'aumento della propensione al rischio nei mercati globali può favorire il flusso di capitali verso economie con maggiore crescita attesa o migliori condizioni di investimento, alterando di conseguenza il valore relativo delle valute. Tali dinamiche risultano ancora più accentuate nelle fasi in cui le incertezze geopolitiche o le politiche economiche espansive inducono investitori istituzionali a riposizionare portafogli su scala mondiale.

Sottostimare il peso di questi flussi comporta un rischio: quello di ritrovarsi esposti a forti cambiamenti improvvisi nelle quotazioni, come la storia recente ha più volte rilevato. L'esperienza suggerisce che analizzare il sentiment dei grandi player e monitorare costantemente i dati sui flussi di capitale sia una strategia imprescindibile per valutare realmente le probabilità di rafforzamento o indebolimento delle valute principali.

Inversione della rotazione dei capitali e impatto sui mercati

All'inizio del 2025, molti operatori hanno assistito a una significativa diversione dei capitali dagli Stati Uniti verso l'Europa. Tale rotazione ha preso origine da prendite di profitto sui titoli tecnologici americani, dopo una stagione di forti rialzi, e dalla successiva ricerca di opportunità negli asset denominati in euro, considerati all'epoca più convenienti e promettenti, in particolare in vista dello stimolo fiscale tedesco e dell'auspicata de-escalation dalle crisi geopolitiche.

Questa tendenza, analizzata da fonti di settore, oggi mostra segni di progressiva inversione. I grandi fondi, in particolare gli hedge fund e le principali istituzioni, stanno riportando i capitali oltreoceano, attratti sia da nuove occasioni generate dalle correzioni avvenute nel mercato azionario USA sia dall'attesa di maggiori ritorni relativi negli Stati Uniti.

I cambiamenti di questa entità influenzano non solo il mercato valutario, ma anche le prospettive sulle borse, i flussi verso le obbligazioni e, di riflesso, i costi di copertura del rischio cambio per export e import europei. La velocità con cui queste rotazioni possono ribaltare i trend mette in guardia sulla necessità di una vigilanza costante: in presenza di segnali di inversione, le valute possono reagire anche molto rapidamente, vanificando le strategie fondate su scenari di stabilità percepita.

Il momentum, ossia la spinta generata dai movimenti aggregati di grandi investitori, resta tra i principali driver: è sufficiente una rinnovata attrattiva verso i titoli USA, o un'escalation di eventi sfavorevoli all'Europa, per indurre una ricollocazione massiccia di liquidità che rafforza il dollaro e indebolisce la moneta comune.

Attrattività dei mercati azionari USA e ritorno dei capitali

L'apprezzamento dei principali indici statunitensi rappresenta uno stimolo potente al rientro di capitali verso gli asset USA. Dopo la correzione di novembre, la ritrovata valutazione interessante di grandi società - tra cui colossi tecnologici e settori legati all'innovazione - ha riacceso l'interesse di numerosi investitori internazionali.

Esempi come quello di una big tech, tornata su livelli prezzo/utili ritenuti accattivanti, dimostrano che la ricerca di rendimenti superiori è un motore costante del posizionamento globale. In un contesto dove l'Europa fatica a esprimere tassi di crescita simili e i rischi geopolitici rimangono elevati, la tendenza a privilegiare il mercato statunitense si rafforza, con impatti immediati sulla domanda di dollari.

È importante osservare come simili movimenti alimentino circoli virtuosi: la crescita degli indici alimenta nuova fiducia, accrescendo i flussi in entrata e spingendo la valuta statunitense. L'esperienza degli ultimi cicli mostra che nei periodi di rialzo dei titoli USA le posizioni speculative sul dollaro tendono a rafforzarsi, aumentando la pressione ribassista sull'euro. Il ritorno dei capitali non è mai un movimento uniforme, ma può accelerare in presenza di dati macro favorevoli, risultati societari migliori delle stime o annunci di policy accomodanti da parte della Fed.

Di conseguenza, anche per i soggetti che operano in ambito internazionale, le strategie di gestione cambio devono restare dinamiche e adattate ai nuovi trend, monitorando costantemente la competizione tra mercati azionari per il capitale globale.

