La giornata del 27 novembre 2025 è segnata dalla chiusura della Borsa Usa e i relativi riflessi sui mercati europei. In primo piano l'andamento di Btp, cripto, oro, politiche monetarie di Fed e Bce, oltre a valute, commodities e titoli protagonisti.
La giornata odierna si accompagna a una sensazione diffusa di cautela sui mercati finanziari a livello globale, dove le principali borse emergono dai recenti picchi e affrontano un contesto di accresciuta volatilità. Gli investitori si muovono guidati da attese su nuove decisioni di politica monetaria, segnali macroeconomici contrastanti e uno scenario geopolitico ancora incerto. L’attenzione è massima sulle decisioni della Federal Reserve e della Banca Centrale Europea con i mercati che hanno già scontato una fase di allentamento monetario negli Stati Uniti e un approccio più prudente nell’Eurozona.
Sul fronte europeo, Piazza Affari e le altre borse continentali stanno cercando nuovi equilibri tra spinte inflazionistiche e prospettive di crescita rallentate. Le ultime aste di titoli di stato, in particolare i BTP, sono osservate speciali per misurare resistenza del debito italiano e umore degli investitori istituzionali. In quest’ottica, risulta particolarmente rilevante l’agenda economica che oggi vede in calendario diverse emissioni di titoli governativi, aste e dati macro in grado di influenzare la percezione del rischio nelle prossime settimane.
Su materie prime e mercati valutari, tra il recupero dei prezzi del rame e il calo dell’oro si riflettono dinamiche che vanno oltre la semplice domanda e offerta, includendo timori geopolitici, movimenti speculativi, nuove sanzioni e accordi commerciali tra le maggiori potenze. Anche le criptovalute, con Bitcoin tra le protagoniste, restano sotto osservazione per volatilità e impatti trasversali sugli asset globali, a conferma della crescente integrazione tra mercati tradizionali e digitali.
Le più recenti chiusure degli indici statunitensi hanno evidenziato stabilità accompagnata da segnali di consolidamento, con il Dow Jones poco sotto quota 47.800 punti, S&P 500 sui 6.900 e Nasdaq vicino a 23.800. Lo scenario oltreoceano resta sostenuto dalle ottime performance dei titoli tecnologici, con Apple che ha raggiunto un nuovo massimo storico superando i 4.000 miliardi di capitalizzazione. L’euforia generata dalle trimestrali nel tech cede però il passo a una fase di attese, specie in vista delle imminenti decisioni della Federal Reserve sulla riduzione del costo del denaro.
Questo clima si riflette sulle borse europee, che stanno per aprire la giornata in maniera contrastata: Milano registra una lieve prevalenza delle posizioni long, anche grazie al traino di comparti come banca e industria. Francoforte e Parigi si mostrano più caute, appesantite da dati macro ancora deboli e da una ripresa inflazionistica che non convince pienamente. Il Ftse Mib italiano oscilla intorno a quota 43.000 punti, mostrando resilienza in scia alle ultime aste di titoli di Stato e all’apprezzamento dell’euro sul dollaro statunitense.
Gli effetti della chiusura americana si propagano attraverso volatilità contenuta nei listini continentali, ma anche attraverso un affievolimento degli entusiasmi per il comparto energetico, a seguito della flessione del petrolio. Le tensioni internazionali, unitamente al progressivo ritorno verso parametri macro più stabili negli Stati Uniti, offrono agli investitori italiani una finestra su possibili rotazioni settoriali da tech a comparti difensivi, come utility e infrastrutture. In questo contesto, il flusso di capitale si mostra attento a segnali su agenda economica, oro, cripto e Btp, che rimangono orientativi per le decisioni degli operatori di breve e medio periodo.
Le recenti aste di medio e lungo termine per i titoli di Stato italiani confermano un quadro di stabilità ma anche di attenzione ai premi al rischio. Il rendimento del BTP decennale resta su livelli contenuti, tra il 3,39% e il 3,45%, mentre lo spread rispetto al Bund tedesco si mantiene stabilmente tra i 73 e i 78 punti base. Questa situazione riflette una buona domanda, sia nazionale che internazionale, rafforzata anche dal progressivo miglioramento del rating italiano: Dbrs ha promosso il credito sovrano a livello A e Moody’s ha recentemente rivisto al rialzo l’outlook, confermando una maggiore affidabilità e attrattività dei governativi tricolore.
