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Certificates e rischi, Banca d'Italia lancia l'allarme sui Certificati di investimento sempre più diffusi

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Allarme Banca d'Italia

La Banca d'Italia ha acceso i riflettori sui certificates, strumenti finanziari derivati la cui diffusione tra i risparmiatori italiani è in crescita.

I certificates, strumenti finanziari derivati, stanno guadagnando terreno tra gli investitori italiani, ma la Banca d’Italia ha lanciato un allarme sui rischi che questi prodotti comportano. La popolarità dei certificates è legata alla promessa di rendimenti elevati in un contesto di inflazione persistente e tassi d'interesse volatili. La loro complessità intrinseca e il potenziale di perdite significative in condizioni di mercato sfavorevoli li rendono strumenti non adatti a tutti gli investitori. Capiamo meglio:

  • Cosa sono i certificates e come funzionano
  • L’allarme della Banca d’Italia: perché sono rischiosi

Cosa sono i certificates e come funzionano

I certificates sono strumenti derivati che replicano l’andamento di uno o più asset sottostanti, come azioni, indici di mercato, valute o materie prime. La loro struttura può essere varia con diverse caratteristiche per adattarsi alle esigenze di investimento. Alcuni certificates offrono una protezione del capitale, garantendo che l’investitore recuperi almeno l’importo investito, mentre altri espongono il capitale al rischio di mercato.

Un aspetto distintivo dei certificates è la possibilità di incorporare opzioni finanziarie, come barriere di protezione o leve finanziarie, che amplificano sia i rendimenti potenziali che i rischi. Questi elementi li rendono complessi da comprendere per gli investitori non esperti, esponendoli a possibili perdite in caso di oscillazioni negative dei sottostanti.

Per affrontare i rischi legati ai certificates, gli investitori devono acquisre una conoscenza approfondita di questi strumenti. La trasparenza da parte degli intermediari finanziari è fondamentale: le banche e i consulenti devono fornire informazioni chiare e dettagliate sui prodotti offerti, compresi i costi, i rischi e il funzionamento delle opzioni incorporate.

La Banca d’Italia raccomanda agli investitori di valutare la propria propensione al rischio e di considerare se i certificates siano adatti al proprio profilo finanziario. Per i piccoli risparmiatori, potrebbe essere più prudente orientarsi verso strument

L’allarme della Banca d’Italia: perché sono rischiosi

Nel suo rapporto sulla stabilità finanziaria, la Banca d’Italia ha sottolineato il rapido aumento della diffusione dei certificates tra le famiglie italiane. A giugno 2024, il valore complessivo detenuto da privati è salito a 56 miliardi di euro ovvero il 12% del portafoglio totale di titoli di debito posseduti dalle famiglie. Questo aumento è stato marcato nel corso del 2024, un periodo in cui molti risparmiatori hanno cercato strumenti per proteggere la propria liquidità dall’impatto dell’inflazione.

Nonostante la popolarità, la Banca d’Italia ha messo in guardia contro i rischi associati a questi strumenti. La difficoltà nel valutarne le caratteristiche tecniche e il funzionamento li rende pericolosi per i piccoli investitori. In scenari di mercato avversi, le perdite subite da chi detiene certificates potrebbero essere rilevanti.

Il rischio principale dei certificates risiede nella loro complessità strutturale. Molti investitori non comprendono appieno i meccanismi che regolano il funzionamento di questi strumenti, come le barriere di protezione, le leve finanziarie o il modo in cui vengono calcolati i rendimenti. A differenza di altri investimenti più lineari, i certificates possono comportare perdite in determinate condizioni di mercato.

Un altro fattore di rischio è la dipendenza dai sottostanti. Se il sottostante subisce forti oscillazioni negative, l’investitore può trovarsi in una posizione di perdita, soprattutto nei certificates che non garantiscono la protezione del capitale. I certificates sono spesso influenzati dalle condizioni di liquidità del mercato. Potrebbero essere difficili da vendere rapidamente senza subire perdite.

i meno complessi e più comprensibili, come obbligazioni o fondi comuni d'investimento.

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