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Cargiver, legge 104 e cambio orario di lavoro: per quali motivi e condizioni deve essere concesso

di Marcello Tansini pubblicato il
Cargiver legge 104 cambio orario lavoro

Quali sono i casi in cui i cargiver possono chiedere un cambio di orario a lavoro per l'assistenza di un familiare con Legge 104: cosa prevede la normativa in vigore

Il diritto al cambiamento dell’orario di lavoro per chi assiste un familiare con disabilità grave rappresenta oggi una delle tutele più rilevanti all’interno dell’ordinamento italiano. Grazie alla legge 104/1992, i lavoratori caregiver possono beneficiare di permessi retribuiti e altre agevolazioni specifiche per conciliare le esigenze di assistenza con gli obblighi professionali. Tuttavia, con la recente evoluzione della giurisprudenza europea, la richiesta di cambiamento dell’orario di lavoro si arricchisce di nuove opportunità.

La nuova sentenza della Corte di Giustizia UE: rivoluzione per i caregiver familiari

L’11 settembre 2025 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha introdotto un principio dirompente attraverso la sentenza C-38/24, ridefinendo l’ambito delle tutele per i caregiver familiari all’interno dell’Unione.

Con questa pronuncia viene sancito che la protezione contro la discriminazione fondata sulla disabilità non è riservata unicamente alle persone con disabilità, ma si estende automaticamente anche a chi presta loro assistenza continua e riconosciuta dalla Legge 104. Questo nuovo scenario giuridico proibisce qualsiasi forma di discriminazione, sia diretta che indiretta, trattando alla pari le situazioni in cui la condizione di caregiver espone il lavoratore a svantaggi dovuti a regolamenti aziendali o turnazioni rigide. La situazione si è così evoluta:

  • Prima della sentenza: la normativa italiana già prevedeva diversi diritti specifici (tre giorni di permesso mensile retribuito, congedo straordinario, priorità nella scelta della sede e rifiuto del trasferimento).
  • Dopo la sentenza: il principio innovativo si estende al diritto a chiedere “accomodamenti ragionevoli” come la modifica dei turni, flessibilità oraria o riorganizzazione delle mansioni lavorative, imponendo al datore l’obbligo di valutare ogni richiesta con serietà.

Quando e perché il caregiver può chiedere il cambio d’orario: motivi previsti dalla legge 104 e dalla giurisprudenza

I motivi che giustificano la richiesta di cambiamento dell’orario di lavoro da parte dei cargiver di familiari con Legge 104 sono ben definiti dalla normativa vigente e includono:
  • Assistenza continua: la necessità di fornire cure costanti a chi ha gravi problemi o seguire terapie in orari specifici è un motivo riconosciuto per chiedere flessibilità o cambio di turno.
  • Situazione di gravità Legge 104: solo nei casi di handicap riconosciuto come grave, il diritto al permesso e la richiesta di adattamenti trovano tutela piena.
  • Compatibilità tra vita lavorativa e familiare: il contemperamento tra esigenze di cura e obblighi professionali costituisce elemento rilevante sia nella valutazione aziendale sia nella possibile decisione giudiziale in caso di contenzioso.
Le richieste sono legittimate da elementi oggettivi e devono essere documentate, mettendo in risalto:
  • Impossibilità di usufruire dei soli permessi ordinari.
  • Orario lavorativo inconciliabile con i bisogni assistenziali della persona disabile.
  • Assenza di alternative familiari per la cura.

Le condizioni per ottenere l’adattamento dell’orario: limiti e obblighi per il datore di lavoro

La concessione di un cambio d’orario ad un cargiver richiede la sussistenza di precisi requisiti, accompagnati da limiti che tutelano anche l’organizzazione aziendale:
  • Requisiti: certificazione di disabilità grave del familiare, prova del rapporto di assistenza effettiva, richiesta motivata e documentata dal lavoratore.
  • Obblighi del datore: attivazione di un confronto costruttivo, analisi dettagliata delle soluzioni possibili, produzione di prove concrete in caso di rifiuto.
  • Limiti: il datore può rifiutare la modifica solo dimostrando che avrebbe un impatto sproporzionato, considerando dimensioni, risorse e accesso a sostegni pubblici.
I cambiamenti richiesti non sono mai automatici, ma devono essere valutati su base individuale e il datore di lavoro, quando nega il cambio di orario, deve dimostrare la reale impossibilità, non basta un generico riferimento a difficoltà organizzative o economiche. Il diniego deve essere circostanziato e supportato da elementi oggettivi.

Obbligo di dialogo e accomodamenti ragionevoli: il ruolo dell’azienda e il principio di proporzionalità

L’obbligo imposto dalla recente giurisprudenza richiede un atteggiamento aziendale improntato all’ascolto e alla ricerca di soluzioni concrete. L’adozione di accomodamenti ragionevoli costituisce il cuore della tutela, a condizione che queste soluzioni non compromettano in modo eccessivo l’equilibrio economico o la funzionalità dell’organizzazione lavorativa. La valutazione, quindi, deve essere stringente, oggettiva e trasparente.

  • Dialogo preventivo: prima di qualsiasi decisione definitiva, l’azienda deve avviare un confronto formale con il lavoratore cargiver e prendere in esame tutte le possibilità di riorganizzazione e flessibilità disponibili. 
  • Proporzionalità: ogni accomodamento deve essere calibrato in base agli effettivi bisogni dell’assistito e alle reali possibilità aziendali, tenendo conto anche di eventuali aiuti pubblici.

Cosa succede se l’azienda nega la richiesta: diritti, tutele, ricorsi e rischio licenziamento

Il rifiuto ingiustificato di una richiesta motivata e documentata comporta gravi conseguenze:
  • Azioni del lavoratore: contestazione formale della decisione aziendale, attivazione della rappresentanza sindacale, azione giudiziale innanzi al tribunale del lavoro.
  • Più tutele: L’onere della prova spetta all’azienda, che dovrà dimostrare perché l’adattamento richiesto comporterebbe un onere sproporzionato o insostenibile. Non sono più ammessi rifiuti generici o non motivati.
  • Licenziamento e rischi: Secondo la Cassazione, il licenziamento di un caregiver che rifiuta una modifica organizzativa non conforme o incompatibile con le esigenze di assistenza non è legittimo. Il datore di lavoro deve evidenziare di aver esplorato tutte le alternative praticabili prima di attivare la risoluzione del rapporto.
I rischi per l’azienda che non rispetta questa disciplina includono l’annullamento del licenziamento, il risarcimento danni, il reintegro del lavoratore oltre a possibili sanzioni per discriminazione.