I dati indicano che il 5% delle famiglie italiane più ricche detiene circa il 46% della ricchezza netta totale.
La distribuzione della ricchezza in Italia evidenzia un quadro caratterizzato da profonde disparità tra le diverse fasce della popolazione. Secondo l’ultimo rapporto di Oxfam, aggiornato a gennaio 2025, il numero di miliardari italiani è salito a 71, con una ricchezza complessiva di 272,5 miliardi di euro. Questo dato pone l’Italia tra i Paesi europei con la maggiore concentrazione di patrimoni in poche mani. Parallelamente, circa 5,7 milioni di italiani vivono in povertà assoluta, un numero che sottolinea quanto la polarizzazione economica sia diventata una questione centrale per il futuro del Paese.
La ricchezza totale delle famiglie italiane, composta da beni materiali, immobili e attività finanziarie, raggiunge cifre imponenti, ma è distribuita in modo disomogeneo. Il 5% più ricco delle famiglie italiane detiene circa il 46% della ricchezza nazionale, mentre il 50% meno abbiente possiede appena il 7% del totale. Questi numeri mostrano una fotografia impietosa della realtà economica italiana, dove una minoranza ha accesso a risorse elevate mentre la maggior parte della popolazione fatica a mantenere il proprio tenore di vita.
Il patrimonio nazionale è concentrato nelle mani degli over 60 mentre i giovani risultano penalizzati. Le difficoltà di accesso al mercato del lavoro, la precarietà occupazionale e il costo crescente della vita limitano la capacità delle nuove generazioni di accumulare risparmi e beni.
La crescente concentrazione della ricchezza in Italia non è solo un problema statistico perché ha conseguenze dirette sul tessuto sociale ed economico del Paese. La polarizzazione economica limita la coesione sociale: genera tensioni tra le diverse fasce della popolazione e alimenta sentimenti di ingiustizia. Un livello così elevato di disparità riduce le opportunità di mobilità sociale e mette in piedi un sistema in cui il successo economico dipende sempre più dalle condizioni di partenza e non dalle competenze o dal merito individuale.
Dal punto di vista economico, la concentrazione della ricchezza può avere effetti negativi anche sulla crescita economica complessiva. Quando la maggior parte delle risorse è detenuta da una minoranza, si riduce la capacità di consumo della popolazione generale. Quindi le disuguaglianze economiche aumentano il rischio di instabilità politica e sociale e rendono più difficile attuare riforme strutturali necessarie per il progresso del Paese.
Affrontare le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza richiede interventi strutturali e politiche mirate. Tra le soluzioni possibili, una riforma fiscale che introduca una maggiore progressività può contribuire a riequilibrare il sistema. L’introduzione di una tassa sui patrimoni più elevati, come proposto da alcuni economisti, può rivelarsi uno strumento per redistribuire le risorse e finanziare politiche sociali volte a sostenere le fasce più deboli della popolazione.
Un’altra possibile strada è investire in educazione e formazione, offrendo alle nuove generazioni strumenti concreti per accedere a lavori qualificati e ben retribuiti. Incentivare l’imprenditorialità giovanile e ridurre le barriere burocratiche per la creazione di nuove imprese può quindi favorire una maggiore partecipazione economica dei giovani.