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Bitcoin sotto gli 82mila dollari, scende ancora del 10% I motivi e le previsioni a questo punto

di Marcello Tansini pubblicato il
bitcoin a 82mila euro

Il Bitcoin scende sotto quota 82mila dollari, segnando una nuova fase di debolezza sul mercato delle criptovalute. L’analisi evidenzia i fattori del ribasso, l’impatto sugli altri asset digitali e le prospettive nel breve termine.

La principale criptovaluta ha vissuto una delle sue giornate peggiori degli ultimi mesi, registrando un calo significativo che ha suscitato forte incertezza tra investitori e analisti finanziari. L’asset digitale è sceso sotto la soglia degli 82mila dollari, soglia psicologica mai più toccata da metà aprile, segnando un’accelerazione della tendenza ribassista iniziata a ottobre. Questo repentino deprezzamento si colloca in un contesto macroeconomico particolarmente complesso, tra aspettative deluse sulla politica monetaria statunitense e pesanti deflussi dal mondo degli strumenti finanziari legati alle criptovalute. Il clima tra i trader è dominato da sentimenti di preoccupazione, con una volatilità che non risparmia nemmeno le altre monete digitali.

I dati del crollo: entità e andamento del prezzo di Bitcoin

Nel corso delle ultime 24 ore Bitcoin ha subito una caduta del 10%, attestandosi sotto gli 82mila dollari e toccando un minimo di 81.871,19 dollari prima di assestarsi attorno agli 82.460. Da inizio novembre, la criptovaluta ha perso circa il 25%, vanificando gran parte dei guadagni accumulati nel 2025. Il saldo mensile negativo ha raggiunto il 23%, secondo dati Bloomberg, segnando la peggiore flessione mensile dal crollo generale avvenuto nella primavera del 2022
Il movimento discendente è stato rapido e si inserisce all’interno di una tendenza ribassista che ha colpito tutto il mercato delle cripto. La settimana corrente è stata segnata da una brusca accelerazione delle vendite, aggravata da liquidazioni forzate su molti exchange principali. Gli esperti sottolineano come a innescare questa dinamica sia stato, fra l’altro, il grande sell-off del 10 ottobre, quando le liquidazioni di posizioni con leva finanziaria hanno raggiunto la cifra record di quasi 20 miliardi di dollari. Secondo CoinGlass, le ultime 24 ore hanno visto ulteriori 2,2 miliardi di dollari in liquidazioni automatiche, accentuando la pressione sui prezzi.
Le oscillazioni di valore non sono circoscritte al solo Bitcoin: anche le azioni delle aziende maggiormente esposte sul settore, come Strategy (già Microstrategy), hanno subito contraccolpi, rafforzando la percezione negativa generale. Il contesto attuale ricorda la forte volatilità dei mercati osservata nel periodo post-crollo TerraUSD ed FTX, confermando l’esposizione sistemica di questi asset a turbolenze improvvise.

Fattori che hanno innescato la discesa: liquidazioni, deflussi dagli ETF e pressioni di mercato

Le cause dell’arretramento vanno ricercate in una serie concatenata di eventi che hanno contribuito all’intensificarsi delle vendite e alla perdita di valore degli asset digitali. Anzitutto, il meccanismo delle liquidazioni automatiche, attivate dal ribasso del prezzo, ha esercitato un effetto valanga: molti operatori che avevano posizioni aperte con leva finanziaria si sono trovati costretti a chiuderle sotto la pressione della discesa, accentuando la volatilità.
Un elemento centrale del recente crollo riguarda anche i deflussi record dagli ETF Bitcoin quotati negli Stati Uniti. Secondo gli ultimi dati, ieri si è assistito a netti deflussi per 903 milioni di dollari dagli ETF statunitensi, rappresentando il secondo rimborso giornaliero più consistente dal debutto di questi strumenti a gennaio 2024. Quando il flusso di capitali esce dagli ETF, la domanda sottostante sul mercato spot si contrae, spingendo ulteriormente al ribasso le quotazioni.
Non va trascurata la vulnerabilità insita nei meccanismi tecnici di alcuni exchange. Recenti problemi riscontrati nel funzionamento degli algoritmi che gestiscono le stablecoin e le liquidazioni automatiche – come descritto da Tom Lee di Bitmine – hanno generato squilibri nei prezzi all’interno delle piattaforme, innescando vendite forzate anche in presenza di errori temporanei nei feed di prezzo.
Le pressioni di mercato non provengono soltanto da componenti tecniche, ma sono ulteriormente rafforzate da una mutata percezione del rischio. Gli asset"risk-on", come crypto e titoli tech, hanno perso attrattiva sulle nuove aspettative riguardo alle intenzioni della Federal Reserve statunitense.

L'influenza delle decisioni della Federal Reserve sulle criptovalute

L’orizzonte della politica monetaria statunitense ha avuto un impatto sostanziale sull’andamento degli asset digitali negli ultimi mesi. Il mercato aveva scommesso su un taglio deciso dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve entro la fine dell’anno, ipotesi che aveva sostenuto il rally di Bitcoin e di altre criptovalute. Tuttavia, le più recenti esternazioni dei rappresentanti Fed hanno ridotto drasticamente le probabilità che ciò avvenga già a dicembre: il consenso implicito è passato da circa il 90% di inizio mese al 30% attuale, alimentando tensioni e liquidazioni tra gli investitori più esposti.
Le decisioni della banca centrale americana sono seguite con la massima attenzione perché influiscono direttamente sulla propensione al rischio degli operatori internazionali. In assenza di tagli ai tassi, le criptovalute risultano meno attraenti rispetto agli asset tradizionali, soprattutto in un contesto di inflazione persistente e di prospettive economiche incerte.

