Il sistema del semestre filtro in Medicina sta vivendo una fase di forte crisi, tra test d'accesso discussi, ricorsi, sanatorie e nuove ipotesi di riforma. Governo e studenti alla ricerca di un equilibrio.
Nel corso del semestre filtro introdotto per l'accesso ai corsi di laurea in Medicina, il sistema selettivo ha generato polemiche e insoddisfazione tra studenti, famiglie e addetti ai lavori. Dopo due tornate di prove ritenute quasi "impossibili" per complessità e organizzazione, è cresciuta la pressione mediatica e sociale, alimentata da ricorsi già annunciati e manifestazioni a livello nazionale.
Di fronte a questo scenario, il Ministero dell'Università e della Ricerca ha iniziato a valutare ipotesi di mediazione, tra cui la possibile ammissione di parte degli studenti esclusi, condizionata però al recupero dei crediti formativi non conseguiti. Si tratta di una soluzione inedita, nata dall'intento di evitare un contenzioso collettivo e di trovare un equilibrio fra meritocrazia, equità e rispetto delle regole.
Negli ultimi anni il sistema d'accesso a Medicina in Italia è stato oggetto di profonde riforme, dettate dall'esigenza di superare il tradizionale test a numero chiuso, spesso criticato per la sua funzione scrematoria e per la difficoltà di garantire reale uguaglianza di opportunità. Con la legge delega approvata nel marzo scorso, il Parlamento ha sancito l'introduzione di un semestre iniziale ad iscrizione “aperta”, seguito da prove accademiche in Biologia, Chimica e Fisica. Solo chi supera questi esami entra nella graduatoria nazionale stilata dal Ministero, accedendo così al proseguimento del corso di laurea.
Il nuovo modello si distingue per alcune sue specificità:
Le difficoltà oggettive delle prove non sono state l'unico problema. Diverse segnalazioni hanno documentato irregolarità durante lo svolgimento degli esami, sia per quanto riguarda l'anonimato e la segretezza dei quesiti che per le modalità di vigilanza eterogenee tra le università. Alcuni candidati hanno riscontrato:
Il risultato è stata una perdita repentina della fiducia nel meccanismo selettivo, percepito come squilibrato e incapace di garantire condizioni realmente trasparenti e omogenee. In un sistema così compromesso, il rischio di ricorsi collettivi è divenuto imminente, alimentando un dibattito acceso anche sui mezzi di comunicazione.
Alla luce dell'eccezionale difficoltà delle prove e delle irregolarità riscontrate, è emersa la proposta di una sanatori limitata a coloro che, pur non raggiungendo la sufficienza in tutti i test, posseggano comunque il requisito dell'iscrizione regolare e della frequenza al semestre filtro. Secondo i dettagli diffusi dal Ministero, questa possibilità verrebbe offerta esclusivamente in caso di posti vacanti nella graduatoria finale, e subordinata al recupero dei crediti non acquisiti.
La sanatoria rappresenterebbe una risposta di carattere eccezionale, volta a:
La soluzione, discussa a livello ministeriale e supportata anche da alcuni organi accademici, è stata accolta con favore da parte di una consistente fetta di studenti e famiglie, mentre solleva interrogativi fra chi teme possa introdurre precedenti rischiosi in termini di gestione delle selezioni pubbliche. Dal punto di vista normativo, la misura sarebbe fondata sul principio di equità, andando a compensare una responsabilità percepita come sistemica più che individuale.
Per coloro che non riescano a superare la selezione, il sistema prevede percorsi di studio alternativi nell'ambito delle scienze della vita, a tutela dell'impegno profuso e nella logica di valorizzare comunque le competenze acquisite.
Fra le principali opzioni a disposizione: