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Partita iva forfettaria, tutto quello da sapere. Dall'apertura alle tasse, dai requisiti ai costi

Quali sono i requisiti per accedere al regime fiscale agevolato forfettario per chi ha una Partita Iva e i limiti e i costi previsti

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
Partita iva forfettaria, tutto quello da

Che Cos'è la Partita IVA Forfettaria? E la normativa in vigore nel 2024

La Partita IVA Forfettaria rappresenta un regime fiscale agevolato per piccoli imprenditori e liberi professionisti che prevede una tassazione semplificata e ridotta rispetto a quella ordinaria, ed è stata istituita con la Legge n. 190/2014. Nel 2024, la normativa in vigore mantiene molti degli aspetti fondamentali del regime, con alcune modifiche recenti.

Il regime forfettario permette, infatti, di determinare il reddito imponibile applicando ai ricavi o compensi percepiti un coefficiente di redditività specifico per l'attività svolta, che varia in base al codice ATECO di riferimento. Questo coefficiente consente di calcolare in maniera forfettaria i costi detraibili, semplificando notevolmente la gestione contabile.

Tra i vantaggi principali della Partita IVA Forfettaria vi è l'applicazione di un'imposta sostitutiva, che sostituisce le imposte sul reddito (IRPEF), le addizionali regionali e comunali e l'IRAP, con un'aliquota standard del 15%. Per le nuove attività, l'aliquota può essere ridotta al 5% per i primi cinque anni, incentivando così l'avvio di nuove iniziative imprenditoriali.

Una modifica significativa introdotta nel 2023 e confermata per il 2024 riguarda l'ampliamento del limite di ricavi e compensi, passato da 65.000 euro a 85.000 euro annui. Questo aumento permette a un numero maggiore di professionisti e micro-imprese di accedere e rimanere nel regime forfettario, beneficiando delle sue agevolazioni fiscali.

Infine, è importante notare che chi intende aderire al regime forfettario deve rispettare determinate condizioni e requisiti, come essere residente in Italia e non avere partecipazioni di controllo in altre società. Le norme e le condizioni per l'accesso e il mantenimento del regime sono state aggiornate con la Legge di Bilancio 2023, che ha confermato l'intento di agevolare fiscalmente le piccole attività imprenditoriali e professionali in Italia.

Che differenza c'è tra partita IVA forfettaria e regime in contabilita semplificata e ordinario?

Partita IVA Forfettaria:questo regime fiscale è destinato alle persone fisiche che esercitano attività d'impresa, arti o professioni e si distingue per la sua tassazione agevolata e le semplificazioni contabili. La caratteristica principale è l'applicazione di un'imposta sostitutiva di IRPEF, addizionali regionali e comunali, pari al 15%, riducibile al 5% per le nuove attività nei primi cinque anni.

Contabilità Semplificata: è un regime contabile riservato alle imprese minori, che consente una gestione amministrativa meno onerosa rispetto alla contabilità ordinaria. Le imprese in contabilità semplificata devono registrare solo le operazioni di acquisto e vendita, nonché i corrispettivi giornalieri. Le tasse si determinano applicando l'IRPEF, l'IRES e l'IRAP sui redditi calcolati in base alla competenza economica, con la possibilità di dedurre le spese effettivamente sostenute legate all'attività.

Contabilità Ordinaria: questo regime contabile è obbligatorio per le società di capitali e per le imprese con ricavi superiori ai limiti previsti per la contabilità semplificata. Prevede la gestione completa della contabilità, compresa la tenuta di libri giornale e inventari, registri IVA, e la redazione del bilancio annuale. Le imprese in questo regime devono determinare il reddito secondo il principio di competenza economica e pagano le imposte come IRPEF o IRES, IRAP e addizionali regionali e comunali, deducendo le spese effettivamente sostenute.

Le differenze principali:

  • semplificazioni, il regime forfettario offre la massima semplificazione contabile escludendo l'obbligo di registrazione fatture e tenuta libri contabili, mentre la contabilità semplificata richiede solo registri IVA e il libro dei beni ammortizzabili.
  • tassazione, nel regime forfettario si applica un'imposta sostitutiva unica e ridotta, mentre nei regimi semplificato e ordinario si pagano tutte le imposte sui redditi (IRPEF/IRES, IRAP).
  • deduzioni, solo la contabilità semplificata e ordinaria consentono la deduzione analitica delle spese, non permessa nel regime forfettario.
  • limiti di ricavi, il regime forfettario ha un limite di ricavi annuali fissato a 85.000 euro, mentre la contabilità semplificata è rivolta a chi non supera specifici limiti di ricavi per settore.

Chi può aprire la partita IVA forfettaria

Aprire una partita IVA forfettaria è una soluzione adottabile da molte categorie di lavoratori autonomi e piccoli imprenditori. Il regime forfettario, infatti, è stato pensato per agevolare l’inizio e la gestione di attività lavorative e vale per:

  • le persone fisiche che esercitano attività di impresa, arti o professioni;
  • i lavoratori autonomi e i liberi professionisti;
  • le ditte individuali possono beneficiare delle agevolazioni previste;
  • chi decide di intraprendere una nuova attività, purché comunichi nella dichiarazione di inizio attività la propria intenzione di accedere al regime forfettario e presuma di rispettare i requisiti richiesti.

Requisiti per Accedere al Regime Forfettario e limiti di Ricavi e Spese

Per accedere al regime forfettario, i contribuenti devono soddisfare una serie di requisiti specifici stabiliti dalla normativa. Tali requisiti si suddividono in soggettivi e oggettivi.

Innanzitutto, il requisito soggettivo prevede che il contribuente sia una persona fisica che esercita un'attività d’impresa, arte o professione. Sono quindi esclusi dal regime forfettario le società e le associazioni professionali.

Per quanto riguarda i requisiti oggettivi, il primo criterio da rispettare è relativo ai ricavi e compensi: il totale annuo non deve superare gli 85.000 euro. Questo limite, stabilito dalla Legge di Bilancio 2023, si applica all’anno precedente a quello in cui si intende aderire al regime. Se un contribuente esercita più attività, i ricavi e i compensi relativi a ciascuna devono essere sommati per verificare il rispetto del limite.

Un altro requisito oggettivo riguarda le spese per il personale dipendente o per il lavoro accessorio: tali spese non devono superare i 20.000 euro lordi. Questo limite include le somme corrisposte per i collaboratori, gli utili di partecipazione, nonché le prestazioni rese dall’imprenditore o dai suoi familiari.

È fondamentale verificare annualmente il rispetto di questi limiti per evitare il passaggio obbligato al regime ordinario nell'anno seguente. Superare i limiti, infatti, comporta l’uscita immediata dal regime forfettario nel caso di ricavi che eccedono i 100.000 euro o a partire dall’anno successivo se i ricavi superano gli 85.000 euro ma non sforano i 100.000 euro.

Se si ha un lavoro come dipendente privato o pubblico, si può aprire la partita IVA forfettaria?

È possibile aprire una partita IVA forfettaria mentre si ha un lavoro come dipendente privato o pubblico, ma con certe limitazioni e condizioni specifiche. Chi lavora come dipendente può accedere al regime forfettario purché vengano rispettati determinati requisiti.

Uno degli aspetti fondamentali è il limite di reddito da lavoro dipendente. La normativa prevede che il reddito da lavoro dipendente o assimilato percepito l'anno precedente non deve superare i 30.000 euro lordi per poter accedere al regime forfettario. Questo limite non si applica se il rapporto di lavoro dipendente è cessato nell'anno precedente alla richiesta di accesso alla partita IVA forfettaria.

Non è, invece, possibile per un lavoratore dipendente aderire al regime forfettario se l'attività con partita IVA viene svolta prevalentemente nei confronti del datore di lavoro, attuale. Si tratta di una restrizione introdotta per prevenire abusi e false partite IVA, cioè quelle situazioni in cui il lavoro autonomo è in realtà una continuazione mascherata del rapporto di lavoro dipendente.

Inoltre, i dipendenti pubblici a tempo pieno non possono aprire una partita IVA e svolgere attività autonome, a meno che non ottengano una specifica autorizzazione dall'amministrazione di appartenenza, che viene rilasciata in casi eccezionali. 

Chi ha già altri redditi può aprire la partita IVA forfettaria?

Chi ha già altri redditi può aprire una partita IVA forfettaria, a condizione che rispetti determinati criteri specifici previsti dalla normativa vigente. La presenza di altri redditi non è di per sé un impedimento assoluto, ma esistono limiti e condizioni che devono essere considerati.

Uno dei principali requisiti riguarda il reddito da lavoro dipendente o assimilato. Per poter accedere al regime forfettario, è necessario che i redditi percepiti dallo stesso soggetto nell’anno precedente non superino i 30.000 euro lordi. Questo limite si applica a tutte le tipologie di reddito assimilabili a quelli da lavoro dipendente, come i redditi da pensione. Tuttavia, esiste un’eccezione importante: se il rapporto di lavoro si è concluso nell’anno precedente, non si applica il limite dei 30.000 euro, consentendo al contribuente di accedere al regime forfettario.

Inoltre, è fondamentale verificare che i contribuenti non rientrino nelle cause ostative previste dalla normativa. Ad esempio, non possono accedere al regime forfettario coloro che detengono partecipazioni in società di persone, associazioni professionali o imprese familiari. Questa limitazione si estende anche a chi possiede una partecipazione di controllo in una società a responsabilità limitata o in un'associazione in partecipazione che esercita attività riconducibili a quelle del settore di impresa o professionale dell’attività forfettaria.

Un altro aspetto da considerare è la somma complessiva di ricavi e compensi derivanti dall’attività forfettaria e dalle altre attività esercitate in modo autonomo che non può superare il limite di 85.000 euro annui. Se si svolgono più attività caratterizzate da codici ATECO differenti, è necessario sommare tutti i ricavi e compensi per verificare il rispetto del limite.

Chi non può aprire partita IVA forfettaria? Le cause di esclusione

Non tutti i contribuenti possono accedere al regime forfettario. Le cause di esclusione sono state definite con precisione dalla normativa per garantire che solo i soggetti realmente idonei beneficino di questo regime fiscale agevolato. Vediamo nel dettaglio chi non può aprire una partita IVA forfettaria.

Come spiegato dall'Agenzia delle Entratesono esclusi i soggetti che si avvalgono di regimi speciali ai fini IVA, per esempio il regime dell'agricoltura, il regime dell'editoria, il regime del margine per i beni usati e altri regimi forfetari di determinazione del reddito.

Un'altra categoria esclusa è rappresentata dai non residenti in Italia. Ma vi sono delle eccezioni significative. Coloro che sono residenti in uno Stato membro dell'Unione Europea o in uno Stato aderente all'Accordo sullo Spazio Economico Europeo che garantisca un adeguato scambio di informazioni fiscali possono, infatti, accedere al regime forfettario ma solo se producono almeno il 75% del loro reddito complessivo in Italia.

Sono anche esclusi dalla possibilità di aprire la partita Iva forfettaria: 

  • i soggetti che effettuano cessioni di fabbricati o porzioni di fabbricato, terreni edificabili e di mezzi di trasporto nuovi in via esclusiva o prevalente. Tali attività sono, infatti, considerate incompatibili con la normativa del regime forfettario;
  • i titolari di partecipazioni in società di persone, associazioni professionali o imprese familiari;
  • coloro che detengono partecipazioni di controllo, diretto o indiretto, in società a responsabilità limitata o in associazioni in partecipazione che esercitano attività economiche riconducibili a quelle svolte dai soggetti che applicano il regime forfettario;
  • le persone fisiche che esercitano attività prevalentemente nei confronti di datori di lavoro con i quali sono in corso rapporti di lavoro dipendente o erano intercorsi rapporti nei due precedenti periodi di imposta, sono escluse;
  • chi ha percepito redditi di lavoro dipendente o assimilati per oltre 30.000 euro nell'anno precedente non può aprire una partita IVA forfettaria, a meno che il rapporto di lavoro sia cessato nello stesso anno e non sia stato percepito un reddito di pensione o un altro reddito di lavoro dipendente successivo alla cessazione del rapporto precedente.

Come aprire la partita IVA forfettaria

Per aprire una partita IVA forfettaria è importante stabilire se si soddisfano i requisiti necessari per accedere al regime agevolato, come specificato nelle sezioni precedenti. Una volta verificato questo, si può attivare la propria partita iva forfettaria in diversi modi, rivolgendosi a diversi intermediari e considerando costi e tempistiche differenti.
Vediamo di seguito passo per passo come procedere, la documentazione necessaria e le varie procedure.

Dove si può aprire? A chi rivolgersi? Direttamente online, commercialisti e professionisti preposti

Si può aprire una partita IVA forfettaria in modi diversi, a seconda delle proprie esigenze ed esperienze. Ecco una panoramica delle opzioni disponibili:

1. Direttamente Online

Una delle modalità più pratiche per aprire una partita IVA forfettaria è farlo online. È possibile accedere al sito dell'Agenzia delle Entrate e utilizzare il servizio "Fai D.A. te", un'area riservata ai cittadini che desiderano aprire una nuova partita IVA senza intermediari.

Questo servizio permette di compilare online il modulo AA9/12, necessario per l'inizio attività, cessazione o variazione dati ai fini IVA. Una volta completata la procedura online, verrà rilasciato un numero di partita IVA attivo dal momento della richiesta.

2. Rivolgersi a un Commercialista

Un’altra opzione è quella di rivolgersi a un commercialista, soluzione consigliata per chi non ha familiarità con le procedure fiscali e preferisce affidarsi a un professionista che possa occuparsi di tutti i dettagli burocratici.

Il commercialista non solo si occupa dell'apertura della partita IVA, ma fornisce anche consulenza su quale codice ATECO scegliere per la propria attività, sui coefficienti di redditività e su come gestire la contabilità. Questo supporto può essere particolarmente utile per rispettare tutte le normative e massimizzare le agevolazioni fiscali.

3. Professionisti Preposti

Esistono anche altri professionisti, come i consulenti del lavoro e le associazioni di categoria, che possono assistere nell'apertura della partita IVA e che offrono servizi simili a quelli del commercialista ma possono essere specializzati in settori specifici, offrendo competenze settoriali dettagliate.

Le associazioni di categoria spesso offrono pacchetti di servizi completi che includono sia l'apertura della partita IVA che la gestione contabile e fiscale continuativa, a tariffe spesso agevolate per i soci.

Procedura e passaggi

Per aprire la partita IVA forfettaria, bisogna seguire una procedura ben precisa, che può essere facilitata dall'ausilio di un commercialista o professionista preposto. Tuttavia, è possibile intraprendere questo percorso anche autonomamente, tramite i servizi online messi a disposizione dall'Agenzia delle Entrate. Di seguito, vediamo nel dettaglio i passaggi fondamentali per l'apertura della partita IVA forfettaria.

1. Scelta del Codice ATECO
Il primo step consiste nella scelta del codice ATECO, che identifica l'attività economica esercitata. Tutte le attività hanno un proprio codice specifico che deve essere inserito nelle dichiarazioni fiscali. La lista completa dei codici ATECO è disponibile sul sito dell'ISTAT o consultabile presso il proprio commercialista.

2. Compilazione del Modello AA9/12
Successivamente, bisogna compilare il Modello AA9/12, necessario per la dichiarazione di inizio attività, modifica dati o cessazione dell'attività per le persone fisiche. Questo modulo può essere scaricato dal sito dell'Agenzia delle Entrate e deve essere compilato in tutte le sue parti con attenzione, inserendo i dati personali, l'indirizzo della sede operativa, il codice ATECO scelto e il regime fiscale forfettario.

3. Invio della Dichiarazione all'Agenzia delle Entrate
Il modulo compilato deve essere inviato all'Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dall'inizio dell'attività. Questo passaggio può essere fatto online tramite il servizio Entratel o Fisconline dell'Agenzia delle Entrate o personalmente presso uno dei loro uffici locali. È importante conservare una copia del modello inviato e della ricevuta di invio.

4. Iscrizione al Registro delle Imprese (se necessaria)
Nel caso di alcune attività imprenditoriali, è obbligatorio procedere con l'iscrizione al Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio. Questa iscrizione può essere fatta contestualmente all'invio del Modello AA9/12, sfruttando le procedure telematiche disponibili, come il software "ComUnica Impresa".

5. Apertura della posizione previdenziale
L'apertura della partita IVA forfettaria richiede anche l'iscrizione alla gestione previdenziale di competenza. Per i liberi professionisti senza cassa propria, si tratta della Gestione Separata INPS. Anche questo passo può essere completato online tramite il sito dell'INPS o con l'aiuto di un intermediario abilitato.

Documenti necessari

Per aprire una partita IVA forfettaria, è fondamentale raccogliere e presentare la documentazione specifica richiesta, che varia a seconda della modalità di apertura scelta, e comprende:

  • il documento di identità in corso di validità, come la carta d'identità elettronica (CIE), il passaporto o la patente di guida;
  • il codice fiscale, indispensabile per identificare il soggetto che intende aprire la partita IVA. Può essere utilizzato il tesserino sanitario che riporta il codice fiscale;
  • il modulo AA9/12, denominato Dichiarazione di inizio attività, variazione dati o cessazione attività ai fini IVA delle persone fisiche, che deve essere compilato accuratamente ed è il documento principale per l'apertura della partita IVA e contiene tutte le informazioni necessarie sull'attività che si intende svolgere;
  • l'indirizzo di residenza e domicilio fiscale, che serve per l'identificazione del luogo di abitazione del contribuente, mentre il domicilio fiscale è l'indirizzo presso il quale verranno recapitati tutti i documenti fiscali e legali.
  • Codice ATECO, che è un codice identificativo che classifica il tipo di attività economica svolta e deve essere scelto con attenzione, in quanto incide anche su eventuali agevolazioni fiscali e contributive;
  • PEC (Posta Elettronica Certificata), la Posta Elettronica Certificata che è obbligatoria per tutti i titolari di partita IVA e serve per ricevere comunicazioni ufficiali dalla Pubblica Amministrazione e per inviare documenti con valore legale;
  • firma digitale, necessaria per autenticare e inviare documenti in formato elettronico;
  • contratto di locazione o proprietà (se applicabile), se l'attività si svolge in un locale commerciale;
  • eventuale documentazione aggiuntiva, che può variare a seconda del tipo di attività, come permessi o autorizzazioni comunali, regionali o nazionali.

Costi per apertura

Aprire una partita IVA forfettaria è un'operazione che comporta dei costi specifici, che possono variare a seconda di diversi fattori tra cui la modalità di apertura e a chi ci si rivolge per ricevere assistenza. I costi si suddividono tra fissi e di consulenza.


I costi fissi sono quelli relativi alle imposte e ai diritti amministrativi necessari per l'apertura della partita IVA, che includono:

  • l'imposta di bollo per la presentazione della dichiarazione di inizio attività è di solito di 18 euro;
  • i diritti di segreteria presso la Camera di Commercio possono variare, ma si attestano intorno ai 18 euro.

Il totale di questi costi fissi può quindi aggirarsi attorno ai 35-40 euro. E' prevista in alcuni casi l'esenzione dall'imposta di bollo per determinate categorie di soggetti o per chi effettua l'apertura online.

I costi di consulenza sono quelli che si pagano quando ci si affida ad un commercialista o ad un servizio di consulenza per gestire tutte le procedure burocratiche. I costi per l’assistenza di un commercialista possono variare in base alla complessità della situazione e alla città in cui si opera. In generale, le tariffe possono andare dai 100 ai 500 euro per la fase di apertura della partita IVA.

Tempistiche

Per aprire una partita IVA forfettaria, sono anche previste precise tempistiche. Vediamo quindi di capire quali sono le tempistiche coinvolte in ogni passo della procedura.

Si parte dalla preparazione dei documenti, che è il primo step e può richiedere alcuni giorni, a seconda di quanto velocemente si riescono a reperire tutte le attuazioni necessarie. Una volta pronta la documentazione, la procedura di apertura della partita IVA può essere portata a termine in tempi relativamente brevi. Se si decide di procedere autonomamente online tramite il sito dell’Agenzia delle Entrate, l’apertura può avvenire in giornata, semplicemente compilando il modello AA9/12 e allegando tutti i documenti richiesti. Tuttavia, potrebbero esserci delle tempistiche aggiuntive per la verifica e l'accettazione della pratica.

Affidandosi a un commercialista o a un professionista abilitato, la tempistica non cambia di molto. Una volta consegnati tutti i documenti necessari, il commercialista può svolgere tutte le operazioni necessarie in tempi abbastanza rapidi, di solito entro un massimo di 2-3 giorni lavorativi. 

Tabella codici Ateco regime forfettario 2024 e coefficienti di redditività

Il regime forfettario prevede una serie di semplificazioni per chi sceglie di adottarlo dipende dal coefficiente di redditività e dai codici Ateco che identificano in modo univoco l'attività economica svolta e, proprio in base a essi, viene applicato l'apposito coefficiente per determinare il reddito imponibile.

Il coefficiente di redditività rappresenta la percentuale di ricavi che viene considerata come reddito imponibile. Ogni attività ha un proprio coefficiente, il quale riflette i costi medi necessari per svolgere quel tipo di attività.  Se un contribuente svolge più attività contemporaneamente, è necessario considerare il fatturato complessivo di ciascun codice Ateco. 

Infatti, nel regime forfettario, il reddito imponibile viene determinato applicando il coefficiente di redditività ai ricavi o compensi percepiti. Ad esempio, un libero professionista con un codice Ateco che prevede un coefficiente del 78% e ricavi di 50.000 euro, avrà un reddito imponibile di 39.000 euro (50.000 x 78%).

L'importanza di scegliere correttamente il codice Ateco non deve essere sottovalutata, poiché influisce direttamente sulla tassazione e sulla conformità fiscale. Pertanto, è consigliabile rivolgersi a un commercialista o a un esperto fiscale per evitare errori e sfruttare al massimo i benefici offerti dal regime forfettario.

Come funziona la partita IVA forfettaria

Il funzionamento della partita IVA forfettaria si basa su un insieme di regole semplificate volte a ridurre il carico fiscale per i piccoli imprenditori e i liberi professionisti. Nel regime forfettario, il reddito imponibile si calcola applicando ai ricavi o compensi un coefficiente di redditività, specifico per ogni categoria di attività. Ad esempio, per i professionisti con codice Ateco 74.90.99 (altri servizi alle imprese), il coefficiente è del 78%. Supponiamo un ricavo annuo di 50.000 euro: il reddito imponibile sarà 39.000 euro (50.000 x 78%).


Sul reddito imponibile si applica l'imposta sostitutiva di IRPEF, addizionali regionali e comunali, pari al 15%. Nei primi cinque anni di attività, se si rispettano determinate condizioni, l'aliquota è ridotta al 5%. Ad esempio, su un reddito imponibile di 39.000 euro, l'imposta da pagare sarà 5.850 euro (15%) o 1.950 euro (5%).

I contribuenti in regime forfettario non addebitano l'IVA ai propri clienti e non possono detrarla sugli acquisti. Questo comporta una semplificazione negli adempimenti contabili, poiché non è necessario tenere il registro IVA. Tuttavia, è obbligatorio emettere fattura indicando che l’operazione è effettuata in regime forfettario. Inoltre, la dichiarazione dei redditi deve essere presentata annualmente, utilizzando il Modello Redditi Persone Fisiche.

Inoltre, i soggetti in regime forfettario non possono scaricare le spese esattamente come fanno coloro che hanno una partita Iva ordinaria. I contribuenti forfettari iscritti alla gestione separata INPS o ad altre casse previdenziali professionali pagano i contributi previdenziali sulla base del reddito imponibile calcolato con i coefficienti di redditività. Per artigiani e commercianti, i contributi INPS possono essere ridotti del 35%.

Calcolo ed esempi ricavi, spese ed utili. Simulazioni

Il regime forfettario è particolarmente apprezzato da chi desidera semplificare la gestione fiscale della propria attività. Per comprendere meglio questo regime, è fondamentale sapere come vengono calcolati i ricavi, le spese e gli utili. Ecco un'analisi dettagliata con esempi e simulazioni per chiarire il funzionamento.

Calcolo dei ricavi
I ricavi sono l'insieme di tutte le entrate derivanti dall'attività professionale o imprenditoriale. Nel regime forfettario, il limite massimo di ricavi annui per poter aderire è fissato a 85.000 euro. Superato questo limite, non è più possibile godere delle agevolazioni e si deve passare al regime ordinario.

Calcolo delle spese
Una caratteristica peculiare del regime forfettario è il calcolo forfettario delle spese. Non è necessario tenere traccia delle singole spese sostenute poiché queste vengono dedotte forfettariamente attraverso un coefficiente di redditività, che varia in base al tipo di attività svolta e al codice ATECO attribuito. Ad esempio, per un libero professionista con un coefficiente di redditività del 78%, ciò significa che il 78% dei ricavi sarà considerato reddito imponibile e il restante 22% è considerato spesa. Inoltre, le spese che danno diritto a detrazione non possono essere scaricate dalle partite Iva forfettarie. 

Esempio di calcolo di ricavi, spese e utile
Supponiamo che un libero professionista, abbia conseguito ricavi annuali pari a 50.000 euro e abbia un coefficiente di redditività del 78%. Ecco come si calcolano reddito imponibile e utile:

  • Ricavi Totali: 50.000 euro
  • Spese Forfettarie: 22% dei ricavi (50.000 x 0.22) = 11.000 euro
  • Reddito Imponibile: 78% dei ricavi (50.000 x 0.78) = 39.000 euro

A questo reddito imponibile di 39.000 euro, si dovrà applicare l'imposta sostitutiva del 15%, ottenendo quindi una tassazione di:

  • Imposta Sostitutiva: 15% di 39.000 euro = 5.850 euro

Infine, deducendo i contributi previdenziali pagati, si otterrà il netto finale.

Questa simulazione mostra come il regime forfettario possa semplificare il calcolo delle spese e offre un esempio concreto di come funzione la tassazione. Ad esempio, se si sono versati 5.000 euro di contributi previdenziali, il reddito netto sarebbe:

  • Reddito Netto: 39.000 euro - 5.850 euro (imposte) - 5.000 euro (contributi) = 28.150 euro

Semplificazioni previste per il regime forfettario

Il regime forfettario è stato introdotto con l'obiettivo di semplificare gli adempimenti fiscali per le piccole imprese, i professionisti e gli artigiani. Tra le diverse semplificazioni previste, vi è l'abolizione di molti degli obblighi contabili e fiscali normalmente richiesti nel regime ordinario. Questo rende il regime forfettario particolarmente attraente per i soggetti con un volume di affari limitato.

Una delle principali semplificazioni riguarda la certificazione dei corrispettivi. Nel regime forfettario non è necessario tenere il registro delle fatture emesse e degli acquisti, né redigere il bilancio d’esercizio. Basta conservare le fatture di acquisto e i documenti di incasso delle vendite e delle prestazioni, riportando il numero progressivo annuale.

Inoltre, i soggetti in regime forfettario sono esenti:

  • dall'obbligo di registrazione e tenuta delle scritture contabili, come il libro giornale e il registro degli inventari, previsti invece per la contabilità ordinaria. Questo consente una significativa riduzione degli oneri amministrativi e dei costi legati alla gestione contabile.
  • dall'applicazione dell'IVA sulle fatture;
  • dalla liquidazione periodica dell'imposta. 

Per quanto riguarda i contributi previdenziali, i soggetti con partita IVA in regime forfettario possono beneficiare di una riduzione contributiva del 35% per gli artigiani e commercianti, come stabilito dall’INPS, previa presentazione di apposita domanda. Questa agevolazione comporta ulteriori risparmi economici per i contribuenti.

Quante volte si può aprire una partita forfettaria nel corso della vita lavorativa?

La normativa in vigore non pone limiti specifici sul numero di volte in cui si può aprire una partita IVA, ma ci sono delle condizioni da considerare attentamente.

Per i liberi professionisti e le piccole imprese, il regime forfettario rappresenta un'opzione vantaggiosa per la gestione fiscale e contabile. Tuttavia, il criterio da rispettare riguarda i requisiti di accesso e di permanenza nel regime. Ogni volta che si intende riaprire una partita IVA forfettaria, bisogna, infatti, sempre rispettare gli stessi requisiti iniziali, come il limite dei ricavi annuali e le spese sostenute.

Inoltre, rispettando il criterio della cosiddetta condizione di novità, per riaprire la partita Iva forfettaria, l'attività svolta non deve rappresentare una prosecuzione di un'attività esercitata nei tre anni precedenti. Questo impedisce, ad esempio, la chiusura e la riapertura della partita IVA senza una reale discontinuità dell'attività professionale. Se tale condizione è rispettata, un nuovo contribuente può accedere al regime forfettario, beneficiando delle agevolazioni fiscali previste.

Se, inoltre, un contribuente supera i limiti di ricavo previsti dal regime forfettario ed è obbligato a passare al regime fiscale ordinario nell'anno seguente, può ritornare nel regime forfettario in futuro, a patto che si rispettino nuovamente i requisiti stabiliti dalla legge. 

A quali controlli fiscali ed Agenzia delle Entrate sono soggette le partita IVA forfettarie

Le Partite IVA forfettarie, pur beneficiando di un regime fiscale agevolato, non sono esenti dai controlli fiscali da parte dell’Agenzia delle Entrate. Questi controlli mirano a garantire che i contribuenti rispettino tutte le disposizioni normative in vigore e che non si verifichino irregolarità o frodi fiscali. I controlli principali a cui possono essere soggette le Partite IVA forfettarie sono per:

  • verifica dei requisiti di accesso, l’Agenzia delle Entrate verifica che il contribuente possieda tutti i requisiti previsti per l’accesso e la permanenza nel regime agevolato, come il limite di ricavi annuali non superiori a 85.000 euro e l’assenza di cause di esclusione. Ogni anno, questi parametri devono essere confermati tramite la dichiarazione dei redditi;
  • monitoraggio dei ricavi dichiarati, essenziale per verificare che i ricavi non superino il limite prefissato di 85.000 euro e, in caso di superamento di tale limite, il contribuente perde il diritto di avvalersi del regime forfettario per l’anno successivo e deve passare al regime ordinario;
  • controllo delle spese per personale e collaboratori, che non devono superare i 20.000 euro lordi per anno e l'Agenzia delle Entrate verifica queste spese attraverso la documentazione fiscale e i bilanci presentati dal contribuente;
  • fatturazione elettronica e obblighi contabili, perchè a partire dal primo gennaio 2024, le Partite IVA forfettarie sono tenute a emettere fatture elettroniche. L’Agenzia delle Entrate controlla che tutte le fatture siano correttamente trasmesse e registrate nel sistema di interscambio (SdI). Inoltre, sebbene il regime forfettario comporti semplificazioni contabili, i contribuenti sono tenuti a conservare tutti i documenti contabili per eventuali controlli.
  • adempimenti dichiarativi, l’Agenzia delle Entrate verifica il corretto adempimento degli obblighi dichiarativi. Il contribuente deve presentare annualmente la dichiarazione dei redditi e assicurarsi che tutte le informazioni riportate siano corrette e complete.

IVA, come funziona per chi è in regime agevolato

Il regime forfettario prevede la non applicazione dell'IVA sulle operazioni effettuate dai contribuenti che vi aderiscono. Ciò significa che i lavoratori autonomi e le piccole imprese che optano per questo regime fiscale non devono addebitare l'IVA sulle fatture emesse, rendendo il processo di fatturazione più semplice e snello. Un operatore in regime forfettario, infatti, emette fatture senza includere l'IVA, riportando la specifica annotazione che indica la non applicabilità dell'IVA.

Inoltre, questo tipo di regime esonera il contribuente dagli obblighi di registrazione e liquidazione dell’IVA, semplificando ulteriormente la gestione contabile.  Nel contesto delle operazioni intracomunitarie, il regime forfettario prevede specifici obblighi. I contribuenti che effettuano acquisti intracomunitari devono registrarsi al VIES (Vat Information Exchange System) e sono tenuti a pagare l’IVA mediante l'integrazione della fattura ricevuta con l'indicazione dell’IVA dovuta, la cosiddetta “reverse charge” o “inversione contabile”. Questo processo include anche l’obbligo di presentazione degli elenchi Intrastat, seppur in forma semplificata. P

Partecipazioni in società di persone o di capitali

Nel regime forfettario, una delle condizioni imprescindibili riguarda le partecipazioni in società di persone o di capitali. Chi desidera avvalersi del regime forfettario non può possedere, contemporaneamente, alcune specifiche tipologie di partecipazioni societarie. Questa restrizione è stabilita per prevenire ovvie forme di abuso e per conservare il carattere individuale e autonomo delle attività rientranti nel regime agevolato.

Prima di tutto, non sono ammesse le partecipazioni in società di persone. Questa categoria include società semplici (Sas), società in nome collettivo (S.n.c.) e società in accomandita semplice (S.a.s.). La ragione di tale esclusione è legata al fatto che queste società prevedono l'associazione di più individui che condividono, in proporzione, utili e perdite, per cui la partecipazione a tali società potrebbe implicare un ampliamento delle dimensioni economiche e delle responsabilità che sarebbe in contrasto con la filosofia di base del regime forfettario.

Il divieto vale anche per le partecipazioni in società a responsabilità limitata (S.r.l.) e società per azioni (S.p.A.), ma con qualche eccezione. Il contribuente che opta per il regime forfettario può avere partecipazioni in S.r.l., solo a condizione di non esercitare attività economiche connesse a quelle svolte individualmente. Se il forfettario controlla direttamente o indirettamente una S.r.l. che svolge una attività riconducibile a quella esercitata dal titolare della partita IVA forfettaria, la possibilità di rimanere nel regime è automaticamente compromessa. Queste limitazioni si applicano anche se le partecipazioni ricadono su società straniere. 

Spese per lavoro accessorio, dipendente o collaboratori

Nel regime forfettario, le imprese e i liberi professionisti devono rispettare alcuni limiti di spesa per lavoro accessorio, dipendente e collaboratori. Secondo la normativa in vigore, i costi complessivi sostenuti per tali voci non possono superare i 20.000 euro annui. Questo limite comprende diverse categorie di spesa:

  • lavoro accessorio, i compensi erogati per prestazioni occasionali e a progetto;
  • lavoro dipendente, salari, stipendi e altri costi correlati a dipendenti assunti a tempo determinato o indeterminato;
  • collaboratori, emolumenti destinati a collaboratori continuativi, inclusi i soci lavoratori di società di persone e altre forme associative;
  • compensi agli associati in partecipazione, cioè utili corrisposti a collaboratori senza apporti di capitale ma solo di lavoro.
  • prestazioni rese dal titolare o dai familiari, cioè i compensi per le prestazioni di lavoro svolte dall'imprenditore stesso o dai suoi familiari collaboranti.

Tasse, redditi da considerare per il limite degli 85mila euro e contributi pensionistici

Nel regime forfettario, la tasse si pagano sull'aliquota sostitutiva al 15% e non sulle normali aliquote Irpef. Il reddito imponibile si calcola applicando un coefficiente di redditività al totale dei ricavi o compensi. Per restare nel regime forfettario, il contribuente non deve superare gli 85.000 euro di ricavi, cioè di compensi totali. Inoltre, il regime forfettario consente anche delle agevolazioni contributive, come la possibilità di richiedere una riduzione del 35% sui contributi previdenziali dovuti alla Gestione Artigiani e Commercianti dell'INPS.

Determinazione del reddito da assoggettare ad imposta sostitutiva

La determinazione del reddito da assoggettare a imposta sostitutiva nel regime forfettario rappresenta uno degli aspetti cardine di questo sistema fiscale agevolato. In tale regime, il reddito imponibile non viene calcolato sulla base dei ricavi meno i costi effettivi, come avverrebbe in un regime di contabilità ordinaria, ma utilizzando un coefficiente di redditività che varia a seconda del tipo di attività svolta. Questo coefficiente, previsto dalla normativa e associato al proprio codice ATECO, semplifica notevolmente il calcolo del reddito e della relativa tassazione. Per calcolare il reddito imponibile, si procede nel seguente modo:

  • si moltiplicano i ricavi o i compensi percepiti per il coefficiente di redditività associato alla propria attività. Per esempio, se il codice ATECO per la tua attività prevede un coefficiente del 78%, allora il 78% dei tuoi ricavi sarà considerato come reddito imponibile.
  • dal reddito così determinato, si sottraggono i contributi previdenziali obbligatori versati nel periodo d'imposta. Tali contributi comprendono quelli corrisposti per conto dei collaboratori dell’impresa familiare fiscalmente a carico o, se non fiscalmente a carico, qualora il titolare non abbia esercitato il diritto di rivalsa sui collaboratori stessi.
  • il risultato netto ottenuto rappresenta il reddito imponibile su cui si calcola l’imposta sostitutiva del 15%. Se si tratta di una nuova attività che rispetta i requisiti per il regime di Start-Up, l'imposta sostitutiva è ridotta al 5% per i primi cinque anni.

Un esempio pratico può chiarire meglio il concetto: prendiamo il caso di un libero professionista con un fatturato annuo di 50.000 euro e un coefficiente di redditività del 78%. Il reddito imponibile sarà:

Ricavi = 50.000 euro
Coefficiente di redditività = 78%
Reddito imponibile = 39.000 euro (50.000 * 78%)

Se i contributi previdenziali annui ammontano a 5.000 euro, si sottraggono questi dal reddito imponibile:

Reddito Imponibile Netto = 34.000 euro (39.000 - 5.000)

A questo punto, si applica l’imposta sostitutiva del 15%:

Imposta sostitutiva = 5.100 euro (34.000 * 15%)

Quali spese si possono scaricare se si ha la partita IVA forfettaria

Nel regime forfettario, il calcolo delle spese detraibili e deducibili differisce notevolmente rispetto alle detrazioni che si applicano a chi ha una Partiva Iva ordinaria. Le spese deducibili nel regime forfettario vengono, infatti, determinate in modo forfettario, per cui, a differenza degli altri regimi, non serve documentare e registrare ogni singola spesa sostenuta per l'attività. Le spese vengono contate in forma aggregata tramite l'applicazione di un coefficiente di redditività, che varia in base al codice ATECO dell'attività svolta. Questo coefficiente rappresenta una percentuale dei ricavi o compensi percepiti e indica la porzione di tali ricavi o compensi che è considerata reddito imponibile.

Ad esempio, per un professionista con un coefficiente di redditività del 78%, le spese deducibili sono automaticamente calcolate nella misura del 22% dei ricavi totali. Pertanto, se il professionista fattura 50.000 euro in un anno, il reddito imponibile sarà 39.000 euro (50.000 - 22% di 50.000). Pur essendo calcolate in maniera forfettaria, ci sono alcune spese che possono essere dedotte specificamente.

Tra queste, i contributi previdenziali obbligatori rappresentano un'importante eccezione. I contributi versati all'INPS o ad altre casse previdenziali possono essere dedotti integralmente dal reddito imponibile calcolato forfettariamente. Questa deduzione avviene prima del calcolo dell'imposta sostitutiva al 15% o al 5% per i nuovi avviamenti.

Per quanto riguarda, invece, le spese detraibili, per chi ha la Partiva Iva forfettaria non è prevista la possibilità di scaricare alcun costo. Non valgono, cioè, tutte le detrazioni che invece applicano non solo coloro che sono in regime ordinario ma anche i lavoratori dipendenti. 

Il regime di cassa per il reddito

Il regime di cassa per il reddito è uno degli elementi distintivi del regime forfettario. A differenza del metodo di competenza utilizzato nei regimi ordinari, nel quale i ricavi e le spese vengono considerate nel momento in cui si prestano i servizi o si cedono i beni (indipendentemente dall'effettivo incasso o pagamento), nel regime di cassa i ricavi e le spese sono contabilizzate solo nel momento in cui avviene l'effettiva movimentazione di denaro.

Questo significa che i professionisti e le imprese individuali che adottano il regime forfettario considerano reddito imponibile esclusivamente i ricavi e i compensi percepiti durante l'anno. Analogamente, le spese vengono dedotte solo quando effettivamente pagate.

La semplificazione introdotta dal regime di cassa aiuta, in particolare, le microimprese e i professionisti che hanno una gestione finanziaria complessa o variabile. Contabilizzando solo i flussi di cassa effettivi, è, infatti, più semplice avere una visione chiara della liquidità disponibile e gestire meglio eventuali disallineamenti tra incassi e pagamenti.

Il reddito soggetto a tassazione è determinato applicando ai ricavi e compensi percepiti il coefficiente di redditività determinato in base al codice ATECO dell'attività svolta e che riduce forfettariamente il totale dei ricavi per calcolare l'imponibile su cui applicare l'imposta sostitutiva.

Un ulteriore vantaggio del principio di cassa nel regime forfettario è rappresentato dalla semplificazione delle adempienze contabili. I contribuenti sono, infatti, esonerati dalla tenuta della contabilità ordinaria, che richiede registrazioni dettagliate di tutte le operazioni effettuate. Questo semplifica notevolmente il lavoro amministrativo dei piccoli imprenditori e dei professionisti, che possono concentrarsi maggiormente sullo sviluppo della propria attività.

Compensi per trasferte nel limite di fatturato massimo

Il regime forfettario ha alcune particolari regole per la gestione dei compensi relativi alle trasferte lavorative chd possono incidere sulla determinazione del fatturato massimo, che per il 2024 è fissato a 85.000 euro. Quando un professionista o un imprenditore soggetto al regime forfettario effettua trasferte per conto della propria attività, ha due modalità principali per gestire le spese di trasferta: farle sostenere direttamente dal committente o addebitarle al cliente.

Se le spese di trasferta sono sostenute direttamente dal committente, queste non vengono considerate come compensi in natura per il professionista. In tal caso, il committente deve intestare i documenti di spesa (ad esempio fatture di alberghi e ristoranti) a proprio nome in modo da consentire al professionista di non contabilizzare queste spese come ricavi ed evitando così di raggiungere il limite massimo di fatturato previsto per restare nel regime forfettario.

Se, invece, le spese vengono anticipate dal professionista e poi rimborsate dal committente, sono considerate a tutti gli effetti dei compensi e devono essere inclusi nel calcolo del fatturato annuale. È importante distinguere tra spese analitiche e forfettarie: le prime sono deducibili integralmente se dettagliate in fattura, mentre le seconde, se riaddebitate in modo forfettario, sono soggette a limitazioni.

Il D.P.R. n. 917/1986, all'art. 54 comma 5, permette una gestione agevolata delle spese di trasferta. Il professionista deve accordarsi preventivamente con il committente riguardo alla loro gestione È consigliabile formalizzare tali accordi nel preventivo, per avere una traccia documentale a supporto in caso di verifica fiscale.

Come si calcolano le tasse nel regime forfettario?

Il calcolo delle tasse nel regime forfettario è un processo che coinvolge diversi passaggi e variabili specifiche. Prima di tutto, è fondamentale comprendere che il regime forfettario si basa su una tassazione sostitutiva rispetto a quella ordinaria. Questo significa che al reddito imponibile si applica un'aliquota unica, che sostituisce tutte le altre imposte, come l'IRPEF, l'IRAP e le addizionali regionali e comunali.

Per calcolare le tasse nel regime forfettario, è necessario seguire questi passaggi chiave:

1. Determinazione dei ricavi o compensi, prima di tutto bisogna sommare tutti i ricavi o compensi percepiti durante l'anno fiscale e il totale rappresenta il punto di partenza per il calcolo.

2. Applicazione del coefficiente di redditività al totale dei ricavi o compensi, che cambia in base al codice ATECO che identifica l'attività svolta. Ad esempio, per i liberi professionisti il coefficiente di redditività è del 78%, mentre per le attività di commercio è del 40%. Questo passaggio serve a determinare il reddito imponibile.

3. Sottrazione dei contributi previdenziali obbligatori, dall'importo ottenuto applicando il coefficiente di redditività, bisogna sottrarre i contributi previdenziali obbligatori versati nel corso dell'anno per ridurre la base imponibile, su cui calcolare l'imposta;

4. Applicazione dell'aliquota sostitutiva che è al 15%, che si riduce  al 5% per i primi cinque anni di avvio di una nuova attività, a condizione che vengano rispettati determinati requisiti.

Esempio di calcolo delle tasse in forfettario

Per comprendere appieno come funziona il calcolo e pagamento delle tasse con il regime forfettario, è utile analizzare un esempio pratico. Supponiamo che un professionista, abbia un'attività di consulenza con un fatturato annuo di 40.000 euro. Il codice ATECO per la sua attività gli attribuisce un coefficiente di redditività del 78%. Il professionista ha versato contributi previdenziali per un totale di 3.000 euro durante l'anno. Per calcolare le tasse che deve pagare, seguiamo questi passaggi:

1. Calcolo del reddito imponibile: si applica il coefficiente di redditività al fatturato per determinare il reddito imponibile lordo. - 40.000 euro x 78% = 31.200 euro;

2. Detrazione dei contributi previdenziali: dal reddito imponibile lordo si sottraggono i contributi previdenziali versati. -31.200 - 3.000 = 28.200 euro;

3. Applicazione dell'imposta sostitutiva: sul reddito imponibile netto si applica l'imposta sostitutiva del 15%. - 28.200 x 15% = 4.230 euro. 

Di seguito una tabella che riepiloga il calcolo:

Descrizione Importo (€)
Fatturato annuo 40.000
Reddito imponibile lordo (78%) 31.200
Contributi previdenziali -3.000
Reddito imponibile netto 28.200
Imposta sostitutiva (15%) 4.230

Come funzionano i contributi INPS?

I contributi INPS per chi aderisce al regime forfettario seguono delle regole specifiche che differiscono rispetto ad altri tipi di regime fiscale. Per i titolari di Partita IVA forfettaria, è essenziale capire come calcolare e gestire i contributi previdenziali al fine di assicurare un corretto adempimento delle obbligazioni fiscali e previdenziali.

  • Contribuenti Artigiani e Commercianti: per gli artigiani e commercianti, i contributi previdenziali obbligatori devono essere versati alla gestione INPS con periodicità trimestrale. La base imponibile su cui calcolare i contributi è data dalla somma delle entrate, al netto delle spese deducibili e applicato il coefficiente di redditività del codice ATECO. Ogni anno, l'INPS comunica l'aliquota da applicare per il calcolo dei contributi, la quale, al momento, è fissata al 24% del reddito.
  • Riduzione Contributiva del 35%: un'importante agevolazione è la possibilità di richiedere una riduzione del 35% dei contributi dovuti. Questo beneficio è riservato a coloro che comunicano la scelta di adesione al regime agevolato tramite il proprio cassetto previdenziale sul sito dell'INPS entro il 28 febbraio di ogni anno. Tale riduzione non influisce sul calcolo delle prestazioni pensionistiche future.
  • Contributi INPS per i Professionisti Iscritti alla Gestione Separata: i liberi professionisti non iscritti ad albi professionali devono versare i contributi alla Gestione Separata INPS. L’aliquota per il 2024 è fissata al 26,072%, inclusiva della disoccupazione e dell’indennità di malattia. La base imponibile sarà sempre determinata applicando il coefficiente di redditività al fatturato lordo e sottraendo eventuali contributi previdenziali già versati.
  • Pagamenti e Scadenze per qualsiasi tipo di contributi, il pagamento è effettuato tramite il modello F24. Le scadenze previste per coloro che sono iscritti alla gestione artigiani e commercianti sono il 16 maggio,16 agosto, 16 novembre e 16 febbraio dell'anno successivo.
  • Esonero dai Contributi Minimi: un ulteriore caratteristica del regime forfettario include l’esonero dal versamento dei contributi minimali IVS per coloro che non superano una determinata soglia di reddito annuo, all’incirca intorno ai 15.000 euro. In questi casi, si versa unicamente il contributo calcolato sul reddito effettivo. 

Le agevolazioni contributive

Una delle principali agevolazioni contributive per coloro che adottano il regime forfettario è la possibilità di richiedere una riduzione del 35% dei contributi previdenziali dovuti all'INPS. Questa agevolazione è rivolta esclusivamente ai soggetti che esercitano attività d'impresa e sono iscritti alla gestione artigiani e commercianti dell'INPS.

Per beneficiare dell'agevolazione, i contribuenti devono inviare una specifica comunicazione telematica all'INPS tramite il "Cassetto Previdenziale Artigiani e Commercianti" disponibile sul sito dell'Istituto di Previdenza. I soggetti tenuti a contributi previdenziali per la gestione separata INPS, come i liberi professionisti non iscritti a un ordine professionale, non possono usufruire di questa agevolazione.

Calcolo ed esempi quanti contributi si pagano nel regime forfettario?

Nel regime forfettario, i contributi da versare all'INPS variano a seconda del tipo di attività svolta e dell'ente previdenziale a cui si è iscritti. La contribuzione è particolarmente importante per i professionisti e le imprese, poiché è una delle principali voci di spesa che influenzano il reddito netto. Vediamo ora quali sono i calcoli e gli esempi pratici per comprendere meglio quanto si paga.

Calcolo dei contributi

Per calcolare i contributi da versare, è necessario seguire alcuni passaggi fondamentali:

  • individuare il coefficiente di redditività del proprio codice ATECO, che varia a seconda dell'attività economica svolta;
  • moltiplicare il totale dei ricavi o compensi percepiti per il coefficiente di redditività, ottenendo così il reddito imponibile;
  • sottrarre dal reddito imponibile i contributi previdenziali obbligatori già versati e il risultato finale è la base imponibile su cui applicare l'aliquota contributiva.

Esempio pratico di calcolo

Supponiamo che un professionista con partita IVA forfettaria abbia un reddito di 50.000 euro annui e che il coefficiente di redditività del suo codice ATECO sia del 78%. Supponiamo inoltre che abbia già versato contributi previdenziali obbligatori pari a 4.000 euro durante l'anno.

  • Reddito imponibile: 50.000 x 78% = 39.000 euro.
  • Base imponibile per i contributi: 39.000 - 4.000= 35.000 euro.

Aliquote contributive

La composizione delle aliquote contributive varia a seconda della gestione previdenziale di riferimento:

  • per la gestione Separata INPS, l'aliquota contributiva per i professionisti senza cassa previdenziale è del 26,07% (2024);
  • per Artigiani e Commercianti, la percentuale è variabile e può arrivare fino al 24% per i redditi superiori alla soglia minima.

Esempio di calcolo contributi INPS per un professionista senza cassa previdenziale:

  • Base imponibile: 35.000 euro;
  • Aliquota contributiva: 26,072%;
  • Contributi da versare: 35.000 x 26,07% = 9.124 euro.

Riduzione dei contributi

Va sottolineato che per i contribuenti appartenenti alla gestione artigiani e commercianti è prevista una riduzione del 35% sui contributi previdenziali dovuti. Questo beneficio è accessibile mediante una specifica richiesta da presentare annualmente all'INPS.

Quanto devo fatturare per guadagnare 1500 euro netti in regime forfettario?

Chi intende operare in regime forfettario e ambisce a guadagnare 1500 euro netti al mese deve prendere in considerazione una serie di fattori fiscali e contributivi. È necessario, infatti, conoscere il coefficiente di redditività associato alla propria attività, le aliquote di imposta sostitutiva e i contributi previdenziali da versare. Per capire come determinare quanto fatturare, si può considerare un libero professionista con un coefficiente di redditività del 78%, una delle percentuali più comuni. Questa percentuale si applica al fatturato dell'attività per determinare il reddito imponibile.

Partendo dall'obiettivo mensile netto di 1500 euro, si deve moltiplicare questo importo per 12 mesi per ottenere il reddito netto annuo: 1500 * 12 = 18.000 euro. Tuttavia, per ottenere il fatturato lordo, bisogna tenere conto delle deduzioni per contributi previdenziali e imposta sostitutiva. Ipotizziamo che il professionista paghi il 26,07% del reddito imponibile in contributi previdenziali INPS e l’aliquota forfettaria del 15%.

Alla base imponibile si deve applicare una deduzione del 26,07% per i contributi previdenziali e del 15% per l’imposta sostitutiva. Dunque, per avere uno stipendio netto di 1.500 euro con Partita Iva forfettaria, bisogna fatturare circa 2.900 euro. 

Quando si esce dalla partita IVA forfettaria e non si può più avere

La partita IVA forfettaria cessa quando si supera il limite di reddito fatturabile o se si perdono i requisiti necessari, come lo sforamento delle spese per lavoro dipendente stabiliti dalla normativa in vigore. In questi casi, si deve passare al regime fiscale ordinario e non si può tornare al forfettario nel breve periodo. Vediamo meglio nel dettaglio.

Superamento limite 85mila euro di reddito

Il superamento del limite di 85.000 euro di reddito è una delle principali cause di uscita dal regime forfettario. Secondo la normativa vigente, se un contribuente che aderisce a questo regime fiscale oltrepassa questa soglia di ricavi o compensi, si verifica l'obbligo di passaggio al regime ordinario per l'anno successivo.

Nel corso dell'anno in cui si supera il limite, il contribuente resta comunque nel regime forfettario fino alla fine dell'anno, ma, a partire dal primo gennaio dell'anno successivo, deve passare al regime fiscale ordinario o semplificato. Se il contribuente supera non solo la soglia di 85.000 euro ma anche quella dei 100.000 euro, l'uscita dal regime forfettario è immediata e avviene in corso d'anno senza attendere l'avvio del successivo.

Durata massima di 5 anni

La possibilità di accedere al regime forfettario non è permanente, soprattutto per la durata massima di cinque anni di alcune agevolazioni fiscali. Chi aderisce al regime fiscale agevolato, può, infatti, usufruire dell'aliquota ridotta del 5% solo ed esclusivamente per i primi cinque anni di attività, a prescindere del reddito percepito.

Trascorso questo periodo, l'aliquota passa automaticamente al 15%. Per esempio, se un contribuente apre una partita IVA forfettaria nel 2024 beneficiando dell'aliquota del 5%, può mantenere tale aliquota fino al 2028, ma dal 2029, l'aliquota passa automaticamente al 15%. 

Tutti gli altri casi di esclusione e perdita del beneficio fiscale del regime agevolato

I soggetti che desiderano accedere alla partita IVA forfettaria devono prestare particolare attenzione alle numerose cause di esclusione previste dalla normativa vigente. Tali cause possono portare alla perdita del diritto di beneficiare del regime fiscale agevolato, con conseguente obbligo di passare a un regime di tassazione ordinario. Le principali cause di esclusione sono le seguenti:

  • la partecipazione a società di persone, associazioni o imprese familiari, per cui i soggetti che partecipano contemporaneamente a società di persone, associazioni di professionisti o imprese familiari non possono accedere al regime forfettario perché la normativa prevede che il contribuente operi solo per conto proprio, senza partecipazioni in altre forme associative o societarie;
  • il controllo di società a responsabilità limitata o associazioni in partecipazione, norma stabilita per evitare che il contribuente possa frazionare artificiosamente la propria attività per beneficiare indebitamente delle agevolazioni fiscali;
  • lo svolgimento di attività prevalente nei confronti di ex datori di lavoro;
  • conseguire redditi da lavoro dipendente e assimilati superiori a 30.000 euro;
  • l'utilizzo di regimi speciali ai fini IVA; 
  • non avere la residenza in Italia, ma esistono eccezioni per i residenti in uno degli Stati membri dell'Unione Europea o in uno Stato aderente all'Accordo sullo Spazio Economico Europeo, a patto che producano almeno il 75% del reddito complessivo in Italia

Cosa succede se si esce dal regime forfettario? Quante tasse si pagano l'anno stesso e cosa accade gli anni successivi

Una delle principali cause di esclusione dal regime forfettario è il superamento del limite di ricavi o compensi annui fissato a 85.000 euro. Se in un anno solare le entrate superano tale soglia, il contribuente non può più beneficiare del regime agevolato a partire dall'anno successivo. Se, invece, si supera il limite di 100.000 euro, l'esclusione dal regime forfettario avviene immediatamente nello stesso anno in cui viene superata la soglia.

Dal punto di vista delle imposte, una volta usciti dal regime forfettario, il contribuente passa al regime fiscale ordinario o semplificato, con tutte le relative implicazioni in termini di adempimenti e tassazione. Il passaggio al regime ordinario comporta l'applicazione dell'IVA sulle operazioni effettuate e delle aliquote ordinarie dell'IRPEF, con l'aggiunta delle addizionali regionali e comunali. Per quanto riguarda l'anno stesso in cui si esce dal regime forfettario, le operazioni effettuate fino al momento del superamento del limite resteranno tassate con imposta sostitutiva, mentre le operazioni successive sono poi soggette alla tassazione ordinaria. Questo implica una doppia gestione contabile e fiscale per l'anno in corso, con la necessità di separare chiaramente le due tipologie di operazioni.

Negli anni successivi all'uscita dal regime forfettario, il contribuente deve continuare a seguire le regole del regime ordinario, riportando i redditi e le spese secondo le modalità previste dalla normativa fiscale vigente. Inoltre, è necessario rispettare tutti gli adempimenti contabili e dichiarativi previsti per il regime ordinario, come la tenuta delle scritture contabili, l'emissione di fatture con addebito IVA e la presentazione delle dichiarazioni IVA trimestrali e annuali. 

In quali casi quando si esce dalla partita forfettaria si può rientrare?

I casi in cui si può rientrare nella partita IVA forfettaria dopo averne perso i requisiti sono limitati e chiaramente definiti. È cruciale comprendere queste dinamiche, specialmente in un contesto fiscale variegato come quello italiano.


In primo luogo, è possibile rientrare nel regime forfettario nel caso in cui, dopo un periodo di tempo in cui non sono stati soddisfatti i requisiti, questi vengano nuovamente rispettati. Ad esempio, se un professionista supera temporaneamente il limite di reddito di 85.000 euro, ma torna a un fatturato inferiore a questa soglia negli anni successivi, può fare nuovamente richiesta di accesso al regime agevolato forfettario. 

Un'altra possibilità di rientro si verifica dopo un periodo di attesa biennale. Infatti, la normativa prevede che qualora un contribuente superi determinati limiti, è necessario un periodo di attesa di due anni, durante i quali si deve applicare il regime ordinario o semplificato, prima di poter rientrare nel forfettario.


 

Gestione partita IVA forfettaria e relativa contabilità

Gestire una partita IVA forfettaria comporta diversi impegni contabili e amministrativi. Questo regime fiscale prevede significative semplificazioni rispetto ai regimi ordinari e semplificati, ma richiede comunque il rispetto di alcune regole e procedure contabili. Tra gli adempimenti principali vi sono la certificazione dei corrispettivi, la numerazione e conservazione delle fatture d'acquisto e delle bollette doganali, la presentazione della dichiarazione dei redditi e, dal primo gennaio 2024, la fatturazione elettronica obbligatoria a prescindere dal reddito percepito. 

Adempimenti contabili e semplificazioni

Il regime forfettario prevede una serie di adempimenti contabili semplificati per agevolare i contribuenti nella gestione della loro attività. In primo luogo, è previsto l'esonero dalla tenuta delle scritture contabili, per cui non è necessario mantenere registri IVA di acquisti e vendite, registri dei corrispettivi o altri documenti contabili richiesti dai regimi ordinari, ma è obbligatorio conservare i documenti rilevanti, come le fatture emesse e ricevute, per un periodo di dieci anni in caso di controlli futuri da parte dell’Agenzia delle Entrate.

In secondo luogo, i contribuenti forfettari devono numerare e conservare le fatture d'acquisto e le bollette doganali, che devono essere ordinati cronologicamente e adeguatamente archiviati. Un altro adempimento chiave riguarda la certificazione dei corrispettivi. Anche se il regime forfettario solleva dalle scritture contabili, resta obbligatorio certificare i ricavi e i compensi percepiti. Questo può avvenire mediante l’emissione di fatture, scontrini o ricevute fiscali.

Gli esercenti attività di commercio al dettaglio, ad esempio, devono emettere scontrini fiscali o utilizzare un registratore di cassa telematico. È importante ricordare che i compensi percepiti dai contribuenti forfettari non sono soggetti a ritenuta d’acconto. Tuttavia, per evitare che il sostituto d'imposta applichi erroneamente la ritenuta, è necessario rilasciare una dichiarazione scritta che attesti l'adesione al regime forfettario.

I contribuenti forfettari sono tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi ogni anno e deve includere tutti i ricavi e i compensi percepiti durante l'anno che, però, non sono soggetti a ritenuta d'acconto da parte dei sostituti d'imposta. Per beneficiare di questa esenzione, il contribuente deve rilasciare una dichiarazione in cui specifica che i compensi afferiscono al regime forfettario e quindi non sono soggetti a ritenuta.

Costi annui per la gestione della partita iva forfettaria

Nel regime forfettario, i costi annui per la gestione della partita IVA sono generalmente più bassi rispetto ai regimi ordinari e semplificati. Tuttavia, è importante considerare diverse voci di spesa che possono variare a seconda della specifica attività e delle esigenze del titolare della partita IVA. Innanzitutto, uno dei principali costi da sostenere è quello per il commercialista o il consulente fiscale. Anche se il regime forfettario prevede semplificazioni contabili, l'assistenza di un professionista può essere fondamentale per garantire il rispetto di tutte le normative legali e fiscali. I costi per un commercialista variano notevolmente a seconda della complessità dell'attività e della localizzazione geografica, ma si possono stimare tra i 500 e i 1.500 euro annui.

Un'ulteriore spesa da considerare è quella per la fatturazione elettronica. Dal 1° gennaio 2024, infatti, anche i titolari di partita IVA in regime forfettario sono obbligati a emettere fatture elettroniche. Questo può comportare costi aggiuntivi per l'acquisto di software specifici o per l'adesione a servizi di fatturazione elettronica offerti da terzi. Il costo annuale per questi servizi può variare tra i 50 e i 300 euro.

Bisogna anche tener conto dei contributi previdenziali obbligatori. nonchè le spese di eventuali assicurazioni professionali, obbligatorie per determinate professioni, e le spese per l'acquisto di beni e servizi necessari all'esercizio dell'attività. Sebbene queste spese non siano deducibili analiticamente nel regime forfettario, è comunque importante considerarne l'impatto economico complessivo. 

Fatturazione elettronica obbligatoria

Dal 1º gennaio 2024, la fatturazione elettronica diventa obbligatoria anche per i titolari di partita IVA in regime forfettario e consiste nell'emissione, trasmissione e conservazione digitale delle fatture attraverso il Sistema di Interscambio (SdI), gestito dall'Agenzia delle Entrate. Ogni fattura deve essere inviata in formato XML al SdI, che verifica la correttezza dei dati, li approva e li invia al destinatario. Questo sistema consente di eliminare l'uso della carta e riduce il rischio di errori e frodi.

Per i contribuenti in regime forfettario, l'obbligo di utilizzare la fatturazione elettronica introduce alcune novità significative:

  • adempimenti semplificati, pur essendo esonerati da diversi obblighi contabili e IVA, i forfettari devono adeguarsi alle nuove disposizioni in merito alla fatturazione, che comportano l’adozione di strumenti digitali specifici per l’emissione delle fatture;
  • registri e conservazione, per cui le fatture emesse in formato elettronico sono automaticamente conservate dal SdI, rispettando i termini di legge sulla conservazione digitale dei documenti fiscali.
  • scadenze e tempistiche, le fatture elettroniche devono essere emesse e trasmesse entro i termini previsti dalla normativa, generalmente entro 12 giorni dalla data di effettuazione dell'operazione.

I migliori servizi per fare fattura elettronica (anche gratis)

Per emettere una fattura elettronica come titolare di partita IVA forfettaria, esistono vari servizi online, molti dei quali gratuiti o a costi contenuti e che offrono soluzioni pratiche e rapide per gestire la fatturazione digitale, semplificando notevolmente gli adempimenti contabili e fiscali.

Uno dei servizi più utilizzati è quello dell'Agenzia delle Entrate, che è completamente gratuito e accessibile tramite il portale "Fatture e Corrispettivi" e che permette di creare, inviare e conservare le fatture elettroniche in conformità con le norme vigenti. Tuttavia, l'interfaccia potrebbe risultare meno intuitiva rispetto ad altre soluzioni e potrebbe richiedere un tempo di apprendimento più lungo.

Tra i servizi disponibili a pagamento, ma con soluzioni gratuite per piccoli volumi di fatturazione, c'è Fatture in Cloud, software con un'interfaccia intuitiva e una serie di funzioni aggiuntive come la gestione delle spese, i report finanziari e il collegamento con il commercialista. La versione base gratuita permette di emettere un numero limitato di fatture mensili, mentre le versioni a pagamento offrono maggiori funzionalità e volumi di fatturazione illimitati.

Un'altra opzione interessante è Aruba Fatturazione Elettronica, servizio a pagamento che permette di gestire non solo le fatture, ma anche altri documenti contabili e che include anche l’invio delle fatture al Sistema di Interscambio (SDI) dell’Agenzia delle Entrate e l’archiviazione a norma di legge.

Per chi cerca una soluzione completamente gratuita, c'è FatturaElettronica APP, servizio che permette di creare e inviare le fatture elettroniche direttamente dal proprio smartphone o tablet, ideale per chi ha necessità di fatturare in mobilità e non ha esigenze complesse di gestione contabile.

Come fare fattura elettronica in partita IVA forfettaria. Esempi e fac simili

Per emettere una fattura elettronica con una partita IVA forfettaria è necessario seguire una serie di passaggi ben specifici. In questo articolo vediamo come fare una fattura elettronica, presentando anche esempi e fac simili di fattura.

Passaggi per fare una fattura elettronica in regime forfettario:

  • Accedere a un servizio di fatturazione elettronica, puoi utilizzare vari strumenti online come software gestionali, portali di fatturazione elettronica forniti dalle associazioni di categoria o piattaforme specifiche per la fatturazione elettronica. Alcuni esempi possono essere Fatture e Corrispettivi dell’Agenzia delle Entrate, Aruba, Fatture in Cloud, e molti altri.
  • Compilare i dati del cliente, inserendo i dati identificativi del cliente, come nome, indirizzo, partita IVA o codice fiscale. Ricorda che per i clienti esteri va indicato anche il paese di residenza;
  • Descrivere i beni o i servizi forniti, ogni riga della fattura deve descrivere chiaramente il bene o il servizio fornito. Ad esempio, "Consulenza professionale" seguita da una breve descrizione dell’attività svolta.
  • Indicare l'importo e aggiungere eventuali sconti.
  • Aggiungere ulteriori informazioni obbligatorie, per esempio includere la dicitura che la fattura è emessa in regime forfettario e che non è soggetta a IVA, né a ritenuta d’acconto;
  • Inviare la fattura tramite il sistema di interscambio (SDI).

Di seguito un esempio di fac simile di fattura elettronica per una partita IVA forfettaria:

Campo Valore
Data 01/10/2024
Numero fattura 2024/001
Cliente Mario Rossi, Via Roma 10, 00100 Roma, Codice Fiscale/P. IVA IT12345678901
Descrizione Servizi di consulenza professionale
Quantità 1
Prezzo Unitario 500,00 €
Totale 500,00 €
Dicitura di legge “Operazione effettuata ai sensi dell’art. 1, commi da 54 a 89, Legge n. 190/2014 – Regime Forfettario, non soggetta a IVA né a ritenuta d’acconto...”

Indicazioni da riportare in fattura

Nel regime forfettario, le indicazioni da riportare in fattura sono fondamentali per assicurarsi che le fatture emesse siano in linea con le normative vigenti. Le fatture devono contenere una serie di informazioni obbligatorie per essere valide e per evitare eventuali sanzioni. Ecco un elenco dei principali dati che devono essere riportati:

  • dati identificativi del fornitore e del cliente, come nome, indirizzo e partita IVA o codice fiscale sia del fornitore che del cliente;
  • data di emissione che deve essere chiaramente indicata;
  • numero progressivo, ogni fattura deve avere un numero progressivo unico, che segue una sequenza cronologica;
  • descrizione dei beni o servizi, una descrizione dettagliata dei beni o servizi forniti, includendo quantità e tipologia;
  • l'importo totale della prestazione o vendita, specificando eventuali sconti applicati;
  • dicitura specifica per il regime forfettario 'Operazione effettuata ai sensi dell'art. 1, commi 54-89, Legge n. 190/2014 - Regime forfettario' che chiarisce che l'operazione è soggetta a regime forfettario e non prevede l’applicazione dell'IVA;
  • non applicazione della ritenuta d'acconto, riportando la dicitura 'Prestazione non soggetta a ritenuta d'acconto ai sensi dell'art. 1, comma 67, Legge n. 190/2014';
  • imposta di bollo, se l'importo della fattura è superiore a 77,47 euro, deve essere indicato il bollo di 2 euro, con la dicitura 'Imposta di bollo assolta sull'originale ai sensi del D.P.R. 642/72'.

Inoltre, è consigliabile conservare una copia di tutte le fatture emesse e ricevute per almeno dieci anni, in conformità con gli obblighi di tenuta della contabilità. 

Limite beni strumentali

I contribuenti che aderiscono al regime forfettario dovevano rispettare un limite per quanto riguarda l'investimento in beni strumentali. Questo requisito è stato introdotto per garantire che solo le microimprese e i professionisti con una struttura semplice possano usufruire delle agevolazioni previste. Tuttavia, dal 1° gennaio 2019, il valore dei beni strumentali posseduti non influisce più sulla possibilità di accesso o permanenza nel regime forfettario.

In precedenza, il limite stabilito era di 20.000 euro complessivi per beni strumentali, al netto degli ammortamenti e includeva sia i beni acquistati che quelli posseduti in leasing o in locazione finanziaria. Il superamento di tale soglia comportava l'uscita dal regime agevolato e l'obbligo di passare alla contabilità ordinaria o semplificata.

Utilizzo del regime forfettario nei rapporti con la pubblica amministrazione

Il regime forfettario è soggetto a numerose semplificazioni anche per chi lavora con la Pubblica Amministrazione (PA) e implica alcune particolarità.

Dal 2018, la normativa impone l'obbligo di emissione della fattura elettronica nei confronti della Pubblica Amministrazione anche per i titolari di partita IVA in regime forfettario. Anche in questo caso deve essere trasmessa tramite il Sistema di Interscambio (SdI) dell'Agenzia delle Entrate, mentre la P.A. deve ricevere, controllare e contabilizzare tali fatture secondo le modalità già in uso per le altre fatture elettroniche.

Al pari di qualsiasi altra operazione, anche nei rapporti con la P.A., le spese sostenute direttamente dal committente non costituiscono compensi in natura per il professionista forfettario, motivo per cui il professionista deve essere molto attento a distinguere tra costi riaddebitati e costi sostenuti direttamente dal cliente.

Quando e come si può aprire e gestire gratis partita IVA forfettaria

Per aprire e gestire una partita IVA forfettaria gratuitamente o senza costi eccessivi, esistono diverse modalità e opportunità che possono essere sfruttate. Una delle modalità più economiche per avviare la partita IVA forfettaria è farlo direttamente online attraverso il sito dell'Agenzia delle Entrate. Questo metodo è particolarmente conveniente perché non richiede intermediari, permettendo di risparmiare sulle consulenze. Richiede solo di compilare e inviare telematicamente il modello AA9/12 per la dichiarazione d'inizio attività. 

Ci sono anche vari servizi di consulenza e software gestionali che offrono pacchetti molto vantaggiosi per chi desidera aprire una partita IVA forfettaria con un supporto professionale e che offrono tariffe scontate o addirittura gratuite per i primi mesi, permettendo di gestire la contabilità e la fatturazione elettronica in modo semplificato. Tra i più noti ci sono Fatture in Cloud, Qonto, e altri software specifici per la gestione delle Partite IVA forfettarie. 


Chi avvia una nuova attività può usufruire di agevolazioni fiscali e contributive. Uno degli incentivi più rilevanti è l'aliquota ridotta del 5% per i primi cinque anni di attività, a condizione che non si tratti della prosecuzione di un'attività già esistente. Questa agevolazione rende particolarmente conveniente l'apertura di una partita IVA forfettaria. 


Alcune Camere di Commercio offrono servizi gratuiti di consulenza per l'apertura di nuove attività. In molti casi, dispongono di sportelli dedicati a supporto delle start-up, dove è possibile ricevere assistenza per la compilazione dei documenti necessari e per la comprensione delle normative vigenti. 

E' anche possibile trovare commercialisti o consulenti contabili disponibili a offrire consulenze gratuite come parte di promozioni o per attirare nuovi clienti. Attività di networking e partecipazione a eventi del settore possono facilitare l'incontro con tali professionisti. 


 

Isa, pagelle fiscali ci sono per partite iva forfettarie? A cosa servono e come funzionano

Gli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale (ISA) rappresentano uno strumento attraverso il quale si intende fornire a professionisti e imprese un riscontro accurato e trasparente sul loro livello di affidabilità fiscale.

Gli Indici si applicano agli esercenti attività d'impresa o di lavoro autonomo che svolgono attività prevalenti per le quali risulta approvato un ISA e che non presentano una causa di esclusione.

Coloro che aderiscono al regime forfettario sono esclusi dalla applicazione degli ISA. L'Agenzia delle Entrate ha, infatti, chiarito che gli Indici non si applicano nei confronti dei contribuenti che:

  • si avvalgono del regime forfetario agevolato;
  • si avvalgono del regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità di cui all’articolo 27, commi 1 e 2, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 11;
  • determinano il reddito con altre tipologie di criteri forfetari.

Quali aiuti hanno le partite ive forfettarie se sono in difficoltà?

Le partite IVA forfettarie, in caso di difficoltà economica, possono accedere a diversi aiuti e supporti. Uno dei principali aiuti è la Dis-Coll (Indennità di Disoccupazione per i Collaboratori), un sostegno economico riservato ai collaboratori e agli assegnisti di ricerca. Non tutti sanno che anche i titolari di partita IVA in regime forfettario possono beneficiare di questa indennità se rispettano determinati requisiti.

Inoltre, le partite IVA forfettarie possono contare sulle diverse politiche di sostegno messe in atto dalle regioni e dai comuni. Molti enti locali promuovono, infatti, bandi e finanziamenti agevolati rivolti alle piccole imprese e ai liberi professionisti per incentivare lo sviluppo delle attività produttive e la ripresa economica. Questi finanziamenti spesso prevedono tassi di interesse ridotti e condizioni di rimborso particolarmente vantaggiose, offrendo così un’importante opportunità di rilancio.

Esiste la Dis Coll e come funziona per chi è in regime forfettario?

La cassa integrazione per i lavoratori autonomi, comunemente nota come Dis-Coll, è una misura di sostegno economico che in alcuni casi può applicarsi anche ai titolari di Partita IVA in regime forfettario. Tuttavia, per accedere a questa forma di sostegno, occorre soddisfare specifici requisiti e condizioni.


La Dis-Coll è un’indennità di disoccupazione destinata ai collaboratori coordinati e continuativi iscritti alla Gestione Separata INPS. Originariamente pensata per lavoratori parasubordinati, essa è stata estesa in alcuni contesti anche a titolari di Partita IVA, purché si trovino in una situazione di cessazione involontaria dell’attività.


Per accedere alla Dis-Coll, è necessario:

  • aver perduto involontariamente l'occupazione;
  • essere iscritti alla Gestione Separata dell'INPS;
  • aver versato almeno tre mesi di contributi nei 12 mesi precedenti l'interruzione del lavoro.


Nel caso di titolari di Partita IVA in regime forfettario, l’accesso alla Dis-Coll vale solo per i collaboratori coordinati e continuativi iscritti all'Inps e non spetta, dunque, a tutti i liberi professionisti. Per avere la Dis-Coll, i professionisti devono seguire una procedura specifica che consiste nei seguenti passaggi:


L’indennità Dis-Coll è corrisposta mensilmente e l’importo è calcolato in base ai contributi versati. La durata può variare, ma generalmente copre un periodo massimo di sei mesi.

Come si chiude partita IVA forfettaria, procedura, costi e tempistiche

Chi è titolare di una partita IVA forfettaria può decidere, per varie ragioni, di chiuderla. Vediamo insieme la procedura da seguire, i costi e le tempistiche associate a questa operazione.

Per chiudere una partita IVA forfettaria, il primo passo consiste nella presentazione del modello AA9/12 all'Agenzia delle Entrate, per comunicare la cessazione dell'attività e da compilare e inviare entro 30 giorni dalla data di cessazione. È possibile presentare il modello in formato cartaceo presso uno degli uffici dell'Agenzia delle Entrate oppure in modo telematico tramite i servizi online dell'agenzia. In entrambi i casi, è fondamentale riportare correttamente la data di cessazione e i dati anagrafici.

Una volta inviata la comunicazione di cessazione, l'Agenzia delle Entrate provvede a registrare la chiusura della partita IVA. Tuttavia, l'operazione non termina qui: è necessario adempiere agli ultimi obblighi fiscali. Ad esempio, occorre presentare la dichiarazione IVA finale, se dovuta, e la dichiarazione dei redditi, per chiudere definitivamente le pendenze fiscali. Inoltre, per chi avesse dipendenti, è necessario avviare le procedure per la cessazione dei contratti di lavoro e provvedere a tutti gli obblighi contributivi e previdenziali.

Dal punto di vista dei costi, la procedura di chiusura della partita IVA forfettaria non comporta oneri particolari. Tuttavia, potrebbe essere consigliabile avvalersi della consulenza di un commercialista, soprattutto in presenza di situazioni fiscali complesse o incerte. I costi per tali consulenze variano in base alla complessità del caso e alle tariffe praticate dal professionista scelto.

Per quanto riguarda le tempistiche, la chiusura della partita IVA forfettaria è relativamente rapida, purché si rispettino tutti gli adempimenti previsti. La registrazione della cessazione avviene entro 30 giorni dalla presentazione della domanda, ma l'effettiva chiusura delle pendenze fiscali può richiedere più tempo, soprattutto nei casi in cui siano necessari chiarimenti o ulteriori verifiche da parte dell'Agenzia delle Entrate.

Cosa succede se non chiudo partita IVA forfettaria ma non la uso più, non fatturo nulla

La situazione fiscale di chi mantiene attiva una partita IVA forfettaria ma non la utilizza e non emette fatture può risultare complessa. In linea generale, non esiste una normativa che obbliga a chiudere la partita IVA se non viene utilizzata, ma è fondamentale tener conto di qualche aspetto pratico e fiscale. Anzitutto, anche se non viene emesso alcun documento fiscale, il titolare della partita IVA forfettaria è comunque tenuto a rispettare alcuni adempimenti, come la dichiarazione dei redditi annuale. Anche in assenza di fatturato, questo obbligo rimane e la mancata presentazione può comportare sanzioni da parte dell'Agenzia delle Entrate.

Un altro aspetto da considerare riguarda i contributi previdenziali. Per chi è iscritto alla gestione separata dell'INPS, non ci sono contributi minimi da versare, e quindi, in assenza di reddito, non si versa nulla. Tuttavia, per commercianti e artigiani iscritti alla gestione INPS Artigiani e Commercianti, esiste una quota fissa di contributi da pagare indipendentemente dal reddito prodotto, anche se questo è pari a zero. Questa quota fissa può rappresentare un costo significativo per chi non svolge effettivamente attività economica.

In quali casi la partita IVA forfettaria può avere una tassazione del 5% invece che del 15%

La partita IVA forfettaria può beneficiare di una tassazione agevolata del 5% anziché del 15% in determinati casi, grazie alle disposizioni previste per le nuove attività. Questa agevolazione è stata introdotta per incentivare l’avvio di nuove imprese e attività professionali, in modo da ridurre il carico fiscale iniziale e facilitare l’entrata nel mondo del lavoro autonomo.

Per beneficiare della tassazione agevolata al 5%, è necessario rispettare diversi requisiti, come:

  • non aver esercitato attività negli ultimi tre anni;
  • non proseguire un’attività precedentemente svolta ma un’eccezione è rappresentata dal periodo di pratica obbligatoria ai fini dell’esercizio di arti o professioni, che comunque consente di fruire dell’aliquota agevolata;
  • rispetto dei limiti di fatturato dell’attività precedente, per cui, nel caso l’attività da intraprendere derivi dalla prosecuzione di un’attività svolta in precedenza da un altro soggetto, è necessario che i ricavi e i compensi realizzati nel periodo d’imposta precedente non abbiano superato il limite che consente l’accesso al regime forfettario (attualmente 85.000 euro annui).

Queste agevolazioni sono valide per i primi cinque anni dall’inizio dell’attività e trascorso il questo periodo, l’aliquota sale automaticamente al 15%, sempre che il contribuente continui a rispettare i requisiti per permanere nel regime forfettario.

Quali le agevolazioni per il regime start up?

L'aliquota al 5% è destinata soprattutto alle nuove imprese, che per beneficarne devono soddisfare tutti i requisiti e le condizioni sopra riportate, come non aver esercitato nei tre anni precedenti alcuna attività d’impresa, artistica o professionale, anche in forma associata o familiare. Questo per evitare che attività già esistenti beneficino ingiustamente del regime agevolato, e non proseguire un'attività precedentemente già svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo. 

Infine, se l'attività da avviare costituisce la continuazione di un'attività esercitata in precedenza da un altro soggetto, i ricavi e i compensi di quest’ultimo, conseguiti nell’anno antecedente a quello della nuova impresa, non devono superare i limiti che consentono l’accesso al regime forfettario. Se, per esempio, un’impresa viene trasferita a un nuovo titolare senza modifiche sostanziali, questo nuovo soggetto non può beneficiare dell'aliquota agevolata al 5% se i ricavi superano l’importo massimo permesso.

I Vantaggi Fiscali e Contributivi del Regime Forfettario

Il regime forfettario come detto in precedenza, è un'opzione fiscale particolarmente vantaggiosa per i piccoli imprenditori e liberi professionisti in Italia. Introdotto per semplificare la gestione contabile e ridurre il carico fiscale, offre una serie di benefici significativi.  Vediamo quali sono i principali vantaggi fiscali e contributivi.

Tassazione Agevolata e Aliquote

Il regime forfettario offre agli aderenti una tassazione agevolata e aliquote ridotte, rappresentando una delle principali attrattive di questa modalità fiscale. La tassazione agevolata comporta dei vantaggi significativi, sia per le nuove attività professionali, sia per quelle già esistenti.

La tassazione agevolata per le partite IVA forfettarie si divide in due aliquote principali:

  • 5% per le nuove attività per i primi cinque anni di esercizio. Questa agevolazione è prevista per incentivare l'avvio di nuove iniziative e ridurre l'onere fiscale nei primi anni di attività.
  • 15% per le attività già avviate o per le nuove attività una volta superato il periodo di cinque anni. Questa aliquota si applica successivamente, offrendo comunque un notevole risparmio rispetto all'aliquota ordinaria IRPEF, che può essere sensibilmente più elevata (dal 23% in su a seconda degli scaglioni di reddito).

Per usufruire delle due aliquote bisogna sempre soddisfare specifiche condizioni. Inoltre, la tassazione agevolata del regime forfettario prevede anche l'esclusione dall'IVA, agevolazioni sui contributi previdenziali e costi inferiori rispetto a quelli richiesti per la Partita Iva ordinaria. 

Calcolo Forfettario dei Contributi e delle Imposte

La partita IVA forfettaria si distingue dagli altri regimi, quali la contabilità semplificata e quella ordinaria, per una serie di caratteristiche specifiche che rendono questo regime particolarmente conveniente per molti liberi professionisti e piccole imprese.

Regime forfettario
Il regime forfettario è caratterizzato da una tassazione più bassa e da semplificazioni amministrative significative. Chi opta per questo regime paga un’imposta sostitutiva fissa del 15%, ridotta al 5% per le nuove attività nei primi cinque anni. Il calcolo delle imposte si basa su un coefficiente di redditività prefissato per ogni attività (individuato dal codice ATECO), semplificando la gestione fiscale. Il forfettario gode anche di esenzioni particolari, come l’esonero dalla registrazione delle fatture e dalla dichiarazione IVA, e non necessita di scritture contabili complesse.

Contabilità semplificata
Il regime di contabilità semplificata, rispetto al regime forfettario, si applica a imprese individuali, società di persone e alcune categorie di professionisti che non superano 700.000 euro di ricavi per alcune attività o 400.000 euro per altre. Questo regime comporta la tenuta di alcune scritture contabili (come il registro delle fatture emesse e il registro dei corrispettivi) e la presentazione della dichiarazione IVA. La tassazione avviene secondo il normale schema IRPEF, con aliquote progressive che possono superare il 40% a seconda del reddito imponibile.

Contabilità ordinaria
La contabilità ordinaria è obbligatoria per tutte le società di capitali (SPA, SRL) e per alcune altre tipologie di imprese che superano determinate soglie di ricavi. Questo regime prevede una gestione contabile complessa, completa e dettagliata, PER CUI è necessario mantenere i libri contabili, registrare ogni operazione commerciale in modo analitico, e presentare la dichiarazione IVA trimestrale o mensile. Anche in questo caso, la tassazione segue il normale schema dell'IRPEF. 

A chi conviene aprire la partita IVA forfettaria e chi no?

La partita IVA forfettaria rappresenta una soluzione vantaggiosa in specifiche circostanze e conviene soprattutto a specifiche categorie di persone, come:

  • liberi professionisti con bassi costi operativi;
  • chi percepisce redditi relativamente bassi sotto la soglia degli 85.000 euro;
  • chi avvia nuove attività, per cui vale l'aliquota ancor più bassa al 5%;
  • chi preferisce gestire la propria contabilità con meno adempimenti burocratici può beneficiare della semplificazione offerta dal regime forfettario.

Non conviene, invece, a

  • professionisti con alti costi deducibili;
  • chi svolge attività con alta soglia di fatturato;
  • aziende con dipendenti;
  • chi detiene partecipazioni in società di persone o di capitali è escluso dal regime forfettario, rendendolo non applicabile in tali casi.

Calcolo della valutazione di convenienza del forfettario

Per determinare la convenienza del regime forfettario rispetto ad altri regimi fiscali, è essenziale eseguire un'analisi accurata che consideri vari fattori. La convenienza può variare significativamente in base alla specifica situazione del contribuente e in base a fattori come:

  • valutazione dei costi e delle spese, per cui il regime forfettario può risultare meno conveniente per chi sostiene spese elevate, come affitti, stipendi, o acquisti di materiali. Al contrario, può essere molto vantaggioso per coloro che hanno poche spese e costi operativi ridotti;
  • reddito e aliquota sostitutiva, che o al 5% o al 15% risulta comunque sempre più bassa delle normali aliquote Irpef ordinarie;
  • i contributi previdenziali, considerando che nel regime forfettario, i contributi sono calcolati sui ricavi determinati forfettariamente, con una possibilità di agevolazione del 35% sui contributi per artigiani e commercianti, il che si traduce in un significativo risparmio rispetto ai contributi nel regime ordinario;
  • le detrazioni fiscali e i rimborsi, che non vengono riconosciuti a chi ha una partita Iva forfettaria.

I pro e contro da considerare

Prima di valutare l'apertura di una partita IVA forfettaria, è fondamentale, dunque, considerare i pro e contro di questo regime fiscale agevolato. Il regime forfettario offre numerosi vantaggi, ma presenta anche alcune limitazioni che possono renderlo inadatto a determinate situazioni.

Pro del regime forfettario

  • Semplificazione contabile: i contribuenti forfettari sono esonerati dalla tenuta delle scritture contabili obbligatorie, riducendo così i costi e gli adempimenti amministrativi.
  • Tassazione agevolata: le aliquote ridotte del 5% per i primi cinque anni (regime start-up) e del 15% successivamente rendono il regime forfettario particolarmente conveniente, soprattutto per le nuove attività.
  • Esenzione IVA: nel regime forfettario non si applica l'IVA sulle fatture emesse, rendendo i prezzi dei servizi e dei prodotti offerti più competitivi rispetto a quelli dei concorrenti non forfettari.
  • Calcolo forfettario delle spese: il regime prevede una determinazione forfettaria delle spese, semplificando la gestione contabile e fiscale dell'attività.
  • Agevolazioni contributive: i titolari di partita IVA forfettaria possono usufruire di riduzioni contributive, come la riduzione del 35% sui contributi previdenziali per artigiani e commercianti.

Contro del regime forfettario

  • Limiti di reddito: il regime forfettario è accessibile solo a chi non supera il limite di ricavi annuali di 85.000 euro, che può essere un ostacolo per le attività in crescita o con prospettive di espansione.
  • Determinate restrizioni: possono accedere al regime solo le persone fisiche che non partecipano a società di persone o capitali. Inoltre, non devono aver conseguito nell'anno precedente redditi di lavoro dipendente superiori a 30.000 euro.
  • Esclusione delle spese deducibili: nel regime forfettario, le spese non sono deducibili analiticamente tranne i contributi previdenziali, il che potrebbe comportare una tassazione più elevata per chi ha molte spese deducibili nel regime ordinario.
  • Assenza di ritenute d'acconto: I compensi percepiti non subiscono ritenuta d'acconto, il che significa che il titolare della partita IVA deve gestire autonomamente il pagamento delle imposte.