Regina indiscussa dello show business italiano, Chiara Ferragni affronta scandali e crisi aziendali ma conserva il primato in ricchezza. Patrimonio, strategie, scandali, asset e nuove sfide.
Nonostante la perdita di collaborazioni prestigiose, il crollo dei ricavi aziendali e una crisi reputazionale senza precedenti, la realtà patrimoniale di Chiara Ferragni continua a far discutere. I guadagni accumulati negli anni d'oro hanno permesso a Ferragni di preservare una posizione ineguagliata nello show business italiano, con la possibilità di accedere a oltre 37,4 milioni di euro distribuiti tra riserve e utili portati a nuovo dalle sue principali società. Mentre l'attenzione mediatica si concentra su scandali e difficoltà, la solidità dei suoi asset rappresenta una barriera significativa contro il tracollo, testimoniando una gestione strategica dei profitti maturati negli anni precedenti.
La struttura patrimoniale di Ferragni si articola attorno a tre società chiave: TBS Crew Srl, Sisterhood Srl e Fenice Srl. Secondo dati consultabili dai bilanci ufficiali, la cifra complessiva che l'imprenditrice potrebbe ancora incassare ammonta a 37.409.854 euro, così suddivisa:
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Società |
Patrimonio netto distribuibile |
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TBS Crew Srl |
11.466.000 € |
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Sisterhood Srl |
25.743.000 € |
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Fenice Srl |
200.000 € |
Le strategie di accumulo di riserve attuate negli anni precedenti hanno posto l'imprenditrice in una posizione di forza. Nonostante il profondo rosso dei bilanci del 2023 e 2024 (perdite superiori a 6 milioni di euro complessivi), la presenza di riserve significative garantisce liquidità e sicurezza. Sisterhood Srl, holding di partecipazioni da tempo non operativa in ambito talent, svolge ora solo la funzione di presidio delle quote azionarie. TBS Crew, invece, rappresenta la società operativa storica, cuore delle attività web e delle iniziative digitali. Fenice Srl, epicentro del marchio Chiara Ferragni Brand, ha richiesto ripetuti interventi di ricapitalizzazione, ma resta sotto il controllo pressocché totale dell'imprenditrice.
Oltre all'ambito societario, vanno considerati anche investimenti in immobili di pregio e strumenti finanziari, tra cui spicca la residenza di City Life valutata oltre 14 milioni di euro e investimenti in fondi comuni per circa 2,4 milioni. Disponibilità liquide sostanziali, secondo fonti attendibili, ammontano a 4,6 milioni di euro. Tale scenario consente all'imprenditrice di mantenere margini di sicurezza anche in periodi di forte contrazione degli utili operativi.
L'evoluzione del brand personale di Ferragni nasce nel 2009, quando lancia The Blonde Salad, blog di moda pionieristico in Italia. Il passaggio da fashion blogger a imprenditrice digitale avviene in tempi rapidi, integrando collaborazioni con marchi internazionali come Pantene, Nespresso e Pomellato, e arrivando a creare una linea personale di abbigliamento e accessori riconoscibile nel contesto globale.
L'innovativo modello di business della creator lombarda ha precorso le tendenze: personal branding, monetizzazione diretta dei contenuti, diversificazione degli asset. L'attenzione verso strategie multicanale, partnership commerciali e l'esposizione dei valori personali hanno costruito una reputazione internazionale, culminata con la partecipazione come caso di studio alla Harvard Business School e la co-conduzione del Festival di Sanremo 2023.
La Chiara Ferragni Collection è stata simbolo della capacità di scalare il mercato globale attraverso una chiara iconografia, come il celebre occhio dalle lunghe ciglia. Negli anni d'oro, il business ha espresso profittevolezza eccezionale, con post Instagram valutati tra 50.000 e 100.000 euro e fatturati annui di decine di milioni. L'imprenditrice rappresentava il paradigma della self-made digitale, benché agevolata da condizioni di partenza vantaggiose e da reti familiari solide.
Lo scandalo Balocco e il così detto Pandoro-gate ha segnato un punto di svolta nella narrazione pubblica legata a Ferragni. L'operazione commerciale, presentata come iniziativa solidale a beneficio dell'ospedale Regina Margherita di Torino, si è trasformata in un caso di pubblicità ingannevole secondo l'AGCM. Il sovrapprezzo del dolce griffato non supportava affatto ulteriori donazioni, dopo che quelle realmente effettuate erano scollegate dalle vendite.
Le ripercussioni si sono palesate rapidamente:
L'abilità gestionale e la costituzione di riserve sono state decisive per consentire all'imprenditrice di resistere ai nodi critici degli ultimi esercizi. Le ingenti disponibilità liquide e la prontezza nell'utilizzare strumenti come la ricapitalizzazione, soprattutto per la controllata Fenice Srl, le hanno permesso di difendere il valore del gruppo. La separazione delle funzioni operative da quelle di holding (Sisterhood come presidio finanziario) ha creato compartimenti stagni utili a tutelare il patrimonio dal rischio operativo.
La composizione del patrimonio include:
I tre snodi aziendali principali rappresentano i pilastri di tutta la cosiddetta Ferragni Economy. TBS Crew Srl è la storica talent agency e content house che gestisce il blog The Blonde Salad, con punti di forza nelle riserve patrimoniali e nella flessibilità operativa. Sisterhood Srl, holding al 100% di Ferragni, mantiene le partecipazioni nelle altre società ma ha rinunciato a funzioni di scouting talent per operare esclusivamente come deposito di capitali e quote.
Fenice Srl, invece, detiene il marchio Chiara Ferragni e ha subito negli ultimi anni i maggiori contraccolpi delle crisi economiche e reputazionali. Il capitale sociale è stato oggetto di ripetute ricapitalizzazioni (oltre 6 milioni nel solo 2025), con la progressiva uscita di altri soci e la crescita della quota in mano all'imprenditrice fino al 99,8%. L'operazione ha permesso di riportare stabilità, pur evidenziando criticità strutturali nel business.
L'interdipendenza delle tre società è garantita dal controllo unificato e dalla gestione prudente delle partecipazioni. Sisterhood funge ormai da cassa forte, mentre TBS Crew e Fenice rappresentano l'ossatura operativa e gestionale. Questa architettura assicura contenimento dei rischi e possibilità di affrontare con maggiore serenità imprevisti e crisi di settore.