Effetto dei tagli dei tassi Fed sul cambio euro/dollaro

Le decisioni della Federal Reserve sul costo del denaro non producono solo effetti diretti sui mercati dei tassi, ma spostano capitali anche tra asset molto diversi, influenzando profondamente il rapporto di forza tra euro e dollaro. La recente riduzione dei tassi, interpretata dal mercato come un segnale di allentamento delle politiche monetarie, ha affievolito temporaneamente l'attrattiva dei fondi monetari USA, spingendo parte della liquidità verso attività più rischiose e, in misura crescente, verso l'equity americano.

Questa dinamica crea un potenziale doppio effetto: da un lato, attenua i vantaggi offerti dai differenziali di rendimento rispetto all'area euro; dall'altro, favorisce una redistribuzione dei capitali sui listini azionari statunitensi. Considerando che una quota consistente di flussi nei fondi monetari rimaneva parcheggiata dopo le fasi turbolente del 2024, la progressiva riallocazione verso asset produttivi di rendimento può accentuare la domanda di dollari, sostenendo la valuta negli scambi internazionali.

Il contesto macroeconomico attuale, che vede l'inflazione sotto controllo e prospettive di crescita migliori negli USA, aggiunge ulteriore trazione a queste dinamiche: il mercato tende a premiare la valuta associata alle performance economiche più solide e stabili, innescando un effetto domino su tutte le principali asset class. In tale scenario, l'euro potrebbe risentire della progressiva perdita di appeal relativo, rendendo le strategie di copertura ancora più centrali nella pianificazione di export e import.

Fattori negativi già scontati nei prezzi del dollaro

Una delle principali osservazioni fornite dagli analisti di iBanFirst riguarda l'assorbimento anticipato delle notizie negative nei prezzi attuali del dollaro. Dalla possibile sostituzione ai vertici della Fed alle tensioni sui mercati del debito privato, fino alle preoccupazioni circa il rallentamento dell'economia USA, la maggior parte di questi elementi di rischio sembra già essere stata incorporata dal mercato.

Quando ciò accade, la possibilità che ulteriori sorprese negative producano nuove ondate di vendite risulta ridotta, mentre al contrario, eventuali segnali positivi - o anche solo meno negativi delle aspettative - possono innescare un rapido recupero della valuta statunitense. Una condizione di prezzi già corretti offre una prima linea di difesa contro ulteriori ribassi e accentua la reattività agli sviluppi futuri, spesso sottovalutati nei periodi di apparente stabilità:

Fattori scontati nei prezzi

Implicazioni

Eventuale cambio ai vertici Fed

Minore effetto sulle quotazioni future

Tensioni mercato private credit

Impatto già incorporato nelle valutazioni attuali

Debolezza mercato lavoro

Scarsa sorpresa in caso di peggioramento

Va inoltre considerato che, storicamente, il dollaro può restare sopravvalutato o mantenere livelli elevati anche in presenza di valutazioni già alte, purché la domanda per asset denominati nella valuta rimanga sostenuta.

Scenari alternativi e implicazioni per le strategie di copertura

La possibilità di un ritorno verso una fascia di cambio compresa tra 1,12 e 1,13 euro/dollaro non è da escludere. Secondo gli esperti di iBanFirst, la storia recente suggerisce che una fiducia troppo omogenea negli scenari di stabilità rischia spesso di essere disattesa. In questo quadro, la gestione delle strategie di copertura - hedging valutario - diviene ancora più rilevante: variando lo scenario di mercato, la protezione del risultato operativo e del margine finanziario delle aziende europee passano dalla scelta di strumenti flessibili, adattivi e costantemente monitorati.

Tra le opzioni più adottate si segnalano:

  • L'utilizzo modulare di opzioni vanilla e strutturate;
  • La pianificazione periodica degli acquisti/cessioni valutarie in funzione dei livelli di rischio e delle scadenze contrattuali;
  • Un monitoraggio continuo degli indicatori macro e di sentiment globale, per adeguare la copertura agli scenari reali e non solo attesi.