Nella giornata del 9 dicembre 2025, i mercati finanziari globali registrano movimenti rilevanti tra Borse mondiali, valute, materie prime e asset digitali, con particolare attenzione alle decisioni della Federal Reserve e all’andamento di bond e spread.
La giornata di oggi del 9 dicembre 2025 si apre e si chiude con mercati globali attenti e prudenti, influenzati dalle crescenti attese per la riunione della Federal Reserve. Gli investitori mostrano un atteggiamento cauto, bilanciando le aspettative di un possibile taglio dei tassi d'interesse negli Stati Uniti con l'analisi delle tendenze macroeconomiche, dei dati sulla produzione industriale provenienti da Germania e Cina e delle performance dei giganti tecnologici. La volatilità sui principali listini resta contenuta, con le borse mondiali che si muovono in ordine sparso, segnalando lo stretto legame tra politiche monetarie e dinamiche dei mercati finanziari. Anche le materie prime e gli asset digitali riflettono questa incertezza, mentre l'euro, il dollaro e lo yen restano stabili sulle piazze valutarie mondiali. È una fase in cui la ricerca di segnali affidabili su inflazione, crescita e tassi diventa prioritaria per investitori e analisti nello stimare le prospettive del ciclo economico globale.
La seduta odierna sui principali mercati azionari evidenzia un clima di attesa e selettività. In Europa, dopo sedute contrastate, Piazza Affari archivia la giornata in lieve rialzo, ben supportata dai titoli bancari e assicurativi mentre Parigi rimane in calo, appesantita dal comparto tecnologico e dal lusso. Francoforte mostra una robustezza relativa, grazie a dati positivi sulla produzione industriale tedesca. Londra si mantiene invariata, in linea con un contesto di scarsa volatilità.
Negli Stati Uniti, Wall Street oscilla tra rialzi marginali e prese di beneficio, con investitori focalizzati sull’imminente decisione della Federal Reserve sul costo del denaro. Il comparto tecnologico resta sotto i riflettori per l’impatto potenziale della politica americana verso l’export di semiconduttori verso la Cina, mentre le azioni legate ai media mostrano movimento in attesa di sviluppi su operazioni societarie.
Le borse asiatiche si distinguono per un andamento debole, dominato dall’incertezza sulle prospettive di crescita della Cina e dalle ripercussioni globali della politica monetaria statunitense. Il Giappone limita le perdite grazie alla relativa resilienza del Nikkei e a uno yen debole, mentre Hong Kong e Singapore segnano i cali più marcati tra gli ETF regionali. La giornata conferma il rafforzamento di connessioni tra mercati azionari globali e cicli delle banche centrali, elemento cardine per la definizione delle strategie di portafoglio di breve e medio periodo.
Piazza Affari chiude la giornata con un rialzo dello 0,33%, registrando quota 43.574 punti nell’indice FTSE Mib. I titoli finanziari risultano protagonisti: Banca Mediolanum (+3,3%) e Generali (+3%) beneficiano di giudizi positivi da parte degli analisti, mentre Leonardo sale del 2,4% grazie alla spinta del comparto Difesa europeo e alle prospettive di nuovi contratti militari nell’Unione Europea. Mps (+1,3%) prosegue la rimonta, seguita da FinecoBank e Unipol. In coda Recordati (-2%) e Prysmian (-1,9%), a causa di prese di beneficio. Parigi si distingue per la debolezza del listino (-0,7%) su vendite nel lusso (Essilorluxottica penalizzata dall'ingresso di Google nelle tecnologie smart glass) e nel comparto tecnologico. Francoforte avanza grazie ad una crescita industriale superiore alle attese e titoli come Thyssenkrupp; Londra mantiene una posizione piatta, in equilibrio tra dati interni fiacchi e fiducia sul futuro. Questa eterogeneità riflette un'Europa esposta a fattori locali e internazionali, dalla rotazione settoriale alle aspettative sulle banche centrali.
Il mercato americano vive una fase interlocutoria, con indici che oscillano, mentre scriviamo, tra lieve rialzo e leggere correzioni in vista della riunione della Federal Reserve. Il Dow Jones segna un progresso contenuto (+0,20%), mentre il Nasdaq (+0,09%) e lo S&P 500 (+0,14%) rivelano la cautela degli operatori. I titoli tecnologici, tra cui Nvidia, mostrano volatilità: il via libera alla fornitura di chip AI H200 in Cina viene accolto positivamente dal mercato, ma sono prevedibili correttivi legati alle incertezze geopolitiche e alle mosse regolamentari cinesi. L'attesa per il comunicato Fed pesa sull'umore degli investitori, con strategie improntate alla prudenza in presenza di dati macroeconomici contrastanti tra occupazione e inflazione. I desk operativi evidenziano:
I mercati azionari dell’Asia si muovono in territorio negativo, guidati da un clima di cautela alla vigilia delle decisioni della Fed. Tokyo chiude leggermente sopra la parità (+0,14%) grazie alla resilienza del Nikkei e a uno yen debole, mentre Hong Kong (Hang Seng -1,2%) sconta cali nei titoli tecnologici e nel real estate. Il mercato cinese risente degli orientamenti sulle politiche fiscali del Politburo, che segnalano un approccio prudente agli stimoli per il 2026 e un rafforzamento delle priorità sul consumo interno. In Corea, India e Singapore prevalgono le vendite, in particolare su titoli legati all’export e semiconduttori, evidenziando vulnerabilità ai cambiamenti nei flussi commerciali e alle tensioni tra USA e Cina. Resta centrale il monitoraggio delle politiche delle banche centrali regionali, con la Bank of Japan che inizia a prospettare la fine dei tassi ultra-negativi. L’assestamento diffuso sui listini asiatici riflette l’influenza sia delle variabili globali che delle dinamiche interne, suggerendo la necessità di strategie d’investimento attente ai rischi geopolitici e macroeconomici.
Tutto il panorama finanziario internazionale guarda alla due giorni della Federal Reserve, con una probabilità vicino al 90% di un ulteriore taglio dei tassi di 25 punti base. La banca centrale statunitense si trova di fronte a uno scenario incerto, caratterizzato da:
Il board della Federal Reserve risulta uno dei più spaccati dell’ultimo quinquennio. Sei membri orientati verso ulteriori allentamenti e altrettanti favorevoli a una pausa segnalano la difficoltà di tracciare una rotta chiara. Alcuni esperti ritengono che il taglio atteso a dicembre possa essere l’ultimo “preventivo” prima di una fase di attesa prolungata. Le previsioni per il 2026 sono condizionate da:
Le valute principali mostrano una sostanziale stabilità, in un contesto dove l’attenzione resta centrata sulle decisioni di politica monetaria statunitense. L’euro si conferma sopra 1,16 dollari, mentre lo yen giapponese continua a deprezzarsi sopra 156 sul dollaro e oltre 181 sull’euro. I market mover di giornata per gli operatori valutari risultano:
Le principali materie prime segnano movimenti differenziati nella sessione, rispecchiando la varietà di driver tra domanda, offerta e aspettative sui tassi globali. L’oro mantiene le quotazioni oltre i 4.200 dollari l’oncia, sostenuto dalla prospettiva di un allentamento monetario della Fed e dalla rinnovata domanda di beni rifugio in fasi di incertezza. Il petrolio resta vicino ai minimi recenti (Brent 62 dollari, WTI 58 dollari), con prese di beneficio diffuse e attenzione alla possibile eccedenza dei primi mesi del 2026.
Il gas naturale europeo archivia la seduta a 27,6 euro/MWh (+2,7%), in recupero sulle aspettative di domanda invernale e sulla volatilità legate alle temperature e alle quote di esportazione LNG dagli Stati Uniti. La performance dei digital asset vede il bitcoin consolidare intorno ai 94.000 dollari, mentre gli investitori attendono gli sviluppi delle decisioni Fed. Gli ETF crypto mostrano un tono costruttivo su bitcoin ed ether.
Il mercato delle materie prime e delle crypto si muove quindi in funzione sia dei driver macro sia dei segnali dei mercati regolamentati, a conferma dell’integrazione crescente tra asset tradizionali e digitali nelle strategie di diversificazione finanziaria.
Il mercato obbligazionario evidenzia una sostanziale stabilità in attesa dell’esito della riunione Federal Reserve. Lo spread tra BTP e Bund si attesta a 70 punti base, confermando i valori minimi dal 2009, mentre il rendimento del decennale italiano scende al 3,55%. I Bund tedeschi a 10 anni raggiungono un massimo di periodo a 2,86%, sostenuti da acquisti selettivi sul debito tedesco dopo i dati sulle esportazioni e sulla produzione industriale. I Treasury USA si muovono in prossimità del 4,17%, soffrendo la volatilità legata alle aspettative Fed. Nella tabella sono riepilogate le principali chiusure di rendimento odierne:
| Strumento | Rendimento |
| BTP Italia 10 anni | 3,55% |
| Bund Germania 10 anni | 2,86% |
| US Treasury 10 anni | 4,17% |