L'introduzione del cosiddetto semestre filtro ha segnato un cambiamento decisivo per l'accesso ai corsi di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. L'accoglienza iniziale è stata caratterizzata da grandi aspettative e da un diffuso entusiasmo per una selezione apparentemente più aperta, in cui a tutti i candidati veniva offerta la possibilità di frequentare le lezioni universitarie prima della selezione vera e propria.
Tuttavia, la realtà dei fatti si è rivelata più impegnativa del previsto: la prima tornata di esami ha evidenziato difficoltà significative sia dal punto di vista organizzativo che per la complessità delle prove. Moltissimi studenti si sono trovati a confrontarsi con materie come Biologia, Chimica e Fisica in un arco temporale ristretto, spesso usufruendo solo di corsi online a causa dei numeri elevatissimi di iscritti.
È emerso così un divario tra le speranze di accessibilità e l'effettivo livello di selettività, con il rischio concreto di lasciare molti studenti fuori dai corsi dopo pochi mesi dal loro ingresso.
Risultati del primo appello: numeri e cause delle bocciature di massa
L’esito della prima sessione di esami del semestre filtro ha suscitato uno stupore diffuso: solo circa il 10-15% degli studenti ha superato tutte e tre le prove richieste (Biologia, Chimica e Fisica) nel primo appello, una percentuale decisamente inferiore rispetto agli anni precedenti con il test d’ingresso tradizionale. In termini assoluti, su circa 53.000 candidati, solo tra 5.000 e 8.000 hanno ottenuto l’idoneità piena. Le percentuali di successo sono rimaste omogenee su tutto il territorio nazionale, confermando una tendenza al ribasso generalizzata, senza significative differenze geografiche.
- Fisica: la percentuale di promossi si è attestata intorno al 10-15%.
- Chimica: circa il 20-35% ha superato la prova.
- Biologia: le percentuali sono risultate più alte, con punte fino al 45%.
Il dato sorprendente è che, nonostante la liberalizzazione dell’accesso, il nuovo sistema ha prodotto una
“valanga” di bocciature. Numerose sono le cause attribuite a questo fenomeno:
- Requisiti di passaggio più stringenti: la necessità di ottenere almeno 18/30 in ciascuna materia, senza possibilità di compensare con risultati migliori nelle altre prove.
- Difficoltà dei quiz, soprattutto in Fisica, considerati particolarmente selettivi.
- Preparazione eterogenea degli studenti a causa dell’accesso libero, che ha portato alla partecipazione di candidati con background molto diversi.
- Tempo di preparazione considerato insufficiente.
Questo mix di fattori ha reso la prima tornata di esami particolarmente dura, determinando un tasso di esclusione che non si registrava da anni.
Come funziona il nuovo sistema di selezione: differenze rispetto al test tradizionale
Il modello introdotto dal Ministero dell’Università per l’anno accademico in corso sostituisce il vecchio test nazionale a risposta multipla con un sistema basato sulle performance accademiche reali durante il primo semestre universitario. Gli studenti hanno accesso libero ai corsi dal 1° settembre, frequentano lezioni (spesso erogate anche online per gestire l’elevato afflusso), quindi sostengono tre esami identici su tutto il territorio nazionale: Biologia, Chimica e Fisica.
Da sottolineare alcune differenze sostanziali rispetto al passato:
- I quiz non si svolgono più prima dell’immatricolazione ma alla fine del primo semestre.
- Ogni materia conta per un terzo nella valutazione, senza possibilità di “compensazione”.
- Le prove consistono in 31 quesiti (15 a scelta multipla e 16 a completamento), da risolvere in 45 minuti, uguali in tutta Italia.
- Solo chi supera tutte le prove con almeno 18/30 può concorrere nella graduatoria nazionale di accesso.
In precedenza, invece, il test d’ingresso prevedeva un punteggio unico sommativo, con maggiore peso a Biologia e una possibilità di “ammortizzare” eventuali lacune nelle materie più ostiche. La nuova formula richiede un livello uniforme di preparazione e penalizza chi non eccelle in tutte le discipline scientifiche. Si aggiunge, inoltre, che la modalità online e la rapidità dei tempi hanno compromesso la continuità della didattica e reso più ardua la preparazione per molti candidati.
La prova di Fisica: ostacolo principale e riflessi sulle percentuali di idonei
Tra tutti gli esami proposti durante il semestre filtro, la prova di Fisica si è imposta come vero “collo di bottiglia”. L’analisi delle percentuali di idoneità lo conferma: in quasi tutti gli atenei la soglia dei promossi si è fermata nettamente sotto il 20%, con numerose università che hanno registrato valori persino a una sola cifra. A titolo esemplificativo, i dati più recenti mostrano:
| Università |
Fisica (%) |
Chimica (%) |
Biologia (%) |
| Milano Statale |
12 |
24 |
30 |
| Pavia |
15,5 |
34,7 |
42,6 |
| Palermo |
14 |
30 |
45 |
L’origine di queste difficoltà è riconducibile a diversi fattori:
- Contenuto della prova: domande tecniche e applicative, simili all’approccio delle facoltà di Ingegneria, con poca enfasi sulla semplice memorizzazione.
