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X-GPU: la truffa online che ha colpito migliaia di italiani per milioni di euro. Promotori anche insospettabili

di Marianna Quatraro pubblicato il
X-GPU truffa online

La truffa X-GPU ha colpito duramente migliaia di italiani, ingannando anche figure insospettabili. Analizziamo l'origine del raggiro, le sue strategie di marketing e le pesanti conseguenze per le vittime.

Negli ultimi mesi, il fenomeno X-GPU ha saputo imporsi con decisione all’interno del panorama delle piattaforme crypto in Italia. La crescita di questa realtà si è sviluppata parallelamente all’interesse diffuso per l’intelligenza artificiale e le soluzioni di cloud computing. Si tratta di un progetto presentato come rivoluzionario, in grado di offrire profitti regolari grazie all’acquisto di dispositivi virtuali, i cosiddetti "server AI". Il sistema si faceva leva su una narrazione accattivante: l’utente medio, pur non avendo competenze tecniche, poteva accedere alle potenzialità di un datacenter all’avanguardia, semplicemente investendo in criptovalute.

La penetrazione nel tessuto sociale italiano è avvenuta in modo capillare: la pubblicità su social network e chat private, l’azione mirata di promotori anche nel mondo “offline”, tra amici e colleghi, hanno garantito al progetto una diffusione molto ampia. Il modello di business era confezionato per abbattere le barriere di diffidenza: documenti societari apparentemente autentici, partnership con grandi aziende dichiarate (tra cui TikTok) e la presenza di professionisti con esperienze in NVIDIA e AMD funzionali a creare un’aura di credibilità.

L’offerta era semplice nella sua complessità apparente: acquistare una quota del potere computazionale, ricevere un ritorno settimanale e, nel caso, incrementare il proprio investimento. Chart e screenshot di bonifici effettuati in stablecoin (come USDT) popolavano gruppi e canali, rafforzando l’illusione di un sistema trasparente e redditizio. Tuttavia, fin dalle prime analisi tecniche e normative, emersero importanti segnali di allarme rispetto alla reale sostenibilità e trasparenza della piattaforma.

Come funzionava il sistema X-GPU: modelli, promesse e strategie di marketing

Il funzionamento di X-GPU ruotava attorno a un sistema articolato su più livelli, incentrato sulla vendita di dispositivi virtuali (X-70, X-120, X-360, X-760 e X-990), formalmente collegati a potenza computazionale per applicazioni di intelligenza artificiale. Gli utenti, investendo da 20 a oltre 2.400 USDT, acquistavano porzioni di datacenter virtuali che avrebbero dovuto generare, settimanalmente, una rendita diretta in stablecoin. Un dettaglio tutt’altro che secondario riguarda la natura stessa di queste ricompense: venivano promessi rendimenti in USDT, una stablecoin non minabile, elemento che di fatto poneva dubbi sulle reali modalità di generazione del flusso di denaro.

La narrazione era sostenuta da un white paper multilingue che faceva riferimento a partnership con brand globali, la registrazione come Money Services Business presso FinCEN e la costituzione in Colorado nel 2019. A un esame approfondito, però, queste informazioni risultavano spesso prive di riscontro documentale indipendente: la registrazione presso FinCEN, ad esempio, è in realtà un semplice adempimento amministrativo e non rappresenta alcuna validazione sulla solidità finanziaria della società, come chiarito dalla Financial Crimes Enforcement Network statunitense.

Il modello proposto presentava inoltre un sistema di referral multilivello: oltre ai guadagni teorici ottenuti attraverso il calcolo distribuito, era previsto un
programma di affiliazione con bonus sulle somme investite dai nuovi utenti aggregati. La progressione nella struttura (fino al titolo di "ingegnere capo" e stipendi di fantasia) dipendeva soprattutto dalla capacità di reclutamento anziché da metriche legate a vere attività computazionali. Tipico dei sistemi di multi-level marketing, questo metodo contribuiva alla rapida diffusione nel territorio, generando altresì il sospetto di uno schema Ponzi camuffato da avanzato progetto tecnologico.

Tra le strategie di marketing più incisive:

  • Promozione tramite canali privati, con accesso alla piattaforma solo su invito
  • Uso di screenshot di bonifici "andati a buon fine" come prova della presunta affidabilità
  • Campagne promozionali a scadenza fissa e soglie d’ingresso rimodulate verso l’alto
  • Utilizzo della psicologia dell’urgenza attraverso offerte temporanee ed edizioni commemorative (iX2026)
  • Esplicita presenza di figure dagli ambienti istituzionali (forze dell’ordine) tra i promotori, generando una percezione falsata di sicurezza
Il sistema si sottraeva intenzionalmente a verifiche pubbliche: nessuna trasparenza nelle informazioni tecniche, nessuna verifica sui partner istituzionali dichiarati e nessun riscontro da autorità di vigilanza finanziaria italiane o europee. La comunicazione era costruita per offrire solo una percezione di affidabilità, mai una verifica concreta sui meccanismi economici sottostanti.

A livello operativo, l’analisi on chain dei flussi di depositi mostra un pattern evidente: tutti i fondi raccolti convergevano su un numero limitato di indirizzi digitali, da cui venivano poi veicolati verso exchange centralizzati come HitBTC. L’assenza di sistemi per offuscare i movimenti, unita all’elevata ciclicità dei pagamenti e al blocco improvviso dei prelievi, offre un quadro insospettabilmente semplice delle modalità operative dei gestori.

Dispositivo Prezzo (USDT) Rendimento settimanale promesso
X-70 20 Variabile
X-120 50 Variabile
X-360 200 Variabile
X-760 450-900 40-150
X-990 1500-2400 Fino a 150

In sintesi, le promesse di X-GPU poggiavano su tecnicismi poco verificabili, incentivi al reclutamento, narrazioni di successo tramite testimonianze artefatte e un impianto collaudato per attrarre nuovi depositi con la costante urgenza di offerte limitate.

Crollo e conseguenze della truffa X-GPU: analisi dei danni e meccanismi di reclutamento

Il crollo improvviso di X-GPU ha seguito lo schema classico degli schemi Ponzi moderni: i prelievi sono stati bloccati, i rendimenti promessi sono spariti dalle dashboard degli utenti e l’assistenza si è dissolta nel silenzio. Le testimonianze raccolte successivamente descrivono un blackout comunicativo repentino, con gli amministratori che hanno cessato ogni attività informativa lasciando migliaia di persone prive di qualsiasi riferimento ufficiale.

L’entità dei danni è notevole: secondo stime basate su analisi dei wallet pubblici, la piattaforma avrebbe raccolto tra i 5.000 e i 10.000 utenti, con volumi movimentati che superano i 10 milioni di dollari. L’impatto sul tessuto sociale italiano risulta amplificato dalla modalità capillare di reclutamento: la truffa non si è limitata all’online, ma si è radicata tra gruppi di conoscenti e ambienti di lavoro, mettendo in evidenza come la leva fiducia sia stata una delle vere forze trainanti del sistema. Sono stati riscontrati episodi di promozione da parte di figure percepite come personalmente affidabili, tra cui soggetti dichiaratisi appartenenti alle forze dell’ordine; una dinamica che ha ulteriormente contribuito all’abbassamento delle difese psicologiche degli investitori meno esperti.

Un altro aspetto da sottolineare è il ruolo distorsivo della comunicazione: l’esibizione di immagini di prelievi regolari, la costante reiterazione di cicli promozionali “a scadenza”, e la narrazione di uno “slot limitato” (come nell’offerta commemorativa iX2026) hanno creato una pressione psicologica che ha indotto molti ad aumentare gli investimenti iniziali, sperando di ottenere guadagni superiori prima della presunta chiusura delle offerte.

Il reclutamento si reggeva sul passaparola indotto da incentivi diretti: chi otteneva i primi pagamenti veniva spontaneamente incoraggiato a reinvestire e a segnalare la piattaforma ad altri, innescando un ciclo che si auto-alimentava fino a quando l’afflusso di nuovi fondi non è più stato in grado di sostenere i prelievi dei vecchi investitori. La struttura multilivello, infatti, premiava soprattutto la capacità di attrarre nuove adesioni ed è stato proprio questo aspetto a determinare il collasso del sistema.

Ad oggi, la maggioranza degli utenti è rimasta senza possibilità di recuperare quanto investito. Non sono stati pubblicati annunci di rimborsi, né è mai stato fornito alcun aggiornamento sul destino dei "server virtuali" acquistati o dei presunti "dispositivi commemorativi". Le piattaforme di recensioni online raccolgono ormai decine di segnalazioni di soggetti truffati, alcuni dei quali hanno dichiarato di aver perso in pochi mesi cifre che vanno da 2.000 euro a importi molto più ingenti, difficilmente recuperabili. La mancanza di trasparenza e il ricorso sistematico al silenzio da parte dei gestori documentano il carattere organizzato e premeditato dell’operazione.

Dal punto di vista regolatorio, la registrazione presso FinCEN, spesso ostentata come "marchio di sicurezza", rimane priva di reale significato in assenza di controlli sostanziali sugli operatori e di autorizzazioni in ambito europeo o italiano: è stato quindi possibile operare sfruttando la zona grigia delle normative finanziarie, senza che le istituzioni preposte alla vigilanza (ad esempio CONSOB) siano intervenute tempestivamente a tutela dei consumatori.

L’analisi dell’impatto di X-GPU rappresenta un monito rispetto alle dinamiche di truffa crypto, sottolineando l’urgenza di informazione e vigilanza a più livelli, in particolare quando la fiducia viene veicolata da testimonial con ruoli di garanzia percepiti e la trasparenza delle piattaforme resta, di fatto, nulla.



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