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Caregiver e manovra finanziaria 2026: i miseri fondi stanziati e le vaghe misure sono l'ennesima presa in giro

di Marianna Quatraro pubblicato il
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La Manovra 2026 prevede la creazione di un Fondo per i caregiver familiari con un finanziamento iniziale di appena 1,5 milioni di euro per il 2026

La Manovra Finanziaria 2026 si inserisce in un contesto di risorse sempre più limitate e scelte politiche orientate alla sostenibilità dei conti pubblici. Tra le categorie più penalizzate emergono i caregiver, figura centrale all’interno delle famiglie italiane ma spesso invisibile all’interno delle priorità governative. Oltre 7 milioni di persone, principalmente donne, si occupano quotidianamente di anziani, persone con disabilità o malattie croniche, sostituendosi spesso alle carenze del sistema socio-sanitario. Negli ultimi anni, in molti speravano in un rafforzamento strutturale delle tutele e dei fondi dedicati. Tuttavia, la realtà della nuova manovra evidenzia misure marginali e un budget largamente insufficiente per rispondere all’ampiezza e alla complessità dei bisogni di questa vasta platea. 

Cosa prevede davvero la manovra 2026 per caregiver: fondi ridotti e quadro normativo

La manovra 2026 si contraddistingue per la scelta di ridurre drasticamente le risorse destinate ai caregiver rispetto al passato. Il nuovo stanziamento annuale per il 2026 ammonta infatti a soli 1,15 milioni di euro, un valore simbolico dopo la soppressione dell’ex fondo da 30 milioni. Dal 2027, il fondo dovrebbe salire a 207 milioni annui, ma l’avvio effettivo di tale dotazione resta legato a decisioni future, non garantendo coperture immediate e strutturali. Per il resto:

  • Definizione giuridica ancora assente per la figura del caregiver, nonostante richieste pressanti da parte delle associazioni.
  • Le nuove misure prorogano solo parzialmente il riconoscimento dei permessi retribuiti e dei congedi straordinari, con alcune novità nella disciplina dei permessi aggiuntivi.
  • Il quadro normativo resta frammentario: gli interventi sono spesso affidati a fondi spot invece di un sistema nazionale strutturato e continuo.
A livello pratico, tra le principali novità 2026 si segnalano: 10 ore aggiuntive annue di permesso retribuito per chi assiste familiari con disabilità grave o affetto da malattie oncologiche/invalidanti, estensione della possibilità di fruire dei congedi, e prime sperimentazioni sulla valutazione multidimensionale della disabilità. Tuttavia, le coperture restano esigue e le procedure di accesso spesso complesse e diseguali sul territorio.

I nuovi limiti finanziari: da 30 milioni a 1,15 milioni e ripercussioni sulla vita dei caregiver

L’abbattimento della dotazione a 1,15 milioni di euro per il 2026 rappresenta un segnale evidente di marginalizzazione rispetto agli impegni assunti in passato. Basti considerare che le risorse sono destinate a una platea potenziale di milioni di famiglie, rendendo gli aiuti percepiti irrisori sia a livello individuale che collettivo. La perdita del precedente "fondo caregiver" da 30 milioni, soppresso a fronte di impegni non più mantenuti, testimonia il carattere emergenziale e non strutturale delle misure adottate.

Fondo caregiver 2024 30 milioni di euro
Dotazione 2026 1,15 milioni di euro
Previsto dal 2027 207 milioni di euro/anno*

Nonostante le rassicurazioni governative, la compressione delle risorse si traduce in un aumento dei carichi di cura sulle famiglie e, spesso, nella rinuncia al lavoro per chi svolge funzioni di assistenza. 

Le (mancate) tutele per caregiver familiari di anziani e malati cronici

Tra gli aspetti più controversi della nuova disciplina spicca la discriminazione tra caregiver che si occupano di familiari con disabilità certificata e coloro che supportano anziani non autosufficienti o con patologie croniche non riconosciute. Il pacchetto di misure e il nuovo Fondo, infatti, privilegiano solo una parte della platea, escludendo chi, pur svolgendo attività di cura pesanti e continuative, rientra solo parzialmente nei criteri stringenti di legge, memtre emergono:

  • Mancato riconoscimento di un’indennità universale per la cura informale
  • Continua assenza di tutele previdenziali specifiche per chi rinuncia al lavoro
  • Soluzioni temporanee e non cumulabili con altre prestazioni.

Il Fondo caregiver e le novità legislative su criteri, prestazioni, riconoscimento e accesso

La Manovra introduce alcune modifiche con particolare riferimento al fondo destinato ai caregiver. Dal 2026, la dotazione è di 1,15 milioni, destinata in via prioritaria a sostenere iniziative governative su riconoscimento e tutela della figura familiare. Il termine "caregiver" resta però privo di una cornice normativa chiara e univoca a livello nazionale:
  • Dal 1° gennaio 2026 entrano in vigore 10 ore aggiuntive annue di permesso retribuito per lavoratori che assistono familiari gravemente disabili o affetti da malattie oncologiche e invalidanti
  • Permessi regolati da procedure sempre più digitali, con verifica del diritto tramite INPS e documentazione certificata
  • Conferma del diritto al congedo straordinario (fino a 24 mesi nell’arco della carriera lavorativa), con priorità al rientro tramite smart working laddove compatibile
I criteri di accesso restano stringenti e non prevedono ancora il riconoscimento di un’indennità strutturale universale. 

I caregiver tra leggi incompiute, riforme promesse e disuguaglianze sociali e di genere

Numerosi provvedimenti legislativi e riforme promesse negli ultimi anni non hanno trovato concreta realizzazione. Rimangono disattese la piena attuazione degli impegni verso la definizione uniforme della figura del caregiver e la distribuzione equa delle risorse. Il quadro normativo resta quindi frammentario e soggetto a continue deroge e ripensamenti.

La prevalenza femminile tra i caregiver evidenzia una questione di disparità di genere, con effetti su carriera, salario e autonomia delle donne. In assenza di strumenti di compensazione o di politiche attive dedicate, la cura resta prerogativa invisibile e non riconosciuta. Inoltre:

  • Il mancato adeguamento delle misure alle reali esigenze sociali produce effetti di esclusione e sfiducia verso le istituzioni
  • La difficoltà di conciliazione tra lavoro e cura peggiora la sostenibilità dei percorsi lavorativi e pensionistici, accentuando le insicurezze sociali
  • Le riforme promesse restano spesso bloccate per assenza di coperture o mancanza di volontà politicacarico della cura all’interno delle famiglie italiane.


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