  • I dati sul lavoro USA, più solidi delle attese, hanno spostato ulteriormente in avanti le aspettative di allentamento monetario;
  • La correlazione tra indici tecnologici e bitcoin si è rafforzata, portando i trader a muoversi in modo coordinato tra equity e crypto.
Il discorso pubblico attorno alle scelte Fed rimane dunque un elemento-chiave per le dinamiche delle valute digitali, condizionando quotidianamente flussi e volatilità sull’intero comparto.

Impatto sul mercato delle altre criptovalute e sul valore complessivo delle crypto

L’attuale fase ribassista non riguarda soltanto Bitcoin. L'intero mercato delle monete digitali ha visto una significativa erosione di valore. Ether ha perso quasi l’11% assestandosi sotto quota 2.700, e altre criptovalute di primo piano hanno registrato diminuzioni marcate: XRP, BNB e Solana hanno evidenziato cali fra l’8% e l’11% nell’arco delle ultime 24 ore. Anche Dogecoin, tra i token più discussi, è scivolato di oltre il 10%.
Secondo CoinGecko, la capitalizzazione complessiva del mercato cripto è scesa del 33%, passando da circa 4,38 trilioni di dollari dell’inizio di ottobre agli attuali 2,92 trilioni. Questa decrescita riflette sia la perdita di valore delle principali monete, sia un progressivo allontanamento degli investitori dai prodotti ad alto rischio.
Le tabelle possono aiutare a riassumere l’andamento delle principali valute nelle ultime 24 ore:

Criptovaluta Prezzo attuale ($) Variazione %
Bitcoin 82.000 -10%
Ether 2.700 -11%
XRP --- -9,1%
BNB --- -8,4%
Solana --- -10,6%
Dogecoin --- -10,3%

Il trend negativo appare quindi generalizzato e riflette una perdita di fiducia diffusa, acuita dal timore che alcune società a forte esposizione sulle cripto, come Strategy, possano avviare ulteriori vendite per riequilibrare i propri bilanci.

Le reazioni del mercato: trader, investitori e potenziali scenari futuri

L’impatto sugli operatori dei mercati digitali si è fatto sentire con forza nelle ultime settimane. Molti investitori, sia retail sia istituzionali, stanno rivedendo le proprie strategie di allocazione del capitale, spesso spinti dalla necessità di ridurre l’esposizione a fronte della crescente volatilità.
Il sentiment dominante tra trader e risk manager è improntato a una maggiore prudenza:

  • Il mercato delle opzioni e dei futures segnala che molti operatori scontano ulteriori discese dei prezzi, coprendosi con strumenti finanziari derivati;
  • Alcuni grandi investitori stanno adottando una politica di attesa, in attesa di una stabilizzazione dei prezzi o di segnali più chiari da parte delle autorità monetarie;
  • Le società che avevano puntato forte sulle criptovalute affrontano pressioni anche sui mercati azionari, con possibili esclusioni dagli indici di riferimento;
  • Gli analisti evidenziano il rischio di ulteriori spinte ribassiste qualora si verificassero altri deflussi dagli ETF o nuove ondate di liquidazioni forzate sulle piattaforme di scambio.
Nonostante il clima di sfiducia, restano attivi i tentativi di identificare punti di ingresso per approfittare di oscillazioni improvvise. In questo scenario, però, la volatilità media resta su livelli elevatissimi e le previsioni per il breve termine sono caratterizzate da grande incertezza. L’eco del crollo recente si riflette anche in una crescente correlazione tra l’andamento delle crypto, quello dei principali indici azionari (es. Nasdaq) e persino delle materie prime come l’oro.

Considerazioni finali sulle prospettive di Bitcoin e sulle previsioni di breve termine

La situazione attuale mette in evidenza i limiti strutturali della volatilità del mercato cripto, ma anche la resilienza di una community globale pronta a reagire alle turbolenze. Le aspettative degli operatori, al momento, sono incentrate sulla possibilità che si verifichino nuovi minimi oppure che una serie di fattori esogeni — in primis le decisioni della Federal Reserve e i flussi sugli ETF — determinino una fase di assestamento.
L’esperienza degli ultimi anni suggerisce che queste fasi di forte correzione non sono inedite e vengono spesso seguite da periodi di ripresa altrettanto rapidi. Tuttavia, il riemergere della discussione sulla "bolla finanziaria"—mai definita tale "finché non scoppia", come affermano alcuni analisti—spinge a tenere alta la guardia.


Alcuni osservatori sottolineano come la capacità di Bitcoin di mantenersi sopra certi livelli psicologici possa fungere da discriminante per eventuali rimbalzi tecnici, mentre il permanere di una pressione negativa rischia di aprire spazi per ulteriori discese di breve termine. In questo contesto, la diversificazione degli investimenti, il monitoraggio dei segnali macroeconomici e la consapevolezza dei rischi sistemici sono elementi imprescindibili per chi opera nel settore.



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