- Disomogeneità nella preparazione: molti studenti provenienti da indirizzi scolastici con limitato insegnamento della disciplina, soprattutto chi proviene dai licei classici.
- Modalità di studio prevalentemente online, che ha ridotto il supporto diretto da parte dei docenti.
A causa della necessità di superare tutte le prove, la difficoltà riscontrata in Fisica ha determinato la quota più bassa di idonei, diventando così la principale causa dell’alto numero di esclusioni. L’incidenza di questo esame sulle possibilità di proseguire il percorso accademico è stata, dunque, massima.
Le criticità denunciate dagli studenti e dalle associazioni: tempistiche, modalità e impatto psicologico
Le voci provenienti dagli studenti e dalle principali associazioni universitarie mettono in luce una serie di criticità legate, in particolare, a:
- Tempistiche ristrette: meno di tre mesi di lezioni non sono considerate sufficienti per compensare eventuali lacune pregresse nelle materie scientifiche.
- Organizzazione delle prove: modalità online diffuse, con difficoltà di interazione e chiarimenti immediati.
- Carenza di materiali didattici: segnalata mancanza di simulazioni, esempi di quiz o iterate occasioni di esercizio.
- Gestione degli esami: controlli inadeguati in alcune sedi, che hanno alimentato polemiche circa la trasparenza delle selezioni.
L’impatto psicologico su tanti giovani è stato descritto come
significativo. Ansia, fatica e senso di incertezza per il futuro hanno accompagnato migliaia di candidati – alcuni dei quali, dopo anni di aspirazioni, si sono visti costretti a riconsiderare radicalmente la propria carriera accademica. In aggiunta, si segnala un clima di rabbia, proteste e minacce di ricorsi collettivi, segno che la nuova selezione ha generato una tensione superiore a quanto accadeva ai tempi del vecchio test d’ingresso.
Cosa succede ora: il secondo appello, possibilità di recupero e alternative per chi non supera gli esami
La normativa prevede la possibilità per chi non abbia superato uno o più esami nella prima sessione di ripresentarsi al secondo appello, fissato per il 10 dicembre. Gli studenti possono decidere se ripetere tutti gli esami o solo quelli non superati o migliorare il voto. Il punteggio ottenuto nel secondo tentativo, tuttavia, sarà definitivo e influenzerà sia la graduatoria nazionale che la carriera universitaria.
- Tutti i candidati che superano le tre prove, entrano nella graduatoria unica nazionale in base al punteggio totale.
- Chi non riesce può iscriversi ai cosiddetti “corsi affini” (Biotecnologie, Scienze Biologiche, Farmacia, Scienze Zootecniche, Professioni Sanitarie), valorizzando i crediti maturati.
- I CFU acquisiti potranno essere riconosciuti per proseguire il percorso alternativamente a Medicina, anche in sovrannumero, garantendo la continuità degli studi.
Il sistema consente inoltre di ripetere il semestre filtro fino a tre volte, offrendo un certo margine di recupero. Tuttavia, resta il rischio che alcuni corsi di laurea si trovino sovraffollati di studenti che, non avendo superato la selezione, vengano indirizzati verso percorsi solo in parte rispondenti alle loro aspirazioni.
Prospettive future: proposte di modifica, confronto internazionale e opinioni degli esperti
I risultati della prima applicazione del semestre filtro hanno già avviato un dibattito acceso tra istituzioni, studenti e accademici. Diverse sono le proposte avanzate dagli esperti di settore e dagli stessi rettori:
- Introdurre una valutazione più ampia delle competenze, che vada oltre gli aspetti teorici e comprenda anche doti relazionali e attitudinali.
- Possibilità di demandare la gestione degli esami ai singoli atenei per una valutazione più congrua e meno “algoritmica”.
- Rafforzare il supporto agli studenti attraverso più tutoraggi, simulazioni e materiali, con l’obiettivo di ridurre il gap di preparazione.
- Considerare l’esperienza di altri Paesi (come la Francia), dove sistemi simili hanno prodotto criticità quali sovraffollamento e abbandoni massicci.
Molti addetti ai lavori auspicano anche un monitoraggio costante degli effetti della riforma e la possibilità di introdurre ulteriori appelli o correttivi già dal prossimo anno. L’obiettivo resta quello di
assicurare un’adeguata formazione dei futuri professionisti senza perdere – né sul piano quantitativo, né su quello qualitativo – l’opportunità di formare nuovi medici. L’accento viene posto anche sulla necessità di trovare un equilibrio tra meritocrazia, inclusione e benessere psicologico degli studenti.