Il 2025 e i primi mesi del 2026 si preannunciano decisivi per il mercato dell'oro, tra previsioni di gestori e analisti, dinamiche macroeconomiche, ruolo delle banche centrali, scenari di volatilità.
Dopo un periodo di record storici toccati tra il 2024 e i primi mesi del 2025, l'oro conferma il proprio status di asset difensivo in un contesto caratterizzato da incertezza macroeconomica, alta inflazione, instabilità geopolitica e politiche monetarie delle principali banche centrali in costante evoluzione.
Gli analisti attribuiscono le dinamiche dei prezzi soprattutto alle mutevoli condizioni dei mercati globali e alla ricerca di strumenti di protezione dal rischio. Le previsioni oro di gestori e analisti raccolgono indicazioni sia sul consolidamento della domanda sia sull'inevitabile volatilità che potrebbe accompagnare la quotazione del metallo giallo nei prossimi trimestri.
Il contesto macroeconomico degli ultimi mesi ha portato a uno scenario nel quale il valore dell'oro viene influenzato principalmente da quattro fattori:
Numerosi istituti finanziari e analisti di primo piano hanno pubblicato previsioni dettagliate sull'andamento futuro del prezzo dell'oro. Secondo Goldman Sachs, dopo la corsa ai massimi di 3.700 dollari l'oncia nel 2025 si potrebbe puntare a una salita fino a 4.000 dollari entro inizio 2026, potenzialmente spingendosi persino oltre, fino all'area dei 4.500 dollari in caso di recessione negli Stati Uniti. UBS ha rivisto al rialzo i target della commodity, posizionandosi sull'area dei 3.500 dollari, mentre Citigroup mantiene una posizione più cauta, ipotizzando la possibilità di un ritorno temporaneo del prezzo sotto i 3.000 dollari per un fisiologico consolidamento dopo le impennate recenti.
Peter Kinsella, responsabile globale forex strategy presso UBP, evidenzia come ogni pausa nella crescita abbia rappresentato per gli investitori un'occasione di rafforzamento delle posizioni e come il ciclo rialzista sia ancora in essere, sostenuto da fattori strutturali quali la crescita della domanda delle banche centrali e l'incertezza globale. Secondo lo strategist, la quotazione potrebbe beneficiare ancora di rendimenti a doppia cifra nel 2025 e raggiungere i 4.000 dollari l'oncia entro l'inizio del 2026.
Altri specialisti, tra cui J.P. Morgan e Bank of America, concordano sull'idea che il trend rialzista sia favorito non solo dal contesto geopolitico di instabilità, ma anche dalla continua ricerca di diversificazione delle riserve da parte delle grandi economie. Citi mette però in guardia sull'ipotesi di «eccesso di ottimismo speculativo», osservando come gli attuali livelli possano riflettere già pienamente molte aspettative rialziste. In pratica:
Fonte |
Previsione 2025 |
Previsione 2026 |
Goldman Sachs |
3.700 USD |
4.000-4.500 USD |
UBS |
3.500 USD |
- |
Citigroup |
sotto 3.000 USD |
- |
J.P. Morgan |
oltre 3.000 USD |
- |
Bank of America |
oltre 3.500 USD |
3.350 USD |
Anche le piattaforme di analisi tecnica internazionali (LongForecast, WalletInvestor, CoinCodex) delineano scenari in cui, pur con una prevista volatilità mensile, l'asset mantiene una traiettoria di crescita.
Le banche centrali sono tornate protagoniste, consolidando il trend di acquisti iniziato nel 2022. Secondo il World Gold Council, circa 1.000 tonnellate di metallo vengono acquistate ogni anno da queste istituzioni, in particolare nei mercati emergenti che vedono nelle riserve auree una garanzia contro rischi valutari e tensioni geopolitiche.
Un sondaggio condotto su un ampio campione di banche centrali rivela che:
I report mostrano che la domanda industriale (soprattutto nei paesi asiatici) si aggiunge agli acquisti strategici istituzionali, con la conseguenza di limitare ulteriormente l'offerta disponibile a fronte di una produzione globale stabile ma non crescente. L'espansione delle riserve delle banche centrali si riflette direttamente sull'andamento dei prezzi, evidenziando un supporto strutturale alla quotazione dell'oro nei prossimi mesi.
L'andamento dei mercati nel periodo centrale tra la fine del 2025 e i primi sei mesi del 2026 si preannuncia come una fase di potenziale volatilità. Gli esperti ipotizzano che, dopo i recenti rialzi, i prezzi potrebbero consolidare su intervalli compresi tra 3.300 e 3.700 dollari l'oncia, con l'opportunità di nuove ascesa in presenza di shock geopolitici o sorprese in ambito monetario.
Le proiezioni di operatori come LongForecast, WalletInvestor e CoinCodex suggeriscono una progressione costante nella prima parte del 2026 seguita da una possibile accelerazione nei mesi estivi, periodo tradizionalmente favorevole per il metallo prezioso. Il consensus tra gli analisti è per una crescita a doppia cifra rispetto ai livelli attuali, pur sottolineando l'esistenza di possibili oscillazioni che potrebbero creare opportunità tattiche tanto per i compratori quanto per chi ha già realizzato guadagni importanti.
Citigroup invita alla prudenza, ritenendo che i recenti record siano specchio anche di dinamiche speculative e che non manchino rischi di improvvise correzioni, soprattutto se verranno meno i fattori di incertezza globale o se le politiche monetarie saranno meno espansive del previsto. Tuttavia, uno scenario di persistente incertezza economica e tensioni geopolitiche continuerebbe a sostenere i prezzi dell'oro. Alcuni analisti stimano che la quotazione possa persino sfiorare i 4.800 dollari entro fine 2026, anche se le previsioni più prudenti puntano su una stabilizzazione sopra 3.500 dollari
Mese |
Variazione attesa (%) |
Gennaio-Giugno |
+1-3% mensile |
Luglio-Settembre |
+5-9% cumulato estate |
Ottobre-Dicembre |
Consolidamento su quota elevata |
L'alta volatilità prevista consiglia un'attenta valutazione dei tempi di investimento, specie per chi entra ora sui massimi storici, ma sottolinea anche la resilienza dell'oro come asset da tenere in portafoglio in periodi di incertezza globale.
La funzione dell'oro come bene rifugio viene confermata dalle strategie espresse da gestori e analisti di peso internazionale. Gli esperti sottolineano come il metallo giallo si ponga come strumento privilegiato per la protezione del patrimonio in contesti di elevata volatilità finanziaria e geopolitica.
Secondo Peter Kinsella (UBP) e i report del World Gold Council, la permanenza dell'oro nei portafogli risponde a un approccio di diversificazione e gestione del rischio. Periodi di crisi economica, inflazione elevata e incertezza sui mercati finanziari vedono storicamente una domanda crescente di oro da parte sia di investitori retail che istituzionali. Dal 2020 il trend di accumulo da parte delle banche centrali ha rafforzato questo fenomeno, creando un ulteriore sostegno strutturale alla quotazione.
Tuttavia, tra i rischi individuati emergono: