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Che valore giuridico e di prova hanno i messaggi e chat Whatsapp? Fissate regole certe per la prima volta

di Chiara Compagnucci pubblicato il
WhatsApp, messaggi e privacy

Nonostante l'ammissibilità dei messaggi come prova, la Cassazione ha posto l'accento sulla necessità di tutelare la privacy degli individui.

L’utilizzo di WhatsApp e di altre piattaforme di messaggistica istantanea è diventato centrale non solo nella vita quotidiana ma anche nei procedimenti giudiziari. La Corte di Cassazione ha tracciato le linee guida fondamentali e ha stabilito i criteri per l’ammissibilità dei messaggi come prova, tutelando al contempo la privacy delle persone coinvolte. Queste decisioni segnano un punto di svolta nell’adattamento del diritto alle nuove tecnologie. Vediamo meglio:

  • Messaggi WhatsApp, documenti validi in giudizio
  • Il rispetto della privacy resta il principio fondamentale

Messaggi WhatsApp, documenti validi in giudizio

La Corte Cassazione ha ribadito che i messaggi di WhatsApp hanno natura di documenti ai sensi dell’articolo 234 del Codice di procedura penale. Questa classificazione permette di utilizzarli come prove documentali nei procedimenti giudiziari, sia penali che civili. Per essere validi, i messaggi devono essere acquisiti seguendo le modalità previste dalla legge. Ad esempio, una semplice fotografia dello schermo del telefono contenente i messaggi è stata ritenuta ammissibile, purché rappresenti fedelmente il contenuto originale. La Suprema Corte ha chiarito che non è sempre necessaria una perizia tecnica per certificare l’autenticità di tali prove, soprattutto quando non ci sono contestazioni sulla loro integrità.

Questa interpretazione amplia le possibilità di utilizzo delle comunicazioni digitali nei procedimenti legali, rendendo più accessibili le prove ma imponendo rigorosi standard di conformità procedurale. Va da sé che il contenuto dei messaggi sia acquisito senza manipolazioni, pena la loro inutilizzabilità.

Il rispetto della privacy resta il principio fondamentale

Pur riconoscendo il valore probatorio dei messaggi di WhatsApp, la Cassazione ha sottolineato che l’acquisizione delle comunicazioni deve rispettare i principi di privacy sanciti dalla Costituzione e dalla normativa europea, come il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR). In un caso recente, la Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza perché i messaggi erano stati acquisiti senza garantire le tutele procedurali. L’accesso alle comunicazioni personali non può quindi essere arbitrario e deve avvenire solo nei limiti previsti dalla legge.

La crittografia end-to-end, caratteristica di WhatsApp, rende le comunicazioni sicure ma pone sfide per le autorità giudiziarie. L’acquisizione di messaggi criptati richiede autorizzazioni specifiche e strumenti tecnologici adeguati. La Cassazione ha ribadito che la tutela della riservatezza garantisce il giusto equilibrio tra l’esigenza probatoria e i diritti fondamentali della persona.

Le pronunce della Cassazione stabiliscono un precedente che influenzerà il futuro utilizzo delle comunicazioni digitali nei tribunali italiani. Gli operatori del diritto sono chiamati ad adottare un approccio più attento nell’utilizzo di queste prove e assicurarsi che le modalità di acquisizione siano conformi alle normative. Il tutto assume rilievo nei casi penali, dove la violazione delle garanzie procedurali potrebbe compromettere l’intero procedimento.

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