Pressioni, scadenze e incertezze rendono lo stress lavoro-correlato un fenomeno crescente in Italia, con ripercussioni che vanno dalla salute mentale al benessere fisico. Chi sono i più colpiti, le cause e le possibili soluzioni per affrontare ansia, depressione e burn-out all'interno dei contesti lavorativi.
Secondo le indagini condotte su scala europea, una quota di lavoratori nel Paese percepisce la propria attività come fonte di stress, ansia e disagio psicologico. Con una percentuale del 63,3%, superiore alla media europea, il fenomeno assume una rilevanza sempre più ampia, influenzando la soddisfazione professionale e il coinvolgimento nelle dinamiche aziendali.
Le sfide legate alla conciliazione fra esigenze personali e carichi lavorativi, insieme alla percezione di uno squilibrio tra capacità individuali e aspettative, contribuiscono ad accentuare stati di affaticamento e demotivazione trasversali a tutte le fasce d'età. Il crescente interesse per la qualità della vita nei contesti aziendali evidenzia oggi la necessità di un rinnovato impegno verso la promozione della salute psico-fisica dei lavoratori.
Analizzando i dati più recenti, emergono con chiarezza alcuni tratti che distinguono le categorie più soggette a stress. I risultati dell'ottavo Rapporto Censis-Eudaimon e delle principali ricerche internazionali mostrano una prevalenza di disagio psicologico tra i dipendenti più giovani: il 47,7% degli under 35 ha sperimentato forme di esaurimento o distacco dal lavoro, un dato superiore a quello delle fasce di età più avanzate. Seguono gli adulti tra 35 e 54 anni, con il 28,2% di casi di burnout, mentre tra i lavoratori over 55 la percentuale si attesta al 23%. Queste percentuali sottolineano una correlazione tra età e vulnerabilità allo stress:
L'identificazione delle cause alla base dello stress lavorativo è essenziale per comprendere il quadro di sofferenza diffuso. Tra i fattori più segnalati emergono:
L'incidenza dello stress sulle condizioni psicofisiche dei lavoratori appare ormai inequivocabile. Disturbi come l'ansia, la depressione e il burnout non riguardano più fenomeni eccezionali, ma rappresentano le conseguenze più frequenti di un contesto lavorativo poco bilanciato. Secondo i dati disponibili, il 31,8% dei dipendenti ha sperimentato sintomi riconducibili all'esaurimento mentale.
Sotto il profilo mentale, si riscontrano ridotta capacità di concentrazione, perdita di motivazione e crescita del senso di inadeguatezza. Dal punto di vista fisico, le manifestazioni possono essere molteplici:
Nonostante l'impatto documentato, solo una minoranza accede periodicamente a servizi di counseling o psicoterapia, segnale di una cultura aziendale ancora poco attenta alla prevenzione del malessere psico-fisico:
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Disturbo |
Percentuale |
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Ansia e stress |
73% |
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Burn-out |
31,8% |
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Ricorso al supporto psicologico |
36,7% |
Un aspetto crescente è rappresentato dalla cosiddetta sindrome da corridoio, che identifica la permeabilità tra ansie lavorative e problemi personali. Il fenomeno riguarda circa tre milioni di lavoratori, i quali si trovano a vivere una sovrapposizione continua delle fonti di preoccupazione, con impatti negativi sia sulla performance sia sulle relazioni extralavorative.
Le statistiche mostrano come il 36,1% dei lavoratori trasporti problemi professionali nella sfera domestica, condizionando in modo significativo la qualità dei rapporti familiari e amicali. Viceversa, il 25,7% dichiara di subire le ripercussioni di tensioni personali durante lo svolgimento dell'attività d'ufficio. I giovani, in particolare, risultano i più esposti a questa commistione, manifestando con maggiore frequenza segnali di esaurimento e distacco emotivo.
Le attese sulle condizioni di lavoro stanno rapidamente mutando: oggi una larga maggioranza dei dipendenti attribuisce valore prioritario al benessere olistico derivante dalla propria occupazione. L'83,4% degli intervistati riconosce la centralità della salute mentale e fisica come dimensione imprescindibile dell'esperienza professionale. Emergono inoltre alcune richieste specifiche:
Il contrasto agli effetti dello stress lavorativo passa oggi attraverso l'adozione di strategie innovative da parte delle aziende. Il tema del welfare organizzativo emerge come uno degli strumenti più efficaci. La crescente consapevolezza riguardo alle sue potenzialità è confermata dall'85,8% dei dipendenti che auspicano l'introduzione o l'allargamento dei benefit.