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Nessuna proroga dell'ultima ora per acconto anticipo tasse oggi 1 dicembre. Cosa succede a chi non paga

di Marianna Quatraro pubblicato il
Nessuna proroga ultima ora acconto antic

Confermato il versamento della seconda rata di acconto Irpef entro oggi, luned 1 dicembre. Rischi e sanzioni previste per chi non paga entro la scadenza fissata

L’atteso appuntamento fiscale di fine anno riguarda, come di consueto, il versamento dell’acconto per le imposte sui redditi. Diversamente rispetto agli scorsi due anni, nel 2025 non è stata prevista alcuna proroga né possibilità di rateizzazione all’ultimo momento per il pagamento, che rimane fissato al 1° dicembre.

La scadenza del 30 novembre slitta al giorno successivo poiché cade di domenica, ma nessuna misura straordinaria è stata adottata dal legislatore o dall’amministrazione finanziaria, nonostante le richieste e le attese di molti contribuenti e associazioni di categoria. Il ministro dell’Economia ha confermato questa linea durante più recenti audizioni parlamentari, ribadendo la necessità di rispettare i tempi e le regole standard per esigenze di equilibrio finanziario.

L’appuntamento interessa sia persone fisiche che imprese e riguarda diverse imposte, tra cui IRPEF, IRES e IRAP, secondo quanto contenuto nelle dichiarazioni dei redditi presentate quest’anno. 

Chi deve pagare l’acconto: soggetti obbligati e casistiche particolari

Il versamento dell’acconto di novembre coinvolge diversi soggetti fiscali. In dettaglio, sono tenuti al pagamento:

  • Persone fisiche residenti e non residenti titolari di redditi imponibili ai fini IRPEF;
  • Società di capitali e di persone (IRES, IRAP) con esercizio coincidente con l’anno solare;
  • Contribuenti in regime forfetario e di vantaggio;
  • Soggetti che applicano indici sintetici di affidabilità (ISA);
  • Tutti coloro che, sulla base della dichiarazione dei redditi, risultano avere un’imposta netta dovuta superiore a 51,65 euro, al netto di detrazioni, crediti d’imposta, ritenute e eccedenze.
Sono previste casi di esonero solo per chi, nello specifico, non supera il limite di imposta netta da versare. Per i soggetti che operano con l’adozione dei regimi agevolati, il principio resta quello dell’unicità o della doppia rata in base all’ammontare dell’acconto calcolato.

In presenza di particolari situazioni come l’adesione al concordato preventivo biennale, il pagamento degli acconti segue regole diverse che considerano il reddito concordato e non quello effettivo dichiarato.

Ulteriori eccezioni possono dipendere dalla coincidenza dell’esercizio fiscale con l’anno solare o dall’eventuale partecipazione a regimi di trasparenza fiscale. Per questi soggetti, la determinazione delle somme da versare richiede una valutazione puntuale della propria posizione fiscale e, in caso di dubbi, il ricorso a consulenti è consigliato.

Come si calcola l’acconto e modalità di versamento nel 2025

La determinazione dell’acconto dovuto può avvenire secondo due metodi:

  • Metodo storico: si basa sull’imposta dovuta per l’anno precedente, al netto di detrazioni, crediti e ritenute, e prevede il versamento del 100% dell’importo risultante. Se l’acconto complessivo non supera 257,52 euro, si versa tutto in unica soluzione; sopra tale soglia si suddivide in due rate (40% entro giugno – già versata – e 60% entro la scadenza di novembre);
  • Metodo previsionale: consente di ridurre l’acconto sulla base di una stima aggiornata dell’imposta 2025, in caso si preveda un reddito inferiore rispetto all’anno precedente o oneri detraibili maggiori. Attenzione a non sottostimare eccessivamente, pena l’applicazione di sanzioni su eventuali differenze.
Tutti i pagamenti vanno effettuati tramite modello F24, avvalendosi dei codici tributo:
  • 4034 per IRPEF;
  • 2002 per IRES;
  • 1841 per la cedolare secca;
I titolari di partita IVA sono obbligati al pagamento con modalità telematiche; i privati non titolari possono eventualmente utilizzare il modello F24 cartaceo se non compensano crediti. Per il concordato preventivo biennale, la base imponibile e il calcolo possono richiedere maggiorazioni su eventuali differenze tra reddito effettivo e concordato, sia ai fini IRPEF/IRES (10%) che IRAP (3%).

Cosa succede a chi non paga: sanzioni, interessi e strumenti per rimediare

Il mancato rispetto della scadenza del 1° dicembre comporta conseguenze immediate. La normativa prevede:

  • Sanzione ordinaria del 25% sull’importo non versato;
  • In caso di pagamento con ritardo non superiore a 90 giorni la sanzione è ridotta alla metà (12,5%).
A queste somme si aggiungono gli interessi legali, dal 2025 fissati al 2% annuo. La percentuale si applica su base giornaliera fino alla data di pagamento effettivo. Gli interessi sono dovuti anche in caso di ravvedimento operoso.

In caso di inadempienza è possibile rimediare utilizzando il ravvedimento operoso, che consente di versare spontaneamente quanto dovuto con riduzioni sulle sanzioni in funzione del ritardo:

  • Entro 15 giorni: 0,1% per ogni giorno di ritardo;
  • Entro 30 giorni: 1,5%;
  • Entro 90 giorni: 1,67%.
Chi non si avvale di questi strumenti o ritarda di oltre un anno rischia sanzioni piene e possibili procedure di accertamento e riscossione coattiva, con ulteriori aggravi anche in termini di accesso a crediti d’imposta e agevolazioni future.