Alla base di tale tendenza si trovano diversi fattori:
Il mercato delle criptovalute, con Bitcoin ben oltre i 110.000 dollari, mostra una volatilità elevata ma anche una crescente capacità di attrarre investimenti, soprattutto nei periodi di incertezza dei mercati tradizionali. Nel primo semestre 2025, la liquidità riversata su cripto-asset da soggetti istituzionali e privati – anche stranieri – si è intensificata, con notizie sulle famiglie dell’élite finanziaria americana attive nel comparto, come riportato da Reuters.
Parallelamente, le quotazioni dell’oro vivono un momento di ritracciamento dopo aver toccato nuovi record a inizio autunno. Le recenti discese sotto i 4.000 dollari l’oncia si spiegano per larghissima parte con il progressivo ritorno di fiducia nelle asset class rischiose, la minor domanda di beni rifugio e il clima di tregua commerciale tra Stati Uniti e Cina. Le aspettative di tagli dei tassi della Fed hanno poi alimentato l’ulteriore calo del valore unitario del metallo giallo. Tuttavia, secondo diversi analisti, le banche centrali possono vedere nella fase attuale una possibile occasione per aumentare le proprie riserve a prezzi relativamente contenuti.
Sul fronte investimenti, la diversificazione resta prioritaria per gestire l’esposizione sia verso asset digitali che metalli preziosi. Se da un lato Bitcoin continua ad attirare capitale anche per operazioni speculative, la dimensione systemica dell’oro conferma che la domanda istituzionale resta strategica, soprattutto in vista di eventuali nuove scosse sui tassi o sul quadro economico globale.
Le scelte delle grandi banche centrali sono al centro delle valutazioni degli operatori. Negli Stati Uniti, la Federal Reserve ha ormai orientato le aspettative verso una moderazione dei tassi, con molti analisti che prevedono almeno due tagli nei prossimi sei mesi. Gli ultimi dati sugli occupati non agricoli, la ripresa dell’inflazione su livelli contenuti e la debolezza dei salari suggeriscono che il ciclo restrittivo abbia ormai raggiunto il proprio apice. Si attende pertanto che la base dei tassi d’interesse possa essere ridotta entro l’anno, anche per sostenere i consumi e l’investimento produttivo in una fase di leggero rallentamento economico.
In Eurozona, la BCE mostra una postura più paziente, con Christine Lagarde intenzionata a mantenere tassi invariati fino a che l’inflazione e la ripresa dei PMI non offriranno chiari segnali di ritorno a una crescita sostenuta. L’ultima indagine sui prestiti a imprese e consumatori ha evidenziato una lieve stretta, frutto delle incertezze politiche e commerciali globali, ma i flussi di credito restano comunque favorevoli, grazie anche alla robustezza pregressa del ciclo BCE e a fattori come la transizione energetica e la resilienza dei servizi tedeschi.
Il confronto tra le due sponde dell'Atlantico si declina su vari fronti:
Sul fronte commodities continua a prevalere la volatilità, alimentata da spinte speculative e dalle instabilità geopolitiche. Il petrolio Brent si muove intorno a 64,5-65 dollari a barile: fasi alterne di rialzo e correzione rispecchiano l’andamento delle tensioni tra principali produttori e gli effetti derivanti dalle sanzioni contro le società energetiche russe. Un’ulteriore pressione ribassista si registra a causa dell’aumento delle scorte statunitensi e del quadro commerciale meno incerto dopo l’ultimo accordo fra Stati Uniti e Cina, con il porto russo di Novorossiysk tornato operativo dopo le interruzioni dovute al conflitto in Ucraina.
Anche il rame resta sotto i riflettori: in crescita di recente, supera quota 10.950 dollari a tonnellata sul mercato LME, sintomo di una domanda sostenuta da piani di sviluppo industriale high-tech e transizione energetica. L’apprezzamento di questo metallo si accompagna all’aspettativa di una domanda strutturale ancora in aumento, anche in presenza di segnali di consolidamento sull’offerta mondiale.
Sul mercato valutario:
L’outlook a breve termine è dominato dall’attesa sulle decisioni di Federal Reserve e BCE, su cui si innestano anche gli sviluppi delle tensioni commerciali e le prime indicazioni sulla dinamica delle trimestrali in arrivo. Gli operatori si preparano a uno scenario di possibile rotazione settoriale, con interesse per comparti difensivi e asset più legati alla protezione dal rischio, come oro, tabella dei titoli governativi e alcuni segmenti industriali.
Le proiezioni vedono comunque: