Le Casse previdenziali dei liberi professionisti registrano una crescente solidità e patrimonializzazione. Dati e statiche su Evoluzione, investimenti e ruolo sociale oltre che sfide e prospettive nel contesto del rapporto Covip 2025
Le casse previdenziali dei liberi professionisti costituiscono un nodo fondamentale per il sistema di sicurezza sociale italiano. Negli ultimi trent’anni, questi enti hanno saputo evolversi, passando da una natura pubblica a soggetti autonomi altamente professionalizzati, come delineato dalla riforma degli anni ’90 (decreto legislativo 509/1994). Il recente Rapporto Covip 2025, presentato presso la Camera dei Deputati, fotografa l’andamento degli investimenti e la composizione del patrimonio di queste istituzioni, offrendo un’analisi dettagliata su dimensione, risultati finanziari e impatto nel mondo professionale.
Secondo i dati appena pubblicati, il valore totale degli attivi delle casse ha raggiunto a fine 2024 i 125,1 miliardi di euro con una crescita significativa sia in termini assoluti che rispetto al PIL. Questo trend riflette la capacità di adattamento delle casse alle nuove esigenze dei professionisti iscritti, garantendo al contempo solidità e sostenibilità nelle prestazioni previdenziali. L’approccio metodologico Covip utilizza indicatori standard che consentono di valutare con accuratezza l’affidabilità e la performance dei gestori del sistema, assicurando la trasparenza richiesta da normativa e prassi di settore. Il quadro che emerge dal rapporto sottolinea, quindi, il ruolo essenziale di queste istituzioni per la stabilità del sistema pensionistico autonomo nel nostro Paese.
Le risorse amministrate dalle strutture previdenziali degli autonomi hanno registrato una progressione costante nell’ultimo decennio. Dal 2014 ad oggi, il comparto ha incrementato il proprio patrimonio di oltre 53 miliardi di euro, pari a una crescita media annua del 5,7%. Questo incremento testimonia la capacità delle casse di adattarsi a contesti macroeconomici differenti e di sfruttare le dinamiche favorevoli dei mercati finanziari, pur mantenendo un’allocazione prudente e diversificata.
Alla fine del 2024, gli attivi detenuti dalle casse hanno raggiunto i 125,1 miliardi di euro, rappresentando il 5,7% del prodotto interno lordo nazionale. Il contributo alla crescita patrimoniale deriva essenzialmente da due fattori:
Dal rapporto emerge un rafforzamento negli ultimi anni delle cosiddette casse di “vecchia generazione”, che riuniscono oltre il 75% del patrimonio complessivo. Alcuni tra i principali enti (Enpam, Cassa forense, Inarcassa e Cdc) cubano oltre il 55% del totale, mostrando anche performance sopra la media in termini di crescita degli attivi rispetto ad altri istituti di dimensioni minori.
L’aumento delle risorse gestite si riflette quindi sia nell’accresciuta capacità di tutela previdenziale verso i professionisti associati, sia nel rafforzamento del ruolo di investitori istituzionali capaci di garantire stabilità e sviluppo al sistema del welfare italiano.
La diversificazione delle scelte di impiego patrimoniale è una caratteristica peculiare degli enti previdenziali autonomi. Alla fine del 2024, la quota preponderante del patrimonio era rappresentata da fondi comuni d’investimento e strumenti analoghi (OICR), che raggiungevano complessivamente 67,2 miliardi di euro (53,7% dell’attivo totale). All’interno di tale capitale, una porzione consistente è riconducibile ai cosiddetti OICVM (fondi e SICAV che investono principalmente in strumenti finanziari), per un valore di circa 36,9 miliardi; i restanti OICR includono anche quote di fondi immobiliari (16,7 miliardi).
Titoli di debito e obbligazioni rappresentano un’altra componente significativa del portafoglio, con un valore totale di 26,7 miliardi di euro. Di questi, la maggioranza corrisponde a titoli di Stato italiani (20,7 miliardi), elemento che conferisce ulteriore stabilità al portafoglio investito. I titoli di capitale, come le azioni, sommano a 10,4 miliardi, utilizzati sia in ottica di diversificazione sia per cogliere le opportunità offerte dai mercati azionari.
Aggregando i valori sottostanti agli OICVM e alle altre componenti dirette, gli investimenti obbligazionari detenuti dalle casse ammontano a 47,7 miliardi di euro, rappresentando il 38,1% dell’attivo. Gli investimenti azionari complessivi si posizionano a 24,2 miliardi, pari al 19,4%, mentre la componente immobiliare ( cespiti di proprietà, fondi immobiliari e partecipazioni) scende leggermente in percentuale, attestandosi su circa 19,8 miliardi (il 15,8%).
Questa suddivisione risponde tanto alle esigenze normative di diversificazione e prudenza nella gestione quanto alla ricerca di un equilibrio tra rendimento e rischio che possa meglio garantire la continuità delle prestazioni ai professionisti affiliati.
Una quota importante del patrimonio gestito dalle casse viene destinata al sostegno all’economia domestica. Alla fine del 2024, gli investimenti riconducibili all’Italia ammontavano a 48,1 miliardi di euro, ossia il 38,4% delle attività totali. Questo dato conferma come gli enti previdenziali dei professionisti svolgano un ruolo attivo non solo nella tutela degli iscritti, ma anche nel rafforzamento del tessuto produttivo nazionale.
All’interno degli impieghi domestici, spiccano:
La solidità patrimoniale degli enti di previdenza dei professionisti deriva dall’interazione di diversi fattori chiave, che comprendono la redditività degli impieghi finanziari, il livello dei contributi raccolti annualmente e l’ammontare delle prestazioni versate agli iscritti.
Nel corso del 2024, la redditività degli investimenti si è distinta per il risultato elevato (in media il 7%), riflettendo un contesto di mercati finanziari positivi e una gestione prudente delle strategie di asset allocation. Il flusso netto dei contributi, pari a 4,4 miliardi di euro, resta uno dei principali motori della crescita patrimoniale. Questi flussi, se comparati all’ammontare delle prestazioni erogate, segnalano una buona capacità del sistema di mantenere il saldo positivo necessario per finanziare solidamente il regime pensionistico degli iscritti attivi, anche in prospettiva di un graduale aumento degli anziani beneficiari.
Un ulteriore elemento di robustezza è dato dalla politica di diversificazione degli investimenti, che limita i rischi specifici legati a singoli comparti o geografie. L’effetto cumulato di questi fattori si riflette tanto nei risultati annuali quanto nella continuità di medio-lungo termine della gestione.
L’attività delle casse di previdenza private ha assunto una dimensione sempre più strategica nel panorama del welfare nazionale. Questi enti, amministrando patrimoni importanti, svolgono una doppia funzione: da un lato, garantiscono la tutela previdenziale ai liberi professionisti, dall’altro orientano risorse in favore della crescita collettiva.
Nei trent’anni trascorsi dalla riforma, le casse si sono affermate come pilastro del sistema pensionistico autonomo e come intermediari in grado di governare trend finanziari complessi grazie a prassi gestionali qualificate. La loro azione consente di:
Guardando oltre la fotografia scattata dal rapporto, emergono dinamiche importanti per il futuro. Mentre le attuali condizioni di solidità e sostenibilità appaiono ben confermate, persistono alcune sfide che richiedono un’attenzione costante: